...Sono stati deportati nei lager nazisti. “Sami” nel 1943, orfano della madre Diana, aveva 13 anni ed insieme ad altri 2.500 appartenenti alla comunità ebraica di Rodi, viene rastrellato e deportato in Germania. Arriva a Birkenau con il padre Giacobbe e la sorella Lucia di tre anni più grande di lui, marchiato con il numero B 7456 sul braccio. Sarà proprio nel campo di concentramento che Samuel diventa un uomo dopo il suo “bar – mitzvah” (il momento in cui, per la tradizione ebraica, un giovane diventa adulto). “Sono sopravvissuto per voi – ha ricordato agli studenti dell’Isis che lo ascoltavano in rigoroso silenzio – la morte non mi ha voluto affinché io potessi raccontarvi le atrocità subite perché non si ripetano mai più”. Nel teatro gremito in ogni suo ordine gli sguardi attenti degli studenti hanno seguito con qualche luccicore il fluire lento e doloroso delle parole di Samuel Modiano che ripercorreva la sua adolescenza e della sua vita. Nel 1943, Sami venne rastrellato e deportato in Germania nei campi di sterminio nazisti. Modiano ha ricordato di come un nazista potesse, con il solo gesto di un dito o di uno sguardo, decidere della vita o della morte di un essere umano, delle privazioni, dell’annientamento della loro dignità. Ha ripercorso i giorni vissuti nel dolore e nella disperazione, nella consapevolezza di essere solo un morto che camminava senza alcuna possibilità di salvezza e della disperazione che spesso lo portava davanti ai fili spinati con la corrente ad alta tensione per togliersi la vita. Ma ha anche detto: “La morte non mi voleva, qualcosa mi fermava ogni volta”. Ha raccontato dei suoi incontri con la sorella che vedeva oltre il filo, una sorella trasformata, magrissima, rasata, con il pigiama a righe. E poi: “una sera non la vidi e neppure quella successiva, e capii che anche lei morta”. Il racconto davvero struggente è proseguito fino alla notte in cui, sentito l’arrivo dei russi, i tedeschi fecero evacuare il campo, costringendo tutti i presenti a raggiungere a piedi il campo di Auschwitz distante solo tre chilometri. Samuel cadde tre volte stremato, ma due compagni lo rialzarono trascinandolo fino al campo. “Ora so che furono due angeli custodi, che non ho più rivisto, a salvarmi la vita, perché io potessi raccontare a tutti voi la mia storia e quella di migliaia di persone che, purtroppo, non ce l’hanno fatta, affinché nessuno dimentichi”. Modiano ha ricordato anche i suoi amici di prigionia: Piero Terracina, Settimio Limentani, Primo Levi e tanti altri che non ha rivisto più. Dopo la liberazione da parte dei russi dei campi, Samuel, a soli 14 anni si trovò solo, la sua famiglia era stata completamente distrutta. Al termine del racconto tutto il teatro si è alzato in piedi per ricordare le vittime dell’Olocausto con un minuto di silenzio. Samuel ha poi salutato i ragazzi raccomandando loro di studiare e di ritenersi fortunati di vivere in una società libera e civile. a far sì che la ‘Giornata della Memoria’
non sia soltanto un appuntamento celebrativo, ma un importante momento di formazione e sensibilizzazione.
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