lunedì 27 febbraio 2012
domenica 26 febbraio 2012
Il seminario teologico Pio X di Catanzaro compie 100 anni
Caso Giardina, il presidente Scopelliti si difende durante una conferenza stampa senza nessun contradittorio omettendo importanti fatti
Caso Giardina, analisi dell'arringa di Scopelliti in conferenza stampa. Il governatore va all'attacco ma dimentica alcuni fatti
Il sindaco Demetrio Arena, gli assessori comunali Tilde Minasi, Demetrio Berna e Pasquale Morisani, l'ex coordinatore cittadino del Pdl Luigi Tuccio e il suo successore Daniele Romeo, il consigliere comunale Walter Curatola, quello provinciale Michele Marcianò, il coordinatore regionale della lista “Scopelliti presidente” Giovanni Bilardi, quello provinciale Oreste Romeo, l'ex assessore comunale Franco Germanò, l'ex assessore Enzo Sidari. Erano tutti in prima fila.
In fondo alla sala, invece, un attento Tino Scopelliti, all'anagrafe Consolato, ad ascoltare l'attacco che il fratello stava sferrando in conferenza stampa al colonnello Valerio Giardina, “reo” di aver riferito in un'aula di tribunale il contenuto di un'informativa da lui stesso firmata e inserita dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo nel fascicolo del processo “Meta”, nato da un’inchiesta contro il gotha della 'ndrangheta reggina.
L'intervento del governatore è la dimostrazione plastica che l'arroganza ha ceduto il passo all'esigenza di rispondere, di attaccare, di offendere e di alludere a «macchinazioni» e «cabine di regia» di cui, con il solito stile che lo contraddistingue, non svela il regista.
Ma andiamo con ordine e proviamo ad analizzare le dichiarazioni del governatore della Calabria.
La vicenda del palazzo confiscato al boss Pasquale Condello e ristrutturato dal Comune è quella su cui il governatore si sente più forte, fa riferimento a «scelte coraggiose» che avrebbero distinto la sua amministrazione comunale a differenza di quelle che l'hanno preceduta. Parla in terza persona: «Scopelliti ha mandato il provvedimento di sgombero al boss più pericoloso della 'ndrangheta. Il 10 aprile 2006 il Comune scrive agli occupanti degli alloggi diffidandoli ad abbandonare lo stabile entro 30 giorni».
A questo punto il governatore dimentica un passaggio importante. Se da una parte è vero che l'assegnazione del bene al Comune risale al 2001, dall'altra è altrettanto vero che, dal maggio 2002 al momento della diffida alla moglie del boss, l'amministrazione era guidata da Scopelliti.
Il “city manager” del Comune era l'avvocato Franco Zoccali (oggi direttore generale della Regione) che i primi di aprile del 2006 (quindi prima del provvedimento) veniva interrogato dal pm Sara Ombra e dichiarava: «La problematica relativa agli immobili confiscati è molto delicata; per tale motivo nessuno, fino ad oggi, si è assunto in maniera determinata la responsabilità di atti decisivi. Ritengo che la responsabilità del ritardo sia da attribuire all'intera amministrazione comunale...».
E da chi era diretta quest'ultima nei 4 anni precedenti a quell'interrogatorio?
Ancora più pesante era stata la deposizione dell'ingegnere Giuseppe Granata, funzionario del Comune, sempre al pm Ombra: «Alcuni immobili confiscati sono ancora occupati da appartenenti alle famiglie mafiose. Non so se paghino un indennizzo di occupazione che è di competenza dell'Ufficio staff del sindaco. Le eventuali ordinanze di sgombero devono essere firmate dal sindaco. Non mi risulta che finora siano state mai emesse ordinanze del genere. Non mi risulta che sia mai stato sgomberato alcun immobile confiscato».
Siamo ai primi di aprile 2006 quando, con gli interrogatori dei propri funzionari, il Comune viene a conoscenza di un'indagine sulla gestione dei beni confiscati. Pochi giorni dopo (e non prima), Scopelliti firma l'ordinanza di sgombero del fortino di Pasquale Condello.
SCOPELLITI E IL BOSS COSIMO ALVARO ALLA FESTA DI BARBIERI
Il governatore risponde alle domande dei giornalisti. Tra queste anche quella relativa alla sua partecipazione a un pranzo dove era presente pure il boss Cosimo Alvaro. È l'ottobre 2006 quando il governatore accetta l'invito degli imprenditori Barbieri per festeggiare, al ristorante la “Fenice” di Gallico, i 50 anni di matrimonio dei loro genitori.
Ecco la versione data da Scopelliti: «Fu Vincenzo (Barbieri, ndr) a telefonarmi, dicendomi che il padre sarebbe stato felice di avere il sindaco alla sua festa, essendo stato in passato un dipendente del Comune. Preciso che in quella data la Prefettura aveva rinnovato il certificato antimafia alla ditta Barbieri e che Vincenzo non è mai stato arrestato».
