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mercoledì 24 marzo 2010

RAPIMENTO DA PARTE DEI BRIGANTI DEL FIGLIO DEL BARONE DI SELLIA (PRIMA PARTE)

La storia realmente successa che stiamo per raccontarvi si svolse in un contesto sociale di povertà e miseria mentre i pochi ricchi diventavano sempre più potenti e i poveri sempre più pezzenti anche culturalmente .Il brigantismo si proponeva alla sua nascita come strumento di rivolta verso i ricchi sempre distaccati dalle reali necessità del popolo vivendo in modo sfarzoso quando invece fuori dalle loro case la gente moriva di fame .Di tutto questo ne riparleremo in maniera più dettagliata in futuri post che dedicheremo al contesto sociale e culturale della nascita del brigantaggio .Anche Sellia vede ,durante il periodo dei baroni, vari episodi di malessere verso una classe che sempre più si allontanava dai veri bisogni del popolo.
Una notte un gruppo di banditi organizzò un piano per rapire il figlio piccolo maschio del barone; bisognava essere molto attenti in ogni piccola mossa e soprattutto non fidarsi di nessuno perchè per la forte miseria che regnava tra il popolo chiunque li avrebbe traditi per un tozzo di pane .Prima di passare al rapimento decisero il luogo dove doveva passare da prigioniero il figlio del barone in attesa del riscatto e soprattutto decidere il momento propizio per rapirlo. Studiarono per diversi giorni ogni movimento della famiglia del barone decidendo di rapirlo il giorno successivo quando i maschi sarebbero usciti la mattina presto per una battuta di caccia e il piccolo era custodito solo dalla nutrice i banditi erano quattro nessuno neppure le madri o le mogli sospettavano minimamente cosa stavano tramando .Il giorno del rapimento tutto andò secondo i piani: rapirono fulmineamente il piccolo in un momento di distrazione da parte della nutrice colpendola con un bastone alla testa ,poi di corsa verso il nascondiglio che si trovava subito fuori dal paese; era un porcile custodito da un vecchio sempre ubriaco fin dalla mattina che non sospettava che proprio sotto "u scifu" mesi prima i banditi avevano scavato un rifugio che si accedeva alzando proprio u” scifu”. Lo legarono per bene e a turno vigilarono sempre con fare circospetto, il luogo che per oltre un mese sarebbe stato l'abitazione del figlio del barone .L'allarme fu dato dopo poco , subito nella casa baronile si radunò una folla di curiosi "anno arrobatu u figliu cotrarellu du baruna Prejanò". Queste erano le grida che echeggiavano per le viuzze del paese .Non passò molto che arrivarono molti carabinieri anche da Catanzaro che iniziarono a rastrellare il paese ma non trovarono niente,nessun indizio ,nessun sospetto tanto che iniziarono ad essere convinti che ormai il piccolo era in qualche campagna lontana dal paese,invece lui era vicino tanto vicino che aveva udito le grida delle persone molti l'avevano chiamato a gran voce nella vaga speranza  di ritrovarlo subito. Lui sentiva ma non poteva parlare, neanche  muoversi di un millimetro tanto che era legato stretto .Passarono due giorni i briganti neppure si erano avicinati al covo mentre il piccolo era rimasto chiuso lì al buio, al freddo senza mangiare o bere. Fu proprio durante quel periodo che giurò solennemete che se mai sarebbe uscito vivo da lì si sarebbe fatto prete. Passò anche il terzo giorno, ma nessuno gli portò nemmeno dell'acqua ,mentre il barone aveva trovato una lettera scritta in mal modo dai banditi i quali davano un ultimatum: entro 5 giorni doveva consegnare i soldi oppure il piccolo sarebbe stato ucciso .I carabinieri intanto osservavano tutti i possibili sospettati ,il barone non disse nulla della lettera al maresciallo per non complicare le cose. Arrivati al quarto giorno, la domestica trovò dentro un..........

martedì 23 marzo 2010

LA CUCINA CALABRESE: UN PO' DI STORIA ( 1)

