
lunedì 8 marzo 2010
AUGURI A TUTTE LE DONNE

domenica 7 marzo 2010
STORIA DELLA BARONESSA TERESA CORDOPATRI
Domani si festeggia la festa delle donne colgo l'occasione per raccontare la storia di una donna di Calabria che lotta quotidianamente per difendere ciò che li appartiene,si proprio così, in Calabria succede anche questo;difendere la propria casa i propri terreni ,la famiglia perché qualcuno più potente di te li vuole. E tu non puoi non ti devi ribellare . Lunedì invece inseriremo delle statistiche, dei resoconti sul mondo del lavoro al femminile in Calabria.
Teresa Cordopatri è una donna che lotta contro il potere mafioso. I suoi millecinquecento ulivi della pianura di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, ereditati dalla famiglia sono stati tenuti sotto sequestro dalla mafia per trent’anni.
Un periodo caratterizzato da violenze, minacce, attentati, che trovano il loro epilogo il 10 luglio 1991, quando il fratello di Teresa Cordopatri, Carlo Antonio, è brutalmente assassinato da un killer della mafia. A quel punto la lotta per la libertà, per l'affermazione del principio di legalità e contro l'indifferenza dello Stato, diventa l'unica ragione di vita di Teresa, che denuncia gli assassini.
Oggi la sua vita si divide fra la campagna e i tribunali. Il cammino della giustizia è faticoso "a volte offende ulteriormente - scrive - chi è già stato offeso per tanto tempo dalla violenza e dai soprusi della mafia.
Sono una donna sola, impoverita dalla mafia, privata violentemente dell'unico affetto che sarebbe stato di conforto alla mia vecchiaia. Oggi sono una donna che ha dovuto privarsi degli oggetti personali più cari per sostenere il costo della giustizia nei tribunali". la storia della baronessa Cordopatri, eroina calabrese degli Anni Novanta e simbolo della resistenza all'illegalità della società civile. Fa una certa impressione sentirgliela raccontare, come si trattasse di una "straniera" in cerca di asilo.
Teresa Cordopatri è una donna che lotta contro il potere mafioso. I suoi millecinquecento ulivi della pianura di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, ereditati dalla famiglia sono stati tenuti sotto sequestro dalla mafia per trent’anni.
Un periodo caratterizzato da violenze, minacce, attentati, che trovano il loro epilogo il 10 luglio 1991, quando il fratello di Teresa Cordopatri, Carlo Antonio, è brutalmente assassinato da un killer della mafia. A quel punto la lotta per la libertà, per l'affermazione del principio di legalità e contro l'indifferenza dello Stato, diventa l'unica ragione di vita di Teresa, che denuncia gli assassini.
Oggi la sua vita si divide fra la campagna e i tribunali. Il cammino della giustizia è faticoso "a volte offende ulteriormente - scrive - chi è già stato offeso per tanto tempo dalla violenza e dai soprusi della mafia.
Sono una donna sola, impoverita dalla mafia, privata violentemente dell'unico affetto che sarebbe stato di conforto alla mia vecchiaia. Oggi sono una donna che ha dovuto privarsi degli oggetti personali più cari per sostenere il costo della giustizia nei tribunali". la storia della baronessa Cordopatri, eroina calabrese degli Anni Novanta e simbolo della resistenza all'illegalità della società civile. Fa una certa impressione sentirgliela raccontare, come si trattasse di una "straniera" in cerca di asilo.
sabato 6 marzo 2010
C'E' SPERANZA,FUTURO PER I PICCOLI COMUNI DELLA CALABRIA ?

