giovedì 17 novembre 2011

Insediato il comitato per le celebrazioni dei 400 anni dalla nascita di Mattia Preti


     
 
Panoramica di Taverna CZ
 

Il comitato sarà presieduto da Vittorio Sgarbi. 

Autoritratto di Mattia Preti
L’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri ha coordinato l’incontro per l’insediamento del comitato scientifico per le celebrazioni dei 400 anni della nascita di Mattia Preti, presieduto dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, nominato dal Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, il quale ha dichiarato che “Mattia Preti rappresenta la secolare storia della Calabria, terra ricca di cultura e quindi di futuro”. L’assessore Caligiuri - informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta - ha evidenziato come la ricorrenza del pittore calabrese, che si verificherà nel 2013 “dovrà essere un’occasione per promuovere la cultura, l’economia, i territori e l’immagine della regione”. Vittorio Sgarbi, che è stato anche il presidente del Comitato dei 300 anni della morte di Mattia Preti, ha ricordato la mostra di Milano su “Caravaggio e l’Europa”, all’interno della quale era protagonista il Cavaliere calabrese. Sgarbi ha, poi, illustrato alcune idee per promuovere in uno scenario internazionale una mostra dal titolo “Mattia Preti e il barocco napoletano”, insieme ad una serie di iniziative che dovranno coinvolgere gli istituti italiani di cultura. All’incontro ha partecipato anche il restauratore Giuseppe Mantella il quale ha annunciato che a Malta, il prossimo 25 novembre, verrà riaperta la Chiesa di Santa Caterina ed ha evidenziato come anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano potrebbe essere interessato ad ospitare una o più opere di Mattia Preti al Quirinale. Alla riunione erano presenti, tra gli altri, De Giovanni Centelles, Domenico Romano Carratelli, Rossella Vodret, Alessandra Anselmi, Luigi Tassoni, Fabio De Chirico, Fernando Miglietta e il sindaco di Taverna Eugenio Canino. Pertanto,

Storia vera di due ragazzi catanzaresi che diventano famosi sul web arrivando anche sulla rivista il "Millionaire" il tutto grazie al sexyshop


E’ una storia di business, una storia di coraggio, una storia di pazzia. Certo, perché il genio è sempre un po’ folle. Ma è anche una storia di speranza, di passione e di professionalità. E se hai tutto questo puoi farcela. Puoi partire in 500 e arrivare con il Porche. E allora, signore e signori, rimanete comodi e leggete questa storia. Tutta da raccontare. Tutta catanzarese.
Segnatevi questi nomi:  Arnaldo Bianco, anni 27  studi universitari di odontoiatria alle spalle e Domenico Perri di anni 30 con una laurea in Ingegneria informatica. Sono soci del più grande sexy shop on line del mondo. E sono di Catanzaro. La loro idea e la loro azienda hanno già ricevuto due premi: idea dell’anno e Franchising dell’anno. Millionaire gli ha dedicato un articolo con tanto di foto da star. Il mondo gli sta regalando fama, soldi e successo professionale. Insomma, i due giovani imprenditori hanno fatto boom e mangiando pane, idee ed eros hanno sfondato. Ma andiamo per ordine.
La storia: E’ il 2009 quando Arnaldo Bianco e Domenico Perri si incontrano per caso ad una riunione di un partito politico. Entrambi andati per caso, per trascorrere il tempo e (forse) sfottere i protagonisti sul palco. Una stretta di mano, una discussione, un’idea. Eccola, è nata una simbiosi perfetta. La testa ha incontrato il suo corpo. Domenico e Arnaldo diventano una cosa sola. La passione infinita per il web definito come “un mondo illimitato che conosce solo la lungimiranza, ci ha fatti diventare amici e soci in un solo giorno”. E’ impressionante e quasi impossibile ma l’indomani a quell’incontro sul web è online www.sexxxyshop.it , un sito che propone articoli di erotismo “e non di pornografia, perché non serve per fare soldi”.  Dopo una settimana nasce la loro società e l’idea è di assoluta innovazione. “Abbiamo creato – dice Arnaldo con gli occhi di chi è solo all’inizio della scalata – un negozio virtuale capace di realizzare i sogni degli italiani, il vero popolo eros del mondo. La gente può scegliere tra 25mila articoli: calzature, intimo, vibratori e preservativi particolari. C’è di tutto e io nemmeno conosco la gran parte dei prodotti in vendita. I nostri collaboratori fanno della indagini di mercato e poi creano dei prodotti che ritengono possano funzionare, ci sono anche vibratori per iphone. Io e Domenico sapevamo dove volevamo arrivare e ogni giorno ne pensiamo una. La cosa funzionava e abbiamo deciso di creare il primo franchising online del mondo”.
Boom! La società fa il botto che da Milano si sente a Palermo. I due giovani imprenditori catanzaresi conquistano Romania, Montenegro, Inghilterra, Svizzera e Germania. Gli affiliati a sexxyshop.it sono 30 in meno di 3 mesi. E’ record! Beccano il premio in Francia come idea dell’anno e primo franchising esistente sul pianeta web. E’ sexxxyshop mania, è idea vincente, è fama.

