sabato 24 luglio 2010

Origini e cause del brigantaggio


«Questo, che voi chiamate con nome ingiurioso di Brigantaggio, non è che una vera reazione dell'oppresso contro l'oppressore, della vittima contro il carnefice, del derubato contro il ladro, in una parola del diritto contro, l'iniquità. L'idea che muove codesta reazione è l'idea politica, morale e religiosa della giustizia, della proprietà, della libertà». Rispondeva così , nel novembre del 1863, il padre gesuita Carlo Piccirillo sulle pagine di Civiltà cattolica all'inchiesta che il Parlamento italiano, su iniziativa di Giuseppe Massari, aveva ordinato per indagare sulle cause del brigantaggio nelle province meridionali da poco annesse al Piemonte liberale. La Relazione Massari individua i motivi del fenomeno essenzialmente nell'ambito sociale ed economico. Riducendolo a un «semplice» problema di ordine pubblico le cui radici erano da ricercare nella povertà di quelle lontane regioni, nella corruzione diffusa e in una generale disposizione alla delinquenza dei suoi abitanti. Al contrario, per la rivista gesuita il brigantaggio, «una delle piaghe più cancrenose del preteso
regno d'Italia», rappresentava la resistenza armata del popolo contro il nuovo ordine liberale, laicista e centralizzatore e contro un'invasione che lo spogliava della propria libertà, della ricchezza e dei legittimi sovrani. Per i padri gesuiti non ci sono dubbi: «La cagione del brigantaggio è politica, cioè l'odio al nuovo governo». Si trattava «del rifiuto del nuovo sistema di governo che in pochi anni ha immiserito la
popolazione, ha imposto una fiscalità gravissima, ha fatto regredire le istituzioni educative, ha creato le condizioni per la concentrazione della proprietà in poche e pregiudicate mani», come scrive Giovanni Turco nell'introduzione al volume Brigantaggio. Legittima difesa del sud (editoriale Il Giglio, pagg. 168, lire 30mila). Un libro che raccoglie per la prima volta gli articoli dedicati da Civiltà cattolica tra il 1861
e il 1870, in piena «guerra di sterminio», al brigantaggio e alla terribile repressione che il neonato Stato italiano mise in atto per annientarlo. I.nove articoli, dei quali si forniscono anche i nomi degli autori (in origine anonimi) costituiscono il primo, esplicito, tentativo di «processo al Risorgimento» in un momento in cui all'unificazione mancavano i territori dello Stato pontificio. I padri Carlo Maria Curci, Carlo Piccirillo, Matteo Liberatore e Raffaele Ballerini demoliscono coi loro scritti la tesi che presentava il brigantaggio come endemico nel sud, finanziato dall'esterno (i borboni cacciati dal trono) e legato a fattori di carattere puramente economico e
sociale. Guerra di difesa contro l'invasore piemontese, la reazione di briganti e brigantesse era, per l'ala più intransigente e colta del cattolicesimo, la legittima resistenza di un popolo a una conquista non solo territoriale, ma soprattutto ideologica Le stesse accuse che un gruppo di studiosi, bollati come «revisionisti»,
hanno ripetuto ancora l'estate scorsa in un meeting di Rimini all'insegna dell'antirisorgimento.

venerdì 23 luglio 2010

Il consiglio regionale Calabrese compie 40 anni (Qualcuno ha voglia di festeggiare?)


