Nella
tasca porta sempre una fiche di 20.000 lire: tutto quello che gli rimase
dopo aver giocato 40 milioni al casinò. “La vita non è solo quella che
si è vissuta, ma anche quella che si sarebbe potuta vivere”, lo ripete Mario Pugliese, 55 anni, si
è messo a nudo di fronte alla sua comunità. Ha raccontato la sua
storia, ‘una vita al limite’ la definisce: l’infanzia senza scarpe, la
partenza per Milano, gli hotel (prigioni e stazioni), i giostrai, la
malavita - o la “vita mala” - la droga. Passa da un anno all’altro.
“Sono stato ospite della mia vita”, ribadisce. Arriva al secondo tempo:
niente droga, impegno contro la violenza su donne e bambini, passione
per l’ornitologia e premi nei relativi concorsi. Condivide il suo
percorso nell’incontro organizzato dal Comitato civico “L’Arco”.
Mette in guardia chi lo ascolta - soprattutto i giovani perché basta un
attimo per perdersi - e propone di istituire uno sportello per minori e
ragazze madri. Il racconto di una vita è stato introdotto da Franco
Gigliotti e Michele Merante, membri del Comitato. Entrambi hanno
sottolineato come Mario Pugliese ribadisca sempre che il suo non è un
esempio da seguire. A inizio serata Faustina Macrì ha letto la lettera
di una volontaria Caritas che ha operato nel carcere di Siano.

Un
gruppo di giostrai lo prende con sé. Sulle prime sembra il paese dei
balocchi. Ma è un inferno. Mario vive da schiavo: recluso, manodopera a
costo zero, pranzo fuori accanto al cane. Riesce a fuggire, scappa nei
boschi. Per qualche tempo vive con gli zingari – “almeno venivo trattato
da essere umano” commenta. Dopo la malavita o la “vita mala”, come la
chiama lui. L’incontro con la droga. “Ho cominciato con gli amici, con
il solito ‘prova’ - racconta - ‘smetto quando voglio’…
mi fa ridere
questa frase”. Mario entra in un giro di trafficanti: sarà
arrestato, vivrà anche l’isolamento completo. Arriva pure a fare uso di
eroina. “L’eroina ti annienta, l’eroina ti fa perdere il rispetto di te
stesso - dice - non riesci a descrivere cosa provi, ecco perché è così
difficile uscirne”. Ma Mario ne esce. E non dalla porta dell’overdose o
dell’aids. Ne esce pensando alle figlie, dopo tentativi e ricadute,
“crampi come coliche renali” e anni in cui “il richiamo dell’eroina lo
senti nella tua testa”.
Oggi è ritornato nel suo paese, racconta la sua storia e forse si sorprende dell’ascolto e dell’affetto dei suoi concittadini.
Per Sellia racconta
Per Sellia racconta
Grande storia di vita,grande coraggio ha raccontarla,a mettersi a nudo per spiegare ai giovani che la vita va rispettata.Spero che aiuti chi si trovi in difficoltà,a far capire che si puo ritrovare la via perduta.
RispondiEliminaBravo questo è il senso..La vita va rispettata.ciao ;)
EliminaGrazie.
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