martedì 24 novembre 2020

IL commissario alla Sanità ancora non arriva. «La verità è che neanche Gesù Cristo accetterebbe un incarico del genere…», l'ha detto ieri un ministro all’Adnkronos,

 «LA REGIONE Calabria, i calabresi, devono sapere che il Governo c’è, e c’è su tutto: dall’emergenza sanitaria – che continueremo ad affrontare insieme con il sostegno delle forze armate, delle forze dell’ordine e di tutti i volontari – agli interventi strutturali».


Lo ha detto il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia che ieri ha trascorso l’intera mattinata in Calabria per dimostrare la vicinanza dello Stato. Prima si è recato a Cosenza dove l’Esercito sta installando (dovrebbe essere operativo il primo dicembre) un ospedale da campo, poi ha sorvolato le zone alluvionate del crotonese ed infine ha coordinato via streaming dalla Cittadella regionale la conferenza Stato/Regioni. Merito del Ministro, quindi, quello di aver rappresentato plasticamente la vicinanza del Governo ad una regione per troppi anni dimenticata, ma tutto questo ai calabresi non basta. Non a caso sia a Cosenza sia a Catanzaro il Ministro è stato accolto da sit in, abbastanza partecipati vista la situazione, in cui si chiedeva la nomina immediata di un commissario che possa mettere in campo una strategia seria di contrasto al Covid.

In piazza si mescolava un po’ di tutto: i sindacati confederali, l’Usb, i ragazzi della sinistra antagonista e anche pezzi della destra che soffiano sul fuoco anti-governativo. Ma che l’esigenza di arrivare ad una conclusione sia diffusa lo dimostra anche la nuova nota diffusa dai vescovi calabresi. La Cec attraverso il vescovo di Catanzaro ha sottolineato come «l’errore più grave è delegare tutto ad uno, o a qualcuno, sperando che questo basti per cambiare».

Il Ministro sul punto però ha frenato; ha detto che il commissario non è questione prioritaria: «Dobbiamo occuparci di posti letto, tamponi, dobbiamo pensare alle famiglie che piangono i loro cari e agli operatori sanitari che rischiano la vita. Tutto questo lo facciamo indipendentemente dal commissario ad acta che non deve diventare una figura mitologica. Quando ci sarà, si occuperà del controllo delle procedure». Risposta diplomatica per nascondere l’impasse che si sta registrando sul punto. Una fase di stallo che non si capisce bene sia dettata dalla difficoltà di trovare qualcuno che accetti una poltrona che obiettivamente scotta oppure dal clima di scontro che si è registrato tra le componenti di maggioranza che sostengono il governo. «La verità è che neanche Gesù Cristo accetterebbe un incarico del genere…», ha detto ieri un ministro all’Adnkronos, confermando l’aria che tira. L’ultimo no sarebbe arrivato dall’ex prefetto di Roma Francesco Paolo Tronca. Lo ha detto anche il Ministro Speranza domenica sera a Che tempo che fa. A precisa domanda ha risposto che «c’è stata una discussione, ma non credo sia la soluzione definitiva». Subito dopo, però, è stato smentito dal suo braccio destro, il sottosegretario Pierpaolo Sileri il quale ha detto che su Tronca non c’è stata nessuna proposta ufficiale. Un po’ come per Gino Strada sul quale ieri Boccia è stato anche qui evasivo: «Fanno già un lavoro eccezionale a Milano, grazie alla loro rete riusciremo ad intervenire anche con medici, operatori ed un modello di intervento per gli ospedali da campo che ci potrà essere molto utile. Per questo ringrazio Gino Strada per quello che stano facendo e faranno».

