venerdì 13 agosto 2010

Pasta china

'E un piatto tipico molto diffuso nella provincia di Catanzaro Così detta (pasta china) un piatto molto buono con ingredienti semplici e genuini , di facile preparazione.Si prepara per le grandi occasioni oppure per le varie scampagnate in sila o al mare,gli ingredienti sono tanti rigorosamente calabresi,un piatto cosidetto unico cioè: che fa da antipasto,primo, secondo, contorno,caffè e ammazzacaffe.
Ricetta speditaci da LUX nostra collaboratrice ed amante della cucina tradizionale.

Ingredienti:
500 g di penne,
2 uova sode ,
800 g di ragù di pomodoro,
100 g di salsiccia,
200 g di provola.
( Per le polpettine )
250 g di carne trita di manzo ,
150 g di pane grattugiato,
100 g di formaggio misto ,
1 spicchio d’aglio,
un tuorlo d’uovo
un pizzico di sale
olio per friggere.

Preparazione
Dopo aver preparato il sugo di pomodoro, tenetelo da parte , nel frattempo preparate le polpettine di carne impastando tutti gli ingredienti il pane, il formaggio l’aglio tritato il tuorlo d’uovo e il sale,con le mani, formate delle polpettine non troppo grandi che friggerete nell’olio.
Quando saranno dorate, mettetele su carta assorbente per perdere l’unto in eccesso. Lessate la pasta molto al dente, trasferitela in un recipiente ed mantecatela con un po’ di sugo e un po’ di formaggio,grattuggiato distribuite metà della pasta in una teglia con il fondo cosparso con un po’ di sugo,e distribuitevi sopra il primo stato le uova sode, e la salsiccia tagliate a rondelle , i dadolini di provola e le polpettine e il sugo di pomodoro quindi coprite con il resto della pasta rimasta condite con il sugo e un po di provola tagliata a dadini . Infornate a 180° per 30 minuti circa .

giovedì 12 agosto 2010

Memorie di un borbonico (parte prima)

1855. Alli 11 novembre dopo cinque mesi cominciò a piovere e l'acqua fu a diluvio; in quei giorno nella Serra e Mongiana produsse danni immensi. Nella serra il fiume Luncinale sboccò nel rione detto lo spinotto e si portò sette case, e quantità di legname lasciò nelle strade; si portò la diga nell'acqua, molini e danni immensi nei terreni.
copertina della Domenica del corriere
Nella Mongiana si porto le raffinerie, molini ed un palazzo con dentro sette persone, e nelle Marine il danno e incalcolabile. Il giorno 17 detto nuovamente, cominciò a piovere di Levante. Si portò il ponte di Corace, perirono molte fabbriche, la Fiumarella di Catanzaro si portò il fondaco del piede della Sala e trappeto, le fabbriche vicino ai valloni perirono, fondi distrutti ed un fondo al passo di S. Giuliano, di gelsi e fichi, parte se lì porto e parte l’arenò, che si vedono le sole cime, si soffocarono molte gente, bestiame e li terreni in pendio se li porto via. D. Giuseppe Massara di Borgia tenea il craparizzo sotto una timpa, il monte si slamo, cadde. sopra il detto craparizzo uccise 177 capre ed il capraro.
Nella Marina di Soverato ii mare cacciò quantita di alberi travame, tavole ed alberi,''lupi morti ed una quantita di serpenti di smisurata grosse. Ne pesarono alcuni e ne ebbe'di libbre 24: cosa non mai veduta,il comune di Sellia,Taverna ,Sorbo in gran parte perché si slamò la terra e le case se li portò alla valle;le valli erano gonfie e li menò a mare . Nella Marina di Catanzaro il mare caccio un serpe di smisurata grandezza ed in Europa non mai veduto,si suppone che sia stato portato dall'Africa; in Catanzaro quaranta persone non si sa ove siano; il mare ha cacciato molti uomini e donne morte ed un giovane di smisurata altezza con barba lunghissima .Flagelli da secoli non veduti. Borgia e senz'acqua perchè due monti si slamarono e cadderrò sopra l ‘unica fontana detta della Bresella e serrarono la valle; si porto via tutti li terreni delle Marine son coperti di sabbia, e la maggior parte delli alberi andiedero in mare. Si dice che in Messi na e sua provincia e provincia di Reggio, in quel giorno li danni causati dal diluvio delle acque furono immensi.Questo si può chiamare ii secondo Diluvio di Decaulione descritto dai poeti; ed in Catanzaro per mancanza di molitura il pane si vendeva a quattro e a cinque carlini il rotolo, al trenta; ed i Catanzaresi dovevano andare a paesi circonvicini per far morire ii grano e a portar farina, vennero fino a Girifalco, compravano grasso e se lo portavano farina. 1856. A 6 gennaio si apri il Camposanto * e la prima che fu sotterrata fu una ragazza figlia di tale scalingi, e Veronica di Chiura di Maurizio. Lo brigantaggio in questo anno fu grande: a primo gennaio diciassette persone entrarono in Polia ed assaltarono la casa di Gregorio Amoruso, si attaccarono a fucilate e cosi li briganti furono costretti a ritirarsino nelle marine. Nel marchesato han commesso grande uccisione di animali vaccini, pecorini ed altri; alla famiglia di D. Perriccioli di Catanzaro l' uccisero vacche e pecore, e quelli pochi li rimasero furono costretti a venderli