l'attuale sede della giunta regionale a Catanzaro

Nella foto la costruzione della nuova cittadella regionale località  Germaneto Catanzaro
Il 13 luglio 1970, esattamente 40 anni fa, si insediava in Calabria il primo Consiglio regionale. A quanti hanno celebrato i 40 anni di regione vorremmo chiedere di dirci quanto è costato e quanto costa la regione ai calabresi e di dirci quanto dal 1970 la Calabria è andata avanti e se i fondi avuti sono stati tutti utilizzati e se le risorse impiegate hanno fatto crescere la nostra terra ed i calabresi. Intatto Le celebrazioni del 40° anniversario della nascita della Regione Calabria sono filate via senza che nessuno se ne accorgesse, al netto dei celebranti che l’hanno dovuto fare per dovere d’ufficio. Il presidente dell’assemblea Francesco Talarico ha fatto la sua parte con sobrietà. Il governatore Giuseppe Scopelliti, poiché si prefigge di durare dieci anni, ha scelto un profilo più basso. Stefano Priolo, presidente del’associazione degli ex consiglieri regionali, ha fatto un onesto richiamo alla memoria istituzionale. Il professor Antonino Spadaro ha presentato una ricerca sull’argomento. D’altra parte: cosa c’era da festeggiare? Quattro decenni di fallimenti? Otto lustri di inefficienze? Lasciamo perdere. In genere la storia la scrivono i vincitori. Nel caso calabrese, la storia dei 40 anni di regionalismo l’hanno scritto i vinti. Con un’immensa bibliografia e documentazione che certifica che Reggio fu scippata da un intrigo politico. Persino il libro più documentato e neutrale, “La rivolta di Reggio” di Luigi Ambrosi, (Rubbettino, 2009, pag. 314), indugia, nella sua sterminata analisi, su una sola campana. L’altra campana non s’è fatta sentire in questi anni, e tacendo ha avallato il reato di scippo. Intendiamoci: Reggio aveva titoli per rivendicare il capoluogo; ed ha fatto bene a rivendicarli, anche se nella rivolta si sono mischiate tante cose. L’effettivo popolare col rigurgito fascista, gli intrighi di Palazzo con l’idealizzazione degli eventi, le promesse mancate con i compromessi al ribasso, le strumentalizzazioni e quant’altro. Ora è inutile ritornare a pestare l’acqua nel mortaio. Rimandiamo al prossimo decennio la speranza di un’analisi terza.
Alcune cose, però, bisogna puntualizzarle. Nel 1948 una commissione parlamentare fece una istruttoria per individuare quale potesse essere il capoluogo della Calabria, concludendo (in un dossier ancora sconosciuto, ma di cui sono in possesso) che era Catanzaro. Sicché Catanzaro divenne capoluogo perché era sede di Corte d’Appello. L’unica a quell’epoca. Poi negli anni ’80 fu fatta quella di Reggio Calabria non per meriti speciali ma per poter meglio fronteggiare il fenomeno mafioso che in questi anni s’è accresciuto. Nessuna città calabrese aveva la supremazia sulle altre. D’altra parte era, ed è, le Calabrie. Il fatto che sulle cartine scolastiche fosse citata Reggio era una scorciatoia didattica che è stata presa a pretesto per dimostrare che era il capoluogo naturale. Hanno ragione i reggini a dire che il pacchetto Colombo fu un mostro di ipocrisia, fanno bene a ripetere che le modalità di applicazioni sono state tartufesche e truffaldine. Ma da qui a sostenere che c’è stato un scippo ne corre.

mercoledì 21 luglio 2010

Le origini di Sersale

Veduta panoramica di Sersale Cz
La nascita della comunità di Sersale è in parte legata alle vicende di un'antica e nobile famiglia napoletana, appunto i Sersale di Sorrento, i cui discendenti nel corso dei secoli si stabilirono, in vari centri del Mezzogiorno. Nella zona in cui oggi sorge il piccolo borgo arrivarono nel 1620. Il primo insediamento fu fondato dal cosentino Francesco Sersale, barone di Belcastro, per dare ricovero ad alcune famiglie di boscaioli di Serrastretta. Verso la metà del '500 i Sersale comparvero nel territorio della Presila come titolari della Contea di Belcastro e di parte della Contea di Zagarise e di quella di Cropani.
Nel 1620 alcuni boscaioli provenienti da Serrastretta, avendo appreso che il barone Francesco Sersale nel suo feudo di Sellia disponeva di vasti appezzamenti di terre incolte, decisero di chiedergli l'assegnazione dei fondi di Angaro e Morino, si trasferirono con le famiglie in quelle terre ed iniziarono a coltivarle; vi costruirono anche delle modestissime case.
Il barone Sersale seppe cogliere l'opportunità di trarre un utile costante e sicuro dalle terre, fino a quel momento incolte ed improduttive, e non mancò di incoraggiare i nuovi venuti, promettendo loro diverse agevolazioni. Presto, quindi, si giunse ad un accordo in virtù del quale le parti davanti ad un notaio conclusero un regolare contratto di enfiteusi. L'atto venne erogato in Sellia il 3 agosto 1620 dal notaio Don Giovanni Gatto da Maranise in presenza di entrambi le parti, e cioè da un lato lo stesso barone Francesco Sersale, dall'altro dodici coloni, oriundi tutti da Serrastretta. Nel 1669 il feudo passò ai Perrone che lo mantennero fino al 1788 anno in cui subentrarono i Le Piane. Nel 1789, infine, il possedimento venne governato dalla famiglia de Dominicis che lo mantenne fino all'eversione della feudalità. Al tempo della repubblica napoletana il generale Championnet, incaricato di procedere all'ordinamento amministrativo dello Stato, elevò Sersale a Comune assegnandolo al Cantone di Catanzaro. I francesi, per la legge 19 gennaio 1807, lo considerarono Luogo, ossia Università, nel cosiddetto Governo di Belcastro. Nel riordino disposto per decreto 4 maggio 1811 istitutivo dei Comuni e dei Circondari, Sersale (la cui denominazione acquisita dal nome della famiglia che lo fondò non subì modifiche nel corso del tempo) venne trasferito nella giurisdizione di Cropani.