mercoledì 16 novembre 2011

Ordinazione Sacerdotale nella Cattedrale di Catanzaro per Don Fabrizio Fittante da parte del Vescovo Metropolita Vincenzo Bertolone


Articoli tratto dalla "Gazzetta del Sud" "Quotidiano della Calabria" del 15.11.2011

Otto anni di reclusione per Chafik El Ketani il Marocchino che a bordo della sua auto investì un gruppo di ciclisti uccidendone otto.


La decisione del Gup di Lamezia, Carlo Fontanazza, sulla strage del 5 dicembre scorso. I familiari delle vittime: “Una pena troppo lieve che ci sorprende”

LAMEZIA TERME. Otto anni di reclusione: questa la condanna inflitta dal gup di Lamezia Terme a Chafik El Ketani, di 21 anni, il marocchino che il 5 dicembre scorso, a bordo della sua auto, a Lamezia Terme, investì un gruppo di ciclisti amatoriali uccidendone sette. Un ottavo morì dopo alcuni mesi. Il pm aveva chiesto la condanna a 10 anni per omicidio colposo plurimo pluriaggravato, tra l’altro, dalla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Il gup Carlo Fontanazza ha concesso ad El Ketani le attenuanti generiche, riducendo così la pena inflitta rispetto alle richieste. Ieri mattina, prima che il giudice si ritirasse per la camera di consiglio, il difensore di El Ketani, l’avv. Salvatore Staiano, aveva sostenuto che il suo assistito non guidava sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e non c’era neanche la certezza dell’eccesso di velocità, chiedendo una condanna più mite. Il legale aveva anche detto di avere chiesto al suo assistito di presentarsi in aula, ma che il giovane marocchino non se la sentiva di guardare in faccia i familiari delle vittime. Dopo Staiano aveva preso la parola il pm per una breve replica. Nell’incidente morirono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Puppin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Fortunato Bernardi (58) e Domenico Palazzo (46). Nell’ospedale di Cosenza, a distanza di due mesi, morì Domenico Strangis, di 48 anni- Una pena troppo lieve: è unanime il giudizio dei familiari degli otto ciclisti travolti ed uccisi. “La pena ci sorprende - ha detto Gennaro Perri, che quel giorno si salvò per miracolo e nello scontro ha perso il fratello, Rosario - anche perché lui, intanto, sta comodamente a casa sua e va anche su facebook mentre ha travolto la vita di tante famiglie. Per quello che ha fatto è una pena lieve, un anno per ognuna delle vittime”. I familiari di un’altra vittima, Vinicio Puppin, si limitano a dirsi “delusi” preferendo evitare di fare altri commenti. Fabio Davoli, avvocato, anche lui nel gruppo dei ciclisti travolti ed uscito illeso, ha attribuito la responsabilità di una sentenza....

