venerdì 2 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
Pensieri,idee,suggerimenti..... ad alta voce su Sellia il borgo più bello che ci sia.
Un pensare ad alta voce riportando sul blog alcune considerazioni sul nostro amato borgo.
Come forse sapete io AMO SELLIA, amo la sua storia, i suoi vicoli, le sue tradizioni, i suoi abitanti che da sempre (ultimamente un pò di meno ) si sono sempre contradistinti come popolazione solidare,ospitale,armoniosa,unita.Sellia vanta una storia millenaria la quale anche dopo i vari cataclismi naturali e non, ha sempre rialzato la china, è sempre risorta dalle sue ceneri come un araba fenice. Basti ricordare il tremento cataclisma del 1783 quanto quasi l'intero paese venne inghiottito da una spaventosa e terribile frana andando definitivamente persi tante testimonianze storiche, tante richezze architettoniche. oppure più recentemente nel 1943 quando in più punti e in giorni diversi molte abitazioni crollarono creando un forte ferita al tessuto dell'antico borgo. In questi due cataclismi in epoche diverse Sellia ha perso oltre del 50% delle sue ricchezze storiche dall'antico Castello, a due chiese, ad un convento, a diversi palazzi come l'imponente sede Baronile. Eppure Sellia non si è mai arresa, non è mai perita; certo gravemente ferita con tremende ciccatrici che sono rimaste indelebili, ma perire mai, la caparbietà ( altra qualità superlativa della popolazione Selliese della quale ormai se ne sono perse le traccie) la caparbietà dicevamo ha portanto a non gettare la spugna cercardo di farsi forza di sentirsi parte viva di una comunità che voleva guardare avanti, certo la ricostituzione a portato a molti errori ma si potevano dare le attenuanti generiche dovute al fatto che si operava in una situazione d'emergenza dove si guardava poco nel cercare di salvare ciò che era rimasto. Oggi abbiamo poche attenuanti, anzi diciamola tutta: oggi non abbiamo nessuna attenuante siamo tutti colpevoli ( almeno in questo ci ritroviamo tutti uniti) colpevoli di veder morire giorno per giorno il nostro paese, la nostra identità come comunità, non alzando un dito anzi quando alziamo un dito lo facciamo per affossarla ancora di più ( stiamo forse diventando dei sadici?) Ci ritroviamo divisi in tutto ormai si sta spegnendo ogni momento di aggregazione collettiva. In quest'ultimo periodo il tutto si è incredibilmente accentuato, rimarcarto arrivando ad essere divisi anche nella nostra indiscussa fede relegiosa ( questo perchè va bene a te non va bene a me e viceversa) insomma stiamo raschiando il fondo del barile.Ben vengono le varie iniziative di aggregazione come il Presepe vivente bella iniziativa dove tutti dovremmo parteciparvi nel cercare di ristabilire momenti importanti di aggregazione. Certo qualcuno potrà dire non saranno certo le tue parole a far cambiare qualcosa ma intanto iniziamo a parlarne perchè non so se ve ne siete accorti ma tutte queste divisioni sono sorte perchè non parliamo più, non ci confrontiamo più, avere vedute diverse è segno di democrazia, dialogando anche animatamente ma sempre con il massimo rispetto ci porta a prendere giuste decisioni, l'importante è mettere a caratteri cubitali il problema principale che è la rinascita di Sellia.
