Petronà ha una "sua" storia, anche se di
pochi secoli; è una isola linguistica ed etnica nell'ampia area
dell'Alto Crotonese, ha una "sua" cultura, nel senso più ampio della
parola, notevolmente più sgombra di residui medievali rispetto ai paesi
limitrofi.
E' una cultura nata dal
diuturno sforzo di sottrarsi al bisogno, attraverso una tipica
solidarietà condadina, tesa sempre all'elevazione sociale e morale dei
suoi figli.
Le prime umili abitazioni
sorsero nel cuore dell'attuale centro storico, oggi rione "Valle", in
territorio di Mesoraca, nella prima metà del '700. "Villaggio d'aria
buona, feudo della casa Altemps (di Mesoraca)" lo definisce Giuseppe
Maria Alfano nella sua "Istorica descrizione del regno di Napoli, anno
1795" e aggiunge che a fine settecento contava 874 anime.
In
realtà l'ultimo intestatario feudale della baronia di Mesoraca e dei
casali di Arietta, Petronà e Marcedusa fu Marco Sittico Altemps.
Non
lontano da Mesoraca che poco più di dieci Km, resta il piccolo nucleo
abitato di pastori e contadini estraneo ad una autentica simbiosi con
l'antico centro di cui è territorio.
E'
soggiorno ambito invece, per l'abbandonza dei pascoli montani, dei
pastori provenienti dall'altopiano della Sila: da Colosimi,,
Decollatura, Soveria Mannelli, Serrastretta, Parenti, Carlopoli,
Panettieri, Castagna e Conflenti. Sono pastori e contadini che portano
con sè tradizioni agricolo-pastorali, tenacia ed intraprendenza, sempre
fide amiche del bisogno.La parlata petronese, inconfondibilemente
silana, è rimasta incontaminata, anche per via del secolare isolamento
Si crede, ma è tradizione non molto
convincente, che il nome di Petron sia legato alla notorietà di un
contadino di nome Pietro, presso il quale si recavano pastori e
contadini della zona a comprare fieno ed altri prodotti della terra.
"Andiamo
da Pietro ca nnà (Pietro ne ha), si diceva, e la frase ripetuta ed
abusata avrebbe dato il nome al luogo.Il contadino abitava quella che
alcuni considerano una delle prime case del villaggio, nell'attuale
piazza Valle.
Discorsi con quanto vuole la tradizione sopra citata sono autorevoli studiosi.
G.
Rohlfs nel suo dizionario toponomastico, alla voce Petronà scrive:
"Comune di Catanzaro: gia Petrania fino al 1861; cfr Petronas, toponimo
di Scarpanto (Grecia)".
E' importante
considerare il vecchio toponimo Petrania fino al 1861. Petrania (petra
con la desinenza nia o ia) significherebbe "Pietraia" o luogo di pietra.
A
conforto di questa tesi sarebbe la presenza nel primitivo centro
abitato di numerosi luoghi rocciosi, pietrosi. E' vivo ancora d'altra
parte il toponimo"Pietrarizzo" (pietraia) su cui sono appollaiate tante
attuale casette del paese.
E'
interessante notare che il primitivo toponimo è menzionato dal noto
studioso Giovanni Alessio nel suo "Saggio di toponomastica". L'Alessio
collega il toponimo Petronà con quello greco contrada Karpanthos.
Egli
peraltro riferisce che nel "Sjllabus Graecarum membranorum" preziosa
raccolta di pergamene greche, diplomi ed atti notarili dei secolti
XI-XIV, appartenenti alla Calabria, di F. Trinchera, è contenuto un
documento del 1054 in cui si menziona appunto "Petronas".
Il
toponimo dunque è abbastanza antico. Non è azzardato collegarlo alla
toponomatica greca. Petra è nome di un passo della Grecia, ritorna in
Petralia (Sicilia), si conserva in Petrania.
L'abitato è esteso abbastanza alla fine del Settecento e tale da potere ambire all'autonomia comunale per il numero di abitanti.
l visitatore che si inoltra sul fianco
Sud orientale della Sila Piccola è accolto nei mesi primaverili e estivi
dal verde intenso dei castagni secolari che fanno corona alla
incantevole cittadina di Petronà.
Posto
l'abitato su un ripiano ampio e vario, a 880 m. di altitudine, si
propende come un terrazzo sul Marchesato; l'occhio spazia su un
paesaggio mutevole, ora verde di olivi e di vigneti, ora brullo nelle
sue tipiche collinette, quasi dune, nei suoi colli su cui si adagiano i
centri di Marcedusa, Filippa, Mesoraca, Roccabernarda, Scandale, S.
Mauro Marchesato ed in lontananza, Strongoli, Cutro e Isola Caporizzuto
con Le Castella.
E' dato scorgere nelle giornate limpide le acque dello Ionio che lambiscono Capo delle Colonne.
Il
torrente Nasari e il Potamo, il nome ci schiude tutta una civiltà che
nella toponomastica sopravvive più prepotente, segnano i limiti con la
vicina Cerva ed il più grosso centro abitato di Mesoraca.
Tra
i due corsi d'acqua tanto preziosa, su cui versano torrentelli e
burroni, innumerevoli terrazzi densi di alberi da frutto e di colture
ortofrutticole varie, fanno aureola alla cittadina che si nasconde
d'estate tra il verde intenso e salutare di cui si ammanta. Fresche
fonti sgorgano tra i vetusti castagni.
Il
monte Giove, a breve distanza, si imbianca di neve per alcuni periodi
dell'anno e fa corona, insieme con Malavista, il "Vucciari" ed i colli
dell'Amenta al piccolo centro montanoTratto dal libro "Petronà tra cronaca e storia " del Prof. Fiore Scalzi