mercoledì 11 agosto 2010

Premessa ai post dedicati al libro "Memorie di un borbonico"


Pubblicheremo prossimamente alcune pagine in versione originale (senza le dovute correzioni in Italiano),mentre faremo un riassunto di altre,tratti dal libro "Memorie di un borbonico” di don Raffaele Bonelli di Girifalco. Il quale annotò i vari avvenimenti su un diario personale da consegnarecome futura memoria al figlio. Scritto in un Italiano approssimativo,dialettizato,tipico linguaggio dei notabili dell’epoca. Don Raffaele Bonelli,figlio del dottore Pietrantonio; tutto preso dal suo ruolo di proprietario terriero conservatore,il cui mondo è ristretto negli angusti confini di una provincia Catanzarese attraversata da vari avvenimenti tristi o lieti,annotava nel suo diario ogni cosa senza pensare minimamente il valore che questi brevi annotazioni avrebbero avuto . Una miscela di pensieri ed esposizione dei fatti che vanno dal meno importante come il prezzo delle patate, ai racconti dettagliati dei vari terremoti,pestilenze, epidemie che in quel particolare periodo storico flagellavano la Calabria tutta. Ecco alcune date importanti inserite nel diario che attestano la sofferenza, i vari cataclismi che sconvolsero la Calabria: 1783, un terribile terremoto che portò molte distruzioni,1832 un altro terremoto,1837 il colera con molti lutti;1840 una delle tante alluvioni;1840,1841 terremoti;1851 di nuovo il colera. Il Bonelli vive comunque ,nonostante l’infuriare di tutte queste tempeste, la sua vita tranquilla di borghese; è conservatore. Nel suo diario viene inserita anche Sellia descrivendola dopo il cataclisma dell’alluvione dell’ 11 novembre 1855. Un ritornare indietro nel tempo rivivendo molti piccoli particolari,curiosità,aneddoti di una popolazione che malgrado i vari avvenimenti naturali e non riusciva sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno, quando invece il più delle volte in quel bicchiere non vi era neppure una goccia.

