martedì 18 gennaio 2011

Frana di Janò (Catanzaro) si aspettano opere di messa in sicurezza del territorio. Il comune ha già chiesto un incontro urgente con la regione per accelerare l'iter dei lavori.

Riunione ieri mattina a palazzo De Nobili tra l'assessore alle Politiche sociali Nicola Sabatino Ventura, il dirigente del settore Lavori pubblici Carolina Ritrovato, il dirigente dell'Autorità di bacino della Regione Giovanni Ricca, e i residenti del quartiere Janò le cui abitazioni e attività imprenditoriali sono state colpite dall'alluvione del febbraio dello scorso anno.
L'incontro è stato voluto dal Comune alla luce dell'ordinanza del Commissario per l'emergenza, il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, con la quale si stabiliscono i meccanismi per l'applicazione dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 31 marzo 2010, che prevede contributi economici per chi ha subito danni in quell'evento calamitoso. «Alla luce di quanto stabilito – ha spiegato l'assessore Ventura – ci troviamo di fronte a delle difficoltà oggettive che nascono da una riflessione, a nostro avviso, molto pertinente: mettere a posto delle strutture che sorgono in una zona non agibile sarebbe del tutto inutile. Bisogna prima capire se il territorio può garantire l'adeguata sicurezza e poi, eventualmente, partire con la ristrutturazione degli edifici danneggiati. Su questa problematica e su delle altre che sono emerse anche attraverso il contributo dei tecnici, si rende necessario un incontro con la Regione, incontro che ho già chiesto al Commissario e che spero possa esserci accordato in tempi brevi».
L'assessore ha ricordato che l'amministrazione comunale è soggetto attuatore per cui «non ha molta libertà né di interpretazione né di iniziativa ma ha soltanto il dovere di applicare quanto prevedono le ordinanze».
Intanto, il consigliere comunale Franco Cimino afferma che i provvedimenti del Governo sono inadeguati per la frana di Janò e che occorre un Piano di messa in sicurezza di tutto il territorio. «Ad una popolazione - afferma Cimino - ormai stanca per l'anno trascorso tra alberghi, strada e uffici, e allo stesso Comune lasciato letteralmente solo ad affrontare con i propri scarsi mezzi la grave emergenza, le due ordinanze, con le quali si vorrebbe dare una risposta a quanti hanno perso casa e lavoro nella ormai famosa frana di Janò, probabilmente possono anche andar bene. "Meglio che niente", dietro la cui espressione si nascondono un po' tutti: il Governo che dice di dover affrontare tante altre e più gravi situazioni nel Paese; la Regione che lamenta di non aver soldi; la Provincia che in Italia è ormai diventata istituzionalmente ente deresponsabilizzato; il Comune che più di quel che ha fatto umanamente non avrebbe potuto fare. Ma è bastato un incontro con l'ing. Ricca e l'assessore Ventura per capire, loro malgrado, che la questione Janò è ancora aperta. La prima cosa che si avverte è il diverso trattamento che il Governo ci ha riservato rispetto ad altre Regioni altrettante sfortunate, quali la Sicilia, la Campania e più recentemente il Veneto.

lunedì 17 gennaio 2011

La vita quotidiana di una comune famiglia calabrese nelle campagne di Sellia verso il 1920. Seconda parte

Abitare stabilmente in campagna diveniva fondamentale per difendere il proprio terreno i propri raccolti dai molti furti. Giusto per fare un esempio quando era il periodo dei fichi i quali si sistemavano sopra dei cannizzi per farli essiccare venivano sempre vigilati, perché erano molto frequenti i furti dei fichi con tutti i cannizzi, mentre quando si ” mburnavano “  nel vicino forno a legno ( che molto spesso era costruito attaccato  all’abitazione) venivano fatti tutti in un giorno controllati a vista durante la notte sino a che non si portavano al paese per barattarli oppure chiuderli in cassaforte, infatti un vecchio detto diceva che sino a San Nicola non si potevano toccare i ficu tosti. Ora il tutto potrebbe far sorridere.. ..rubare dei fichi secchi? Ma nel contesto dell’epoca dove la miseria la toccavi con mano,anzi la mangiavi sia a pranzo che a cena ogni prodotto della terra era una ricchezza. Nei vari terreni si coltivava di tutto mai la terra rimaneva incolta ogni bravo contadino aveva i suoi semi che erano veramente tanti, a Sellia sino alla fine del secondo conflitto mondiale si coltivava tra le altre cose: cacao,caffè,tabacco,anguria,orzo,granturco,lupini, bambagia, cotone ecc..:.  Si conservano gelosamente i vari semi trattandoli come un bene prezioso scegliendo quelli più idonei nel garantire una buona resa.