Ma perché Gino Strada non può essere commissario? «Il commissario ad acta ha una funzione diversa», ha risposto lapidario. In ballo restano quindi il nome di Narciso Mostarda, neuropsichiatra infantile, e dg della Asl 6 di Roma e il Prefetto Luisa Latella attuale commissario dell’Asp di Catanzaro. Salvo eventuali sorprese visto che il dossier lo sta seguendo personalmente il premier Conte. Proprio il presidente del Consiglio ieri sera dalla Gruber ha detto che il nome del commissario c’è. Ovviamente se lo tiene ben stretto ma nel CdM di oggi dovrebbe chiudersi la partita. Un panorama che non rassicura per niente i calabresi visto che ..........

lunedì 23 novembre 2020

Coronavirus 59° vittima in calabria si tratta di una donna di Botricello deceduta all'ospedale Pugliese. Oggi Giornata funesta ben 17 vittime e 321 nuovi casi

 Cinquantesima vittima dallo scoppio della pandemia in Calabria. Si tratta di una donna di Botricello di 89 anni ricoverata nel reparto di Covid dell’Ospedale “Pugliese” del capoluogo, dove era stata ricoverata qualche giorno fa dopo aver contratto il virus.Il quadro clinico della donna si è aggravato con il passare dei giorni, fino al decesso sopraggiunto nella notte scorsa. I funerali si terranno oggi a Botricello nel pieno rispetto delle misure anti Covid e in forma privata.


Giornata tragica per il coronavirus in Calabria: sono 17 i morti in 24 ore, mentre 321 sono i nuovi positivi secondo quanto riporta il bollettino diffuso dalla Regione. 

In Calabria ad oggi sono stati sottoposti a test 337.422 soggetti per un totale di tamponi eseguiti 345.039 (allo stesso soggetto possono essere effettuati più test). Le persone risultate positive al Coronavirus sono 14.217 (+ 321 rispetto a ieri), quelle negative 323.205. Sono questi i dati giornalieri relativi all'epidemia da Covid-19 comunicati dal dipartimento Tutela della Salute. Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti: - Cosenza: casi attivi 3.226 (121 in reparto AO Cosenza; 16 in reparto al presidio di Rossano e 11 al presidio ospedaliero di Cetraro; 17 in terapia intensiva, 3.061 in isolamento domiciliare); casi chiusi 842 (743 guariti, 99 deceduti). Catanzaro: casi attivi 1.501 (72 in reparto; 17 in terapia intensiva; 1.412 in isolamento domiciliare); casi chiusi 633 (578 guariti, 55 deceduti). Crotone: casi attivi 893 (53 in reparto; 840 in isolamento domiciliare); casi chiusi 273 (267 guariti, 6 deceduti). - Vibo Valentia: casi attivi 646 (14 ricoverati, 632 in isolamento domiciliare); casi chiusi 224 (209 guariti, 15 deceduti). Reggio Calabria: casi attivi 3.567 (123 in reparto; 25 P.O di Gioia Tauro; 13 in terapia intensiva; 3.406 n isolamento domiciliare); casi chiusi 1.927 (1.864 guariti, 63 deceduti). Altra Regione o stato estero: casi attivi 313 (313 in isolamento domiciliare); casi chiusi 172 (171 guariti,1 deceduto). È compresa anche la persona deceduta al reparto di rianimazione di Cosenza che era residente fuori regione.

sabato 21 novembre 2020

‘Ndrangheta, corruzione e ruberie: dal 2000 Ecco l'elenco dei consiglieri regionali finiti nelle maglie della giustizia Tallini è solo l'ultimo del lungo, lunghissimo elenco.

 

Quello del presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Domenico Tallini, è solo l’ultimo in ordine di tempo tra gli arresti di politici regionali calabresi.

