mercoledì 14 settembre 2011

Storia,tradizioni, origini di Petronà


Petronà ha una "sua" storia, anche se di pochi secoli; è una isola linguistica ed etnica nell'ampia area dell'Alto Crotonese, ha una "sua" cultura, nel senso più ampio della parola, notevolmente più sgombra di residui medievali rispetto ai paesi limitrofi.
E' una cultura nata dal diuturno sforzo di sottrarsi al bisogno, attraverso una tipica solidarietà condadina, tesa sempre all'elevazione sociale e morale dei suoi figli.
Le prime umili abitazioni sorsero nel cuore dell'attuale centro storico, oggi rione "Valle", in territorio di Mesoraca, nella prima metà del '700. "Villaggio d'aria buona, feudo della casa Altemps (di Mesoraca)" lo definisce Giuseppe Maria Alfano nella sua "Istorica descrizione del regno di Napoli, anno 1795" e aggiunge che a fine settecento contava 874 anime.
In realtà l'ultimo intestatario feudale della baronia di Mesoraca e dei casali di Arietta, Petronà e Marcedusa fu Marco Sittico Altemps.

Non lontano da Mesoraca che poco più di dieci Km, resta il piccolo nucleo abitato di pastori e contadini estraneo ad una autentica simbiosi con l'antico centro di cui è territorio.
E' soggiorno ambito invece, per l'abbandonza dei pascoli montani, dei pastori provenienti dall'altopiano della Sila: da Colosimi,, Decollatura, Soveria Mannelli, Serrastretta, Parenti, Carlopoli, Panettieri, Castagna e Conflenti. Sono pastori e contadini che portano con sè tradizioni agricolo-pastorali, tenacia ed intraprendenza, sempre fide amiche del bisogno.La parlata petronese, inconfondibilemente silana, è rimasta incontaminata, anche per via del secolare isolamento
Si crede, ma è tradizione non molto convincente, che il nome di Petron sia legato alla notorietà di un contadino di nome Pietro, presso il quale si recavano pastori e contadini della zona a comprare fieno ed altri prodotti della terra.

"Andiamo da Pietro ca nnà (Pietro ne ha), si diceva, e la frase ripetuta ed abusata avrebbe dato il nome al luogo.Il contadino abitava quella che alcuni considerano una delle prime case del villaggio, nell'attuale piazza Valle.
Discorsi con quanto vuole la tradizione sopra citata sono autorevoli studiosi.
G. Rohlfs nel suo dizionario toponomastico, alla voce Petronà scrive: "Comune di Catanzaro: gia Petrania fino al 1861; cfr Petronas, toponimo di Scarpanto (Grecia)".
E' importante considerare il vecchio toponimo Petrania fino al 1861. Petrania (petra con la desinenza nia o ia) significherebbe "Pietraia" o luogo di pietra.
A conforto di questa tesi sarebbe la presenza nel primitivo centro abitato di numerosi luoghi rocciosi, pietrosi. E' vivo ancora d'altra parte il toponimo"Pietrarizzo" (pietraia) su cui sono appollaiate tante attuale casette del paese.
E' interessante notare che il primitivo toponimo è menzionato dal noto studioso Giovanni Alessio nel suo "Saggio di toponomastica". L'Alessio collega il toponimo Petronà con quello greco contrada Karpanthos.
Egli peraltro riferisce che nel "Sjllabus Graecarum membranorum" preziosa raccolta di pergamene greche, diplomi ed atti notarili dei secolti XI-XIV, appartenenti alla Calabria, di F. Trinchera, è contenuto un documento del 1054 in cui si menziona appunto "Petronas".
Il toponimo dunque è abbastanza antico. Non è azzardato collegarlo alla toponomatica greca. Petra è nome di un passo della Grecia, ritorna in Petralia (Sicilia), si conserva in Petrania.
L'abitato è esteso abbastanza alla fine del Settecento e tale da potere ambire all'autonomia comunale per il numero di abitanti.
l visitatore che si inoltra sul fianco Sud orientale della Sila Piccola è accolto nei mesi primaverili e estivi dal verde intenso dei castagni secolari che fanno corona alla incantevole cittadina di Petronà.
Posto l'abitato su un ripiano ampio e vario, a 880 m. di altitudine, si propende come un terrazzo sul Marchesato; l'occhio spazia su un paesaggio mutevole, ora verde di olivi e di vigneti, ora brullo nelle sue tipiche collinette, quasi dune, nei suoi colli su cui si adagiano i centri di Marcedusa, Filippa, Mesoraca, Roccabernarda, Scandale, S. Mauro Marchesato ed in lontananza, Strongoli, Cutro e Isola Caporizzuto con Le Castella.
E' dato scorgere nelle giornate limpide le acque dello Ionio che lambiscono Capo delle Colonne.
Il torrente Nasari e il Potamo, il nome ci schiude tutta una civiltà che nella toponomastica sopravvive più prepotente, segnano i limiti con la vicina Cerva ed il più grosso centro abitato di Mesoraca.
Tra i due corsi d'acqua tanto preziosa, su cui versano torrentelli e burroni, innumerevoli terrazzi densi di alberi da frutto e di colture ortofrutticole varie, fanno aureola alla cittadina che si nasconde d'estate tra il verde intenso e salutare di cui si ammanta. Fresche fonti sgorgano tra i vetusti castagni.
Il monte Giove, a breve distanza, si imbianca di neve per alcuni periodi dell'anno e fa corona, insieme con Malavista, il "Vucciari" ed i colli dell'Amenta al piccolo centro montano
Tratto dal libro "Petronà tra cronaca e storia " del Prof. Fiore Scalzi