sabato 15 ottobre 2011
Sequestrata la discarica di Alli Catanzaro per disastro ambientale
Il tutto avveniva sia di giorno che di notte per almeno cinque giorni a settimana. La sostanza inquinante finiva nel mare Ionio. Nell’impianto, inoltre, venivano conferiti rifiuti di ogni genere senza alcun controllo. Indagate tre persone
Il percolato della discarica di rifiuti di Alli di Catanzaro veniva scaricato direttamente nell’omonimo fiume, a un chilometro di distanza dal mare, dalla società Enertech, che gestisce l’impianto di smaltimento rifiuti del capoluogo calabrese. Il tutto con un meccanismo consolidato nel tempo e attivato di giorno e di notte, per almeno cinque giorni a settimana, con un conseguente danno ambientale incalcolabile. È maturato in questo contesto il sequestro della discarica e dell’impianto di smaltimento dei rifiuti di Alli, avvenuto ieri mattina al termine di un’indagine dei carabinieri del Noe del capoluogo calabrese, coordinati dalla Procura della Repubblica con il sostituto Carlo Villani e il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Tre le persone indagate: Stefano Gavioli, 54 anni, in qualità di amministratore della società “Enertech” residente a Treviso; Loris Zerbin, 50, direttore tecnico della società che gestisce l’impianto e residente a Campolongo Maggiore, in provincia di Venezia; Antonio Garrubba, 46, tecnico della stessa società e residente a Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. Secondo le ipotesi accusatorie, la società non avrebbe messo in atto alcuna attività di quelle previste per lo smaltimento dei rifiuti, ammassando nella discarica tutto ciò che arrivava a bordo dei camion provenienti dai comuni della provincia di Catanzaro o da altre località della regione. Nel tempo, questo avrebbe portato ad una produzione ingente di percolato, con la vasca di accumulo che si sarebbe presto saturata. Al punto da evidenziarsi lesioni alla struttura e il rischio che la stessa potesse cedere, riversando un milione di metri cubi di percolato nell’ambiente. Una condizione che, come risulta anche dalle intercettazione nei confronti degli indagati, era ben nota ai tre componenti della “Enertech”. I quali, avrebbero deciso di scaricare nel fiume e, quindi, in mare, parte del percolato, con un’azione che avveniva cinque giorni a settimana, anche e soprattutto di notte. Sono stati i carabinieri del Noe, con l’ausilio dei militari dell’Arma della stazione di Santa Maria di Catanzaro, a scoprire tutto, partendo da alcune verifiche e riscontrando anche le denunce, tra le quali quelle presentate da un ex presidente di Circoscrizione del Comune di Catanzaro. Nel corso della conferenza stampa che si è svolta nel Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri, il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ha sottolineato che “la società veniva pagata secondo capitolato, ma gli obblighi assunti venivano totalmente elusi. Con la nomina di un custode bisognerà
ora gestire meglio la discarica, anche se non sarà facile. Ecco perchè il mare è inquinato, con la discarica che non è mai stata a norma, con una gestione che non si è adeguata all’evoluzione normativa”. Una condizione di assoluto pericolo evidenziata anche dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli: “Di fronte a questa situazione di straordinaria gravità - ha detto - il letto del fiume si alzava di diversi centimetri per cinque giorni a settimana, con il punto di scarico del percolato che avveniva a un chilometro di distanza dal mare. In particolare, negli anni 2008, 2009 e 2010 abbiamo potuto constatare che non è stato realizzato nessun controllo sull’impianto, nemmeno rispetto al possibile arrivo di rifiuti radioattivi, e la discarica operava in condizioni assolutamente fuori norma”. Nessun rispetto delle regole, dunque, al punto che “il consulente incaricato - ha detto Borrelli - ha equiparato il numero di violazioni riscontrate ad un’attività compiuta senza autorizzazione”. Il gip Abigail Mellace, nell’accogliere il provvedimento della Procura, ha richiamato il “carattere sistematico, reiterato, sfrontato delle gravi condotte criminose che, senza alcuna esagerazione, hanno provocato nel tempo un danno ambientale di eccezionale gravità”. Il comandante del Reparto operativo provinciale dell’Arma, il tenente colonnello Giorgio Naselli, ha evidenziatola consapevolezza degli indagati, per come emerso dalle intercettazioni, in riferimento a quanto avveniva nell’impianto di Alli. È stato spiegato, comunque, non ci saranno ripercussioni e la discarica continuerà a funzionare per evitare problemi nel conferimento dei rifiuti. Intanto il fascicolo delle indagini che hanno portato al sequestro sarà consegnato al presidente della Commissione parlamentare per il controllo sul ciclo dei rifiuti. Lo ha detto il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo. Lombardo ha spiegato che consegnerà il fascicolo “in quanto - ha detto - contiene aspetti importanti sulla gestione di una discarica”. Il riferimento è al fatto che, anche grazie alle intercettazioni e alle telecamere posizionate nella struttura, è stato possibile appurare che i rifiuti non venivano affatto trattati, ma finivano nella discarica così come arrivavano dai comuni che conferivano ad Alli.