 


Dalla Calabria al Parlamento 

Il lungo, lunghissimo, elenco è assolutamente variegato e bipartisan e, negli anni ha colpito politici che, dalla Calabria, hanno spiccato il volo verso il Parlamento. E’ il caso dell’ex senatore Antonio Caridi, attualmente imputato nel processo “Gotha” per la sua carriera da politico regionale e consegnatosi nel carcere di Rebibbia dopo che Palazzo Madama darà l’ok al suo arresto: fin dai tempi del consiglio comunale di Reggio Calabria, fino, poi, all’assessorato regionale, Caridi sarebbe stato a disposizione delle cosche e strumento attraverso cui la massoneria deviata avrebbe infiltrato le Istituzioni. Una sfilza di cariche locali, tra cui, ovviamente, quella di consigliere regionale, per l’ex senatore Pietro Fuda, attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, proprio in combutta con la componente occulta della ‘ndrangheta, che sarebbe capeggiata dall’avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo. Coinvolti, invece, nello scandalo “Rimborsopoli” sulle spese pazze dei fondi del consiglio regionale, l’ex deputato Luigi Fedele e l’ex senatore Gianni Bilardi, entrambi con un passato in vari schieramenti, tra cui l’UDC e il Nuovo Centrodestra: agli atti dell’indagine, il video di una comica scena in cui un collaboratore di Bilardi riporta in Consiglio Regionale un televisore evidentemente acquistato con fondi pubblici ma utilizzato per fini privati. Il fatto avvenuto subito dopo l’interrogatorio di Bilardi, cui la Procura aveva contestato alcune spese sospette. 

Politici e  ‘Nrangheta

L’ombra della ‘ndrangheta aleggia su un numero enorme di politici regionali. Uno dei casi più inquietanti è quello di Mimmo Crea, condannato definitivamente per connivenza con le cosche della Locride: uno scenario, quello dei rapporti oscuri di Crea, che si inserisce nel contesto dell’omicidio dell’ex presidente del consiglio regionale, Franco Fortugno, assassinato a Locri nell’ottobre 2005. Dopo la morte di Fortugno, sarà proprio Crea (che era primo dei non eletti nella Margherita) a subentrare a Palazzo Campanella. Sarebbe stato, invece, un punto di riferimento per la ‘ndrangheta di Siderno, il consigliere regionale Cosimo Cherubino, socialista, e finito in carcere proprio con l’accusa di ‘ndrangheta. Accuse assai simili a quelle per cui verranno condannati definitivamente Franco Morelli e Santi Zappalà, entrambi esponenti del centrodestra nella Legislatura che inizia nel 2010 sotto la guida di Giuseppe Scopelliti. Morelli, con importanti aderenze in Vaticano, verrà punito per i suoi rapporti con la cosca Lampada, attiva sotto il profilo imprenditoriale a Milano e dintorni: un caso in cui emergerà (con una condanna definitiva) anche il ruolo dell’allora presidente della Corte d’Assise di Reggio Calabria, Vincenzo Giglio. Santi Zappalà, medico ed ex sindaco di Bagnara Calabra verrà addirittura pizzicato da cimici e telecamere del Ros dei Carabinieri ad acquistare pacchetti di voti nella abitazione storica della cosca Pelle, tra i casati storici della ‘ndrangheta.

