l'attuale sede della giunta regionale a Catanzaro |
Nella foto la costruzione della nuova cittadella regionale località Germaneto Catanzaro
Il 13 luglio 1970, esattamente 40 anni fa, si insediava in Calabria il primo Consiglio regionale. A quanti hanno celebrato i 40 anni di regione vorremmo chiedere di dirci quanto è costato e quanto costa la regione ai calabresi e di dirci quanto dal 1970 la Calabria è andata avanti e se i fondi avuti sono stati tutti utilizzati e se le risorse impiegate hanno fatto crescere la nostra terra ed i calabresi. Intatto Le celebrazioni del 40° anniversario della nascita della Regione Calabria sono filate via senza che nessuno se ne accorgesse, al netto dei celebranti che l’hanno dovuto fare per dovere d’ufficio. Il presidente dell’assemblea Francesco Talarico ha fatto la sua parte con sobrietà. Il governatore Giuseppe Scopelliti, poiché si prefigge di durare dieci anni, ha scelto un profilo più basso. Stefano Priolo, presidente del’associazione degli ex consiglieri regionali, ha fatto un onesto richiamo alla memoria istituzionale. Il professor Antonino Spadaro ha presentato una ricerca sull’argomento. D’altra parte: cosa c’era da festeggiare? Quattro decenni di fallimenti? Otto lustri di inefficienze? Lasciamo perdere. In genere la storia la scrivono i vincitori. Nel caso calabrese, la storia dei 40 anni di regionalismo l’hanno scritto i vinti. Con un’immensa bibliografia e documentazione che certifica che Reggio fu scippata da un intrigo politico. Persino il libro più documentato e neutrale, “La rivolta di Reggio” di Luigi Ambrosi, (Rubbettino, 2009, pag. 314), indugia, nella sua sterminata analisi, su una sola campana. L’altra campana non s’è fatta sentire in questi anni, e tacendo ha avallato il reato di scippo. Intendiamoci: Reggio aveva titoli per rivendicare il capoluogo; ed ha fatto bene a rivendicarli, anche se nella rivolta si sono mischiate tante cose. L’effettivo popolare col rigurgito fascista, gli intrighi di Palazzo con l’idealizzazione degli eventi, le promesse mancate con i compromessi al ribasso, le strumentalizzazioni e quant’altro. Ora è inutile ritornare a pestare l’acqua nel mortaio. Rimandiamo al prossimo decennio la speranza di un’analisi terza.Alcune cose, però, bisogna puntualizzarle. Nel 1948 una commissione parlamentare fece una istruttoria per individuare quale potesse essere il capoluogo della Calabria, concludendo (in un dossier ancora sconosciuto, ma di cui sono in possesso) che era Catanzaro. Sicché Catanzaro divenne capoluogo perché era sede di Corte d’Appello. L’unica a quell’epoca. Poi negli anni ’80 fu fatta quella di Reggio Calabria non per meriti speciali ma per poter meglio fronteggiare il fenomeno mafioso che in questi anni s’è accresciuto. Nessuna città calabrese aveva la supremazia sulle altre. D’altra parte era, ed è, le Calabrie. Il fatto che sulle cartine scolastiche fosse citata Reggio era una scorciatoia didattica che è stata presa a pretesto per dimostrare che era il capoluogo naturale. Hanno ragione i reggini a dire che il pacchetto Colombo fu un mostro di ipocrisia, fanno bene a ripetere che le modalità di applicazioni sono state tartufesche e truffaldine. Ma da qui a sostenere che c’è stato un scippo ne corre.