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domenica 7 febbraio 2010

PERCHE' LA GIORNATA DEGLI OPERATORI SANITARI A SELLIA?

Parrocchia San Nicola di Bari – Sellia 
“L’Amore che guarisce”
Giornata degli operatori sanitari della pre-Sila Catanzarese
21 febbraio 2009 
Carissimi,
perché  la giornata degli operatori sanitari nella nostra comunità? L’idea è nata da una visita che giorni addietro ho fatto insieme ad un’altra persona in due case di cura distinte. In una struttura abbiamo trovato una persona morente e nell’altra una persona molto sofferente ma molto felice di incontrarci e di stare in nostra compagnia.
Cosa abbiamo visto in questi luoghi? Abbiamo visto e toccato con mano tanta sofferenza, tanta solitudine, tanta tristezza, tante lacrime ma abbiamo visto tanto amore, tanti sorrisi, tanta cortesia, tanta gentilezza. È vero, spesso la cronaca ci riporta esempi di mala sanità, ma io oggi vi riporto esempi di amore, di buona sanità perché questi buoni esempi li ho visti con i miei stessi occhi. Non ho visto solo medici, non ho visto solo infermieri, ho visto uomini e donne vicine a persone sofferenti e molte volte soli e, ad esempio, ho ancora nei miei occhi gli occhi di un infermiere che accostatosi al letto della persona morente e constatato il fatto che quella persona ci stava lasciando se ne è andato con le lacrime agli occhi. 
Ecco perché  la giornata degli operatori sanitari: un modo per dire loro grazie per ciò che fanno per noi. La malattia è brutta da affrontare ma l’amore, la solidarietà, l’affetto ti danno una spinta in più e se questo amore è un amore che viene da Dio, ti riscalda il cuore e ti fa alzare gli occhi al cielo ed aprire il cuore alla speranza.
Con questa giornata vogliamo ricordare a noi e a tutti che nel volto dell’ammalato c’è il volto di Gesù, nel corpo sofferente del malato c’è il corpo sofferente di Cristo da curare, che negli occhi lacrimanti del malato ci sono gli occhi del Signore. Nell’altro non c’è un numero, non c’è solo un paziente o una pratica da seguire, l’altro è un uomo e quest’uomo anche se chiamato con nomi diversi in luoghi diversi, è sempre lo stesso Cristo Signore. 
Con questa giornata, inoltre, vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza, il nostro affetto, la nostra solidarietà a tutte quelle persone che per un motivo o un altro, per una malattia o un’altra, sono stati privati dei loro cari. A voi diciamo: andate avanti, non fermatevi mai, la fede nel Signore vi sia di conforto e consolazione e la vostra dolorosa esperienza possa essere di aiuto a quanti come voi si trovano nelle stesse condizioni ma che non hanno la forza di reagire. 
Allora, accogliete il nostro invito e partecipate numerosi. Vi aspettiamo giorno 21 febbraio 2010 nella chiesa di San Nicola a Sellia. Il programma dettagliato sarà comunicato nei prossimi giorni. 
Quanti di voi conoscono medici, infermieri, ausiliari e ogni altro personale sanitario ma, soprattutto, quanti sono a conoscenza di persone, famiglie che hanno avuto esperienze di grande sofferenza, vi chiediamo di farvi carico e di girare questo invito da parte nostra. 
Con immensa gratitudine,
Il Parroco
Don Francesco Cristofaro

SELLIARACCONTA: LE FOTO DELL'ACQUASANTIERA DELLA CHIESETTA DELL'ARCANGELO

Come promesso da Don Francesco ecco le foto dell'acquasantiera appartenuta alla Chiesetta dell'Arcangelo.Si tratta di un tasello importante perche la Chiesetta era la testimonianza più antica di Sellia costruita verosimilmente verso il primo secolo D.C.In antreprima è per la prima volta su internet ecco la prima foto ,le altre dopo il proseguo del post.   Grazie Don Francesco per aver reso pubblica questa importante testimonianza del nostro passato.

sabato 6 febbraio 2010

DIZIONARIO DIALETTALE SELLIESE (lettera c)

