mercoledì 8 luglio 2015

Finalmente scovato Un uomo di 42 anni autore di una lunga serie di ricatti a luce rosse consumate su internet convinceva le sue vittime a spogliarsi in webcam per poi ricattarle spacciandosi anche per carabiniere.

 Avvisi di garanzia, e qualche rinvio a giudizio, per un uomo di 42 anni che adescava le sue vittime via chat e le convinceva ad esibirsi in spettacoli hot davanti alla webcam. Quindi spacciandosi per carabiniere si faceva inviare del denaro


Una lunga serie di ricatti a luce rosse consumati su internet.

Avete mai chattato con una certa “Lailaskype”? E il nickname “Marika4Skype” vi dice qualcosa? Se cascate dalle nuvole, buon per voi. Diversamente, siete tra le vittime di un cosentino di 42 anni, sospettato di essere l’autore di una lunga serie di ricatti a luce rosse consumati su internet.
Dopo essere stato individuato dalle forze dell’ordine, l’uomo si è visto piovere addosso una serie di avvisi di garanzia, alcuni dei quali sfociati già in rinvii a giudizio, da Procure e Tribunali di tutt’Italia: da Velletri a Imperia passando per Lecco, Rimini, Gorizia, Reggio Calabria e altre ancora. Sono almeno 15 i procedimenti penali aperti a suo carico in ogni angolo dello Stivale. Di tutt’Italia, infatti, erano le sue vittime, adescate nelle videochat e convinte a esibirsi in spettacoli piccanti davanti a una webcam. Gli ignari internauti, infatti, non sapevano che il loro interlocutore fosse un truffatore, pensavano di aver a che fare con ragazze, in alcuni casi minorenni. Un eccesso di disinvoltura che è costato loro carissimo in termini di serenità.
Dopo aver “giocato” con loro, infatti, il 42enne concordava un appuntamento con gli ormai infoiati chatter, facendosi dare i loro numeri di telefono: è il prologo alla successiva estorsione. Le vittime di turno, infatti, venivano ricontattate dal sedicente «maresciallo Asparita» e minacciate di brutto: spacciandosi per carabiniere, il cosentino le informava che, contro di loro, era stata sporta una denuncia per pedofilia. Per fortuna, però, la situazione si sarebbe risolta nel caso in cui avessero versato una sommetta sulla Postepay da lui indicata. La cifra poteva spaziare da trecento a cinquecento euro, in un caso ne erano stati richiesti 1900. A volte il gonzo abboccava, in altre occasioni però ha sporto denuncia. Denunce vere stavolta, che nel.............
tempo sono servite a individuare il responsabile delle truffe.
Lo difende l’avvocato Gianpiero Calabrese e alle porte per lui c’è una lunga stagione di processi. Un paio si sono già conclusi con la sua assoluzione, ma in altri casi sarà più complicato. Dopo averlo localizzato, infatti, alcune Procure avevano provveduto anche a intercettarlo, immortalando così il teatrino da lui messo in piedi.
                                                            su segnalazione

Fonte: ilquotidianoweb.it 

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