Anche la Calabria continua a tremare. Ieri sera una scossa di terremoto è
stata registrata tra Catanzaro e Crotone. In mattinata, invece, paura
per lo sciame sismico sul Pollino.
Una scossa di terremoto di
magnitudo 3.1è stata registrata questa sera nell'area del Golfo di
Squillace, tra le province di Catanzaro e Crotone. Secondo le
rilevazioni dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il
sisma ha avuto una profondità di 5,8 chilometri, con epicentro tra i
comuni di Botricello (in provincia di Catanzaro) e Cutro (in provincia
di Crotone). Il movimento tellurico è stato avvertito dalla popolazione,
ma, secondo quanto si apprende dalle forze dell'ordine, non sono stati
registrati danni né a cose né a persone.
GLI EVENTI del 20 e del 29 maggio in Emilia hanno dato origine alle più strane congetture sulle cause dei sismi.
Idee, fantasie, timori ed anedotti che si intrecciano a scampoli di
scienza, fantascienza e pseudoscienza.
La realtà è che malgrado gli
sforzi della comunità scientifica mondiale, i terremoti rimangono un
fenomeno naturale imprevedibile. Il perché lo spiega Gianluca Valensise,
geofisico dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia italiano
(INGV).
Valensise, molti si chiedono quale aspetto si può prevedere dei terremoti."Oggi
riusciamo a prevedere dove sono le faglie che possono dare terremoti
distruttivi, la magnitudo massima attesa e un quadro dello scuotimento
atteso. E questo include sia l'accelerazione attesa al bedrock sia le
eventuali amplificazioni dovute a diversi aspetti nella forma e nella
geologia dei siti. Per esempio l'origine dei due forti terremoti del 20 e
29 maggio erano ben identificate da anni nella nostra banca dati. Su
questa base riusciamo anche a prevedere con buona approssimazione
l'altezza dell'onda di maremoto che si può generare a seguito di un
terremoto e come questa si propagherà (sia in termini di velocità che di
altezza con cui l'onda inciderà sulle diverse coste)".
Cosa è invece che non si può prevedere dei terremoti?"Sicuramente l'istante di accadimento
esatto. Ma anche il solo fatto che possano verificarsi: in altre
parole, esistono ancora tipi di faglie di cui non sappiamo nemmeno
l'esistenza, ad esempio perché cadono in mare o perché sono "cieche".
Questo sarebbe il caso anche della Pianura Padana, se non fosse per la
formidabile conoscenza acquisita nei decenni dell'esplorazioni
petrolifera".
Perché, dopo tanti studi i geologi non possono ancora prevedere quando avviene un terremoto?"Innanzitutto
il geologo è comunque una figura professionale inadatta a esprimersi
sul "quando". Al geologo bisogna chiedere grandezze e valutazioni in
linea con gli strumenti a sua disposizione, che sono l'osservazione
diretta della geologia, della tettonica e delle geomorfologia, l'analisi
di dati di sottosuolo, la datazione dei fenomeni di deformazione
attiva".
Comunque presto o tardi si arriverà a poter
prevedere con precisione il dove, l'intensità e il quando un terremoto
può avvenire, o no?"No, non vedo questo traguardo
raggiungibile nei prossimi due o tre decenni almeno. Anche perché nel
frattempo molte agenzie internazionali hanno drasticamente ridotto il
finanziamento dedicato ai precursori sismici preferendo focalizzarsi su
altre ricerche più "solide" (per non parlare della ricerca in sismologia
applicata, che giustamente oggi privilegia - ad esempio - gli studi
sulla risposta sismica)".
Nei documenti degli istituti
scientifici si parla di "faglie", che poi sarebbero le zone da cui si
sprigiona un evento sismico. Non sono convinto che tutti sappiano di
cosa parliamo, ci puoi spiegare?"La faglia è una frattura
della crosta terrestre lungo la quale due blocchi di roccia possono
scorrere tra loro, se sollecitati dalle forze tettoniche. Lungo il piano
di faglia normalmente esiste un certo attrito: l'accumulo di sforzo può
portare al superamento di quell'attrito e quindi al movimento dei due
blocchi, ovvero al terremoto, con liberazione di energia sismica e
deformazione delle rocce circostanti. Le faglie possono avere dimensioni
molto variabili, dal millimetro, ai 1000 km della faglia di
Sant'Andreas, alle migliaia di km delle zone di subudzione del
Pacifico".
E questo per il mondo. In Italia?
"In
Italia le faglie sismogenetiche (cioè che possono originare terremoti)
sono mappate in un database, che per ognuna ipotizza anche una magnitudo
massima attesa e un valore di dislocazione (che dà il tempo di ricarica
della faglia e quindi in ultima analisi quantifica la frequenza con cui
si muoverà). In generale esistono grandi faglie sismogenetiche lungo il
piede delle Alpi meridionali tra la Lombardia e il Friuli, al piede
dell'Appennino sotto la Pianura Padana e l'Adriatico, lungo tutto l'asse
dell'Appennino fino allo Stretto di Messina, in Sicilia orientale, nel
Gargano e nel Tirreno meridionale".
Poi ci sono i
cosiddetti "effetti di sito", ovvero le caratteristiche locali del
terreno e la morfologia. Quali terreni sono a maggior rischio?
"A
partire dal forte terremoto di Città del Messico del 1985 si è iniziato
a mettere a fuoco seriamente gli "effetti di sito", ovvero effetti di
amplificazione del moto del suolo dovuti a particolari condizioni della
geologia superficiale. Tra queste condizioni vi è l'esistenza di
sedimenti sciolti sovrapposti a un basamento più rigido, come avviene
tipicamente nelle valli fluviali. In questo caso al passaggio dalla
roccia più dura ai sedimenti sciolti si determina un forte aumento di
ampiezza delle onde stesse e una tendenza di tutto il corpo sedimentario
a entrare in riconanza, con l'effetto di aumentare sia l'intensità
dello scuotimento sia la sua durata".
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