martedì 15 novembre 2011

Usanze, credenze, riti sui defunti nella tradizione popolare

Il culto dei morti è da sempre elemento principale di tutte le culture sacre
subalterne popolari e presente in molti aspetti folkloristici tradizioni ancora attuali. Questa ricerca sull’antropologia del lutto, ha lo scopo di individuare un archetipo comune al rituale funebre del cordoglio e alle sue varie manifestazioni. Uno tra i più significativi rituali del cordoglio è quello della lamentazione funebre le cui tracce si perdono nella notte dei tempi. Per poter introdurci nel viaggio verso i sacri “lynos” dobbiamo però partire dalle tradizioni lucane, forse la regione che più di tutte ha conservato il ricordo di questo antico rituale. Il lamento funebre lucano ed in particolare la “lamentazione professionale”, è una pratica in via di dissolvimento o praticamente già dissolta della quale rimane solo il vago racconto delle anziane donne rivisitato in un’ottica di malcostume o vergogna.Ancora oggi accade che al dolore delle famiglie luttuate si unisca il cordoglio di altre persone, soprattutto quelle che da poco son state colpite a loro volta da un lutto, ma non si può parlare di vere lamentatici con l’accezione arcaica del termine, è solo un modo per rivivere e riproporre il proprio dolore personale o esprimere cordoglio a persone che, anche se non strettamente legate da parentela, erano comunque conosciute nel piccolo paese ove vivevano. Del resto non possiamo dimenticarci il contesto geografico dal quale parte questa ricerca: i paesi più interni della Basilicata ove isolamento e arretramento fanno ancora avvertire al contadino la sua stretta dipendenza dalle indomabili forze naturali(A. di Nola, 1976). E’ proprio questo status vivendi che ha permesso il perdurare di questi antichissimi ricordi, poi in parte trasformati dall’influenza cristiano-cattolica in una forma sincretica che è tipica del Cristianesimo locale ed autoctono e che si esprime in quel cattolicesimo popolare intessuto di influenze ed elementi “pagani”.Così il defunto anche nell’aldilà continuerà a condurre una vita non molto dissimile da quella terrestre “ora ti debbo dire cosa ti ho messo nella cassa:una camicia nuova, una rattoppata, la tovaglia per pulirti la faccia all’altro mondo, due paia di mutande una nuova e una con la toppa nel sedere, poi ti ho messo la pipa tanto che eri appassionato al fumo”La lamentazione funebre poi sembrerebbe un rituale legato al mondo agrestenoi contadini e le persone per bene andiamo al cimitero e piangiamo sulle nostre tombe…le persone per bene vengono al cimitero ma non piangono…le persone ricche piangono sì, ma non come noi pacchiani, noi che siamo villani e contadini piangiamo di più….”Un particolare che ci ritornerà utile nel proseguo dello studio. Tutto il rituale segue delle ben precise regole che fanno della tradizione una vera e propria “tecnica del pianto”. La lamentazione si presenta con un testo di cui “si sa già cosa dire”, secondo modelli stereotipati. Normalmente non appaiono elementLa lamentazione si presenta con un testo di cui “si sa già cosa dire”, secondo modelli stereotipati. Normalmente non appaiono elementi cristiani, invocazioni a Gesù, alla Vergine, ai Santi, anzi…vi è quasi una forma di protesta nei loro confronti “oh che tradimento ci hai fatto Gesù”La prima fase è quella del ricordo del defunto “o marito mio buono e bello, come ti penso” poi il suo lavoro la lamentatrice fa sempre riferimento al tema delle mani del morto“sei morto con la fatica alle mani”, poi il ricordo di tempi belli “quanne scimme a”  per poi inserire frasi sarcastiche del tipo “oh il vecchio che eri” per persone giovani o “oh che male cristiane” per indicare uomo d’abbene.Poi viene la descrizione della condizione in cui viene a trovarsi la famiglia, così per la neo sposa il lamento delle nozze non ancora consumate, per la vedova il duro lavoro che l’aspetterà, per i figli la mancanza del padreper poi avere quasi un piccolo rimprovero per la morte prematura “come mi lasci in mezzo alla via con tre figli”Si passa poi al modulo “ora vien tal dei tali” che a sua volta risponde “chi è morto”  per infine ricordare le vicende tra il defunto e questa persona “…non ti verrà più a chiamare alle 3 del mattino…” Particolare importanza acquista quella che potremmo definire la mimica del cordoglio, l’oscillazione corporea, perfettamente integrata al suono, come in moltissime tradizioni sciamaniche afro-amerinde, con una funzione quasi ipnogena ( E. De Martino, 1959) molto simile anche a quella delle lamentatrici palestinesi o arabe. Interessante è la mimica del fazzoletto agitato sul corpo del defunto per poi essere portato al naso in una continua incessante ripetizione dell’elemento gestuale.Anche questa gestualità avrebbe un atavico archetipo, così infatti la ritroviamo tra le lamentatici egizie. Qui il “gesto” sembrerebbe chiaramente destinato ad una forma di protezione dal defunto: Un solo braccio è portato verso il capo mentre l’altro si distende avanti con la palma della mano rovesciata. Gesto che poi ha assunto una valenza di saluto più che di difesa.Tradizioni rituali di questo tipo sono presenti anche in altre parti di Italia, quasi ad individuare un comune denominatoreE’ così ad esempio simili tradizioni le troviamo in Sardegna o più lontano in Brianza ove Il curato di Casiglio scrive come l'uso della lamentazione funebre sia ancora ben presente nel suo borgo, ancora nel XV secolo, benché proibito, e sarà lo stesso Carlo Borromeo che, assistendo ad un funerale a Predama, in Val Varrone, rimase fortemente sconcertato.Le prefiche le ritroviamo nel leccese ove sono chiamate “repite” e nell’area abruzzese molisana.Tradizioni simili sono presenti anche in Valtellina ed in Sardegna. Antonio Bresciani così ci descrive l’usanza tra le donne sarde:“In sul primo entrare, al defunto, tengono il capo chino, le mani composte, il viso ristretto, gli occhi bassi e procedono in silenzio…