Ricette tipiche Calabresi. Spaghetti cu a mullica (Pasta con la mollica)


Spesso i piatti della cucina calabrese sono molto poveri, perchè provenienti da una tradizione contadina che aveva a disposizione pochi ingredienti per cucinare. La “pasta ca’ muddhìca” è uno di questi. Per prepararla usate pasta lunga, come bucatini o spaghetti.
Ingredienti
  • 400 gr. spaghetti
  • Olio di oliva
  • 2 spicchi d'aglio
  • Pane grattugiato
  • Formaggio grattugiato

E' una ricetta molto semplice e veloce da preparare.
Mettere a bollire l'acqua per la pasta: nel frattempo sbucciare l'aglio e tagliarlo fine in una padella con l'olio e farlo dorare.
Mettere a cuocere la pasta e scolarla abbastanza al dente.
Versare l'olio e l'aglio sulla pasta. Nella padella in cui si è soffritto l'aglio, mettere due cucchiai di pane grattugiato a tostare sul fuoco per qualche secondo. Distribuire il pane sulla pasta e mescolare.
Cospargere infine di formaggio a piacere. Se gradite insieme all'aglio è possibile rosolare anche due acciughe salate disliscate e schiacciate
con una forchetta.
Ricetta inviata dalla nostra collaboratrice Maria................. Buon appetito

domenica 16 gennaio 2011

Karol Wojtyla,Giovanni Paolo II sarà beatificato il primo maggio del 2011, a sei anni dalla sua morte avvenuta il 2 aprile del 2005. Santo subito.


L'episodio: la guarigione di una suora dal morbo di Parkinson. Sarà Ratzinger, che ha derogato alle norme canoniche, a presiedere al rito previsto per la Domenica in Albis nella quale Giovanni Paolo II istuì la festa della Divina Misericordia. "La salma non sarà riesumata né esposta"

A sei anni dalla morte, avvenuta il 2 aprile del 2005, Giovanni Paolo II sarà beatificato. La cerimonia è stata fissata per il primo maggio di quest'anno. Benedetto XVI infatti ha derogato alle norme canoniche in base alle quali il processo canonico per la beatificazione può essere aperto solo cinque anni dopo la morte.
"La beatificazione di Papa Wojtyla ad appena sei anni dalla morte è stata resa possibile da una 'corsia preferenziale' voluta da Benedetto XVI, che aveva anche dispensato dall'attesa dei cinque anni per avviare il processo. Ma nessuno sconto è stato fatto nelle procedure e negli accertamenti durante il processo canonico, che anzi è stato particolarmente scrupoloso", ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
L'annuncio della beatificazione è stato dato con la promulgazione del decreto che attribuisce un miracolo all'intercessione di Giovanni Paolo II, la guarigione dal "morbo di Parkinson" di suor Marie Simon Pierre Normand. Padre Lombardi ha annunciato che il rito avverrà il primo maggio, nella Domenica in Albis, cioè la prima successiva alla Pasqua, nella quale lo stesso Karol Wojtyla ha istituito la festa della Divina Misericordia. Nel 2005 la morte del Papa avvenne alla vigilia di questa festa, anzi quando era liturgicamente iniziata
con i primi vespri. "E' importante notare che il motivo della scelta - ha spiegato Lombardi - è legato a questa coincidenza liturgica". "La bara di Giovanni Paolo II sarà traslata dalle Grotte Vaticane alla superiore Basilica di San Pietro senza esumazione, cioè chiusa", ha precisato Padre Lombardi. Il corpo di Giovanni Paolo II quindi "non sarà esposto ma si troverà in un vano chiuso da una semplice lapide di marmo con la scritta: Beatus Ioannes Paulus II". I lavori iniziati ieri riguardano la pulizia dei mosaici di tutti gli altari e dunque non erano previsti, ma si è ritenuto opportuno iniziare da quello che ospiterà il corpo del Papa polacco.

sabato 15 gennaio 2011

Notizie dal comprensorio del 15.1.2011- San Pietro Magisano, Sellia Marina, Taverna, Cropani


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Storia,origini, tradizioni del comune di Fossato Serralta

 
Fossato Serralta, ora è un piccolo Comune del Mandamento di Taverna in Provincia di Catanzaro. (Km. 16 da CZ., 730 m. slm., Km. 8 da Taverna).
Le origini del comune di Fossato Serralta coinvolgono la storia di Taverna (nella Magna Grecia l'antica Trischene) il più noto centro della presila catanzarese. Nell'anno 981, Taverna fu distrutta, e con essa, distrutto anche il Borgo Casale. I superstiti di Casale, scelsero di rifugiarsi nella collina "Serra Alta", formata a mò di sella con attorno pendii impervi, vi si fortificarono mediante scavi (trincee), e vi fondarono Fossato Serralta. Il centro presilano fu feudo dei Ruffo fino al 1464, epoca in cui passò al demanio regio. Fossato Serralta fu, per lungo tempo, Capoluogo, ed una delle tre "Università" sorte dalla distruzione di Trischene; aveva giurisdizione sui borghi vicini come Pentone, Sorbo San Basile, Maranise, Savuci e Noce. Pentone si distaccò da Fossato Serralta nel 1838 e Sorbo San Basile nel 1850. Noce tra il 1943 e il 1946, fu completamente distrutta e scomparve, in conseguenza di alluvioni.  Maranise piccola frazione di Fossato, nel corso del secolo scorso fu sede notarile, nel borgo primeggiava l'industria della concia delle pelli e quella della filanda della lana.L’abitato sorge a ridosso del monte Panaro, su un altipiano chiamato Serra Alta, del versante meridionale della Sila piccola, alla destra del fiume Alli, tra luoghi di aspra e selvaggia bellezza, ricca di grazia, con paesaggio severo e grandioso, circondato da una incantevole cornice di monti e colline degradanti, che dominano l’ampia conca del fiume "Alli",