sabato 4 febbraio 2012
Racconti Calabresi. U palummu ( il colombo) Seconda parte
Le sorelle la spiavano e cercavano di indovinare
il suo segreto
ma lei alle loro domande non rispondeva. Taceva sempre e serbava chiuso nel suo cuore il sentimento nato in lei e il suo mistero; ella viveva una storia d’amore. Serrata la porta e aperta la finestra prendeva una di quelle arance e la rotolava per terra; allora per la dischiusa imposta entrava un candido colombo che si tuffava in un bacino d’argento e vi si scuoteva lasciando cadere le penne e si trasformava nel più bello e forte giovane che si potesse immaginare. Dice la leggenda che era il figlio del re, e che un crudele destino lo costringeva da lungo tempo a vivere da colombo in mezzo all’avito aranceto. Per mezzo dei pomi rotolati per la stanza, la figlia del mercante lo chiamava ai dolci colloqui d’amore. Poi, quando il tempo era trascorso, il giovane si rituffava nel bacino e ne usciva trasformato in un colombo e tornava nel giardino.Avvenne un giorno che le sorelle penetrarono a sua insaputa nella stanza, e, rovistando con curiosità per ogni angolo, trovarono le arance che lasciarono cadere per terra e rotolare. E videro poco dopo venire un colombo, battere contro i vetri che si confissero nel petto, cadere per terra, e poi lentamente, alzarsi in volo e sparire. Quando Cenerentola tornò nella sua stanza, indovinò dal disordine che qualcosa di nuovo era accaduto. Vide le arance per terra avvizzite, le vetrate rotte e le gocce di sangue per terra. Invano rotolò per terra i pomi e invano attese il sospirato ritorno del principe. Dopo un lungo pianto si fece coraggio. Chiese a suo padre la benedizione e partì per la città dove il reuccio malato giaceva.
ma lei alle loro domande non rispondeva. Taceva sempre e serbava chiuso nel suo cuore il sentimento nato in lei e il suo mistero; ella viveva una storia d’amore. Serrata la porta e aperta la finestra prendeva una di quelle arance e la rotolava per terra; allora per la dischiusa imposta entrava un candido colombo che si tuffava in un bacino d’argento e vi si scuoteva lasciando cadere le penne e si trasformava nel più bello e forte giovane che si potesse immaginare. Dice la leggenda che era il figlio del re, e che un crudele destino lo costringeva da lungo tempo a vivere da colombo in mezzo all’avito aranceto. Per mezzo dei pomi rotolati per la stanza, la figlia del mercante lo chiamava ai dolci colloqui d’amore. Poi, quando il tempo era trascorso, il giovane si rituffava nel bacino e ne usciva trasformato in un colombo e tornava nel giardino.Avvenne un giorno che le sorelle penetrarono a sua insaputa nella stanza, e, rovistando con curiosità per ogni angolo, trovarono le arance che lasciarono cadere per terra e rotolare. E videro poco dopo venire un colombo, battere contro i vetri che si confissero nel petto, cadere per terra, e poi lentamente, alzarsi in volo e sparire. Quando Cenerentola tornò nella sua stanza, indovinò dal disordine che qualcosa di nuovo era accaduto. Vide le arance per terra avvizzite, le vetrate rotte e le gocce di sangue per terra. Invano rotolò per terra i pomi e invano attese il sospirato ritorno del principe. Dopo un lungo pianto si fece coraggio. Chiese a suo padre la benedizione e partì per la città dove il reuccio malato giaceva.
Lungo
il viaggio più volte la notte la sorprese in mezzo ai boschi. Una
volta, mentre si riposava ai piedi di un albero, fra i rami un enorme
uccello si posò facendo uno strano rumore e un sinistro stormire di
fronde. Poi un altro uccello si posò sullo stesso ramo, che per il peso
si piegò. E tra i due uccelli (tra la femmina che attendeva e il maschio
allora giunto) iniziò uno strano dialogo.
venerdì 3 febbraio 2012
Sersale il centrodestra organizza le primarie del 18 febbraio dove si sceglierà il candidato a Sindaco.
Panoramica di Sersale Cz |
150 di unità d'Italia 150 anni che la "Ndrangheta" comanda in Calabria!