giovedì 4 marzo 2010
IN CALABRIA NESSUN SITO E' STATO RICONOSCIUTO COME PATRIMONIO DELL'UMANITA'
NELLA FOTO LA CATTEDRALE DI STILO
La Calabria non vanta neanche un posticino sulla prestigiosa “World Heritage list” la lista delle aree riconosciute dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione,la scienza e la cultura. A dispetto di un vastissimo patrimonio culturale,archeologico e naturale,la Calabria non è stata in grado di andare aldilà della presentazione delle varie candidature avanzate durante gli anni .eppure attualmente l’Italia vanta ben 44 siti dichiarati patrimonio dell’umanità. Nessuno di questi si trova nella nostra regione, tanti sarebbero i probabili canditati come per esempio :la Cattolica di Stilo,Santa Maria ,Roccelletta ,Squillace,Santa Severina,il borgo di Gerece, i vari piccoli borghi arroccati sulle colline( come tanto per fare un bel esempio Sellia)ecc.. ;per non parlare dei tanti posti naturalistici tra il Pollino,la Sila, l’Aspromonte .Questo sono solo alcuni dei beni culturali e ambientali che la terra Calabrese custodisce ma non valorizza .Avere un sito riconosciuto come patrimonio dell’umanità vuol significare un ritorno economico,turistico e d’immagine di primo piano ,ma per raggiungere il riconoscimento bisogna lavorare in sinergia tra i vari enti: Comune,Provincia,Regione,soprintendenze,università. Qui si capisce la difficoltà, la complessità di trovare un’intesa comune soprattutto nella nostra regione dove ci si divide per molte piccole cose pur di difendere il nostro orticello ;così i vari enti rimangono soli non lavorando in sinergia e i risultati in negativo si vedono. La Calabria rimane attivissima sul fronte delle proposte ,ma lasciata sola quando bisogna concretizzare per ottenere dei risultati. Nel 2009 la regione nomina P.Amarelli come consulente regionale sul patrimonio mondiale ;ebbene non si è mai vista in nessuna attività di promozione neppure quando il club UNESCO regionale organizzò a Reggio Calabria un meeting sulle varie attività da svolgere .Mentre la Calabria sta a guardare la vicina Sicilia oltre ad avere già 5 siti ,si appresta ad avere un sesto riconoscimento con l’area Palermo ,Monreale, Cefalù, un riconoscimento prestigioso frutto di un lavoro di squadra senza pennecchi e litigi interni inutili e dannosi. Quando si viene riconosciuti come sito di interesse mondiale “ patrimonio dell’umanità” si attivano un sacco di finanziamenti di recupero e di miglioramento oltre al notevole richiamo turistico. Nel mese di Febbraio una delegazione ha visitato i bronzi di Riace, i due guerrieri si trovano attualmente per restauro nella sede del consiglio regionale ,un’occasione importante per iniziare a far emergere i tanti tesori della nostra terra senza campanilismi sterili e dannosi che come abbiamo visto non portano da nessuna parte.
La Calabria non vanta neanche un posticino sulla prestigiosa “World Heritage list” la lista delle aree riconosciute dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione,la scienza e la cultura. A dispetto di un vastissimo patrimonio culturale,archeologico e naturale,la Calabria non è stata in grado di andare aldilà della presentazione delle varie candidature avanzate durante gli anni .eppure attualmente l’Italia vanta ben 44 siti dichiarati patrimonio dell’umanità. Nessuno di questi si trova nella nostra regione, tanti sarebbero i probabili canditati come per esempio :la Cattolica di Stilo,Santa Maria ,Roccelletta ,Squillace,Santa Severina,il borgo di Gerece, i vari piccoli borghi arroccati sulle colline( come tanto per fare un bel esempio Sellia)ecc.. ;per non parlare dei tanti posti naturalistici tra il Pollino,la Sila, l’Aspromonte .Questo sono solo alcuni dei beni culturali e ambientali che la terra Calabrese custodisce ma non valorizza .Avere un sito riconosciuto come patrimonio dell’umanità vuol significare un ritorno economico,turistico e d’immagine di primo piano ,ma per raggiungere il riconoscimento bisogna lavorare in sinergia tra i vari enti: Comune,Provincia,Regione,soprintendenze,università. Qui si capisce la difficoltà, la complessità di trovare un’intesa comune soprattutto nella nostra regione dove ci si divide per molte piccole cose pur di difendere il nostro orticello ;così i vari enti rimangono soli non lavorando in sinergia e i risultati in negativo si vedono. La Calabria rimane attivissima sul fronte delle proposte ,ma lasciata sola quando bisogna concretizzare per ottenere dei risultati. Nel 2009 la regione nomina P.Amarelli come consulente regionale sul patrimonio mondiale ;ebbene non si è mai vista in nessuna attività di promozione neppure quando il club UNESCO regionale organizzò a Reggio Calabria un meeting sulle varie attività da svolgere .Mentre la Calabria sta a guardare la vicina Sicilia oltre ad avere già 5 siti ,si appresta ad avere un sesto riconoscimento con l’area Palermo ,Monreale, Cefalù, un riconoscimento prestigioso frutto di un lavoro di squadra senza pennecchi e litigi interni inutili e dannosi. Quando si viene riconosciuti come sito di interesse mondiale “ patrimonio dell’umanità” si attivano un sacco di finanziamenti di recupero e di miglioramento oltre al notevole richiamo turistico. Nel mese di Febbraio una delegazione ha visitato i bronzi di Riace, i due guerrieri si trovano attualmente per restauro nella sede del consiglio regionale ,un’occasione importante per iniziare a far emergere i tanti tesori della nostra terra senza campanilismi sterili e dannosi che come abbiamo visto non portano da nessuna parte.