venerdì 14 ottobre 2011
Scossa sismica nella provincia di Catanzaro
CATANZARO - Una scossa sismica di magnitudo 3.7 è stata registrata in
provincia di Catanzaro alle 19.30. Le località prossime all'epicentro
sono i comuni di Jacurso, San Pietro a Maida e Maida. La scossa è stata
avvertita dalla popolazione. Secondo le verifiche effettuate dalla Sala
Situazione Italia della Protezione Civile non risultano danni a persone o
cose.
E gli angeli non volarono più sopra il cielo di Sellia
E gli angeli volarono via sopra il cielo di Sellia

giovedì 13 ottobre 2011
Una storia incredibile Una mamma deve fotografare ogni momento vissuto assieme al proprio figlio perchè causa una malattia il giono dopo non ricorda più niente
Dover fotografare ogni singolo momento di vita con il proprio bambino
per potersi ricordare quello che si è fatto insieme.
appuntare con chi si è parlato al telefono, le commissioni che sono già state fatte, per non ripeterle o richiamare persone già sentite. E’ la quotidianità di Katie Booth, inglese di 34 anni.
Quando era
incinta del suo Elliot, due anni fa, Katie è stata colpita da un
aneurisma cerebrale che ha come paralizzato la parte del suo cervello
dedita alla memoria a breve termine. Da allora è iniziato un calvario
fatto di fotografie e post it. Ogni sera, dopo aver messo a letto il piccolo Elliot, Katie si
ripassa le decine e decine di foto fatte durante la giornata. In questo
modo “ripassa” quello che ha fatto quel giorno, ormai dimenticato.
Tutto è cominciato una sera di tre anni prima. Katie era al quarto mese di gravidanza. Ad un certo punto ha avvertito una fortissima emicrania. Quando il compagno, Jonathan Roberts, anche lui di 34 anni, è tornato a casa, l’ha aiutata a mettersi a letto e le ha dato un panno caldo da mettere sulla fronte per cercare di calmare il dolore. Ma non è servito a nulla. Katie ha cominciato a vomitare, a gridare dal male. Fino a che non ha perso conoscenza. Jonhatan l’ha portata in ospedale, dove i medici le hanno diagnosticato un aneurisma cerebrale, aggravato dalla gravidanza che aveva premuto sulla vena, provocando un’emorragia. Se fosse passato un po’ più di tempo per Katie sarebbe potuta essere la fine. Dopo un’operazione di dieci ore e quattro mesi in ospedale, Katie è potuta tornare a casa.
Nel luglio del 2008 Katie ha partorito Elliot con un cesareo. Rimase in ospedale per un settimana dopo il
appuntare con chi si è parlato al telefono, le commissioni che sono già state fatte, per non ripeterle o richiamare persone già sentite. E’ la quotidianità di Katie Booth, inglese di 34 anni.
