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| Nella foto il territorio di Sellia dopo il rovinoso incendio |
venerdì 9 luglio 2010
Reportage del giornalista del Corriere della Sera nei paesi della presila devastati dall'incendio.
giovedì 8 luglio 2010
8 Luglio 2000 Sellia avvolta dalle fiamme
Case ed automobili bruciate,coltivazioni distrutte,boschi ridotti in cenere,linene telefoniche ed elettriche in tilt, condotte idriche bloccate,bomboloni del gas esplosi,strade interrotte,anziani ricoverati per intossicazione da fumo. Questo il triste bilancio di un’altra giornata di incendi in Calabria,scene infernali, quasi da inferno dantesco. La situazione più grave si è registrata nella presila Catanzarese, già provata da gioni di emergenza per continui incendi. Mille ettari di bosco, macchia mediterranea, uliveti e frutteti divorati dalle fiamme. Ottocento persone sono state evacuate tra Sellia superiore,San Pietro Magisano, Vincolise, Zagarise. Il vento di scirocco ha orientato il fuoco su più fronti variando direzione, alimentandolo, mandando tutto in cenere. Una enorme nuvola di fumo ha oscurato i paesi presilani. Tutti sono usciti dalle case per cercare riparo, ma i centri abitati sono stati assediati dalle fiamme per ore. Le evacuazioni sono state effettuate grazie soprattutto all’aiuto dei volontari che con grande solerzia hanno collaborato con i vigili del fuoco, carabinieri,118, forestali,finanzieri ecc.. tutti si sono dati da fare. Anziani e bambini sono stati trasferiti su ambulanze e auto dei carabinieri. A Vincolise un carabiniere fuori servizio è entrato senza pensarci due volte dentro l’abitazione in fiamme di un disabile aiutandolo a salvarsi. A Sellia Superiore centinaia di persone hanno trovato rifugio nella chiesa poi nel comune ma alla fine sono dovuti scappare anche da li perché le fiamme arrivavano da tutte le direzioni accompagnata da un enorme nuvola di fuma che rendeva l’aria irrespirabile. Scene di panico ovunque accompagnate dalla rabbia per i ritardi dei soccorsi e per i canadair che tardavano ad arrivare. Nelle ore più calde il fuoco ha raggiunto con rapidità i vari centri abitati dopo aver distrutto aziende,case di campagna, ovili, mezzi agricoli, escavatori. Nell’area di Magisano hanno subito danni due oleifici, una falegnameria a San Pietro è andata completamente distrutta. Momenti di panico per l’arrivo delle fiamme vicino ad una fabbrica di fuochi d’artificio: la polvere pirica è stata prontamente spostata e messa al sicuro. Molte famiglie si sono trasferite nei paesi vicini presso conoscenti, parenti. Alcune persone anziane non volevano assolutamente lasciare le proprie abitazioni minacciate dalle fiamme. Molti sono stati portati con urgenza all’ospedale Pugliese per seri problemi di respirazione. I telefoni, i centralini soccorso sono andati letteralmente in tilt. In questi giorni particolarmente bollenti tutto il sud D’Italia brucia vedendosi divorata dalle fiamme ettari ed ettari di bosco in poche ore.
(articolo tratto da un quotidiano dell'epoca)
mercoledì 7 luglio 2010
Catanzaro quartiere janò,dopo diversi mesi dalla frana...tutto tace
una famiglia catanzarese che per vicissitudini diverse era stata costretta a lasciare la propria abitazione, per questione di sicurezza, e trasferirsi in un hotel per poter condurre una vita tutt’altro che normale. Questa famiglia dopo poche settimane di permanenza nella struttura veniva invitata dal comune a provvedere autonomamente a mantenere le spese relative all’alloggio poiché l’ente non avrebbe proseguito nel pagare i pernottamenti e i pasti. Dopo vari tira e molla, solleciti, incontri e quant’altro, il comune si riassumeva l’onere delle spese fino al rientro della stessa nella propria abitazione. Oggi dopo mesi dal disastro di Janò sembra rivivere la stessa situazione, un déjà vu. Inutile dire che il Governo centrale trascura il meridione, d’altronde lo stesso Sig. Bertolaso ha fatto un’apparizione fugace per poi svanire nel nulla, ovviamente dopo aver promesso agli abitanti dell’area che presto si sarebbe fatto rivedere portando con se la soluzione dei problemi o comunque un aiuto proporzionale alla necessità impellente di rimettere in sesto un’intera area della città. Detto ciò pero non si può in alcun modo fare a meno di menzionare la mancanza di programmazione da parte dell’ente comunale per risolvere o alleviare quanto meno i problemi degli sfollati. Spesso, sembra che la progettualità e l’immaginazione sia funzionale solo per le feste e per altri avvenimenti caserecci che dopo un giorno lasciano dietro il nulla. Chiediamo al Sindaco di spiegare come mai sia svanita tutta d’un tratto la necessità di utilizzare gli immobili requisiti il 23 febbraio scorso all’azienda Telecom per offrire una sistemazione, sicuramente meno temporanea di un albergo cittadino, agli sfollati? E soprattutto come mai si debba arrivare ad investire capitali importanti senza fare valutazioni di merito sui costi relativi alla sistemazione delle famiglie in hotel invece di valutare la collocazione dei cittadini in appartamenti vuoti di cui la città, tristemente, è piena.Siamo certi che un tavolo tecnico formato da Comune, Provincia e Regione possa, capendo e facendo capire l’impossibilità di una soluzione rapida al disastro ambientale avvenuto, offrire ai nuclei familiari senza abitazione un quadro chiaro sulla tempistica e soprattutto un fondo economico a cui attingere per cercare una sistemazione non di pochi giorni ma che dia dignità a tutte le persone che oggi vivono un grande dramma.
