domenica 14 novembre 2010
Le origini del brigantaggio in Calabria
le origini del brigantaggio nasce,veniva interpretato con una violenta forma di reazione a presunte o vere ingiustizie sociali, sfociate nell’odio contro i redentori del potere e delle ricchezze era un brigantaggio così detto contadino nato dalla fame e dalle varie disoccupazioni, dall’ignoranza a cui era difficile opporre una valida forma repressiva per il particolare nemico che sfuggiva abituato alla guerriglia, conoscitore dei luoghi e spesso protetto dalle popolazioni. Ferdinando II di Borbone cercò in vari modi senza riuscirci a risolvere questo annoso problema, se non in minima parte, solo nelle grandi città, esso si dilagò rapidamente in tutto il Regno di Napoli. Con l’avvento dell’unità nazionale, con essa vennero meno le varie speranze di riscatto delle classi più umili,stanchi di subire i vari conquistatori che durante i secoli avevano pensato solo al loro benessere.
Si rilevarono delle enormi bugie,le varie promesse che lo stesso Garibaldi aveva solennemente fatto nel tentativo per procurarsi forme reazionarie contro i borboni.Il tutto portò ad una rapida trasformazione di quel fenomeno avevamo definito contadino, nel brigantaggio organizzato.
Questo vasto fenomeno iniziato subito dopo il processo di unificazione, vide il riproporsi del senso di frustrazione delle classi povere, misere, tradite nelle loro aspettative; nelle file si aggiunsero anche ufficiali e soldati borbonici, sbandati, disertori ( di quello che doveva essere l’esercito del nuovo stato che aveva introdotto da subito la leva obbligatoria) ma anche di ex detenuti, delinquenti facilmente arruolabili in momenti di delusione per perseguire anche vendette personali, a queste vanno aggiunte fronde che operavano nei vari uffici pubblici del nuovo governo, nel tentativo estremo di difesa dei vecchi persecutori ormai divenuti perseguitati. A questo va aggiunto anche l’appoggio consistente di una parte del clero che ancora offriva al deposto Borbone, l’invio di denaro e di consulenti militari da parte di quanti ancora sostenevano Francesco II rifugiatosi a Roma. La Calabria del brigantaggio post unitario assommava alla lotta politica il mai dimenticato rancore nei confronti della borghesie e delle classi abbienti, tutto questo si traduceva in forme e episodi e di efferata violenza e di criminalità sulle persone e sulle cose, tanto che vennero assicurati dei presidi di truppa a tutela della proprietà e della vita di quanti avrebbero denunciato i briganti e i loro difensori. In Calabria mancò la forte figura di un vero brigante capo-popolo che venisse venerato dalle povere popolazioni che lo ritenevano unico e vero portatore delle loro speranze di riscatto, anche se, in alcuni luoghi dei piccoli capobanda fecero a lungo parlare delle loro gesta. Il generale Pallavicini, per la lotta al brigantaggio, si avvalse di circa 120.000 soldati esercitando una cruente forma di repressione al fenomeno, in particolar modo nelle province di Catanzaro e di Cosenza dove il fenomeno era molto esteso. Un quartiere di Catanzaro: Gagliano, veniva descritto come covo di parecchi briganti, ma anche altri comuni limitrofi erano fortemente infestati dalla mala vita, tanto che del Dicembre del 1865, ci fu una vasta operazione di bonifica da parte delle truppe paramilitari, sovvenzionati dal nuovo stato, risultò che in provincia di Catanzaro 67 briganti (tra cui 4 capobanda) “infestavano” i, territorio; di essi 44 caduti “in potere della giustizia”, altri 23 rimanevano a battere le campagne. Ma il fenomeno del brigantaggio nel Catanzarese si protasse ancora negli anni tanto che, vale la pena ricordarlo, nel giugno del 1867, una banda di malviventi assaltò, alle porte della Città, la carrozza del procuratore generale che a stento riuscì a salvarsi dandosi alla fuga. Ed ancora, nello stesso anno, nottetempo alcuni briganti entrarono in Catanzaro affiggendo manifesti con offerte di taglia per l’uccisione di amministratori e giudici. Furono decisamente anni tristi, in cui, come dicevamo prima, ad una repressione feroce, anche nei confronti delle popolazioni che si ritenevano colluse con i briganti, fece riscontro un altrettanto crudele risposta dei briganti: basta pensare ai soldati catturati, in gran parte piemontesi, scuoiati e bruciati vivi.
Sono pagine di storia che, indubbiamente, meritano di essere conosciute e studiate per un necessario ed obiettivo riscontro di come nacque, anche in Calabria, l’Unita d’Italia dapprima voluta poi subita come l’ennesimo conquistatore tiranno venuto dal nord, a comandare a depredare il nostro territorio. Torneremo con altri post a parlare di questo fenomeno che va visto,va approfondito con un ottica più ampia del contesto sociale,storico,culturale in cui nacque e si sviluppò.