mercoledì 3 marzo 2010
VISITA PASTORALE DEL VESCOVO N.ORAZI A SELLIA NEL 1582 "TERZA PARTE "
Prima visita pastorale del Vescovo N.Orazi nella comunità di Sellia Dicembre del 1582
Il cerimoniale della visita fu molto solenne ,alle porte dalla cittadina andarono tutto il clero,circa 20 persone con a capo l'arciprete Ascanius Placida .Il barone con tutta la propria famiglia,i nobili seguiti dal popolo. Nella Chiesa più vicina che si trovava dopo la porta principale del paese il Vescovo sostò nel frattempo che si ci organizzava per la processione ,quindi ci furono parecchi spari dei mortaretti, al suo passare la popolazione agitava dei rami di ulivo uniti a canti di lode. L’ingresso solenne avvenne nella Chiesa principale quella dedicata a San Nicola . Subito il presule rimase colpito dalla bellezza del luogo; difficile trovare una Chiesa a pari nel circondario ,la sua attenzione si soffermò sull’enorme lampadario finemente decorato che sovrastava la navata principale ,il priore lo fece abbassare ( ci voleva la forza di due uomini per scenderlo con delle funi )e si accesero i tantissimi lumi che lo circondavano,risalendolo a metà altezza. Il presule adorò il S.S Sacramento seguito dalla Messa solenne cantata , con tutto il clero e i sacerdoti. Al termine rivestito con i paramenti Sacri ,con mitra e pastorale iniziò la visita vera e propria ,innanzi tutto veniva ispezionata la custodia del Santissimo che spesso nelle varie visite già fatte riversava in pessime condizioni di decoro e pulizia (come nel caso di Simeri). Osservò che la chiavetta del Tabernacolo era d’oro secondo i dettami del concilio che ordinava “che se non era d’oro almeno doveva essere dorata, con un fiocco di seta e soprattutto bisognava custodirla con cautela”,e vide che il tutto riversava in buone condizioni,come la custodia del vasellame,gli oli e la teca destinata al trasporto del S.S Sacramento agli infermi. Passò quindi a visitare la sacrestia dove si stavano svolgendo dei lavori di consolidamento ,soffermandosi sui paramenti,le varie reliquie,i vasi e la biancheria sacra. Successivamente visitò le innumerevoli cappelle appartenenti a vario titolo alle varie famiglie nobili aventi lo “ius pratronatus” in tal visita fu particolarmente severo chiedendo la bolla di istituzione e di fondazione ,ordinando la distruzione totale di alcune quando noto lo stato di abbandono o trascuratezza nella manutenzione,per quasi tutte le cappelle esigette il rinnovo della pittura ,più alcuni restauri. Terminata la visita alle cappelle ispezionò la Chiesa nel suo insieme osservando la staticità,la forma architettonica ecc..ordinando solo di porre la cerata alle finestre e di imbiancare la Chiesa esternamente. Nel pomeriggio si rese disponibile a ricevere i fedeli ,per iniziare ad avere un contatto diretto con i vari problemi e preoccupazioni,chiedendo loro suggerimenti,collaborazione .Si preoccupò che le ostetriche sapessero impartire il Battessimo in caso di necessità,con alcune fu lui stesso ad insegnarle come battezzare. Successivamente osservò i vari registri parrocchiali di battesimi,cresime ecc..chiedendo anche all’arciprete notizie dettagliate sulla storia del paese e i vari titoli giuridici posseduti .(Il tutto serviva al Vescovo per farsi un'idea sulla cultura dei vari sacerdoti richiamandoli spesso quando osservava come dicevano la messa o come predicavano promettendo che li voleva migliorati per la prossima visita che avrebbe fatto dal 1601. Per quando riguarda Sellia i richiami furono veramente pochi e di poca importanza come da lui stesso riportato.)

