domenica 23 dicembre 2012

Buon Natale ..... (L'angolo della Poesia )

BUON NATALE ...... 
Buon Natale a chi ha perso la speranza
 lasciandola errare , da sola , in una stanza ....
 Buon Natale a chi un sorriso non sa' dare
perche' non ha piu' tempo per giocare ....
Buon Natale a tutti quelli che han smarrito la gioia
 e che si sono lasciati avvolgere dalla noia .....
 Buon Natale a coloro che non hanno tempo
 perche' han sempre qualcos' altro da fare ....
 Buon Natale a chi ha il cuore in pena
 perche' nessuno glielo sa' cullare ...

.

Emergenza smaltimento rifiuti; il sindaco di Simeri Crichi rende noto che ....



Il Sindaco del Comune di Simeri Crichi
Rende Noto

che, con ordinanza n°13435 del 21/12/2012, il Commissario Regionale per l’emergenza ambientale ha autorizzato lo smaltimento di un autocompattatore nella discarica di Alli, per Simeri Crichi e Zagarise il 22 cm, per Sellia, Soveria e Sellia Marina il 23 cm, per Magisano e Albi il 24 cm.
Dopo, “riprenderanno vigore le precedenti disposizioni”.
Fino a quando lo smaltimento dei rifiuti non andrà a regime, c’è bisogno della massima collaborazione dei cittadini, specie durante il periodo delle feste natalizie. E’ un dovere civico a cui non possiamo sottrarci, per scongiurare esiti più gravi.
I Sindaci vigilano a tutela della salute pubblica, ma nella situazione data non si può prescindere dal sostegno di tutti. Le polemiche sulle ...

Corpo forestale di Zagarise 31 agenti su un organico previsto di 80 unità ma nonostante la carenza di personale l'attività non si ferma mai.




articolo tratto dalla Gazzetta del Sud

sabato 22 dicembre 2012

Un patto di fratellanza tra Simeri Crichi,Tiriolo e Newtown durante la cerimonia del 29 dicembre



UN PATTO DI FRATELLANZA CRICHI, TIRIOLO, NEWTOWN


La recente tragedia di Newtown, alle porte di New York, che ha gettato l’America nello choc più profondo per l’ennesima strage di bambini, rende purtroppo ancora più attuale la cerimonia di pacificazione storica tra la comunità di Simeri Crichi e quella di Tiriolo, per una sorta di catarsi della “Strage degli innocenti di Crichi del 1809, perpetrata dai briganti filo borbonici guidati da Bartolo Scorzafava. La cerimonia avrà luogo il 29 dicembre, con inizio alle ore 18,30 presso il Policentro di via Corrado Alvaro, alla presenza del prefetto di Catanzaro (dott. Antonio Reppucci), del Questore (dott. Guido Marino), del Vicario Episcopale e di numerose autorità civili, militari e religiose. I sindaci dei due Comuni (Marcello Barberio e Giuseppe Lucente) decreteranno in forma solenne la pacificazione, intesa come liberazione dal vissuto storico delle due opposte fazioni, per una  purificazione della memoria” dall’orrendo eccidio, che costò la vita a 38 impuberi fanciulli di Crichi, figli dei legionari filo-francesi, che furono scannati e gettati nelle fiamme.
Oggi i mass-media diffondono in tutto il mondo l’insano gesto di un folle americano; la strage del 1809, invece, è stata immortalata in una stupenda tela del compianto pittore Domenico Cefaly e a quelle giovani vittime è stata intitolata la piazza principale del paese.


Quel terribile evento, che commosse l’Europa intera, fu stigmatizzato dai giornali del tempo e fu ripreso dal generale Pietro Colletta nella sua “Storia del Reame di Napoli”: alcuni autori moderni hanno inteso porre alla ribalta del tempo presente i cosiddetti muti della storia, condividendo le intuizioni di Bertold Breck (“I ribelli vivono là dove c’è oppressione”) e di Vincenzo Padula (“I calabresi nascono in quest’inferno e poi diventano briganti”).
L’olocausto fratricida di 200 anni fa reclama un patto di pacificazione di grande valenza antropologica e pedagogica, da parte di quanti conoscono la forza simbolica delle proprie radici e concordano con Benigni sul concetto di memoria storica come “madre” di ogni comunità locale. Nel corso della cerimonia sarà consegnata ai discendenti delle vittime e alle famiglie delle forze dell’ordine una ristampa anastatica de “L’arte del vivere felice” del poeta e accademico Agazio Di Somma, che ebbe i natali a Simeri e fu vescovo e ambasciatore di Catanzaro nel XVII secolo. Il Quartetto

Il Natale negli antichi borghi Calabresi tra suoni, tradizioni,magie, canti .... come a Strina

Le strade dei paesi, tortuosi, acciottolate  e piuttosto buie, erano vivacizzate dagli zampognari, musicanti provenienti dalle vicine località montane, vestiti con lunghe calze di pecora, mantello scuro e cappello di velluto a forma di cono; essi, con il suono dolce e inconfondibile dei loro strumenti, le zampogne, andavano in giro per le strade del paese a suonare le nenie natalizie e a portare nelle case e nelle chiese l’augurio di prosperità e letizia. La zampogna, strumento tradizionale per eccellenza, era fatta con pelle di capra e canne lavorate da sapienti artigiani. Le famiglie accoglievano i suonatori con entusiasmo offrendo loro dolci e prodotti tipici locali in particolare salumi e formaggi oppure qualche piccola offerta in denaro. Il tipico canto di Natale intonato nelle Chiese era “Tu scendi dalle stelle” che la gente cantava con voce intensa e commossa. Gli inni, le orazioni e le giaculatorie rivolte all’unisono a Dio e alla Madonna , riflettevano il sentimento religioso dei fedeli, erano perciò intrisi di spontaneo entusiasmo e autentico slancio, caratterizzati da semplici intonazioni melodiche, talvolta alterati da espressioni linguistiche dialettali, comunque sempre appassionati. I suoni e i canti di Natale giungevano così alle orecchie degli abitanti del luogo in modo che tutti potessero partecipare all’emozione del Natale. Questi canti erano generalmente accompagnati da piccoli strumenti artigianali come tamburelli, sonagli, flauti e organetti oltre che dalle suddette zampogne, dalle chitarre a corde battenti (catarra) e dal mandolino. Tali strumenti accompagnavano i vari eventi della vita nel lungo scorrere degli anni.  Molto in uso presso la nostra gente era un particolare tipo di canto popolare: la strenna (detta comunemente “strina”) il cui significato letterale è dono di buon augurio. La strenna, una delle tradizioni più vive e sentite della nostra provincia, era costituita da una serie di piccole strofe in rima, che esprimevano in versi dialettali locali un auspicio di felicità, di ricchezza e di buona salute per l’intera famiglia; essa era cantata e suonata al ritmo di un mortaio di bronzo con relativo pestello, da gruppi di ragazzi allegri e scanzonati che visitavano le varie case per portarvi il loro canto augurale. In cambio essi ricevevano dalle famiglie alcuni doni (per lo più dolci, frutta secca, vino e salumi fatti in casa) che andavano a depositare in un sacco di juta, detto comunemente “vertula” portato a spalla da uno dei componenti del gruppo. Ogni