martedì 10 agosto 2010

Le origini di Zagarise


Le origini. ll toponimo del paese è l'unione del nome di persona "Zaccaria" con il suffisso -e(n)sis, -e(n)se che indica appartenenza. Nato come semplice villaggio nella giurisdizione del limitrofo centro di Barbaro (oggi distrutto), il paese fu ampliato con l'arrivo di un consistente gruppo di profughi proveniente da Barbaro dove, ormai da qualche tempo, si era propagata la peste. Notizie storiche. "In distanza poi di miglia sei dentro una gran valle, ma su un alto colle, miglia diece discosto dal mare, vedesi Zagarise". Con questa stupenda descrizione, il nobilissimo Padre predicatore Giovanni Fiore da Cropani scrittore del primo '600, inizia a parlare di Zagarise nella sua famosa opera varia istorica: Della Calabria illustrata. Nella descrizione viene confutata soprattutto la tesi dello storico Grano, il quale datava la fondazione del primo nucleo di Zagarise verso la fine del secolo XIV da gente fuggita da Barbaro, borgo non lontano, dove in quel tempo infuriava una epidemia di peste. Di Barbaro, villaggio scomparso di origini antichissime, ne parleremo in quanto entra a far parte direttamente della nostra storia. Va subito detto che Barbaro non era l'antica Zagarise, secondo quanto si racconta in una vecchia storia popolare che, come si può capire, riprende le tesi del Francesco Grano, ma costituiva villaggio non ancora rovinato quando Zagarise esisteva già. In seguito alla terribile peste del 1413 che infuriò per 10 mesi ininterrottamente, la popolazione di quel luogo, indifesa verso il terribile male, si vide costretta ad abbandonare ogni cosa e portarsi verso luoghi più salubri; fu così che, come asserisce lo scrittore di Cropani, la gente fuggita da Barbaro andò ad ingrandire e non a formare la popolazione delle altre due terre vicine: Zagarise e Cropani, che in quel tempo, appunto, esistevano già. Dell'antico borgo, Padre Giovanni Fiore scrisse: "Poche memorie si ritrovano di quella abitazione ne' scrittori delle cose di Calabria, né saprei perché, essendo stata ella per origine antichissima, e per rovina non molto moderna. In uno scritto a penna, si legge che un tale per nome Silone Barba, ritornando insieme con gli altri greci da Troia, già rovinata, approdato con la sua gente nel golfo di Squillace alla foce del fiume, detto volgarmente Uria e fastidito d'oltre più navigare allargatosi per dentro terra alla montagna, in un luogo molto salubre d'aria e di comodità all'umano vivere, gittò le prima fondamenta ad una grossaterra, che dal suo cognome disse Barbato, e quindi poi col tempo Barbaro". Di Barbaro oggi non rimangono che pochi resti, qualche cumulo di pietre, qualche rudere di semplice abitazione; osservando il luogo è facile notare come quell'antico popolo ebbe grande accortezza nel sceglierlo come dimora; esso infatti, posto a valle di Sersale e a Sud Est di Zagarise, gode di una invidiabile posizione di difesa, sia per le alture che lo proteggono alle spalle, sia per le profonde, stupende vallate che scendono verso il mare. Ritornando a Zagarise, della quale possiamo datare la fondazione intorno all'anno 1000, non è possibile in questo contesto parlare delle vicende che si succedettero e la interessarono e dei signori che l'ebbero in proprietà; diremo soltanto che molte furono le dominazioni, invasioni ed angherie che la popolazione di quel luogo dovette sopportare ad iniziare dal secolo XII, tempo in cui molto probabilmente Zagarise fu feudo del normanno Ugo Falloch, per arrivare al secolo XIX quando il territorio passò dalla signoria dei Le Piane a quella dei De Dominicis. Riguardo all'etimologia del nome Zagarise, non ci perderemo in inutili considerazioni, ma riporteremo quello che scrisse a proposito Gabriele Barrio autorevole scrittore del 1600 nella sua De Antiquitate et situ Calabriæ "E regione asiliæ parte leva Zaccarisium oppidum est edito loco fecundum silam silvam quod nomen utile significat. In hoc agro spina pontica, reoponticum, lapis frigius, producuntur". La frase tradotta suona così: "a sinistra della Silia si trova la città di Zagarise, in un luogo piuttosto elevato, nei pressi dei boschi della Sila; il suo nome significa cosa utile.Il gonfalone del comune riporta lo stemma della nobile casata dei Perrone di Sellia
Nei suoi campi sono prodotti: fichi d'india, reopontico e marmo frigio". Il reoponico per la precisione è una pianta simile al rabarbaro di origine asiatica; in Calabria ne esisteva la specie falsa, detta appunto reopontico falso o di Calabria. Osservando oggi il centro antico di Zagarise, si nota subito come esso è costituito da due nuclei distinti: il primo sviluppato intorno alla torre normanna e alla Chiesa del Ritiro, tra l'attuale via Marconi, via dei Filippini e via Paolo Emilio Tulelli; il secondo, molto meno esteso del primo, gravita intorno alla Chiesa Madre.