Il Procuratore di Reggio, Pignatone, sottolinea lo stretto
collegamento, che esiste da 150 anni nel nostro Paese, tra gli “spazi di
opacità” ed il fenomeno mafioso
“Parlo da Procuratore della Repubblica, di chi è preposto a coordinare indagini che reggano un processo e contribuiscano a formulare sentenze. Quindi, riuscire a definire gli “spazi di opacità”, incerti e sfuggenti, avendo chiaro che la questione del ruolo della cosiddetta “area grigia” si accompagna da 150 anni al fenomeno mafioso in Italia”. Lo ha detto Giuseppe Pignatone relazionando mercoledì al convegno all’auditorium “Calidari” del Consiglio regionale sull’area grigia ed i suoi molteplici rapporti ed interessi, organizzato dal Museo della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Pignatone si è detto “convinto della possibilità di sconfiggere la mafia purché si lavori con grande spirito unitario”. Il Procuratore della Repubblica di Reggio, inoltre, ha voluto escludere “così come per il terrorismo, la figura di un “grande vecchio” che sta dietro ogni decisione delle cosche, sia singolo o come gruppo di persone, poiché le indagini finora svolte danno sì un’idea unitaria del fenomeno, ma è illusorio credere che basterebbe individuare e colpire quella ‘figura’ per sconfiggere definitivamente la ndrangheta”. Il Procuratore ha ricostruito i quattro anni della sua permanenza a Reggio Calabria, “per quanto le indagini in corso lo consentono, affidandomi - ha detto - ai fatti e non solo alle condotte che non sempre, da sole, servono ad individuare reati certi”. Pignatone, con lessico asciutto, ha descritto i vari livelli di collusione, “come nel caso della recente inchiesta “Bellu lavuru dui”, con grandi imprese nazionali che si servono di imprese locali mafiose, nonostante le segnalazioni della Prefettura ne indichino l’indole, che in qualche modo devono recuperare investimenti eseguendo male le opere fino alle conseguenze del crollo di una galleria in costruzione per carenza strutturale, scaricando i costi sulla collettività”. Pignatone, inoltre, ha esaminato i rapporti tra mafiosi, pubblici ufficiali e ceti professionali, forze dell’ordine, sindacalisti e magistrati. “Non c’é una sola fetta sociale vergine - ha detto - ed i rischi di contagio sono costanti, anche se bisogna sempre distinguere il grano dal loglio. Voglio però ricordare le amare riflessioni del presidente della sezione dell’Anm e di qualche collega sulle vicende che hanno coinvolto magistrati reggini e non mi pare che in altre occasioni simili che hanno riguardato professionisti parimenti sia stata resa pubblica alcuna presa di posizione da parte di organismi di rappresentanza professionale. Questo per dire che tutti dobbiamo prendere atto delle nostre responsabilità e reagire senza accettare o esprimere meraviglia per quanto di grave accade”. Sul rapporto ‘ndrangheta-politica il capo della Procura di Reggio ha ricordato “i casi di consiglieri regionali, sindaci, consiglieri comunali già processati che testimoniano il forte interesse della ‘ndrangheta per le amministrazioni locali. Ciò é essenzialmente dovuto al crescente ruolo degli enti locali, agli appalti, alle assunzioni, alla fornitura dei servizi, nel quadro del controllo del territorio che le cosche mafiose perseguono”.
giovedì 2 febbraio 2012
L'antico borgo di Sellia durante il mese di Febbraio
Febbraio il mese più corto ma anche più freddo dell’anno anche nell’antico borgo di Sellia.
La neve non era certo un evento eccezionale come nei nostri giorni ma faceva la sua comparsa molto spesso durando anche per diverse settimane, spesso diveniva impossibile uscire di casa anche per giorni sia per la spessa coltre nevosa sia per il ghiaccio che rendeva scivolosi e molto pericolose le varie viuzze. La strada principale nel tratto da “putica e Coppoletta sino a “ra curva da posta” rimaneva ghiacciata anche per settimane rendendo difficile il suo attraversamento ma diveniva la gioia dei ragazzi che armati di slittini improvvisati si dilettavano in spericolate gare; proprio vicino a “putica e Coppoletta” i ragazzi facevano il pupazzo di neve “u babbu e niva” più grande del paese che rimaneva li con il suo guardo rigoroso anche per dei mesi per gli occhi due “cocci d’olivi” un vecchio cappello bucato in testa, una grossa scopa fatta di “Scupularu” (pianta spontanea che ancora cresce in alcune zone) e in bocca non mancava mai una bella pipa finemente intagliata fatta dall’unico artigiano che all’epoca usava le varie radici per realizzare delle ottime pipe. I bambini che nascevano durante questo periodo (ovviamente nelle proprie case) venivano spesso registrati all’ufficio anagrafe del comune anche diverse settimane dopo proprio perché spesso si era impossibilitati di raggiungere il comune. Le varie famiglie si riunivano “a ra rasa du focularu” dove il più anziano spesso era anche il più bravo oratore iniziando così nel raccontare tante storie, i bambini rimanevano a bocca aperta trasportati dalla fantasia di queste storie (non esistevano i tanti mezzi tecnologici che abbiamo adesso: tv,radio,cellulari, internet ecc.. anzi non era arrivata ancora neppure la corrente elettrica, le case venivano illuminate dai vari lumini ad olio eppure non si ci annoiava mai oggi abbiamo tutte queste super tecnologie eppure siamo sempre annoiati. I vari lavori nei campi erano molto limitati ma certo non si aspettava il bel tempo per andare in campagna anche perché si sapeva benissimo che il bel tempo sarebbe arrivato solo da marzo in poi dunque. Spesso si vedevano persone che raccoglievano le olive sotto la neve andando a scovare i vari “”cocci d’oliva” sotto il manto nevoso. Era proprio in questo periodo che anche approfittando dell’impossibilità nel recarsi nei campi e dall’aria sanizza che si facevano le provviste di maiale, i bambini sentendo le varie grida dei maiali correvano di ruga in ruga per assistere in prima fila all’uccisione “du porco” ( oggi si griderebbe alla barbarie e all’inciviltà verso questi antichi riti) Al rito partecipava tutta la famiglia ognuno aveva un compito ben preciso da compiere: chi teneva il secchio per raccogliere “u sangua”, chi affilava i coltelli in attesa dei vari lavori, chi era addetto “a ra codara” sempre bollente mentre un l’esperto che avrebbe con un solo colpo ucciso il maiale per poi con un operazione precisa (chirurgica) avrebbe provveduto a dividere in varie parti che una volta a casa si provvedeva nelle varie preparazioni di salatura per u salatu,u vosciullaru,a pancetta ecc… ed anche il vecchio nonno non restava...
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