Processi in corso

E’ davvero lungo l’elenco dei politici regionali attualmente a processo per presunti accordi con la ‘ndrangheta. Arresti e casi giudiziari aperti, quasi sempre, dopo la fine del mandato elettorale in Calabria. E’ il caso dell’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, per anni uomo forte di Alleanza Nazionale, che, al pari di Caridi, avrebbe fornito supporto alla masso-‘ndrangheta nei palazzi del potere. La cosca cosentina dei Lanzino-Ruà avrebbe invece condizionato le attività dell’assessorato regionale all’Agricoltura retto da Michele Trematerra, dell’Udc. Per anni esponente dell’Udc anche Gianni Nucera, uno dei più longevi per presenza nel Consiglio Regionale della Calabria: da testimone in un processo di ‘ndrangheta, Nucera riuscirà ad acquisire lo status di imputato per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose. In uno stesso procedimento imbastito dalla Dda di Reggio Calabria, denominato “Libro Nero”, sono invece imputati l’ex consigliere regionale, di Forza Italia e Fratelli d’Italia, Alessandro Nicolò, nonché l’ex assessore al Bilancio della Regione Calabria, Demetrio Naccari Carlizzi, un passato da uomo forte del Partito Democratico, e “renziano” della prima ora. Entrambi rispondono di una presunta vicinanza (e quindi sostegno elettorale) con l’importante cosca Libri, che ebbe un ruolo fondamentale nella guerra di ‘ndrangheta di Reggio Calabria e provincia, che lasciò sul selciato oltre 700 vittime. Nella stessa inchiesta è alla sbarra “solo” con l’accusa di corruzione anche l’ex capogruppo del Pd nel consiglio regionale, Sebi Romeo, sospettato di compravendita di notizie investigative riservate in combutta con un ufficiale della Guardia di Finanza. Un sospetto di ‘ndrangheta che aleggia (senza alcuna contestazione formale) sull’ex assessore regionale al Lavoro, Nino De Gaetano, di Rifondazione Comunista: i suoi “santini” elettorali verranno ritrovati nel covo del potentissimo boss Giovanni Tegano, arrestato dopo decenni di latitanza. Una circostanza non sufficiente per portare De Gaetano a processo per reati di ‘ndrangheta, ma “solo” per il caso dei rimborso elettorali: cifre enormi quelle contestate al “compagno Nino”, che nella sua vita ha dichiarato redditi solo dal Consiglio Regionale della Calabria.

‘Ndrangheta, palazzi e soldi

L’obiettivo della ‘ndrangheta è, quindi, quello di infiltrare le Istituzioni dove, evidentemente, circolano flussi di denaro importanti. E così l'ex assessore al Lavoro della Regione Calabria, Nazzareno Salerno, viene coinvolto nell’inchiesta “Robin Hood” sull'ingerenza della cosca di 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) nella gestione dei fondi della Comunità Europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà. Stessa sorte per un altro ex assessore al Lavoro della Giunta Scopelliti, Francescoantonio Stillitani, imprenditore di successo nel settore turistico: nell’indagine “Imponimento”, curata dalla Dda di Catanzaro, retta da Nicola Gratteri, Stillitani è indagato per associazione mafiosa. Avrebbe, in particolare, pagato 10mila euro un pacchetto di voti fornito dalla cosca Anell-Furci del Vibonese.  Ma, come detto, l’interesse della ‘ndrangheta sulla politica sarebbe assolutamente bipartisan. La “sua” Rende è stata per un trentennio una roccaforte della sinistra: Sandro Principe è uno dei politici più influenti dell’intera provincia di Cosenza, capace di trasferire il proprio potere politico anche in seno all’Assise regionale. E proprio per le sue attività da sindaco di Rende è attualmente imputato perché, secondo le indagini dei carabinieri, anche sulla scorta delle dichiarazioni di diversi pentiti, la famiglia Lanzino avrebbe appoggiato la sua carriera politica. E sono gravissime le dichiarazioni dei pentiti anche nei confronti dell’ex consigliere regionale, il vibonese Pietro Giamborino: un soggetto a disposizione dei Piscopisani, dei Fiarè, di Saverio Razionale, dei Lo Bianco e Pantaleone Mancuso “Vetrinetta”. Tali accuse di affiliazione alla ‘ndrangheta sono confluite nel maxiprocesso “Rinascita-Scott”, il più grande mai imbastito nei confronti della criminalità organizzata calabrese.

Colletti bianchi 

Fedelissimo dell’ex governatore Oliverio, all’inizio del 2020, il consigliere regionale Giuseppe Aieta si è autosospeso dal Partito Democratico, facendo “outing” rispetto a una indagine che lo vede indagato per corruzione: Insieme a lui, sotto inchiesta per lo stesso reato, tra gli altri, sono finiti due sindaci del cosentino, e un imprenditore del settore sanità. Tutti quanti – sostiene la procura – hanno promesso ad Aieta voti e sostegno alle regionali del 26 gennaio scorso, in cambio di assunzioni, favori e interventi. E per i magistrati, Aieta avrebbe accettato.

