Graziani, 60 anni sotto rete
Campione del mondo nel 1982 e scudettato con il Torino nel 1976, Ciccio Graziani ha mille progetti.
Qualche giorno fa, con discrezione, ha festeggiato i 60 anni Francesco Graziani, campione del mondo nel 1982, trascinatore dell’ultimo scudetto del Torino e gregario nella Roma vicecampione d’Europa. Oggi si occupa di ragazzini, in estate aveva fatto tappa in Sardegna, al Colonna Beach di Golfo Aranci, con la scuola calcio, per la seconda stagione con Valtur. “L’anno scorso", racconta Ciccio, "ero stato in Grecia, poi a Simeri-Crichi, in Calabria, e ad Agadir, in Marocco. A luglio una tappa a Yydra, in Grecia. In Gallura ho seguito 25 bambini fra i 5 e i 12 anni, per un’ora al giorno anche una ventina fra i 12 e i 20, per addestramento tecnico, in collaborazione con lo staff”.
-Che piani ha, per il 2013? “Con Giancarlo Antognoni cerco di aprire scuole calcio in Sudafrica e Costa d’Avorio. Non andiamo alla ricerca di talenti, il nostro obiettivo è portare un sorriso a bambini cui manca tutto. Pensiamo a stage per farli divertire”. - Alla Roma aveva proposto un progetto per gli Stati Uniti, giusto?. “La proprietà del club è americana e io là ho amici fidati, si potrebbero aprire vere e proprie accademie giallorosse di calcio, gestite nel modo giusto, per diffondere il marchio e scoprire nuovi talenti. Negli Usa ci sono tantissimi giocatori bravi, il calcio ha superato il baseball, potremmo raccoglierne un migliaio, dagli 8 anni alla maggiore età”. - Anche perché nella Roma si sta imponendo il centrocampista americano Michael Bradley... “Mi raccontava che là si gioca con continuità sino a 18 anni, poi però si smette per mancanza di prospettive. Ho esposto la mia idea al direttore sportivo Sabatini e a Bruno Conti, responsabile del settore giovanile, ne riparleremo a fine gennaio, intanto hanno altre priorità”. - A Roma lei giocò dal 1983 al 1986, con 12 gol in 57 partite. “Sono stato benissimo, sento ancora l’affetto della gente. Negli Usa, ho sempre visto magliette delle milanesi e del Napoli, poche giallorosse. La Roma ha già un progetto avviato a Orlando, in Florida, il vicepresidente Tacopina mi ha parlato di una partnership interessante con la Disney: anche Los Angeles, Boston, Chicago potrebbero essere località adatte”. - La sua storia partì proprio dalla periferia romana, a Subiaco.
“Da bambino, ogni domenica salivo al monastero di Santa Scolastica per giocare a calcio nel campetto dell’oratorio: noi ragazzini del paese contro i seminaristi. Una festa, specie quei pranzi al refettorio con mio zio, fra Donato Semproni”. - Fu lui che un giorno disse a sua madre: “Secondo me Franco ha la vocazione”. “Mi chiamava così. Invece feci il calciatore, segnando 130 gol in serie A e 23 in nazionale. Partii dalla Bettini Quadraro, piccola squadra romana, a 16 anni andai all’Arezzo, in B, non avevo mai mangiato il prosciutto e quando me lo portarono in tavola mi sorpresi: “Non c’è la mortadella?”. Guardi che quello è più buono, mi dissero”. - Com’era la sua famiglia? “Papà Antonio faceva il muratore, mamma Annunziata era casalinga, ma andava anche a fare le pulizie nello studio di un dottore. Ho un fratello Pasquale, e due sorelle, Luciana, a Roma, e Maria: nascere poveri dà maggiore forza e volontà di crescere, persino rabbia, perchè devi conquistarti qualsiasi cosa”. - Nel 1973 l’acquistò il Torino, il presidente Orfeo Pianelli pagò 5 milioni di lire. “Avevo Giorgio Chinaglia come modello, volevo somigliargli nella corsa e nella potenza di tiro. In granata restai 8 anni”. - Con Gigi Radice allenatore, che a 77 anni è malato di Alzheimer. “Impossibile comunicare con lui, resto in contatto con la moglie Nerina e il figlio Ruggero, ex calciatore. Dispiace enormemente, anche mia madre soffrì