Il B. Paolo degli Ambrosi, di buona famiglia di Cropani, nacque il
mercoledì 24 gennaio del 1432. Fu educato dai genitori nella pratica delle
virtù cristiane e nella formazione culturale, sicché divenne ben presto un
modello di vita santa per tutti gli adolescenti suoi contemporanei, i quali lo
additavano con l'appellativo di Angelo. Era particolarmente dedito alla
preghiera e alle pratiche di pietà in vigore nel suo paese. Il 20 marzo del
1450, a 18 anni, entrò nel convento del Terz'Ordine Regolare, dedicato al SS.
Salvatore, nella sua città natale, dove fece il suo noviziato, in spirito di
umiltà, di obbedienza e fervente orazione, praticando per di più una
mortificazione, piuttosto accentuata. Nel 1458 accettò per ubbidienza di essere
ordinato sacerdote. Benché avesse inclinazione alla penitenza e alla
contemplazione, nondimeno si rese utile ai fratelli, che numerosi accorrevano a
lui per consiglio e per conforto. Si adoperava in modo particolare a confortare
le anime afflitte e a riconciliare le famiglie, che tanto spesso erano in
conflitto tra loro in quei tempi. Si afferma che avesse da Dio il dono di
scrutare i cuori, per cui conosceva in anticipo i bisogni e i desideri di
quelli che venivano a lui prima che glieli manifestassero. Preposto al governo
del suo convento a più riprese, si adoperò a farvi fiorire la disciplina
regolare e l'osservanza, più con l'esempio che con la parola. Nella primavera
del 1488 partecipò al Capitolo Generale dell'Ordine, tenuto a Montebello in
Lombardia. Di ritorno fece una sosta a Roma. Quì, celebrando una mattina la S.
Messa nella chiesa di S. Maria della Consolazione, si notò che al Memento dei
morti sostò in silenzio e raccoglimento molto più a lungo di quanto fosse
solito fare, con grande ammirazione dei presenti, che non sapevano rendersene
ragione. Dopo la celebrazione della Messa egli confidò al Provinciale che
durante la celebrazione del S. Sacrificio, il Signore gli aveva rivelato la
morte di suo padre e che egli aveva in spirito assistito ai suoi funerali. Al
ritorno dal Capitolo di Montebello, egli visitò la Santa Casa di Loreto e i
santuari della Verna e di Assisi, attingendo alla fonte il vero spirito di S.
Francesco. Durante questo viaggio egli predisse prossima la sua fine. Ritornato
a Cropani, egli si ritirò nell'eremo di Scavigna a breve distanza dalla sua
città, dove si diede tutto alla preghiera, alla contemplazione e alla
penitenza. Quì fu assalito da una persistente febbre, che lo tormentava da
diversi giorni. Chiese che gli fossero somministrati i Sacramenti e che si
recitassero dai confratelli le preghiere dei moribondi. Li esortò ad essere
fedeli all'osservanza regolare e camminare sulle orme del Santo Fondatore in
spirito di povertà e di amore. Atteggiando quindi le labbra ad un dolce
sorriso, come se fosse ricreato da una visione di Angeli, se ne volò
serenamente al cielo il 24 gennaio del 1489, a 57 anni di età, di cui 39 di
religione come Terziario Regolare. Gli furono tributati solenni funerali col
concorso dei Religiosi, del Clero e di una immensa folla. Non pochi prodigi
accompagnarono le sue esequie; per cui il popolo lo
acclamò subito Santo e
incominciò a venerarlo e a ricorrere alla sua intercessione per implorare da
Dio grazie e favori. Sintomatico il fatto che un suo concittadino, conosciuto
come Francesco l'orbo, per essere cieco di un occhio, ne scrisse la vita a
pochissimi anni, una diecina, dalla sua scomparsa. Si tratta di un poema in
vernacolo calabrese, andato purtroppo perduto. Alla sua scomparsa il corpo fu
conteso tra Cropani e Belcastro, che lo voleva nella propria Cattedrale. Le
ragioni di Cropani prevalsero: perciò il clero e il popolo corsero a Scavigna
per rilevare le sue spoglie mortali. Quivi giunti, si accorsero che la cassa da
morto, fatta apprestare in tutta fretta e senza aver preso le dovute misure,
non era adatta ad accogliere il suo corpo. Si racconta che essi fecero ricorso
con fiducia all'intercessione del Beato, il quale esaudì le loro preghiere e
rese la cassa adatta alle proporzioni del suo corpo. A Cropani nuova contesa
tra il Capitolo della Matrice e i Religiosi del Convento del SS. Salvatore per
la custodia del sacro deposito. Ma prevalsero le .......ragioni dei Terziari Regolari, i quali accolsero nella loro chiesa la preziosa reliquia. A questa chiesa accorse la folla per venerarvi i1 corpo del Beato, che restò esposto e visibile per diversi giorni per soddisfare la devozione popolare, che accorreva numerosa a venerarlo. L'indiscrezione dei fedeli, desiderosi delle sue reliquie, non faceva altro che tagliuzzare la sua tonaca, asportandone dei lembi; sicché dovette essere rifatta più volte finché il corpo del Beato non venne seppellito in una delle cappelle della chiesa conventuale (sotto l'altare maggiore). Tra i diversi prodigi, operati mentre egli era ancora esposto alla pubblica venerazione, di cui ci è stata tramandata la memoria dai suoi biografi.
Riceviamo e pubblichiamo
Sellia racconta il Comprensorio
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