A proposito di fedelissimi di Oliverio

Nella stessa inchiesta dove è coinvolto l’ex governatore, è imputato il suo spin doctor, l’ex vicepresidente della Giunta Regionale Nicola Adamo, uomo forte del Pd e sposato con la parlamentare Dem, Enza Bruno Bossio. I reati addebitati agli indagati vanno dall'abuso d'ufficio alla corruzione, dalla turbata libertà degli incanti alle frodi nelle pubbliche forniture, al traffico di influenze illecite, mentre invece è caduta l'accusa di associazione per delinquere, che era stata contestata, tra gli altri, a Oliverio ed Adamo. Tra le persone rinviate a giudizio, anche l’attuale consigliere regionale Luca Morrone, figlio d’arte, dato che il papà Ennio sarà consigliere regionale per diversi anni. Coinvolto anche il segretario del PSI, Luigi Incarnato, una vita nei palazzi del potere. Incarnato è commissario liquidatore della Sorical (la Società pubblica che gestisce le risorse idriche della Calabria). Nel 2001, Incarnato viene eletto in Consiglio regionale, dove ricopre il ruolo di vicepresidente della Commissione sviluppo economico. Nel 2005, invece, diventa assessore regionale ai Lavori pubblici nella Giunta di centrosinistra presieduta da Agazio Loiero. Nel 2016 è nominato commissario liquidatore della Sorical dal presidente della Regione, Mario Oliverio. In un’altra indagine, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva chiesto per Incarnato l’applicazione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell’ambito di un filone supplementare dell’inchiesta “Reghion”, che nel luglio del 2016 aveva scatenato una bufera giudiziaria sul Comune di Reggio Calabria. Il gip però ha considerato insufficienti gli indizi per giustificare la misura cautelare. Elementi sufficienti, invece, per arrivare alle condanne di Enzo Sculco, Franco La Rupa e Antonio Rappoccio. Il crotonese Sculco, condannato per concussione, per fatti antecedenti alla sua elezione in consiglio regionale: la figlia Flora siede tuttora in consiglio regionale, unica donna a Palazzo Campanella. Condanna e doppio arresto, invece, per l’ex sindaco di Amantea (in provincia di Cosenza), Franco La Rupa condannato per via dell'appoggio elettorale ricevuto alle Regionali del 2005 dal clan Forastefano di Cassano allo Ionio da lui ricambiato con ingenti somme di denaro. Recentemente, La Rupa è stato nuovamente arrestato (insieme al figlio) per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche relativa alla vendita di olio d’oliva con marchio biologico, frode nell'esercizio del commercio, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, calunnia e tentata estorsione. Per truffa elettorale è stato invece condannato Antonio Rappoccio, per avere costituito alcune cooperative di giovani che lo avevano sostenuto elettoralmente, in cambio di fantomatici posti di lavoro.

Gli assolti 

Un elenco fatto comunque anche di assoluzioni e archiviazioni. E’ il caso di Franco Pacenza, già esponente di spicco dei Democratici di sinistra, arrestato e poi risarcito, fino ad arrivare alla nomina come consulente per la Sanità del governatore Mario Oliverio. O il caso dell’assessore Pasquale Maria Tripodi, arrestato dalla Dda di Perugia in un’inchiesta anti-‘ndrangheta, ma poi scarcerato, dato che l’arresto era stato “illegittimo”. E, ancora, il “re dello stoccafisso”, l’imprenditore Francesco D’Agostino, considerato vicino alla ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, prima indagato e poi archiviato: una pronuncia che, comunque, non gli permetterà di ripartire politicamente, dato che la sua candidatura verrà bloccata per ragioni di opportunità. Nello scandalo Anas della “Dama Nera” Antonella Accroglianò verrà invece assolto l’ex parlamentare Gigi Meduri, che dalle indagini della Procura di Roma era emerso come “consigliere” della donna, al centro del giro di tangenti. Dovrà invece aspettare la Corte di Cassazione l’ex parlamentare del Nuovo Centrodestra, Piero Aiello. Il senatore, ma con un passato in Consiglio Regionale, era accusato di aver incontrato i boss della ‘ndrangheta lametina, Giuseppe Giampà e Saverio Cappello, ai quali avrebbe chiesto i voti in occasione delle elezioni regionali del 2010: nel 2017 la fine della sua odissea giudiziaria.

