Nella foto il territorio di Sellia dopo il rovinoso incendio |
Il fuoco darà presto lavoro a Nicola Paone, 30 anni, figlio disoccupato del salumiere di Sant' Elia: «Farò il prossimo corso per andare con i forestali della Regione. «Come sta ghiennu u focu?», come sta andando il fuoco, chiede un sottufficiale della Guardia forestale. «Chiddu - lo allarma Gaetano Cua, 33 anni, rappresentante di protesi dentarie - sta cippannu", si sta riaccendendo. L' incendio ha ripreso forza. Gaetano Cua ha trascorso la notte con altri volontari per tenere le fiamme fuori da Maranise, qualche chilometro più avanti. «Sono sicuramente incendi dolosi - sostiene il rappresentante-volontario -. Un fronte così esteso non l' abbiamo mai visto, è partito da cinque punti diversi distanti chilometri. Fino a trent' anni fa qui erano tutti uliveti. Ora cresce il bosco, gli agricoltori non hanno interesse a dar fuoco. No, gli incendi possono essere un guadagno solo per chi viene incaricato di spegnerli. E' il risultato della privatizzazione delle emergenze: una volta c' erano la Forestale, l' esercito, i pompieri. Adesso si ingaggiano elicotteri privati: un milione a lancio per i più piccoli, fino a 40 milioni l' ora per i più grossi». Ma sabato l' avvocato Gregorio Ferrari, 35 anni, da due mesi sindaco di Taverna che con tremila abitanti è il paese più grosso, ha dovuto arrangiarsi. Per trasportare l' acqua ha chiesto in prestito due betoniere. E con una ruspa ha fatto scavare una linea tagliafuoco a valle delle case: «La gente di qui si è mossa con impegno - racconta -. E' invece mancato il contatto con l' ufficio regionale della Protezione civile. Noi chiamavamo, mandavamo fax e nessuno rispondeva». Pochi minuti dopo si mette male a Fossato Serralta. Il maestrale sta spingendo le fiamme verso il paese, sfidando la resistenza a colpi di badile. Ma almeno è sopravvissuta «' a Pigna», un gigantesco pino silvestre testimone silenzioso di tante fuitine amorose. Anche le donne si danno da fare, portando bevande fresche nei termos e allontanando gli ammalati. E' una Calabria autosufficiente, altro che luoghi comuni. Perfino l' omertà è caduta: a Magisano alcuni passanti hanno visto due ragazzi dar fuoco a un prato secco e li hanno fatti arrestare. Qui, nella frazione di San Pietro attraversata sabato dalle fiamme, abita la famiglia del regista Gianni Amelio: «In una notte - racconta il fratello Marco, 22 anni, studente di economia - la Telecom e l' Enel hanno ripristinato i collegamenti. Erano caduti chilometri di linea, sono stati velocissimi». Più avanti, ecco Zagarise. Gli abitanti festeggiano san Pancrazio, il patrono. Il buio ormai nasconde la valle. I voli antincendio sono sospesi. Ma il fuoco, laggiù, non è spento. Lavora lentamente. E a ogni vampata, è un albero che muore. Fabrizio Gatti
Un servizio giornalistico da parte del Corriere della Sera fatto il giorno dopo il rovinoso incendio nel quale viene descritto un territorio devastato, quasi lunare, privo di vegetazione.
RispondiEliminaAncora su molti terreni si notano i segni del passaggio del fuoco
RispondiEliminabene a selliaracconta che ricorda questo triste evento per stare sempre in guardia difendendo,amando sempre di più il nostro territorio
RispondiEliminabruttissima esperienza
RispondiEliminala cosa piu amAra e' la distruzione dei fossi
RispondiEliminaQUANTI RICORDI DA BAMBINO, UNA VOLTA ANNI PRIMA NOI RAGAZZI LA SALVAMMO POI IL 2000 NON C'E' STATO NIENTE DA FARE SI DOVEVANO SALVARE LE CASE ERANO PIU IMPORTANTI , POVERI FOSSI
S.DOMENICO