Tutto è cominciato una sera di tre anni prima. Katie era al quarto mese di gravidanza. Ad un certo punto ha avvertito una fortissima emicrania. Quando il compagno, Jonathan Roberts, anche lui di 34 anni, è tornato a casa, l’ha aiutata a mettersi a letto e le ha dato un panno caldo da mettere sulla fronte per cercare di calmare il dolore. Ma non è servito a nulla. Katie ha cominciato a vomitare, a gridare dal male. Fino a che non ha perso conoscenza. Jonhatan l’ha portata in ospedale, dove i medici le hanno diagnosticato un aneurisma cerebrale, aggravato dalla gravidanza che aveva premuto sulla vena, provocando un’emorragia. Se fosse passato un po’ più di tempo per Katie sarebbe potuta essere la fine. Dopo un’operazione di dieci ore e quattro mesi in ospedale, Katie è potuta tornare a casa.
Nel luglio del 2008 Katie ha partorito Elliot con un cesareo. Rimase in ospedale per un settimana dopo il
mercoledì 12 ottobre 2011
Ponte dello stretto di Messina i pro e i contro di un opera costosissima
Nonostante la contrazione economica, che
stritola l’Occidente in una crisi più lancinante di quella del ’29,
il crollo dell’occupazione, le violente oscillazioni delle borse e la
cupa prospettiva “di due o più anni di ristagno economico globale”, i
pontisti non arretrano di un millimetro. Tengono strette le loro
convinzioni (che il prof. Bruno Sergi espone , con cognizione di
causa) e s’entusiasmano all’idea che la campata unica di 3300 metri
per l’attraversamento stabile delle “epiche sponde”, sbriciolerà il
primato del ponte di Akashi Kaikyo in Giappone di soli 1991 metri.
Noncuranti, peraltro, della messa in discussione di uno dei principali
atout del ponte: l’essere il terminale del corridoio “Berlino-Palermo”.
Corridoio però cancellato, salvo ripensamenti, dall’Unione europea.
Infatti, nella proposta di bilancio “Europa 2020” inviata dalla
Commissione Ue il 29 giugno all’Europarlamento, la geografia delle
grandi infrastrutture è stata sobillata. E nelle priorità
infrastrutturali, all’ex vecchio Corridoio 1 “Berlino-Palermo”
subentra il nuovo Corridoio 5 “Helsinki- La Valletta”, che a Napoli
vira verso Bari, salta la Calabria e la Sicilia e rende superfluo
il Ponte. I pontisti hanno, naturalmente, tante frecce nella
faretra, per spiegare che l’infrastruttura è “l’occasione del Sud”;
benché quando il Governo e le grandi imprese ricorrono ad
espressioni così altisonanti, al Mezzogiorno dovrebbe venire
l’orticaria. D’altronde appare esagerato il dilemma, ventilato dagli
oppositore, secondo cui il Ponte addirittura è alternativo allo
sviluppo del Sud. In sintesi, per chi lo considera imprescindibile, il
Ponte porterà benefici indiretti legati al turismo, alla mobilità ed
all’ampliamento dell’occupazione. Ed a supporto di siffatte tesi, si
sottolinea che il Ponte non incide sulle finanze pubbliche, oltre ad
essere una priorità di politica economica. Questa panoplia di punti
di forza ( confutati dal prof. Domenico Marino) fa impallidire il più
ostinato dei detrattori di un’infrastruttura su cui si disputa dai
tempi dei romani. Stupisce, in ogni modo, l’indifferenza con cui si
procede nell’iter realizzativo del Ponte (per cui finora sono stati
spesi all’incirca 500 milioni di euro) nonostante il sisma e lo tsunami
alto dieci metri che hanno sconvolto l’11 marzo scorso il Giappone:
la seconda potenza economica e tecnologica del mondo. Quella tragedia
non ha incrinato la determinazione a costruire, tra la Calabria e la
Sicilia, regioni appollaiate su un’area sismica dove nel 1908 un