Elenco lungo 

Al netto di assoluzioni, archiviazioni ed errori giudiziari, la lista dei politici calabresi coinvolti in indagini di un certo rilievo e, comunque, connesse all’attività istituzionale, potrebbe essere molto più corposa, arrivando a toccare e superare la quota di cinquanta. Oltre a quelli già menzionati, infatti, sono alcune decine i politici, tra consiglieri regionali ed ex consiglieri regionali, ancora coinvolti nel .......................

venerdì 20 novembre 2020

Ida Cavalcanti: chi è la moglie di Eugenio Gaudio e cosa c'è dietro la storia di non volersi trasferire a Catanzaro ?

 Eugenio Gaudio, nominato dal governo Conte il giorno prima commissario alla sanità in Calabria e dimessosi il giorno dopo con una giustificazione che ai più è sembrata surreale: "Mia moglie - ha spiegato a  Repubblica - non ha intenzione di trasferirsi a Catanzaro. Un lavoro del genere va affrontato con il massimo impegno e non ho intenzione di aprire una crisi familiare". 



Ida Cavalcanti: chi è la moglie di Eugenio Gaudio e cosa c'è dietro la storia di non volersi trasferire a Catanzaro

Oggi i giornali approfondiscono la vicenda e raccontano ulteriori dettagli su una storia che ha molti elementi che non quadrano. La moglie di Gaudio si chiama Ida Cavalcanti ed è di Cosenza, come il marito che questa settimana lascerà l'incarico di rettore a La Sapienza alla neoletta Antonella Polimeni. Ai più la questione della moglie è sembrata una scusa, tanto più che dopo la sua nomina Gaudio era stato attaccato dal MoVimento 5 Stelle perché è indagato per un concorso universitario a Catania. Ma lui con il Corriere della Sera taglia la testa al toro anche su questa vicenda: "Nel pomeriggio (di ieri, ndr) il mio avvocato mi ha comunicato che il procuratore ha depositato la richiesta di archiviazione nei miei confronti. Dai tabulati risultava del resto la mia estraneità alla vicenda". E dice anche che non c'entra nulla il campanilismo, visto che non è vero che entrambi sono tifosi "sfegatati" del Cosenza: nessuno dei due segue il calcio. Aggiunge anche di non aver detto sì alla nomina ma di aver chiesto a Giuseppe Conte, che conosce ma di cui non è amico, il tempo di valutare anche se nel frattempo la sua nomina è stata deliberata dal Consiglio dei Ministri. 

Ma allora cosa c'è dietro la storia di non volersi trasferire a Catanzaro? Il Corriere, riportando l'assunzione di responsabilità del premier sul pasticcio dei tre commissari in sette giorni ("Mi assumo tutta la responsabilità dei passi falsi"), suggerisce che possano aver pesato i sospetti sul concorso alla Sapienza al quale Conte voleva partecipare con Gaudio rettore. Ma qui è Conte stesso a smentire: "Io posso allontanare i sospetti, ma è difficile allontanare le stupidaggini. Mai avuto rapporti col rettore Gaudio da candidato". E c’entra qualcosa Arcuri, altro calabrese? "No, Gaudio è un nome che lievita da solo. Non fantastichiamo". Secondo il Messaggero invece dietro il no di Gaudio c'è la guerriglia del M5S:

Gaudio ha rinunciato perché il calabrese Morra - presidente grillino della Commissione Anti-Mafia - e gli altri 5 stelle lo hanno subito messo nel mirino giustizialista. [... ] . E più che il volere della sua signora, può entrarci semmai - nella rinuncia - la non chiarezza dei compiti che gli sarebbero spettati e l’indefinita presenza o l’ombra ingombrante di Strada e dei suoi fan non sembrano il massimo per chi ha bisogno invece di una situazione limpida per svolgere al meglio la propria difficile funzione.

