foto notizia

venerdì 28 gennaio 2011

A illuminare la nuova cittadella regionale Calabrese, sarà l'energia pulita del fotovoltaico.

Un prospetto al computer della futura cittadella regionale Calabrese
Sarà il fotovoltaico l'energia alternativa che alimenterà il complesso della cittadella regionale in corso di realizzazione nella valle del Corace, in località Germaneto. La Giunta regionale infatti, nella sua ultima seduta, ha adottato un apposito "Atto di indirizzo" con il quale si dà mandato al Dipartimento Lavori pubblici di avviare le procedure di individuazione della migliore tecnologia disponibile che consenta di utilizzare le superfici esterne del costruendo complesso direzionale per la installazione degli elementi che consentano di ricavare energia dall'irraggiamento solare, potendo all'uopo utilizzare una superficie complessiva di ben 190.000 mq. Naturalmente saranno utilizzate le superfici per le quali non sussistono interferenze con altre utenze o sottoservizi, e che pertanto possono essere utilmente impiegate.
«In altri termini – ha spiegato soddisfatto l'assessore regionale ai Lavori Pubblici Giuseppe Gentile – con questo atto si mira, da un lato, a compensare i consumi di energia elettrica o termica e, dall'altro, addirittura a generare un flusso economico in entrata nelle casse regionali, utilizzando le provvidenze del "conto energia". Un percorso virtuoso che dimostra il forte impegno della Regione nel promuovere iniziative volte alla realizzazione di impianti di produzione di energia, mediante soluzioni tecnologiche volte all'uso di fonti rinnovabili, al fine di conseguire l'obiettivo di riduzione dei costi, nonché quello del contenimento delle emissioni inquinanti e, di conseguenza, del miglioramento della qualità ambientale». L'iniziativa dovrà essere condotta mediante lo strumento del "finanziamento tramite terzi", che consente di realizzare un impianto fotovoltaico anche in assenza di finanziamento diretto o contributi pubblici, i cui investimenti sono attivabili con capitale privato. Il progetto mira, inoltre, a completare l'infrastrutturazione delle aree esterne, attraverso la realizzazione di parcheggi coperti, recinzione ed illuminazione dell'area, sistema di

giovedì 27 gennaio 2011

Nel giorno della Memoria,riflessione breve sul razzismo. Per ricordare, per non dimenticare.


Il razzismo è una realtà della nostra società, basta sfogliare i giornali o ascoltare un telegiornale che lo si può cogliere con mano. Alla luce dei recenti fatti di cronaca, l’Italia è attraversata da profondi quanto inquietanti segnali di odi razziali e xenofobi.
Nulla toglie che la barbarie da chiunque venga perpretata sia aberrante ma bisogna saper distinguere il sentimento di deprecazione dell’azione dall’odio alimentato verso gli autori di delitti unicamente per la loro appartenenza all’una o all’altra razza.
Infatti gli episodi inaccettabili di violenza a danni delle donne, che si ripetono quotidianamente rappresentano un allarme sociale da non sottovalutare ma al tempo stesso assistiamo all’innesco di un pericolosissimo meccanismo che identifica gli extracomunitari come coloro che “per natura” sono dediti esclusivamente alla commissione di atrocità di ogni genere.
È pur vero che gli extracomunitari siano più volte i protagonisti di fatti criminosi ma non dobbiamo commettere l’errore di identificare un intero popolo con questi ultimi e per questo odiarlo, facendo sì che la responsabilità personale venga sostituita da una responsabilità razziale.
Questo purtroppo è ciò che si avverte nell’aria.
Questa recrudescenza è coincisa con la commemorazione della Shoah.
Proprio questo ci dovrebbe far riflettere : non dobbiamo dimenticare mai che sei milioni di ebrei sono stati sterminati solo per odio razziale, non dobbiamo dimenticare che sei milioni di innocenti sono stati privati della loro dignità ancor prima della loro vita perché appartenevano ad una razza invisa al Terzo Reich; non dobbiamo dimenticare che tanti bambini innocenti hanno varcato la soglia del sonno eterno per questioni di razza. Mai più accada un simile orrore!
Bisogna tenere sempre alta l’attenzione verso ogni forma di razzismo, perché la storia ci insegna che nulla è impossibile all’uomo!

Frasi sui campi di concentramento di grandi scrittori del 900. Per ricordare,per non dimenticare.


  In questo luogo è proibito tutto, non già per riposte ragioni, ma perché a tale scopo il campo è stato creato.
 Levi, Primo (1919-1987)
Se questo è un uomo
Il Lager è la fame: noi stessi siamo la fame, fame vivente.
Levi, Primo (1919-1987)
Se questo è un uomo

La camera a gas è l'unico punto di carità, nel campo di concentramento.
Morante, Elsa (1912-1985)
La storia: 1944,

Quando si parla di vittime dei lager, si contano solo quelli che vi sono morti. Bisognerebbe pensare anche a quelli che [...] liberati, ma separati per sempre dagli altri a causa di quello di cui erano stati testimoni, si lasciarono scivolare nella morte, avendo esaurito ogni energia. La loro percentuale è spaventosa.
Tournier, Michel (1924-)
Allemagne, notre mère à tous...