Come forse sapete io AMO SELLIA, amo la sua storia, i suoi vicoli, le sue tradizioni, i suoi abitanti che da sempre (ultimamente un pò di meno ) si sono sempre contradistinti come popolazione solidare,ospitale,armoniosa,unita.Sellia vanta una storia millenaria la quale anche dopo i vari cataclismi naturali e non, ha sempre rialzato la china, è sempre risorta dalle sue ceneri come un araba fenice. Basti ricordare il tremento cataclisma del 1783 quanto quasi l'intero paese venne inghiottito da una spaventosa e terribile frana andando definitivamente persi tante testimonianze storiche, tante richezze architettoniche. oppure più recentemente nel 1943 quando in più punti e in giorni diversi molte abitazioni crollarono creando un forte ferita al tessuto dell'antico borgo. In questi due cataclismi in epoche diverse Sellia ha perso oltre del 50% delle sue ricchezze storiche dall'antico Castello, a due chiese, ad un convento, a diversi palazzi come l'imponente sede Baronile. Eppure Sellia non si è mai arresa, non è mai perita; certo gravemente ferita con tremende ciccatrici che sono rimaste indelebili, ma perire mai, la caparbietà ( altra qualità superlativa della popolazione Selliese della quale ormai se ne sono perse le traccie) la caparbietà dicevamo ha portanto a non gettare la spugna cercardo di farsi forza di sentirsi parte viva di una comunità che voleva guardare avanti, certo la ricostituzione a portato a molti errori ma si potevano dare le attenuanti generiche dovute al fatto che si operava in una situazione d'emergenza dove si guardava poco nel cercare di salvare ciò che era rimasto. Oggi abbiamo poche attenuanti, anzi diciamola tutta: oggi non abbiamo nessuna attenuante siamo tutti colpevoli ( almeno in questo ci ritroviamo tutti uniti) colpevoli di veder morire giorno per giorno il nostro paese, la nostra identità come comunità, non alzando un dito anzi quando alziamo un dito lo facciamo per affossarla ancora di più ( stiamo forse diventando dei sadici?) Ci ritroviamo divisi in tutto ormai si sta spegnendo ogni momento di aggregazione collettiva. In quest'ultimo periodo il tutto si è incredibilmente accentuato, rimarcarto arrivando ad essere divisi anche nella nostra indiscussa fede relegiosa ( questo perchè va bene a te non va bene a me e viceversa) insomma stiamo raschiando il fondo del barile.Ben vengono le varie iniziative di aggregazione come il Presepe vivente bella iniziativa dove tutti dovremmo parteciparvi nel cercare di ristabilire momenti importanti di aggregazione. Certo qualcuno potrà dire non saranno certo le tue parole a far cambiare qualcosa ma intanto iniziamo a parlarne perchè non so se ve ne siete accorti ma tutte queste divisioni sono sorte perchè non parliamo più, non ci confrontiamo più, avere vedute diverse è segno di democrazia, dialogando anche animatamente ma sempre con il massimo rispetto ci porta a prendere giuste decisioni, l'importante è mettere a caratteri cubitali il problema principale che è la rinascita di Sellia.
L’antico borgo di Sellia durante il mese di Dicembre
Il mese di Dicembre (ultimo mese dell’anno) era il mese più
suggestivo,più incantevole di tutto l’anno.
Già durante i primi giorni vi era
tutto un fervore per preparare a dovere la feste del santo patrono San Nicola
la quale spesso veniva festeggiata assieme a quella dell’Immacolata. Tutto il
paese di addobbava a festa con molte luminarie lungo la via principale dove si
posizionavano anche i vari mercanti che arrivavano da tutta la regione. La chiesa
veniva ornata a festa con il parato rosso che veniva sistemato lungo la navata
centrale, per l’occasione arrivavano anche dei sacerdoti che aiutavano l’Arciprete
nelle varie funzioni. Tutti aspettavano questa festa soprattutto i bambini
perche un antico detto diceva: “sinu a
Santu Nicola mancu na ficu si prova” i ficu tosti erano una vera prelibatezza da
custodire per le grandi occasioni, un altro detto diceva: “A Santu nicola ogni cavuna sona” voleva dire
che in questo periodo iniziavano le fitte piogge ed ogni piccola sorgiva
ritornava a portare molta acqua. I ragazzi in piazza iniziavano a fare un
grande recinto con i “Jnostrari” rami di ginestra dove al suo interno venivano
sistemati le varie stroppe” per il grande fuoco della vigilia di
Natale dove ognuno portava anche un piccolo ceppo di legno per riscaldare la
nascita di Gesù Bambino. Solo dopo la mezzanotte poteva iniziare la strina che
di solito veniva cantata alle giovani coppie che si erano sposate durante l’anno.