Chi sarà il nuovo commissario alla sanità in Calabria

Intanto, mentre Il presidente di Regione Nino Spirlì si oppone con il corpo all’arrivo di Gino Strada, secondo Repubblica in pole ora c’è Federico Maurizio D’Andrea, manager calabrese trapiantato a ......

Triste ricorrenza per la città di Sersale. Artefice in negativo Tallini il quale nello stesso giorno del suo arresto un anno fa causò la disfatta sulla gestione "Valli Cupe"

 L'attenta e dettagliata riflessione del primo cittadino di Sersale Avv. Salvatore Torchia.

Un anno fa, proprio il 19 novembre, il Consiglio Regionale della Calabria, scriveva, per la nostra Città, una brutta pagina (certo, di belle il consiglio regionale della Calabria, almeno negli ultimi tempi, non ne ha scritte molte).



Il consigliere regionale Tallini, oggi presidente del consiglio regionale, dai banchi dell'opposizione con il sostegno determinante dell'allora maggioranza di centro sinistra, faceva approvare la legge che "cacciava" (primo caso nella storia del regionalismo calabrese) un ente pubblico ( il Comune di Sersale) dalla gestione di un ente di diritto pubblico (la Riserva delle Valli Cupe), sostituendolo con un soggetto privato (Legambiente Calabria).
In pochi mesi, se non giorni, Tallini ha portato a termine con feroce determinazione, sicuramente degna di miglior causa, un'azione legislativa che ha offeso un' amministrazione comunale ed un'intera comunità.
Ad oggi, a distanza di un anno, nonostante la buona volontà messa in campo dai nuovi rappresentanti di
Legambiente Calabria
(persone assolutamente perbene e leali), il nuovo gestore non è ancora riuscito a diventare pienamente operativo ed in linea con le aspettative e con i programmi da portare avanti.
La novità dell'esperienza e, soprattutto, la pandemia che di questo anno ne ha occupato più di due terzi, hanno rallentato il cammino del nuovo gestore.
Nonostante ciò la stagione estiva, nella pausa concessa dalla pandemia, ha fatto registrare presenze importanti nei nostri siti e nel nostro centro abitato, in linea con gli standard's degli anni precedenti, forse anche di più, con indubbi vantaggi per ristoratori, operatori commerciali e fornitori di servizi turistici.
Desidero ringraziare, a tal proposito, i bravissimi ragazzi della Cooperativa Segreti Mediterranei, con il Presidente
Francesco Amato
e
Carmine De Fazio
, che non si sono persi d'animo ed hanno proseguito con la solita professionalità ed il solito amore per i nostri gioielli della natura, ad accogliere ed accompagnare turisti e visitatori.
Da veri co-protagonisti, quali sono stati e sono ancora, della creazione del fenomeno "Valli Cupe", hanno avuto ancora fiducia nelle loro forze, nelle loro conoscenze e nel loro entusiasmo sostenuti, come avviene ormai da oltre 18 anni, dall'amministrazione comunale e dal sottoscritto.
Il sottoscritto, come avviene ormai da oltre 18 anni, ha dimostrato di avere MANI E BRACCIA LUNGHE ED ACCOGLIENTI che hanno dispensato sostegno ed affetto nella costruzione di un virtuoso cammino anche a chi non lo meritava, anche a chi con MENTE E CERVELLO CORTO (mutuando da buffe fantasticherie), quel cammino lo ha cosparso di frutti avvelenati coltivati nel suo personale FRUTTETO.
Se solo il consigliere Tallini avesse impiegato un decimo della determinazione e della ferocia che ha impiegato, da consigliere regionale di opposizione, nell' oltraggio al Comune di Sersale, per incalzare il Commissario alla Sanità della CALABRIA a fare quanto era nelle sue competenze per fronteggiare la pandemia e per tutelare il diritto alla salute dei calabresi, forse avremmo visto un'altra storia, forse un po' meno tragica di quella che stiamo vivendo sulla nostra pelle.
Invece no, il Presidente Tallini aveva altre cose cui pensare, per esempio aveva da pensare di fare approvare la vergognosa legge sui vitalizi, quella che "si illustrava" da sola, poi precipitosamente abrogata dopo la sollevazione popolare; aveva da fare infornate di nomine di portaborse, autisti e portaborse di portaborse fino all'ultimo giorno utile della consiliatura.
Non aveva tempo per occuparsi della salute dei calabresi, esercitando il potere ispettivo e di controllo spettante ad un consigliere regionale, ancor più se Presidente del consiglio, per incalzare il Commissario alla Sanità della Calabria.
Penso che per questi personaggi e per tutti quelli che stanno animando il dibattito nazionale sulla nostra martoriata Calabria per vicende che se non riguardassero un tema così importante come la salute dei calabresi, sarebbero grottesche e farsesche, l'unica parola da pronunciare è: VERGOGNA!!!
E l' unico verbo, da coniugare all'imperativo presente è: VERGOGNATEVI!!!
P. S. Il post lo avevo impostato ieri sera e l'ho lasciato come lo avevo scritto, senza aggiornamenti derivanti dalle notizie di cronaca giudiziaria di questa mattina che per una curiosa coincidenza, forse animata da mano divina, giunte proprio nella giornata del primo anniversario (non proprio da festeggiare, ma da ricordare si) di quella brutta legge. Auspico che ....


