giovedì 11 dicembre 2025

Nasce nel cuore del Catanzarese la Silicon Valley Calabrese. Mezzo miliardo di investimenti, un hub da 40mila mq che guiderà un ecosistema hi-tech



 La Silicon Valley calabrese nasce nel cuore del Catanzarese: mezzo miliardo per lavoro. Prende forma un......... 

hub da 40mila mq che guiderà un ecosistema hi-tech tra Calabria, Sicilia e Puglia. Obiettivo: creare lavoro, attrarre cervelli e fare innovazione etica

Nel cuore della Calabria sta nascendo un progetto che punta a trasformare la regione in una valle dell’innovazione mediterranea. A Tiriolo, in provincia di Catanzaro, sono quasi ultimati i lavori dell’Harmonic Innovation Hub “Pitagora”, un campus da 40.000 metri quadri dedicato a imprese, start-up e centri di ricerca. Non è un caso se i poli tecnologici di questo ecosistema portano nomi di grandi pensatori classici: oltre a Pitagora in Calabria, è già in costruzione l’hub “Archimede” nell’area industriale di Catania (22.000 mq) e si progetta un terzo centro vicino Lecce, in Puglia. L’obiettivo è creare una rete di luoghi d’innovazione nel Sud Italia che dialoghino con il mondo, con l’ambizione di far germogliare nel Mezzogiorno una Silicon Valley in chiave locale. A promuovere questo sogno è la società Harmonic Innovation Group (HIG), una holding calabrese nata dal think-tank Entopan e costituita come società benefit (cioè con obiettivi sociali oltre al profitto). Finora HIG ha operato in un “distretto tech” alle porte di Catanzaro e ha attratto partner nazionali e internazionali credendo nelle potenzialità del territorio. “Creare una Silicon Valley ma con la filosofia della Magna Grecia” è il motto con cui il fondatore di Entopan, Francesco Cicione, descrive la visione iniziale. In altri termini, portare innovazione e alta tecnologia restando però ancorati ai valori culturali e umani del luogo.La svolta è arrivata con un piano da 592,5 milioni di euro appena approvato per finanziare la crescita di questo polo hi-tech. L’ingente investimento, guidato da un consorzio internazionale (la fintech spagnola Rubicon e la svizzera IMCI+), porterà HIG ad una valutazione iniziale superiore al miliardo di euro. In concreto, l’operazione prevede un aumento di capitale immediato da 30 milioni e poi ulteriori 562,5 milioni erogati a tranche dal 2026 come finanziamento convertibile. Accanto ai nuovi soci, hanno rilanciato il proprio impegno alcuni investitori calabresi di lungo corso, come Santo Versace (imprenditore originario di Reggio Calabria) con la moglie Francesca De Stefano. Grazie a queste risorse, HIG ha varato un piano industriale 2026-2030 che prevede acquisizioni di aziende ad alta specializzazione tecnologica e investimenti su start-up e scale-up innovative, con un focus particolare sull’intelligenza artificiale (AI). Parallelamente si avvieranno Innovation Lab e Research Lab dedicati alla ricerca applicata, e si completerà lo sviluppo sia della piattaforma digitale sia della rete di hub fisici sul territorio. Entro il 2030, il gruppo conta di decuplicare il proprio volume di attività – passando da circa 50 milioni di euro di ricavi nel 2025 a 500 milioni – e di raddoppiare l’organico, dagli attuali 400 dipendenti a circa 800 (al netto delle nuove società acquisite). In aggiunta ai poli di TirioloCatania e Lecce, a partire dal 2026 HIG attiverà cinque hub “spoke” all’estero, espandendo l’ecosistema calabrese verso Stati Uniti, Francia, Spagna, India e Africa. Già oggi esiste una rete di dodici hub più piccoli in varie città italiane (gestiti dalla controllata Gate ReI), che fungerà da base per questa espansione globale. Ciò che distingue il modello calabrese è la sua impronta dichiaratamente etica e umanistica. HIG parla di “innovazione armonica” per indicare uno sviluppo tecnologico che mantenga al centro la persona umana, in contrapposizione al paradigma puramente quantitativo tipico della Silicon Valley. “L’accelerazione tecnologica esponenziale della nostra epoca ha bisogno di un orientamento etico. È in gioco la centralità della persona, è in gioco il futuro”, afferma il fondatore Francesco Cicione, sostenendo che “una via alternativa alla Silicon Valley è possibile”. Dal Sud Italia – aggiunge – può partire un nuovo modello di innovazione “fondato sui valori dell’umanesimo positivo, del possibilismo e sulla dottrina sociale della Chiesa”, che ambisce a contribuire a “un avvenire buono”. Anche il presidente di HIG, Pasqualino Scaramuzzino, insiste sulla necessità di “preservare la centralità dell’umano” in un contesto in cui spesso l’innovazione è guidata solo dal profitto. Questa filosofia orienterà le attività dell’Harmonic Innovation Ecosystem, la piattaforma fisica e digitale che HIG sta costruendo per mettere in rete imprese, centri di ricerca, investitori e istituzioni attorno a progetti ad alto impatto sociale. Nei fatti, il progetto copre l’intera filiera dell’innovazione: dalla formazione e incubazione di start-up, allo sviluppo di nuove tecnologie in settori come energiabiotecnologiaeconomia circolare e digitalizzazione industriale, fino alla componente immobiliare (i campus hi-tech) che radica queste attività sul territorio. L’idea di fondo è creare un ambiente dove la tecnologia incontri la comunità: spazi collaborativi in cui aziende e giovani talenti lavorino fianco a fianco, con il supporto di capitali pazienti e mentorship, per sviluppare soluzioni innovative che migliorino la vita delle persone. Non a caso tra i partner e consiglieri del gruppo figurano esperti di etica nell’IA, economisti dello sviluppo e anche figure vicine al mondo ecclesiale, a testimoniare l’approccio multidisciplinare ed equilibrato.

Tratto da: calabria7.news/

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