Eccoci arrivati alla lettera C del nostro Dizionario dialettale selliese C cme “cona du casu” la quale si chiama così perche i nostri nonni ci giocavano con le forme di “casu toste “a farle roteare lungo la strada

Eccoci arrivati alla lettera C  del nostro Dizionario dialettale Selliese C come “cona du casu” la quale si chiama così perchè i nostri nonni ci giocavano con le forme di “casu tosto “a farle rotolare lungo la strada .Oppure come “cona da crucia”qui il nome ricorda un brutto episodio di guerra contro i Francesi dove proprio in quella zona ci fu una cruenta battaglia  dove morirono diversi soldati e molti furono lì seppelliti in una fossa comune sotto una croce con una cona .Molti decenni fa durante dei lavori di bonifica del terreno riemersero molti scheletri . Vi raccomando aiutateci a rendere il più completo possibile il nostro dizionario aggiungendo nuovi vocaboli  con la C la quale è veramente molto ricca di parole del nostro affascinante dialetto Selliese.

giovedì 4 febbraio 2010

PARROCCHIA SAN NICOLA DI BARI – SELLIA 
PRESENTA:
“L’AMORE CHE GUARISCE”
GIORNATA DEGLI OPERATORI SANITARI DELLA PRE-SILA CATANZARESE

GIORNO 21 FEBBRAIO LA PARROCCHIA SAN NICOLA DI BARI DI SELLIA CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI SELLIA E LA COLLABORAZIONE DELL'AVIS DI SIMERI CRICHI, CELEBRERA’ LA GIORNATA DEGLI OPERATORI SANITARI (MEDICI, INFERMIERI, AUSILIARI ETC.)

LA GIORNATA SARA' DIVISA IN DUE MOMENTI: LA MATTINA IL MOMENTO RELIGIOSO CON LA CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA E IL POMERIGGIO UN CONVEGNO.
SABATO 6 FEBBRAIO ALLE ORE 19:00 (CHIESA MADONNA DELLA NEVE) CI INCONTRIAMO CON TUTTI GLI OPERATORI SANITARI DI SELLIA PER ORNGANIZZARE CIO’ CHE CONCERNE IL POMERIGGIO DEL 21 FEBBRAIO. E' UN'ALTRA BELLA SFIDA CHE CI ATTENDE.

PRESTO VI SARA' COMUNICATO IL PROGRAMMA DETTAGLIATO.

mercoledì 3 febbraio 2010

IL RE' DELLA TAVOLA CALABRESE "SUA MAESTA' U PORCU"