di questa patologia, mi rendo conto delle difficoltà familiari”. - Con Paolo Pulici eravate i “gemelli del gol”. “E’ stato l’attaccante più forte e completo della mia generazione, persino più di Roberto Bettega”. - Che all’epoca era più popolare... “Peraltro anch'io avrei meritato altri 3 scudetti, in particolare con la Fiorentina, nella stagione ‘81-’82, all’ultima giornata l’arbitro Mattei a Cagliari mi annullò il gol che ci avrebbe portati allo spareggio contro i bianconeri”. - Chiuse all’Udinese e l’avvocato Gianni Agnelli le fece un complimento inatteso. “Capitan Beppe Furino gli disse che la Juve avrebbe dovuto prendermi prima che andassi al Toro”. - Nel 1982 divenne campione del mondo, ma in finale uscì al 9’, per il riacutizzarsi dell’infortunio alla spalla destra: entrò Altobelli e segnò il terzo gol. “Nel girone ci accompagnarono le polemiche, Italia-Camerun fu regolarissima, io firmai la rete del vantaggio, gli africani pareggiarono subito ma non ci furono combine”. - Enzo Bearzot aveva qualcosa in comune con Cesare Prandelli? “Poco. Il ct di 30 anni fa sceglieva modulo e uomini una settimana prima, motivando tanto i prescelti, non c’era la pretattica di oggi. E due giorni prima della partita girava per le camere a vedere come stavano i titolari”. - A 31 anni arrivò alla Roma per giocare la coppa dei Campioni, che vi sfuggì ai rigori, contro il Liverpool. “Mister Nils Liedholm per scaramanzia non ci fece allenare sui tiri dal dischetto, convinto che la finale si decidesse prima. Nicol sbagliò il primo per gli inglesi, Bruno Conti calciò alto il secondo, io con l’ultimo scheggiai la traversa. Paulo Roberto Falcao non volle assumersi la responsabilità del tiro, così perse più degli altri”. - Dieci anni dopo quella finale, il capitano Agostino Di Bartolomei si tolse la vita. “Avrebbe dovuto chiedere aiuto a me, a Conti e agli altri, è rimasto nel cuore di tutti. Era buono e leale, dev’essere in Paradiso”. - L’ultima squadra della carriera fu australiana, l’Apia Leichardt. “Di fatto avevo smesso nel 1987, disputai solo due partite in virtù dell’amicizia con il presidente Carlo Zaccariotto, andai a trovarlo in vacanza. Aveva il club storico dell’Oceania, assieme al Marconi Sydney, dove crebbe Christian Vieri e allenò suo padre Bob, ora però l’Apia si è sciolto”. - Lasciato il calcio, fu presidente dell’Arezzo. “Lanciai Serse Cosmi, tecnico sanguigno quanto umano, mi spiace che proprio nel giorno del mio compleanno sia stato licenziato dal Siena”. - Allenò in serie A la Fiorentina, in B Reggina e Livorno, in C Catania e Montevarchi. Fra il 2004 e il 2006 il Cervia, promosso in serie D e seguito quotidianamente da Mediaset. “Sfiorammo la C2, ma ai giocatori ripetevo che terminata la trasmissione, Campioni, il sogno, la vita sarebbe stata più dura. Da cinque stagioni sono opinionista, fra Premium Calcio, in particolare sull’Europa League, e ora Italia2, nel programma Undici”. - E’ sposato con Susanna, 56 anni, casalinga, e ha due figli: Gabriele, che aveva contributo alla salvezza del Mantova, in Seconda Divisione, e Valentina, 30 anni, impiegata alle Assicurazioni Generali, ad Arezzo. - “Lei ama la danza e gioca a tennis. Gabriele mi ha reso nonno di una bambina di due anni e mezzo. Ha preso il patentino di terza categoria per allenare, a 37 anni ha smesso”. - Balotelli ha qualche affinità con lei, sul piano fisico? “Forse io ero persino più potente, Mario è più agile, eppure siamo abbastanza simili. Personalmente partecipavo alle geometrie, lui è anarchico e atipico, ma ha margini di miglioramento notevoli”. - A 60 anni gioca ancora? “Con gli amici, a calcetto, per divertimento. Sono molto conteso perchè segno”.
Vanni Zagnoli
Famiglia Cristiana
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