E qui, le amnesie del presidente della Regione tornano a condizionare il suo intervento. È vero che Vincenzo Barbieri non è stato arrestato, ma è indagato per corruzione elettorale e abuso d'ufficio. Reati per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio e sono in corso le udienze preliminari che vedono sul banco degli imputati anche l'ex consigliere comunale Manlio Flesca accusato, sempre nell'ambito dell'inchiesta "Meta", di avere fatto assumere la moglie dell'imprenditore alla società mista Reges in cambio di 200 voti alle elezioni comunali del 2007. Vincenzo Barbieri, inoltre, è il fratello di Domenico, condannato in primo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso.
A questo punto i nervi del governatore sono messi a dura prova. La sua arringa più accorata Scopelliti la dedica al fratello Tino, indicato nel corso di una conversazione come colui che si «è riempito la mazzetta».
Ecco cosa ha detto il governatore mercoledì scorso: «Non è possibile svergognare una persona solo per la telefonata di un balordo. Andate in giro a vedere di quali persone parliamo, di chi si è permesso di fare il nome di mio fratello. Con una telefonata avete costruito mesi di diffamazione nei miei confronti. Perché non siete riusciti a colpire Scopelliti Giuseppe, pensate di farlo colpendo mio fratello e la mia famiglia. E allora vi domando: una telefonata tra due persone può diventare l'oggetto di aggressione a una persona che non si può difendere? Un'aggressione vergognosa. Spero che i giornalisti che hanno scritto queste cose paghino e che mio fratello diventi ricco grazie ai risarcimenti».
In attesa che la giustizia civile faccia il suo corso, il governatore potrebbe rileggere l'informativa finale dell'inchiesta “Meta” e constatare con mano quanto sia importante documentarsi prima di replicare. In particolare quando si tratta di argomenti delicati come i rapporti tra 'ndrangheta e politica. Innanzitutto, quella a cui fa riferimento Scopelliti non è una telefonata ma un'intercettazione ambientale, captata il 3 gennaio 2007 all'interno dell'auto di Domenico Barbieri.
Ecco lo stralcio dell'informativa del Ros dalla quale emerge che a indicare Tino Scopelliti è stato l'imprenditore Barbieri che ha organizzato il pranzo al ristorante “Fenice” a cui ha partecipato l'ex sindaco di Reggio. «Il Barbieri – scrivono i carabinieri – illustrava al Labate l’intraprendenza di una ditta denominata “Edilma”, la quale avrebbe ottenuto l’aggiudicazione di alcune gare d’appalto grazie all’intervento del fratello del sindaco che, d’accordo ed in combutta con l’ing. Crucitti Pasquale, si sarebbe preso alcune somme di denaro, per favorire proprio l’Edilma ed altre ditte:
BARBIERI D.: … incomp... aggiustare i lavori, l'hai visto Edilma... incomp... (Edilma, ndr) come cazzo ha fatto ad entrare?
LABATE F.: Io non sono riuscito a sapere con chi… incomp...
BARBIERI D.: Con il fratello del sindaco!
LABATE F.: Con Crucitti proprio?
BARBIERI D.: Con il fratello del sindaco è lui. I soldi se li sta prendendo il fratello del sindaco!
LABATE F.: Edilma (Edilma, ndr)
BARBIERI D.: Di tutti! Quello che si è riempito la mazzetta, quello che si è preso la pila».
E quando qualcuno gli ricorda l'intercettazione telefonica (stavolta lo è veramente, sic) in cui il 10 febbraio 2009 Tino Scopelliti ha chiesto al dirigente Crucitti, gambizzato pochi giorni prima, informazioni su alcuni lavori che il Comune stava svolgendo ad Aretina, il governatore sbotta provocando gli applausi della claque: «Ma di che sta parlando? Dove cazzo vive? Lei vive a Reggio Calabria o vive a Milano? A mio fratello più che dire di stare mille miglia lontano dai palazzi dove sono io, che gli devo dire? Mio fratello ha chiesto un'informazione e non ha chiesto soldi. Fate demagogia. Non meritate neanche il rispetto della risposta. Qua stiamo parlando di pettegolezzi». E alludendo alle indagini che ne sarebbero scaturite: «Gli avrebbero messo le microspie a mio fratello, anche nelle orecchie per non dire altro. A cosa ha portato quella fase investigativa? A niente».
Tralasciando il fatto che, come è emerso da alcune importanti inchieste, Milano è diventata la capitale della 'ndrangheta, una cosa Scopelliti l’ha indovinata. Nella richiesta di sottoporre ad intercettazione telefonica il parente del politico, infatti, il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri aveva scritto che tra l’ingegnere e Tino Scopelliti «insistono equivoci rapporti atteso che quest'ultimo, pur non avendo alcun titolo, chiedeva al Crucitti, nel corso di una conversazione delucidazioni in ordine a dei lavori in corso di realizzazione nel Comune di Reggio. Non risulta dalle dichiarazioni dei redditi che Consolato Scopelliti svolga attività lavorativa per conto del Comune di Reggio».
