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venerdì 9 luglio 2010

Reportage del giornalista del Corriere della Sera nei paesi della presila devastati dall'incendio.

Nella foto il territorio di Sellia dopo il rovinoso incendio

E' già autunno sulla Statale che da Catanzaro porta alla Sila Piccola. Il calore dell' incendio ha ingiallito le foglie sugli alberi sopravvissuti e quelle che il maestrale ha strappato dai rami crepitano, rotolando accartocciate sull' asfalto. Era un bosco, ora sembra un immenso cratere vulcanico: rocce nere, cenere, sbuffi di fumo, fiammate improvvise e ventate bollenti che salgono dalla terra bruciata. Dopo due giorni di allenamento qua e là, l' altra notte il fuoco si è allenato risalendo la valle in secca del fiume Alli. Un unico, gigantesco fronte: 32 chilometri. Da Sant' Elia, a Fossato Serralta, a San Pietro Magisano, il paese del regista Gianni Amelio. Fino a Zagarise e Sellia. E non è ancora finita, perché ieri sera le fiamme sono tornate ad alzarsi sulla scarpata che s' arrampica da Savuci a Maranise, obbligando gli abitanti a un' altra notte insonne e i gruppi di volontari, pompieri e guardie forestali a nuove fatiche. Una strada percorre il perimetro di questa regione nera, nel cuore della Calabria, mostrando lo scempio ambientale nell' habitat di migliaia di animali selvatici, le otto case carbonizzate, i pali telefonici inceneriti, i cavi elettrici abbattuti. L' incendio ha avvolto la Statale 109 bis in molti tratti, attraversandola da parte a parte. E proprio per questo la via è rimasta chiusa tutta la notte. Quando viene riaperta, ieri mattina, il vento ha già cambiato direzione. Sabato veniva da Sud. Adesso il maestrale fa ben sperare. La temperatura è scesa a 30 gradi. Ma è impossibile che piova. Ci sono Femminamorta, Ariano e Giove, di mezzo. Le tre montagne della Sila Piccola impediscono l' arrivo delle nuvole. Sant' Elia, sei chilometri da Catanzaro, è il primo paese che si attraversa avvicinandosi al cratere incenerito. Sorge su un colle a 634 metri e avvicinandosi al culmine della salita la prospettiva si allarga rivelando un cimitero di alberi appena oltre le case. Proprio lì sopra vira un grosso elicottero bianco, portando la prua al vento. E' il trattore del cielo costruito in Russia, ingaggiato dalla Protezione civile nazionale per 15 miliardi e rimasto a terra tutta la scorsa settimana per la mancanza delle autorizzazioni al decollo. All' estremità di due cavi, trasporta due canestri rossi pieni d' acqua. Li rovescia sul focolaio, poi vola verso il lago Passante, a una ventina di chilometri, per riempirli di nuovo.
Il fuoco darà presto lavoro a Nicola Paone, 30 anni, figlio disoccupato del salumiere di Sant' Elia: «Farò il prossimo corso per andare con i forestali della Regione. «Come sta ghiennu u focu?», come sta andando il fuoco, chiede un sottufficiale della Guardia forestale. «Chiddu - lo allarma Gaetano Cua, 33 anni, rappresentante di protesi dentarie - sta cippannu", si sta riaccendendo. L' incendio ha ripreso forza. Gaetano Cua ha trascorso la notte con altri volontari per tenere le fiamme fuori da Maranise, qualche chilometro più avanti. «Sono sicuramente incendi dolosi - sostiene il rappresentante-volontario -. Un fronte così esteso non l' abbiamo mai visto, è partito da cinque punti diversi distanti chilometri. Fino a trent' anni fa qui erano tutti uliveti. Ora cresce il bosco, gli agricoltori non hanno interesse a dar fuoco. No, gli incendi possono essere un guadagno solo per chi viene incaricato di spegnerli. E' il risultato della privatizzazione delle emergenze: una volta c' erano la Forestale, l' esercito, i pompieri. Adesso si ingaggiano elicotteri privati: un milione a lancio per i più piccoli, fino a 40 milioni l' ora per i più grossi». Ma sabato l' avvocato Gregorio Ferrari, 35 anni, da due mesi sindaco di Taverna che con tremila abitanti è il paese più grosso, ha dovuto arrangiarsi. Per trasportare l' acqua ha chiesto in prestito due betoniere. E con una ruspa ha fatto scavare una linea tagliafuoco a valle delle case: «La gente di qui si è mossa con impegno - racconta -. E' invece mancato il contatto con l' ufficio regionale della Protezione civile. Noi chiamavamo, mandavamo fax e nessuno rispondeva». Pochi minuti dopo si mette male a Fossato Serralta. Il maestrale sta spingendo le fiamme verso il paese, sfidando la resistenza a colpi di badile. Ma almeno è sopravvissuta «' a Pigna», un gigantesco pino silvestre testimone silenzioso di tante fuitine amorose. Anche le donne si danno da fare, portando bevande fresche nei termos e allontanando gli ammalati. E' una Calabria autosufficiente, altro che luoghi comuni. Perfino l' omertà è caduta: a Magisano alcuni passanti hanno visto due ragazzi dar fuoco a un prato secco e li hanno fatti arrestare. Qui, nella frazione di San Pietro attraversata sabato dalle fiamme, abita la famiglia del regista Gianni Amelio: «In una notte - racconta il fratello Marco, 22 anni, studente di economia - la Telecom e l' Enel hanno ripristinato i collegamenti. Erano caduti chilometri di linea, sono stati velocissimi». Più avanti, ecco Zagarise. Gli abitanti festeggiano san Pancrazio, il patrono. Il buio ormai nasconde la valle. I voli antincendio sono sospesi. Ma il fuoco, laggiù, non è spento. Lavora lentamente. E a ogni vampata, è un albero che muore. Fabrizio Gatti

5 commenti:

  1. Un servizio giornalistico da parte del Corriere della Sera fatto il giorno dopo il rovinoso incendio nel quale viene descritto un territorio devastato, quasi lunare, privo di vegetazione.

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  2. Ancora su molti terreni si notano i segni del passaggio del fuoco

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  3. bene a selliaracconta che ricorda questo triste evento per stare sempre in guardia difendendo,amando sempre di più il nostro territorio

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  4. bruttissima esperienza

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  5. la cosa piu amAra e' la distruzione dei fossi
    QUANTI RICORDI DA BAMBINO, UNA VOLTA ANNI PRIMA NOI RAGAZZI LA SALVAMMO POI IL 2000 NON C'E' STATO NIENTE DA FARE SI DOVEVANO SALVARE LE CASE ERANO PIU IMPORTANTI , POVERI FOSSI
    S.DOMENICO

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