lunedì 1 marzo 2010
LA FOTO DEL MESE : MARZO
LA FOTO DEL MESE MARZO
Per la foto del mese di Marzo abbiamo scelto una bellissima cartolina circolata negli anni 70-80.
Di cartoline illustrate dedicate a Sellia ne sono state fatte poche ,sicuramente questa è quella più presente,la più circolata nelle case durante quegli anni. Vediamola nel dettaglio analizzando le 4 foto di panorami sul nostro borgo. Nella prima in alto a sinistra spicca in primo piano l’imponete campanile della Chiesa di San Nicola.Ah! approposito del campanile ,vi ricordate il particolare orologio antico con meccanismo a pesi che era posizionato al suo interno? Esso era perfettamente funzionante sino agli anni 80 quando si decise di sostituirlo con uno moderno a corrente che non necessitava della ricarica e le campane avrebbero suonato agli orari stabiliti da sole ,sicuramente è più funzionale ma vuoi mettere il valore ,la bellezza, la particolarità di vedere in movimento il suo meccanismo a pesi .Dove si trova adesso? Quando fu smontato fu depositato all’interno della vecchia casa comunale. Ma oggi dove si trova? Nel secondo panorama vediamo uno scorcio delle palazzine,con il palazzo Fortino in costruzione l’unico durante quegli anni che non si capì e non si colse l’importanza di dare la possibilità ai privati di costruire nuove abitazioni,espropriando terreni da urbanizzare.All'epoca il paese contava più di mille abitanti,e a cavallo tra gli anni 70/80 ci furono parecchi matrimoni ma circa 80% andò ad abitare nei paesi vicini o Catanzaro, molti non per scelta ma perché a Sellia non c’erano nuove abitazioni comode e funzionali.
Nella terza foto va subito in risalto i tre alti lampioni a tre luci i quali ad inizio anni 80 causa un vento fortissimo che li piegò a suo piacimento furono sostituiti,il terribile vento causò molti altri danni. Questa era la zona dove in pochi metri c'erano molti negozi: la putica e Coppoletta,il negozio di Tumasina,l’alimentari di Don Peppi,u barru e Giginu ;era anche il punto d’incontro di Sellia dove si svolgevano le varie manifestazioni come spettacoli,comizi,eventi vari. Chi di voi sapeva che proprio in questa zona sino agli anni 30 c’era una bellissima fontana che veniva chiamata “u Giocu e l’acqua”? Magari ne riparleremo in un prossimo post. Il quarto panorama è un insieme tra il vecchio borgo e la zona nuova di Sellia,lì dove si sarebbe dovuto espandere il paese, ma purtroppo oltre a qualche temerario e coraggioso privato, in oltre trent’anni la zona nuova si è sviluppata ben poco,proprio perchè come ribadito prima quando si doveva fare di tutto per invogliare l’edilizia privata si fece ben poco,anzi niente.
Per la foto del mese di Marzo abbiamo scelto una bellissima cartolina circolata negli anni 70-80.

Nella terza foto va subito in risalto i tre alti lampioni a tre luci i quali ad inizio anni 80 causa un vento fortissimo che li piegò a suo piacimento furono sostituiti,il terribile vento causò molti altri danni. Questa era la zona dove in pochi metri c'erano molti negozi: la putica e Coppoletta,il negozio di Tumasina,l’alimentari di Don Peppi,u barru e Giginu ;era anche il punto d’incontro di Sellia dove si svolgevano le varie manifestazioni come spettacoli,comizi,eventi vari. Chi di voi sapeva che proprio in questa zona sino agli anni 30 c’era una bellissima fontana che veniva chiamata “u Giocu e l’acqua”? Magari ne riparleremo in un prossimo post. Il quarto panorama è un insieme tra il vecchio borgo e la zona nuova di Sellia,lì dove si sarebbe dovuto espandere il paese, ma purtroppo oltre a qualche temerario e coraggioso privato, in oltre trent’anni la zona nuova si è sviluppata ben poco,proprio perchè come ribadito prima quando si doveva fare di tutto per invogliare l’edilizia privata si fece ben poco,anzi niente.
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