Giorgio De Stefano e Paolo Romeo. Il primo è cugino del boss don Paolo, il secondo è l’unico parlamentare reggino condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Stando alle indagini, sarebbero loro le menti della lobby affaristico-mafiosa che controllava la vita politica e sociale della città dello Stretto. Su questo, Scopelliti si è rifatto alle dichiarazioni del senatore Maurizio Gasparri: «Forse ha ragione lui: bisogna capire se c’è una cabina di regia dietro questi accostamenti. Non ho mai preso parte al salotto di Romeo e ne sono contento».
E, commentando la frase pronunciata in aula dal militare («Questo è il “modello Reggio”»), il governatore riparte con le offese all'ufficiale dell'Arma. E poi attacca: «Il colonnello Giardina si è comportato come un oppositore politico, chissà che alle prossime elezioni non si candidi».
Anche qui, la reazione di Scopelliti appare scomposta. Dimentica, infatti, che il riferimento agli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo quali “menti” della lobby che manovra il sistema degli appalti al Comune, non è frutto della fantasia del colonnello Giardina, ma è il risultato di un'intercettazione ambientale tra gli imprenditori Franco Labate e Domenico Barbieri.
«Si sono mangiati sopra a dodici miliardi di strade che dovevano bitumare… non dico dieci, ma una ottina di miliardi se li sono mangiati, se li sono divisi....ed ora uscirà fuori sempre che le menti sono Paolo e Giorgio!... Uscirà fuori»: è la frase pronunciata da Labate che alla richiesta del suo interlocutore di essere più esplicito («Paolo e Giorgio?») ha risposto: «Paolo Romeo e Giorgio De Stefano».
sabato 25 febbraio 2012
Il territorio calabrese sempre più fragile, in ogni maltempo si contano numerosi danni senza mai seri interventti atti a bonificare i terreni
La preoccupante frana che in questi giorni sta interessando il centro storico di Gimigliano |
I geologi: “Prevenire per evitare i danni” Il Presidente del consiglio nazionale interviene sui problemi causati dal maltempo in tutta la Calabria
“Le piogge ed il maltempo di queste ore riportano alla ribalta la fragilità del nostro territorio”. Lo afferma in una nota il Presidente del consiglio nazionale dei Geologi, Gian Vito Graziano, circa i danni provocati dal maltempo delle ultime ore in Calabria e Sicilia. “Frane, allagamenti, interruzioni di servizi - aggiunge - spesso primari, mancanza di energia elettrica sono diventate una consuetudine ogni volta che ritorna il maltempo. In più quest’anno c’é stata l’emergenza neve, che ci ha visto fortemente impreparati. Stiamo costruendo una politica di prevenzione per difenderci dai rischi naturali e dal dissesto idrogeologico e per saper governare i nostri territori? Stiamo costruendo un sistema Paese che sia culturalmente e strutturalmente in grado di reagire alle continue emergenze? Francamente non mi pare, siamo fermi solo a qualche segnale propositivo, rimasto tale con la fine delle emergenze”.
Di seguito la nota diffusa dalla Provincia di Catanzaro: La Provincia di Catanzaro è costretta ancora una volta a chiedere l’intervento del Governo nazionale e della Regione per far fronte ai danni causati sul territorio dall’ultima ondata di maltempo.
“Si tratta di una situazione pesantissima per il territorio – dice il presidente Wanda Ferro -, per la quale stiamo ancora procedendo alla stima dei danni ai corsi d’acqua e alla viabilità, che appaiono comunque ingenti. Siamo alla decima alluvione subita dal territorio in quattro anni, e stavolta, diversamente dal passato, non abbiamo neppure la possibilità di far fronte alle situazioni più urgenti con fondi del nostro bilancio, poiché le norme varate dal governo di impediscono di procedere all’approvazione. Occorre quindi un intervento urgente con l’assegnazione di risorse adeguate per far fronte alle tante criticità di un territorio che per decenni è stato abbandonato a se stesso e che oggi mostra tutta la sua fragilità”.
La Provincia ha quindi già avviato una ricognizione delle principali problematiche emerse dopo gli ultimi eventi meteorologici. Rispetto alla viabilità soveratese, i principali danni sono stati causati dal Beltrame. Smottamenti, cedimenti, dilavamenti, allagamenti hanno danneggiato il piano stradale e creato difficoltà sulla Satriano-Cardinale, sulla Cardinale-Simbario, sulla Squillace-Squillace Lido, sulla Girifalco-Maida, sulla Santa Caterina-Brognaturo, a Caraffa, San Floro, Badolato.
Rispetto alla viabilità catanzarese, si segnalano smottamenti, frane e cedimenti della sede stradale nei pressi di Cropani, Soveria Simeri, Zagarise, Simeri Crichi, sulla Gagliano-Gimigliano, sulla Gimigliano-Tiriolo, sulla Tiriolo-Marcellinara, sulla complanare Marcellinara-Settingiano, a Catanzaro lungo la tangenziale Est e a Germaneto. In particolare sono state chiuse per crollo della sede stradale le provinciali 8/2 (SS106 Uria – Cropani) e 157 (S. Maria di Catanzaro-raccordo sp 48).
I corsi d’acqua che
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