La grande versatilità delle carni del maiale ad essere prepa­rate in vari modi e soprattutto conser­vate per un relativamente lungo perio­do di tempo. Infatti, superata la festa della macellazione con grandi abbuffa­te , le carni di maiale si conser­vavano sotto forma di salsicce, supressati,, capicolli, lardo, vosciularu,, pancetta,prosciutto,ecc…. Una conservazione che partiva dall'inizio dell'inverno quando si cominciava a macellare il maiale ed arrivava fino a primavera inoltrata per alcuni preparati,, se opportunamente conserva­ti, duravano più di un anno . Un tempo molto lungo in relazione ad epoche in cui non esistevano né surgelatori né frigoriferi.
Il maiale  veniva considerato la "cassaforte della famiglia" alla quale si poteva attingere per integrare il pasto quotidiano. Ogni famiglia, per quanto povera, almeno nelle campagne e nei piccoli paesi, ne allevava almeno uno mentre i "signori" si faceva­no allevare dai coloni uno o due maiali per le esigenze delle loro case. Per cui la società era divisa in senso verticale tra quelli che "ammaz­zavano" il maiale (i privilegiati) e quelli che invece dovevano comprarlo a spizzico e con parsimonia, di volta in volta , quando le finanze lo permetteva­no. Una divisione, come si può vedere, non classista ma significativa.
Tuttavia l'uso alimentare non esauri­sce l'utilizzazione del maiale che si prestava e si presta ad usi diversi, ricordiamo che un detto popola­re di antichissima origine ci assicura che del maiale "non si butta niente". Anche se l'uso prevalente è quello ali­mentare non v'è dubbio che l'uso non alimentare è molto significativo, specie a livello industriale.
Tanto per cominciare oltre all'utilizzo della carni pregiate, coscia, filetto, spalla, costine etc, del maiale si utiliz­zano anche le parti meno pregiate come il grasso per fare lardo e strutto, le cotenne, la pancia, la milza, il cuore, il muso, le orecchie, la lingua, la coda, il gambone ed i piedi per le "frittole", il fegato da fare arrosto, il polmone a soffritto, la testa in gelatina, le budella contenitori d'insaccati, la vescica per contenere la sugna, il sangue per fare dolci. Si buttano le setole? No, non si buttano, servono per fare pennelli da barba. Ora pure spazzole, spazzolini e perfino moquette. Con le unghie si fanno bottoni ed un tempo servivano ai rilegatori per piegare la carta. Ma allo­ra si usa proprio tutto? Si è così. Quel che resta dopo il pranzo, le ossa spol­pate, si danno ai cani e così abbiamo accontentato tutti. Oggi si usano per produrre mangimi animali od anche saponi.
 Un antico testamentum porcelli, opera, a quanto pare, di alcuni studenti birboni, redatto intorno all'anno 350 d.c., ma quasi sicuramente risalente ad epoca precedente, citato da S. Gerolamo nella prefazione al commentario ad Isaia, citato pure da Erasmo da Rotterdam nell'introduzione all'Elogio della pazzia. Un porcello apprende dal cuoco di dover morire e chiede un'ora di tempo per scrivere il testa­mento: viene accontentato. E così lascia le sue sostanze ed il suo corpo a questo ed a quello secondo le neces­sità: ai calzolai le setole (evidentemen­te servivano per cucire le scarpe) ai bambini la vescica. Per giocarci
In relazione alla sua natura ed all'uso che se ne fa il maiale denota una ambi­valente caratterizzazione: da una parte indica la lussuria, la smodatezza, la sregolatezza, la sporcizia; dall'altra la fertilità (le scrofe partoriscono fino a 20 porcellini), la ricchezza, l'allegria: la sua macellazione coincideva e coin­cide nelle famiglie contadine con una grande festa alla quale spesso vengono invitati i borghesi, perché godano anch'essi di una allegra tavolata dove si onorano le frittule accompagnando­le con adeguate bevute di vino
Ma finisce qui l'uso del maiale? Nemmeno per sogno.
Abbiamo detto che del maiale non si butta niente e quindi della vescica fare­mo un giocattolo, delle setole faremo un pennello. E dello strutto, oltre all'u­so alimentare, potremo fare altro'?

lunedì 1 febbraio 2010

LA FOTO DEL MESE: FEBBRAIO

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                                                         LA FOTO DEL MESE 
“HOC TRANSIT TIMOTHEUS”: “Da qui passò Timoteo” questa è una delle poche tracce rimaste sull’esistenza della Chiesetta dell’Arcangelo, frase che l’Arciprete G. Rossi trascrisse su un libro avendole lette ai piedi dell’altare. Oltre per fortuna alla testimonianza visiva della bellissima bifora che ora adorna un abitazione privata. Timoteo discepolo preferito di san Paolo che attraversò la Calabria diretto a Roma verso il primo secolo dopo Cristo. Dunque la chiesetta era senza dubbio la testimonianza più antica che gli abitanti in fuga da Trischene saccheggiata dai Saraceni   già trovarono nel ottavo secolo sul monte Asilia . Qui iniziarono ad edificare le prime abitazioni nel  rione Sant ‘Angelo il quale prenderà il nome dalla Chiesetta . Ai piedi della quale c’era ,con molta probabilità, un tempio pagano dedicato alla dea” Pallade”nome di Atena costruito durante il periodo della Magna Grecia quando i Greci risalivano il fiume navigabile Simeri per andare alla ricerca delle materie prime per le imbarcazioni, come una speciale resina catramosa impermeabile: la pece, oltre per i legni pregiati che la foresta della Sila offriva ,la quale si estendeva sino alla sorgente del fiume