martedì 20 luglio 2010

A scirubetta d'estate


Gelati artigianali, gelati confenzionati, granite, sorbetti e chi più ne ha più ne metta, quando arriva la calura estiva, per rinfrescarci basta aprire il freezer, oppure andare al bar o ad una gelateria per trovare una marea di prodotti per dissetarci. Ma come si rinfrescavano i nostri nonni, considerando che i frigoriferi non esitevano? Anche loro gustavano una rinfrescante granita o addirittura un gustoso gelato artigianale fatto senza l'ausilio del frigorifero. A Sellia c'erano due negozi specializzati alla preparazione della granita e del gelato artigianale. Uno era situato all'ex locale della vecchia posta, era di proprietà dei Corea, un bar molto curato, con bei tavolini che durante il periodo estivo venivano sistemati anche all'esterno, molti i liquori che facevano bella mostra nel bancone del bar, parecchi fatti in casa, i quali, spesso venivano serviti proprio dentro delle coppe con all'interno la neve (scirubetta) (In un futuro post descriveremo i tanti negozi che erano ubicati all'interno del borgo alla fine degli anni trenta con molte curiosità su di essi ) La neve, come dicevamo, veniva raccolta durante il periodo invernale e conservata sino al periodo estivo;  che con un lavoro certosino veniva raccolta, stretta per benino e sistemata sotto un manto di paglia dentro dei magazzini i quali, non vedevano mai la luce del sole neppure indirettamente.Quando arrivava l'estate questi due negozi preparavano squisite granite con "u vinicottu" oppure con la spremuta di limoni o arance, e in determinati giorni, anche un delizioso gelato artigianale fatto tutto a mano senza l'ausilio della corrente, i vari ingredienti latte, cacao,uova,zucchero,neve-  venivano versati dentro un piccolo contenitore che era sistemato all'interno di uno più grande, con una paletta di legno si iniziava a girare e rigirare i vari ingredienti che da un contenitore più piccolo finivano a quello più grande, sino a che magicamente divenivano solidi, diventando un gustossisimo gelato che andava a ruba anche...................

lunedì 19 luglio 2010

E.........state con selliaracconta


Come si suol dire:"se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto.In questo caso specifico il mare il quale almeno un tratto (loc.don Antonio) è ritornato da pochi mesi di competenza del  comune di Sellia