C'è nel modo di alimentarsi dei calabresi qualcosa di sacro e di antico, l'osservanza di regole di comportamento che vengono dai secoli. Si direbbe che tra la Sila e lo Stretto si avvertisse più che altrove la connessione tra le esigenze della nutrizione e quelle dello spirito: ogni festa religiosa aveva in Calabria il suo cibo di devozione, ogni evento della vita familiare - nozze, lutti, battesimi - il suo adempimento gastronomico. Era regola che per Natale si dovessero mettere in tavola tredici portate e che lo stesso si dovesse fare per l'Epifania; le feste di Carnevale richiedevano un menù fondato su maccheroni e carne di maiale, la Pasqua non poteva celebrarsi senza i pani rituali e l'arrosto di agnello. Per l'Ascensione erano di rigore i tagliolini al latte, per San Rocco dolci raffiguranti le parti del corpo che potevano guarire per l'intercessione del taumaturgo e così via: il pane azzimo a Santa Chiara, lagane e ciceri per i Defunti, il baccalà fritto a San Martino, la cuccia a Santa Lucia.
Il rigore di questo calendario si è affievolito col tempo, lasciando però tracce visibili nel repertorio alimentare della regione. Il cibo dei calabresi è sostanzialmente quello che era una volta, determinato dagli usi, dalle credenze e dalla storia. Protesa al centro del Mediterraneo, lambita da due mari, la Calabria nelle sue coltivazioni ha raccolto e metabolizzato influenze dell'Est come dell'Ovest: alcune coltivazioni furono trapiantate sul suolo di quella che si chiamava Enotria dai coloni greci, fondatori di una civiltà di cui si sente ancora l'orgoglio.
Incontestata è ad esempio l'origine greca dei laganoi, larghe fettuccine molto amate a Sibari, mentre è sicuramente arabo il nome della mustica, lo straordinario, appetitosissimo cibo che deriva dalla pratica di mettere sott'olio e sotto peperoncino le acciughe appena nate. Si tratta di un cibo conservato, dunque di una risorsa vitale.
Nei borghi dell'Appennino, nei luoghi della fatica mal compensata, la disponibilità di provviste non deperibili era fino a ieri l'unica ricchezza desiderata. "Amaru chi lu puorco non ammazza", infelice chi non ha maiali da ammazzare, diceva una vecchia canzone popolare. Gli insaccati, la sugna, la mustica, i formaggi, le melanzane sott'olio e i pomodori seccati erano per la gente del Sud la garanzia di sopravvivere nei periodi, non infrequenti, di carestia. La loro preparazione seguiva rituali e scadenze non derogabili, era accompagnata da invocazioni, auspici e scaramanzie di cui resta ormai solo il ricordo.

lunedì 22 marzo 2010

LA CALABRIA AL VOTO:REGIONALI 2010

Manca meno di una settimana al voto per il rinnovo del consiglio regionale ;un voto importante,un voto di svolta,un voto da ultima spiaggia :così titolano spesso i vari giornali...però scusate un attimo,ma in tutti questi anni abbiamo scherzato? Le varie consultazioni regionali che si sono succedute erano solo una prova generale per queste? Almeno ce lo potevate dire, così non ci arrabbiavamo quando in tutti questi decenni abbiamo assistito ad un declino continuo ed inesorabile, in una morte lenta ma cercata ,voluta,calcolata della nostra Calabria. Beh se lo sapevamo saremmo stati più, anzi, meno sconsolati ,tanto sono solo delle prove generali ora che arrivano quelle della svolta si cambia registro, tutti uniti dopo la giusta bagarre elettorale,tutti uniti per il bene della nostra amata e pur sempre più deturpata,violentata,svenduta regione. Sarà veramente così ? Basta sfogliare un vecchio giornale di 5 anni fa per capire che purtroppo ogni volta che si è votato esse venivano proclamate come le elezioni della svolta,erano l'elezioni di adesso o mai più. Non ci resta che....piangere come il titolo di un famoso film che un esilarante scena diceva " Chi siete?Cosa portate?Sì,ma quanti siete?Un fiorino!" .Oppure tre come i nostri candidati alla presidenza .

sabato 20 marzo 2010

CHI DI VOI E' SENZA PECCATO

SABATO della cattiveria e della malvagità dell’uomo (20 Marzo 2010)

Carissimi,

A TUTTI COLORO CHE IN QUESTO PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA FESTEGGIANO IL RITORNO DEL SANTO PATRONO NELLA COMUNITA’, AUGURI, AUGURI DI CUORE, AUGURI DI SANTITA’, AUGURI DI OGNI BENE, AUGURI DI PROSPERITA.

VI AMO TUTTI, VI VOGLIO BENE DAL PROFONDO DEL CUORE. BENEDICO IL SIGNORE CHE VI HA MESSO ACCANTO A ME. CORAGGIO, CAMMINIAMO INSIEME FINO AL PARADISO.

Dopo questo augurio, meditiamo per un attimo sul vangelo di questa V domenica di Quaresima.