Il video scelto per il giorno della memoria. Oggi 27 gennaio. Per ricordare,per non dimenticare

Il video scelto per oggi 27 gennaio 2011 giorno della memoria. E’un video che tutti dovrebbero vedere,un video con delle immagini che possono sembrare forti,crudeli. Un video che ci descrive nei particolari quello che la mente umana deviata da falsi idealismi può commettere crimini efferati con la massima semplicità. Il tutto è successo non molti decenni fa. Per ricordare, per non dimenticare affinché non accada MAI PIU'

Oggi 27 gennaio giorno della Memoria. Per ricordare, per non dimenticare.

 Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz, il campo di concentramento e di sterminio costruito dai nazisti nella Polonia occupata, dove persero la vita oltre un milione di ebrei, tra cui molte migliaia di ebrei italiani. Il Giorno della Memoria, che il 27 gennaio del 2011 celebriamo per l’undicesima volta, è stato istituito per non dimenticare la Shoah e le altre vittime dei crimini nazisti, monito affinchè quanto avvenuto non si ripeta mai più, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luogo.In Italia, la tragedia della Shoah colpì il popolo ebraico con le leggi razziali del ’38 e, successivamente, con le deportazioni, iniziate con l’occupazione nazista avvenuta dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Anche altre persone e categorie furono perseguitate dal regime, “colpevoli” di una diversità di idee, di valori, di appartenza etnica o religiosa. Tale volontà liberticida e antidemocratica rappresentò un vero e proprio passo indietro rispetto alle conquiste e alle idee di libertà e democrazia che nel secolo precedente erano state alla base dei moti che portarono all’unità d’Italia, interruzione ventennale di un processo di ritrovata dignità e piena integrazione per gli ebrei italiani, il cui filo venne ripreso subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale. L’Italia unita aveva significato per la minoranza ebraica l’emancipazione, la chiusura dei ghetti, l’agognata raggiunta parità con gli altri cittadini dopo secoli di emarginazione. Una libertà e una uguaglianza che appunto il fascismo negò solo pochi decenni dopo, nel 1938, con l’emanazione delle leggi razziali, funesto presagio di quanto avverrà, tragicamente, in seguito.
Il 17 marzo del 2011 ricorreranno i 150 anni dalla proclamazione dell’Unità. Una data che ci sta molto a cuore anche perché a quel processo storico gli ebrei presero parte con forza, convinzione e passione.
In oltre due millenni di presenza nella penisola gli ebrei, quando è stato loro permesso, hanno preso parte alla vita e alla storia del Paese, con un ruolo rilevante nelle sue evoluzioni politiche, sociali, culturali. Nel caso del Risorgimento, l’adesione degli ebrei italiani fu generalizzata: vi parteciparono dall’attività cospirativa mazziniana sino alla presa di Roma.

mercoledì 26 gennaio 2011

La vita quotidiana di una comune famiglia Calabrese nelle campagne di Sellia verso il 1920. Quarta parte

La mattina presto dopo la Santa Messa dell’aurora la quale era sempre gremita, ognuno si dedicava alle proprie mansioni, ovviamente la maggior parte essendo contadini andava nei vari terreni.  Cosi si vedevano  intere famiglie con l’asinello, la capretta in cammino verso una nuova, dura giornata nei campi, il cammino poteva durare anche più di un ora  e soprattutto  il ritorno ( sempre in salita) dopo aver zappato un intera giornata diveniva un colpo di grazia che sfinivano i poveri contadini, ma anche sfiniti facevano il loro ritorno a casa cantando,cantando tante canzoni popolari, cosi come avevano fatto al mattino. Anche in questo chi stava stabilmente in campagna era avvantaggiato, evitando  il faticoso viaggio di andata e ritorno che spesso avveniva anche sotto la pioggia o il sole cocente. Un grosso handicap per chi viveva stabilmente nelle campagne era la quasi assenza di vita sociale,ogni giorno era uguale,facendo sempre le stesse cose, spesso soprattutto d’inverno quando le giornate erano corte e il freddo  faceva da padrone, quando erano le 6 di sera si andava a letto. Chi abitava nelle campagne non frequentava neppure le prime classi della scuola elementare che  all’inizio del secolo scorso era divenuta almeno sulla carta obbligatoria. Ma come passavano le lunghe serate invernali le tante famiglie che vivevano stabilmente nei vari terreni?  In località Bosco per esempio una famiglia aveva aperto un piccola "putica du vinu" con tanto di spaccio per i prodotti più necessari che servivano ai vari contadini, senza cosi risalire a Sellia. Sfruttando la centralità del proprio terreno e la comodità per raggiungerlo aveva adibito alcune stanze della propria turra  a putica.
Caratteristica campagna di Sellia