Carmine Gallippi
Commissario Provinciale MPA
martedì 6 luglio 2010
Sellia: ritrovato antico documento sul terribile terremoto del 1905.
"I vari terremoti susseguitisi durante i secoli in Calabria hanno sempre lasciato segni indelebili e profonde ferite sia nel territorio, mutandone spesso la stessa orografia, ma soprattutto in innumerevoli perdite di vite umane come solo la natura può provocare.
Ma altrettanto grande è stata la forza delle popolazioni Calabresi nel difendere e poi ricostruire strenuamente quello che tali fenomeni a volte hanno cancellato quasi completamente".L'afferma Nicola Coppoletta segretario generale Uilcom Calabria. "Soprattutto, prosegue, immensa è stata la forza della fede e della devozione di quanti hanno trovato il coraggio di continuare a vivere seppur in condizioni disperate o al limite della sopravvivenza.Non di meno è stata la riconoscenza e la gratitudine verso i santi protettori delle varie comunità Calabresi da parte di quanti furono risparmiati della loro stressa vita.Prova ne è il documento ritrovato da me dopo oltre cento anni , ad opera dell’Arciconfraternita della chiesa dell’Immacolata di Sellia dopo il rovinoso terremoto del settembre 1905.Nell’apprezzarne non solo il contenuto, ma soprattutto il grande stile linguistico, vien da chiedersi se ancor oggi tali espressioni siano del tutto dimenticate o addirittura superate da pressappochismo e superficialità che inevitabilmente stanno conducendoci verso l’imbarbarimento socio-culturale del nostro vivere.Spero comunque di aver fatto cosa gradita a quanti come me ancora oggi credono in quei riferimenti sempre più sbiaditi ma sicuramente necessari". Coppoletta parla di qulll’8 Settembre del 1905 che segna una data incancellabile di lutto e lacrime per la Calabria rendendo noto il documento"La morte passò ,in quella notte memoranda, con un fremito orribile,con un sobbalzo truce di tutte le forze telluriche comprese nel seno della terra e, nello spavento delle popolazioni esterrefatte , produsse a piene mani ovunque la strage , su per i colli ridenti, su per le balze apriche, sulle belle terre di Calabria nostra!
lunedì 5 luglio 2010
Dizionario dialettale Selliese (lettera I )
Eccoci alla lettera I- i vocaboli trovati non sono molti perchè parecchi iniziano con la lettera j.
I come irtu. un antico detto diceva:
"IRTU ZAPPUNA E CUNNU TI CACCIANU E STU MUNNU". Saggezza popolare.
IèNNARU s.m. Genero
ILICIARU s.m. Elce
ILLA (U) pron. pers. Lei - Lui
IMPARARA v.imparare
INCHIATURU . riempitoio
INCHIRA verbo Riempire
INTRA avv. Dentro
INVECIA v.invece
IRTU avv. salita
IUSU avv. Sotto
IUSTERNA.cisterna
ISS.esclamazione per imporre il silenzio
IZARA verbo Alzare
I come irtu. un antico detto diceva:
"IRTU ZAPPUNA E CUNNU TI CACCIANU E STU MUNNU". Saggezza popolare.
IèNNARU s.m. Genero
ILICIARU s.m. Elce
ILLA (U) pron. pers. Lei - Lui
IMPARARA v.imparare
INCHIATURU . riempitoio
INCHIRA verbo Riempire
INTRA avv. Dentro
INVECIA v.invece
IRTU avv. salita
IUSU avv. Sotto
IUSTERNA.cisterna
ISS.esclamazione per imporre il silenzio
IZARA verbo Alzare
Autore: sellia racconta. Si prega di inserire il link a chi ne fa uso (anche in modo parziale) con esplicito riferimento della fonte
sabato 3 luglio 2010
Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi (Vangelo di Domenica 4.7.2010 )
Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi
Domenica 4 luglio 2010(Vangelo)
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Il Mistero di Cristo è uno quello del Padre affidato ai Figlio Cristo Gesù di portare al mondo la lieta novella. Gesù però da solo non poteva raggiungere il modo allora ne sceglie dodici tra i suoi discepoli e li forma e poi altri settantadue e poi ancora, fino ad oggi e fino alla fine ancora il Signore chiamerà altri ministri per continuare il suo stesso mistero nel mondo.
Gli Apostoli vanno, evangelizzano, curano, sanano, scacciano i demòni, compiono opere portentose. Tutto obbedisce ad ogni loro comando. Non possiedono però ancora una visione di grande santità. La loro visione è ancora miope, circoscritta, finita, assai limitata. Si pensano grande, importanti, sol perché i demòni si sottomettono al loro comando. Quanto invece è differente la visione di santità di Gesù Signore. Un uomo è grande non perché ha potere sul demonio. È grande perché è amico di Dio. Perché Dio lo attende nel suo Cielo. Perché lo vuole a tavola con Lui nell’eternità. Perché lo vuole rivestire di Sé. Perché vuole scrivere il suo nome nella sua Casa eterna.
La visione di peccato ci fa considerare grandi perché occupiamo questo o quell’altro posto, perché siamo importanti, perché scriviamo sui quotidiani, perché sappiamo entrare in guerra con i nostri fratelli, perché usiamo la nostra autorità per mettere ogni cosa a suo posto, perché diamo consigli errati ai nostri amici. La nostra visione di peccato ci fa considerare grandi, importanti per svariati motivi. La visione di santità di Gesù Signore ci rivela che è uno solo il motivo della nostra grandezza: la conquista del Paradiso, la nostra entrata nella Casa eterna di Dio. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, otteneteci una grande visione di santità. Vogliamo vedere non dal nostra peccato, ma con gli occhi di Gesù Signore.
Don Francesco Cristofaro
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