Secondo il rapporto annuale "BCC Mediocrati" in Calabria si registra il primato Nazionale della presenza di giovani imprenditori


 

 Alla Calabria il primato italiano della presenza dei giovani    
imprenditori.
Pronti ad affrontare a denti stretti la crisi ma semplificando la burocrazia, facilitando l’accesso al credito e investendo su una nuova classe dirigente lontana dalla politica delle enunciazioni. È quanto emerge dal consueto rapporto annuale BCC Mediocrati - Demoskopika sulla congiuntura economica regionale. Per l’immediato futuro gli imprenditori vedono nero. La ripresa dei livelli di fiducia, infatti, registratasi consecutivamente nel precedente biennio che, segnalava comunque timidi segnali di ottimismo e il desiderio di uscire al più presto dalla persistente crisi economica, sembra interrompersi per lasciare il posto a segnali di maggiore preoccupazione e difficoltà per il prossimo futuro. Per la maggioranza degli operatori economici il cammino è ancora in salita, le difficoltà da superare sono ancora molte prima di poter imboccare la via della crescita. Tutti i principali indicatori osservati (fatturato, investimenti, liquidità e occupazione) presentano valori negativi. L’indice di fiducia, misurato annualmente da Demoskopika, registra una flessione di 3,4 punti passando dal 66,7 del 2010 al 63,3 del 2011. Un livello di fiducia maggiormente positivo si riscontra tra gli imprenditori più giovani: gli under 40 presentano un’aspettativa di ripresa pari a 83,2 superiore di quasi 30 punti a quello registrato dagli over 40, che è pari al 54,9. “La complessa questione legata allo sviluppo delle nuove leve imprenditoriali - ha dichiarato il presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino - deve essere gestita e supportata adeguatamente per garantire un sano sviluppo del nostro sistema imprenditoriale, innovandolo e rinnovandolo attraverso un positivo approccio della seconda generazione in azienda. In questa direzione, abbiamo voluto affrontare i molteplici aspetti che riguardano l’essere giovane imprenditore oggi in Calabria, partendo proprio dall’analisi delle opinioni, atteggiamenti ed esperienze dei diretti protagonisti: dalla nascita, motivazioni e difficoltà di avvio dell’impresa, alle problematiche legate alla “sopravvivenza” della stessa, per aprire poi una riflessione sul tema cruciale della continuità e della successione d’impresa. Un tema di indubbia importanza per comprendere l’evoluzione e le prospettive future del nostro sistema e per il quale BCC Mediocrati ha mostrato grande sensibilità e grande attenzione”. Cosenza si posiziona al settimo posto della graduatoria nazionale, preceduta però dalle altre province calabresi e in ordine da Reggio Calabria che con 9,3% apre la graduatoria per quota di giovani imprenditori, Crotone in seconda posizione con 9,1%, Vibo Valentia quinta con 8,7% e Catanzaro sesta con 8,2%.