Nel sontuoso pranzo di Natale le varie pietanze tipiche del posto la facevano
da padrone non potevano assolutamente mancare i “cipulli l’allaquati” i
luppini, i torroni tosti fatti in casa, i tardilli,i crucetti, ecc.. Il
panettone veniva visto con diffidenza il quale veniva portato dai parenti emigrati
al nord,
La "Dda" di Milano fa scattare le manette al consigliere regionale Francesco Morelli e al giudice del Tribunale di Reggio Calabria Vincenzo Giglio con l'accusa di corruzione e favoreggiamento
Il magistrato Vincenzo Giglio è accusato di corruzione e di avere
favorito un esponente del clan Lampada. In manette anche il consigliere
regionale Francesco Morelli e l’avvocato Vincenzo Minasi
| Il consigliere Francesco Morelli |
| La conferenza stampa |
mercoledì 30 novembre 2011
E' morto a Sellia Marina (Catanzaro) il registra Vittorio De Seta
È morto il 28 novembre, nella sua villa di Sellia Marina (Catanzaro),
all’età di 88 anni, il regista palermitano Vittorio De Seta.
Maestro da ultimo alquanto caduto nell’oblio ma con una carriera piena di ricordi e riconoscimenti ai festival internazionali, De Seta fu autore di documentari e film come “Un giorno in Barbagia”, “Banditi ad Orgosolo”, “Diario di un maestro”.
Nato a Palermo nel 1923, si era trasferito a Roma per frequentare la
facoltà di architettura e aveva cominciato la sua carriera
cinematografica nel 1953, lavorando come secondo aiuto regista per un
episodio del film “Amori di mezzo secolo” di Mario Chiari. In seguitò si
e cimentato anche nell’attività di sceneggiatore e documentarista. I
primi suoi documentari risalgono agli anni Cinquanta e sono stati girati
prevalentemente in Sicilia e Sardegna. Tra questi lavori, “Isola di
fuoco”, ambientato nelle isole Eolie, viene premiato come miglior
documentario al festival di Cannes del 1955. Nel 1961 De Seta debuttò al
cinema con “Banditi a Orgosolo”, sceneggiato con la moglie Vera
Gherarducci, un film stilisticamente asciutto che arricchisce di una
sensibilità più moderna e consapevole la lezione del neorealismo. Il
film vince il premio Opera prima al Festival di Venezia e il Nastro
d’Argento alla migliore fotografia.
Nel 1966 De Seta ha realizzato, “Un uomo a metà”, che si allontana dal documentarismo che ha contraddistinto la sua carriera all’inizio. Tra il 1969 e i primi anni 1970 il regista si è trasferito in Francia per girare “L’invitata”. Il film, anche se apprezzato da Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, sarà poi accolto freddamente. Nel 1972 De Seta ritorna alle tematiche degli esordi con una miniserie televisiva, prodotta dalla Rai, “Diario di un maestro”, documento di una difficile esperienza didattica condotta in una borgata romana.
Maestro da ultimo alquanto caduto nell’oblio ma con una carriera piena di ricordi e riconoscimenti ai festival internazionali, De Seta fu autore di documentari e film come “Un giorno in Barbagia”, “Banditi ad Orgosolo”, “Diario di un maestro”.
Nel 1966 De Seta ha realizzato, “Un uomo a metà”, che si allontana dal documentarismo che ha contraddistinto la sua carriera all’inizio. Tra il 1969 e i primi anni 1970 il regista si è trasferito in Francia per girare “L’invitata”. Il film, anche se apprezzato da Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, sarà poi accolto freddamente. Nel 1972 De Seta ritorna alle tematiche degli esordi con una miniserie televisiva, prodotta dalla Rai, “Diario di un maestro”, documento di una difficile esperienza didattica condotta in una borgata romana.
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