In questi giorni di afa, i primi torridi giorni che ci portano alla stagione estiva 2010,iniziano per molte le tante aspettate,meritate vacanze estive. Anche durante questo periodo cercheremo di essere sempre aggiornati sul blog,io lascerò alcuni post pronti per essere inseriti in automatico (funzione presente in questo blog, basta impostare il giorno, mese, ora della pubblicazione anche parecchi mesi prima) mentre, per quanto riguarda le new, il monitoraggio, ecc.. ci penserà il nostro amico Mimmo. Proprio in questi giorni abbiamo eliminato (per le richieste pervenutaci dai vari visitatori che commentano i post) la combinazione di lettere che bisognava inserire prima di veder pubblicato il proprio commento, questa funzione presente in molti blog aiuta ad evitare commenti sciocchi, fuori luogo, offensivi cosa per per fortuna è successo poche volte, i quali sono stati prontamente eliminati; ora per commentare in un post basta selezionare il profilo tra cui l’anonimo e premere posta commento per vederlo subito pubblicato rispettando l’anonimato. Tante saranno le novità anche di grafica dopo la stagione estiva, ma soprattutto tanti racconti, storia, tradizioni, riscoperta di tante cose spesso dimenticate o mai conosciute sul nostro bellissimo borgo che trasuda di storia millenaria. In questa settimana appena iniziata inseriremo un post dove descriveremo come i nostri nonni si rinfrescavano durante la calura estiva; certo non esitevano ancora i frigoriferi, ma vedrete che anche loro gustavano deliziose granite e sorbetti artigianali. Il blog procede molto bene con i contatori di visite sempre in movimento proprio mentre vi scrivo siamo a  5697 visite totali e ben  11499 contatti; pensate, abbiamo ricevuto almeno una visita da ben 42.paesi stranieri dove campeggia al primo posto gli Stati Uniti con ben  656  visite singole: Continuate così, questa per me rimane la più grande gratificazione, la più grande soddisfazione per il lavoro, l’impegno per le ore che dedico a questo blog nel rendervi partecipi di tante storie, di tante curiosità, racconti. Buone vacanze a tutti, buone vacanze a Lux prima collaboratrice, a Maria, Giovanna, Mimmo, Totò i quali non mi fanno mancare mai il loro aiuto, i loro suggerimenti. Buone vacanze  amici e visitatori del blog SELLIARACCONTA. Vi raccomando se potete fate una...........

sabato 17 luglio 2010

La Madonna in cerca di Gesù (Maleditta chilla treccia chi de vennari s'intreccia,benaditta chilla pasta chi de vennari s'impasta)


Un venerdì, quando Gesù era ancora piccolo, la Madonna si mise a fare le faccende di casa spensierata convinta che il Bambino fosse con S. Giuseppe alla falegnameria. Ad un tratto le viene in mente di dirGli qualcosa e vaa cercarLo ma non lo trova -Giuseppe dov'è il bambino- chiede ma S. Giuseppe risponde-Non lo so pensavo fosse con te- chiama, chiama non risponde e si mettono in apprensione. Cominciano a cercarlo tra i vicini ma niente non c'è; nessuno l'aveva visto. Pensano allora che possa essere andato in paese e decidono di andare a cercarlo e per fare prima si dividono le strade: una da una parte ed uno dall'altra. La Madona pensò di bussare a qualche porta per chiedere se qualcuno poteva averlo visto passare. vide una donna sopra l'uscio di casa con un pettine in mano che stava intrecciandosi i capelli. S'avvicina e le domanda-Scusate,avete visto passare un bambino che non conoscete da queste parti? Ho perso mio figlio e sono preoccupata- e quella risponde- Signora mi sto intrecciando i capelli e non bado certo dove possono andare i figli degli altri- e la Madonna -Scusate, scusate non importa grazie lo stesso- e continua la strada. Arriva ad un'altra casa e vede la porta aperta su una cucina dove una donna sta impastando del pane. Bussa e chiede-Scusate il disturbo ma sto cercando mio figlio che é uscito di casa senza dire dove andava; é piccolo e sono preoccupata non è che l'avete visto passare?- A sentirla la donna lascia la pasta si pulisce le mani, le va incontro sulla porta e le dice-Signora sono passati tanti bambini da questa strada in queste ore ed andavano tutti verso la piazza; può darsi che tra loro ci sia anche il suo bambino. Vada a vedere se é con loro e se non lo trova ritorni da me che chiamo aiuto ed andiamo a cercarlo . State tranquilla. Maria ringraziò e s'incamminò verso la piazza, dove c'era il tempio, e sentì qualcuno che diceva che lì c'era un bambino che stava facendo lezione ai maestri. Maria capi' che era suo figlio, ringraziò Dio per averlo ritrovato poi si girò verso le due case alle quali aveva bussato e disse: 'Maledetta quella treccia che di venerdì s'intreccia e benedetta quella pasta che di venerdì s'impasta'.