Il Vangelo di oggi ci mostra: un uomo che non sa perdonare, che usa l’uomo per fare del male all’uomo. Ci mostra un uomo dal cuore triste, senza vita, carcerato nei suoi pensieri, impigliato nel male, fossilizzato in una religione senza misericordia, irretito in una fede impura, conquistato dalla malvagità e malignità, assai lontano dalla verità di Dio e dal Dio vero.

    foto tratta dal film tvGesù di Nazareth      Quest’uomo non vede il bene, lo combatte in ogni modo. Vive di tenebre per le tenebre. Odia la luce e tutti coloro che gliela portano. Quest’uomo è un        albero che produce      solo morte, morte fisica e spirituale, Anche la vera religione è da lui uccisa perché non regni in nessun cuore. Il suo desiderio, la sua speranza, la sua attesa sono solo una volontà di generare il male più grande.

Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna     sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

venerdì 19 marzo 2010

OGGI SAN GIUSEPPE: NELLA PARROCCHIA DI SELLIA FESTA IN SUO ONORE DALLE ORE 18

Oggi ricorre la festa di San Giuseppe,grandissimo personaggio poco conosciuto di cui i Vangeli poco ne parlano.Ma che ha rivestito un ruolo importantissimo nella vita terrena di Gesù.Il culto di San Giuseppe, il padre putativo di Gesù, nella Chiesa d’Oriente era praticato già attorno al IV secolo, mentre in Occidente si è affermato solo attorno all’anno Mille e lo attestano i martirologi, primo fra tutti quello del monastero di Richenau, ricordandolo al 19 marzo, data diventata festa universale della Chiesa con Gregorio XV nel 1621.San Giuseppe è il patrono delle famiglie, è invocato per una buona morte e per i moribondi, poiché si presume sia morto prima della vita pubblica di Gesù e che perciò sia spirato tra le sue braccia. È il protettore dei padri di famiglia, dei carpentieri, ebanisti, falegnami e artigiani e operai in genere essendo stato un artigiano. È il patrono delle ragazze da marito che attraverso la sua intercessione sperano di ottenere un buon partito, in ricordo che non ripudiò Maria; dei senzatetto per non aver trovato posto nel caravanserraglio quando nacque Gesù e perciò invocato da chi cerca casa, dei pionieri e degli emigranti per la fuga in Egitto, è invocato contro le tentazioni carnali per la sua vita casta accanto alla Madonna, e contro l’usura. Infatti, i primi Monti di Pietà si chiamavano Monti di san Giuseppe. Nel XV secolo era invocato contro la peste, in Scozia s’invoca la sua intercessione per chiedere il bel tempo o la pioggia. In Sicilia, quando si scioglieva un voto lo si faceva con il cosiddetto “banchetto di San Giuseppe” al quale erano invitati i poveri. Nelle Filippine il suo nome è stato dato ad un fiore.

giovedì 18 marzo 2010

FACCIAMO UN PO' I CONTI IN TASCA DEI PARLAMENTARI CALABRESI

E' di questi giorni il resoconto delle dichiarazioni dei redditi dei nostri parlamentari . Senza parlare a livello nazionale dove ovviamente il primo posto come riccheza  dichiarata è in  mano saldamente al presidente del consiglio che aumenta di circa 8 miloni e mezzo rispetto all'ano scorso. Vediamo un po' di fare i conti in tasca dei nostri parlamentari calabresi dove spicca al primo posto Santo Versace  del PDL con  5.190.127 euro al secondo a livello Nazionale; all' ultimo posto Cesare Marini  del PD con 84.473 euro  poca cosa  rispetto al suo collega Versace .In tutto i nostri deputati  eletti direttamente o indirettamente dal popolo Calabrese sono 32. Il primo della provincia di Catanzaro è Giancarlo Pittelli con 557.477. Per quanto riguarda la circostizione estero con 124.714,08 euro è Gino Bucchino, calabrese eletto in Canada (Circoscrizione Nord e Centro America) con il PD. Nel Grafico sotto il dettagliato resoconto dei redditti dei parlamentari Calabresi (fonte Gazzetta del Sud)
Per quanto riguarda questo post ed altri dedicati alla politica regionale, i commenti  non saranno cosentiti ,per ribadire che il blog è ,e rimane apolitico ed incolore ,riportando solo dei dati come  in questo caso o successivamento facendo conoscere i tre candidati alla Regione per le  votazioni per il rinnovo del consiglio Regionale del 28-29-3-2010, o parlando delle varie problematiche,carenze,prospettive del mondo politico Calabrese