terremoto di magnitudo 7.2 ha provocato 100mila morti, quella che per
alcuni sarà l’ottava meraviglia del pianeta ( quantunque la
definizione sia improvvida, vista la fine che hanno fatto le altre
sette) e per altri, viceversa, un’opera che avrebbe l’unico merito di
collegare due deserti. Sembra cancellato dalla memoria quel 28
dicembre di poco più di un secolo addietro e dimenticati i versi della
poetessa lombarda Ada Negri, che esortava a prestare soccorso:
“Fratelli in Cristo/ destatevi dal sonno/ andate a soccorrere con leve e
pale/ con pane e vesti. Nelle lontane terre dell’arsa Calabria crollano
ponti e città/i fiumi arretrano il corso/sotto case travolte le
creature sepolte vivono ancora/chissà. Batte la campana a stormo. Pietà
fratelli, pietà”. I termini della vexata quaestio sono noti. Si sa
chi il Ponte lo vuole e chi lo aborre. Ma se il confronto, da cui è
necessario espungere le visioni apocalittiche, tra sostenitori e
detrattori, su un’opera che ha avvinto persino zio Paperone ( in un
numero di Topolino il simpatico spilorcio lo costruisce per far soldi, ma poi
glielo portano via con dei palloncini) e di cui si discute da quando
il console Lucio Cecilio Metello intendeva far passare i 140
elefanti sottratti al generale cartaginese Asdrubale, non può che far
bene alla discussione, restano tuttora senza risposta alcuni
precisi interrogativi. Ad incominciare (punto primo) da chi dovrà
erogare materialmente i capitali necessari (da 6. 3 a 8.5 miliardi di
euro)
martedì 11 ottobre 2011
Addio Sellia......io parto con la valigia (Seconda parte )
Eccomi sono pronto! La macchina du compari micu e pronta mi
porterà sino a Catanzaro Sala, papà sistemò per l’ennesima volta per benino le
due valigie raccimolate chissà da chi, (le quali non erano di
cartone),chiuse ermeticamente con tanto di spago neppure io sapevo cosa
custodissero al suo interno perché l’unico vestito l’avevo addosso e l’unico
paio di scarpe che proprio stamattina ero andato a prendere “duva u scarparu
erano ai miei piedi. Prima durante la settimana mi ero fatto un giro dai vari parenti,amici,cumpari
ecc.. tutti dispiaciuti ma consapevoli che era la cosa più giusta da fare, non
ero il primo e purtroppo non sarei stato l’ultimo, il giro che era cominciato si da circa una settimana ma sicuramente alla fine mi sarei dimenticato di
qualcuno. Ogni parente,cumpari ecc.. dopo i vari dispiaceri di rito seguiti da
alcune lacrime mi regalavano qualcosa da mangiare durante il lungo viaggio (addirittura
qualche parente insinuava che tale viaggio sarebbe durato anche per alcune
settimane "Milanu è luntanu,si trova a natru munnu.” Avevo raccolto di
tutto da “suppresata ,formaggiu,vinu,olivi ammaccati,ficu tosti,nuci ecc..”
addirittura alcune fettine di logna perché secondo alcuni durante questo
lunghissimo viaggio ogni tanto ci fermavamo così scendendo dal treno si sarebbe potuto
accendere il fuoco per cucinare “na bella fettina e logna” cucinata per bene con
le brace.Tra le tante cose strane da mangiare durante il viaggio quella più incredibile fu quello di una
parente che mi regalò “nu buccacciu ccu u sangu e porcu frischu, a Milanu duva l’averra
trovatu?” Di tutto questo ben di Dio mi portai solo pochissime cose, la nostra
dispensa finalmente sorrideva era strapiena di roba, si sarebbe potuto mangiare tranquillamente per settimane.
Autore: sellia racconta. Si prega di inserire il link a chi ne fa uso (anche in modo parziale) con esplicito riferimento della fonte
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