lunedì 9 agosto 2010

Il cielo è sempre più blu.............ma il mare è sempre più sporco

Simeri Crichi. Il presidente della III Circoscrizione, Pietro Marcello Mancuso, ha reso noto con una lettera indirizzata alle Forze dell'Ordine di ''aver informato il sindaco del comune di Simeri Crichi avv. Saverio Loiero dell'inquinamento delle acque del fiume Alli e di conseguenza della fascia costiera del comune di Catanzaro e di Simeri Crichi con rifiuti reflui probabilmente anche pericolosi, considerato che, sia il fiume che il tratto di mare richiamati diventano ogni giorno di colore marrone scuro e melmoso'.
''Preso atto che - afferma Mancuso -, il sindaco Avv. Loiero non ha risposto alla nostra sollecitazione, dobbiamo supporre che, diversamente da come noi abbiamo potuto verificare, le discariche abusive riversate nel fiume Alli non provengono dal versante del Comune di Simeri Crichi. Giornalmente, escluso i festivi, dalle ore 17.00 in poi il Fiume Alli diventa putrido e melmoso e conseguentemente le acque del nostro meraviglioso litorale assumono lo stesso colore, rendendo impossibile l'avvicinarsi al mare. Per quanto siamo a chiedervi, nell'interesse generale e a salvaguardia della pubblica incolumità, la necessaria e indispensabile predisposizione di verifica, ognuno per le proprie competenze del bacino imbrifero ricadente nel fiume Alli, così come disposto dalla Legge 30/12/2008 n. 210 che affida agli Organi di Polizia Giudiziaria il controllo e l'applicazione sanzionatoria così come disposto all'art. 6 della Legge medesima'.
Bimbi con infezioni alle vie urinarie. Topi negli appartamenti. E ancora: viali senza illuminazione e soprattutto strade al limite della percorribilità. Non sono iniziate certo nel migliore dei modi le vacanze estive per i turisti che hanno scelto Sellia Marina e l’hinterland della costa ionica della provincia di Catanzaro per trascorrere le ambite vacanze estive. Perché quelle che dovevano essere le vacanze tanto ambite dopo mesi di duro lavoro si stanno trasformando in un vero e proprio “incubo”. L’estate 2010 presenta gli stessi problemi degli anni precedenti. Si inizia dalla questione depuratore.

Sellia Marina il mare  era tutto ricoperto da bollicine,infatti, non era la solita schiuma. Era un qualcosa di più. Uno spettacolo non certo edificante e che allo stesso tempo è sintomo del fatto che qualcosa nella gestione degli impianti di depurazione non va Non solo depuratori. Ma il sentore che serpeggia da sempre nella mente di tutti è che siano ancora troppi i collegamenti abusivi alle reti fognarie. Persone che fregandosene della salute pubblica allacciano il loro impianto direttamente alla rete centrale in modo abusivo. Ed è anche questa una delle ragioni che preclude ogni possibilità di risoluzione del problema depurazione. Un comportamento che aggrava la questione e che contribuisce a sporcare maggiormente il mare. E non è finita qui. Perché negli ultimi giorni sono stati diversi i problemi di bambini che hanno avvertito malessere e che sarebbero collegati proprio alla sporcizia del mare. Sono state diverse le famiglie che si sono rivolte agli ospedali e alle strutture sanitarie a causa dei diversi malesseri riportati dai loro bambini. Mal di pancia e virus, che si sarebbero verificati dopo una giornata trascorsa sulla spiaggia e all’interno del mare. Significativo è, l’episodio, che ha avuto per protagonista una bambina di due anni, figlia di alcuni turisti originari di Monza e che dopo una giornata al mare è finita in ospedale. Infezione alle vie urinarie. È stata questa la diagnosi dei medici, e per la quale, adesso, i genitori sono pronti ad avviare azioni legali contro lo stesso ente comunale.
E non è esclusala possibilità che a essere chiamata in causa sia anche la Regione Calabria. Della vicenda, infatti, è stato interessato il Codacons e il suo vicepresidente nazionale, Francesco Di Lieto. E la piccola turista originaria di Monza non sarebbe la sola. Diversi sarebbero i casi di bambini che hanno avvertito malori dopo una giornata trascorsa al mare.