la Magistratura, nei cui confronti nutro grande stima, faccia piena luce su tutto.
E, comunque, non mi è mai piaciuto e non mi piace gioire sulle sventure altrui, anche se meritate. Sono una persona perbene!!!

giovedì 19 novembre 2020

Arrestato Tallini per rapporti diretti con la ndrangheta, truffa, minacce e voti di scambio. Operazione "Farmabusiness". Sono 25 gli indagati, svelato l'intreccio tra 'ndrangheta e politica

 Una operazione portata a termine fra Catanzaro, Crotone e Roma dei carabinieri del comando provinciale di Catanzaro e di Crotone, su richiesta di questa Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia - nei confronti di 19 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.


E’ stata chiamata in codice “FarmaBusiness” l’operazione dei carabinieri di Catanzaro che stamane ha portato all’arresto di 19 persone  fra cui il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, 68 anni, esponente di Forza Italia. Al centro delle indagini della Dda di Catanzaro e dei militari dell’Arma la costituzione di una società, con sede nel capoluogo calabrese, finalizzata alla distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali mediante una rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie (20 in Calabria, 2 in Puglia e 1 in Emilia Romagna) che la cosca Grande Aracri di Cutro (Kr) avrebbe utilizzato per riciclare capitali illeciti.

Le indagini avrebbero permesso di definire i nuovi assetti della cosca dopo le operazioni che ne hanno colpito i principali esponenti e lo stesso capo, Nicolino Grande Aracri, e di documentare l’intestazione fittizia di beni e utilita’ e una “rilevante progettualita’ imprenditoriale” tesa al reimpiego dei proventi illeciti della cosca attraverso la societa’ al centro delle indagini. In questo contesto sarebbe emerso il supporto fornito al clan, specie nella fase di avvio della società, di Tallini, il cui intervento, ricambiato con il sostegno della cosca alle elezioni regionali del novembre 2014, sarebbe stato decisivo per favorire e accelerare l’iter burocratico iniziale per ottenere le necessarie autorizzazioni. Nelle indagini sono coinvolti professionisti e imprenditori che avrebbero avuto un ruolo nella realizzazione del programma della cosca con riguardo al perseguimento dei vantaggi economici nei diversi settori imprenditoriali di interesse. Gli inquirenti avrebbero documentato anche.......