Martino
nacque nel 316 o 317 nella provincia romana della Pannonia, l'odierna Ungheria.
Il padre, militare, chiamò il figlio Martino, cioè piccolo Marte, in onore del
dio della guerra. Ancora bambino Martino giunse coi genitori a Pavia, dove suo
padre era stato destinato, ed in questa città fu allevato. Proprio a Pavia,
Martino chiese di essere ammesso al catecumenato, ma, come ogni figlio di
veterano aveva una carriera già trattata: l'esercito. A soli 15 anni fu
obbligato al giuramento militare dal padre, irritato dalla ripugnanza del figlio
per la professione delle armi e della sua inclinazione verso la vita del Monaco
cristiano. Così Martino si preparò alla carriera delle armi e fu in breve
promosso al grado di "circitor". Il compito delle "circitor"
era la ronda di notte e l'ispezione dei posti di guardia. Durante una di queste
ronde, Martino incontrò, nel cuore dell'inverno, un povero seminudo e, non
avendo più denari, prese la spada, tagliò in due il proprio mantello e ne donò
la metà al povero. La notte seguente egli vide in sogno Cristo, avvolto in
quel mantello che gli sorrideva riconoscente.
Questo
atto
di carità probabilmente avvenne nel 338 mentre Martino era di
guarnigione ad
Amiens; nella Pasqua del 339 egli ricevette il battesimo. Dopo il
battesimo,
Martino rimase nell'esercito per circa vent'anni durante i quali
condusse una
vita da vero
cristiano e da buon camerata, dando comprensione a tutti. Infine a
quarant'anni decise di mettere in esecuzione il progetto della sua
giovinezza:
lasciare le armi e farsi Monaco. Dopo l'esonero dal servizio militare,
Martino
si recò a Poitiers, presso Ilario, suo amico, che era stato eletto
vescovo. Egli aveva potuto conoscere il
grande vescovo in una delle città dov'era stato di guarnigione e aveva
concepito per lui un'ammirazione grandissima. Ilario lo accolse molto
bene e lo
ordinò esorcista, carica poco ambita, ma che avrebbe permesso al nuovo
chierico
di dedicarsi allo studio delle cose di Dio sotto la direzione di un
incomparabile maestro. Una notte però Martino sognò che doveva
convertire i sui vecchi genitori; partì allora per la Pannonia e
convertì sua madre, ma non
ebbe successo presso il padre, pagano ostinato. In tutta la regione
dominava
l'arianesimo. Per il suo coraggioso tentativo fu
ingiuriato, dovette lasciare il paese. Si recò a Milano e poi in
Liguria, nell'isola di Gallinara, infine tornò a Poitiers, dove Ilario
lo
accolse nuovamente con grande gioia, ed in questo periodo fu ordinato
diacono e poi prete.
Ilario possedeva a poche miglia da Poitiers, una villa e permise a
Martino di
ritirarvisi: laggiù egli divenne Monaco, ben presto circondato da
discepoli,
evangelizzando coloro che abitavano nei dintorni. Sorse così il
monastero di
Ligugè, il più antico conosciuto d'Europa.
Martino
visse a Ligugè dalla decina d'anni, fino a quando i cristiani di Tours furono chiamati
a scegliere un nuovo vescovo. Essi desideravano che Martino governasse la loro
Chiesa e, per vincere la sua resistenza, ricorsero ad un sotterfugio. Un certo
"Rusticus" con il pretesto dalla malattia di una moglie, andò da
Martino, supplicandolo di guarirla, e poiché il santo non poteva resistere ad
un appello di carità si mise in cammino. Sulla strada un gruppo di cristiani
gli tese un'imboscata, lo catturò e lo condusse sotto scorta in città. Qui
giunto, la popolazione lo chiamò vescovo. Eletto per acclamazione, Martino non
poté sottrarsi e fu consacrato vescovo di Tour, sembra dal 4 luglio
371; il suo episcopato durò 26 anni. Martino fù un vescovo attivo ed energico
propagatore della fede. Tale era l'ardore della sua fede, così grande il suo
disinteresse, che la passione della giustizia lo spinse a diventare missionario
tra i pagani, protettore degli oppressi e, per la sua bontà, arbitro tra i
fedeli, i funzionari imperiali e gli stessi imperatori. Ma per evangelizzare
occorrevano anche sacerdoti seriamente preparati: per questo Martino creò a
Marmoutier, quello che potremmo chiamare il primo centro di formazione clericale
dalla Gallia.
Da Marmoutier e da Tours l'attività del santo si irradiò in ogni direzione:
per 26 anni, e fino alla morte, proseguì la sua opera di evangelizzazione con
una mirabile giovinezza di spirito, lottando contro l'eresia ed il male e contro
la miseria umana. Un giorno, sul finire dall'autunno del 397, si recò nella
parrocchia rurale di Condate, per mettere pace tra i chierici in lite tra loro.
Al momento di ripartire per Tours, però, si sentì allo stremo delle forze
e fu
assalito dalla febbre: comprese che si avvicinava la sua ultima ora. Si fece
distendere su di un cilicio e su di un letto di cenere, come era usanza degli
asceti del tempo, e attese la morte in preghiera.
Morì l'8 novembre 397. Il suo
corpo fu ricondotto, navigando sulla Loira, fino a Tours, le esequie
ebbero luogo l'undici novembre fra un immenso concorso di popolo venuto d'ogni
parte. Tutti accompagnarono il vescovo fino al cimitero, dove fu deposto in una
semplicissima tomba, come egli avrebbe
desiderato, e dove ben presto sarebbe sorta una grande basilica. Alla grande
basilica sorta a Tours in onore di Martino fu annessa in epoca seguente a un
monastero con grandi edifici destinati ai pellegrini e dove tutta la nobiltà
franca e merolingia aveva uno dei propri figli; anche coloro che non vi
restavano come monaci vi compivano gli studi. Il corpo di San Martino fu spesso
spostato: racchiuso in un cofano, o sotto un'altare, o sotto un ciborio, come si
costumava all'epoca merolingia, per anni, durante le invasioni normanne, e fu conservato
al sicuro; gli Ugolotti lo arsero il 25 maggio 1562. Alcune reliquie però
poterono essere salvate e sono tutt'ora venerate nell'attuale basilica di Tours. Un
frammento è costodito a Ligugè, suo primo monastero. La festa di San
Martino si celebra l'undici novembre di ogni anno.