Ha portato all’arresto di quattro persone, con l’accusa di aver usato violenza contro i proprietari e dipendenti di un bar del quartiere marinaro.
Il 30 Gennaio 2022, alle ore 01.00 circa, all’interno di un bar entra C. Berlingiere , il quale, si dirige al bancone chiedendo una bottiglia di prosecco.
Nel dettaglio i fatti di quella notte al bar di Catanzaro Lido
Uno dei dipendenti gli dice di rivolgersi al collega che era alla cassa. Berlingiere non replica, esce dal locale per farvi subito rientro dopo una manciata di secondi in compagnia Bevilacqua, va diritto alla cassa dove è seduto il dipendente, il quale lo invita a saldare “i giri precedenti “, a questo punto Berlingiere prende dalla tasca del proprio giubbotto delle banconote e tenendole ben strette li sbatte sul volto del cassiere. Continua intimando di essere servito, e avverte il dipendente del bar che quando chiede una cosa gli deve essere data, lo colpisce al viso con l’indice della mano destra puntato in direzione degli occhi. Il cassiere, rassegnato e impaurito, gli risponde di prendersi quello che chiede. In quel momento rientra all’interno del bar Berlingieri, il quale, rivolto al dipendente dice, “dacci a bottiglia o ca li cumbinamu nu burdellu” e poi, insieme a Bevilacqua, si scaglia con violenza, all’indirizzo dei dipendenti che sono dietro il bancone, degli arredi posti sul piano di servizio. A questo punto, uno di loro viene colpito al volto da Amato con un violento schiaffo. Berlingiere, corre dietro il bancone, colpendo prima un barista con un pugno al volto e poi l’altro banconista. Bevilacqua, dal canto suo, aggredisce e colpisce il cassiere che è sempre fermo seduto sulla sedia della cassa con violenti ripetuti schiaffi al viso , scagliandogli addosso il registratore di cassa e il pannello protettivo in plexiglass. Come se non bastasse, Berlingiere, si avvicina nuovamente all’uomo lo colpisce con dei pugni al petto e lo minaccia ricordandogli di chi è figlio. Berlingiere poi si scaglia contro gli arredi del bar, spingendo verso l’uscita e rovesciando il frigorifero contenente i gelati quindi torna dal dipendente poggiandogli le mani sulle spalle e sul petto con atteggiamento minatorio. Nessun dubbio sorge sull’esatta identificazione degli stessi, dal momento che i quattro aggressori sono stati immortalati dalle telecamere di videosorveglianza e poi indicati in sede di riconoscimento fotografico dal titolare del locale. Il riconoscimento è stato compiuto a distanza di poco tempo dal fatto per cui non è plausibile che il ricordo della persona offesa possa essere stato alterato, e ciò ancor più se si considera che lo stesso titolare abbia dichiarato di conoscere di vista il principale aggressore nei cui confronti egli già vantava crediti per consumazioni precedenti mai pagate. Risulta pacifica la commissione del reato in concorso tra tutti gli indagati, avendo ciascuno prestato un contributo materiale nella realizzazione dell’azione intimidatoria e ritorsiva contro il proprietario e i suoi dipendenti a causa delle pretese patrimoniali avanzate.
Ricorrono infatti, secondo il giudice, tutti gli elementi costitutivi del reato: dalla violenza e la minaccia, sul piano oggettivo, al dolo che ha certamente sorretto la condotta offensiva degli indagati. Ebbene, nel caso di specie va sottolineato che Berlingiere si e rivolto al cassiere ostentando il proprio legame di parentela con un vecchio esponente della locale criminalità organizzata; nello specifico trattasi di Bevilacqua alias “Toro Seduto”, assassinato nel 2015.
Il dato appare sufficiente a confermare l’impiego del metodo mafioso avendo il Berlingiere usato una minaccia implicita tacendo chiaramente intendere alla vittima di trovarsi di fronte ad un rappresentante di un gruppo criminale più esteso e radicato sul territorio. Anche le modalità dell’azione sopra descritte rendono manifesta la capacità del gruppo di imporsi sui commercianti facendo leva proprio sulla loro incapacità di reazione e fidando sulla conseguente impunità derivante dalla condizione di assoggettamento ed omertà diffusa sul territorio. Nessuno dei soggetti aggrediti ha inteso sporgere denuncia. Persino il titolare del bar, nonostante il danno subito all’interno del locale e quello ulteriore derivante dalla successiva chiusura in orario notturno, ha preferito non allertare le Forze dell’Ordine affermando di aver voluto risolverla cosa bonariamente”. In aggiunta a questo dato va rilevato che uno degli aggrediti non ha neanche contribuito al riconoscimento fotografico, mentre un altro ha reso addirittura dichiarazioni manifestamente inverosimili nonostante egli stesso sia stato vittima dell’aggressione. Dopo quanto accaduto alcuni dipendenti hanno preferito interrompere il rapporto di lavoro comunicando al titolare che ‘La situazione si era fatta pesante e non se la sentivano più di lavorare” circostanza, quest’ultima, che conferma la condivisione di un forte timore per la propria incolumità, talmente elevato da far da indurre i ..........
dipendenti a rinunciare ad una fonte di guadagno certa pur di non correre ulteriori rischi.
Le concrete modalità dell’azione sono una chiara manifestazione di arroganza e prepotenza riversate dagli indagati sul titolare del bar e sui suoi dipendenti.
Le azioni compiute in concorso da ciascun indagato rivelano un’assoluta spregiudicatezza e una forza prevaricatrice fondata sul sostegno del gruppo e sul rapporto di parentela di uno dei componenti con un vecchio esponente della criminalità organizzata.
L’attualità del pericolo di reiterazione non è esclusa dalla circostanza che l’episodio si è verificato a distanza di alcuni mesi dall’intervento cautelare, dovendosi considerare che tre degli indagati sono pregiudicati e recidivi (Berlingiere, Amato e Bevilacqua). Ciò depone chiaramente per un sistema di vita improntato all’illegalità, nonché per una totale indifferenza da parte di ciascuno di loro verso i precedenti interventi giudiziari subiti.
FONTE: catanzaroinforma.it
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