Tende ad attenuarsi l'ondata di maltempo che imperversa in
Calabria, quantomeno rispetto agli effetti prodotti sul territorio. Al
momento, infatti, gli unici disagi si registrano ancora nel Catanzarese e
nel Reggino, dove la pioggia sta creando problemi per diversi
allagamenti. I centri piu' colpiti sono tutti nel Soveratese e nella
Locride. In particolare a Davoli, Isca sullo Jonio e Santa Caterina. In
questi comuni i Vigili del fuoco sono in azione per diversi allagamenti
di abitazioni e attivita' commerciali, ma anche la viabilita' risente
della pioggia incessante. Ieri, sempre in questi comuni, era stato
necessario evacuare una scuola materna, mentre la zona marina di Isca
era rimasta isolata per alcune ore per la chiusura dei sottopassaggi
colmi di acqua
Notevoli disagi sono stati provocati dal maltempo oggi a Reggio
Calabria. La pioggia che si e' abbattuta con violenza per circa un'ora
ha messo a dura prova il centro cittadino, letteralmente invaso
dall'acqua. Moltissimi automobilisti sono rimasti bloccati negli
abitacoli dei veicoli e sono stati soccorsi dai vigili del fuoco.
Innumerevoli anche le richieste di aiuto per gli allagamenti.
Nella scuola elementare di Vito i bambini sono rimasti bloccati
all'uscita. Hanno vissuto qualche momento di panico, superato con
l'intervento delle maestre e le rassicurazioni dei vigili del fuoco che
hanno provveduto a liberare la porta risucchiando l'acqua piovana con
l'elettropompa. Al momento si segnala lo straripamento di un fiume a
Plati' e lo spostamento del maltempo sulla fascia jonica reggina.
giovedì 10 novembre 2011
L'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace nei giorno dall'8-11 dicembre Celebrerà a Simeri la sua prima missione popolare dal titolo "Gesù,vieni nasci ancora"
Nei
prossimi 8-11 dicembre 2011, la comunità parrocchiale Santa Maria
Assunta di Simeri Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace,
celebrerà la sua prima missione popolare, dal titolo: “Gesù, vieni nasci ancora”.
Oggi più che mai, in una società fortemente secolarizzata, che sta
smarrendo i valori della fede e, soprattutto, ha eliminato Dio dal
proprio cuore, lasciando spazio ad una fede su misura, a propria
immagine e secondo le proprie necessità, è fondamentale un’opera di
evangelizzazione in ogni ambito e settore della comunità. «è questo
l’obbiettivo della missione» - spiega il parroco Don Francesco
Cristofaro «risvegliare la fede nei cuori, nutrire ogni contesto con il
pane del Vangelo e con la Bevanda Eucaristica. Quando si parla con il
vangelo, si dicono parole sensate e mature, si vuole il bene dell’altro
e si diventa concreti nel fare e nell’agire. Senza Vangelo si dicono
parole vuote che non riscaldano i cuori anzi, che spesso stancano e
allontanano».
Ricco
sarà il programma di questi quattro giorni, che avranno inizio il
giorno dell’Immacolata Concezione, con una Santa Messa che sarà
preceduta dall’accensione di quattro grandi lampade, rispettivamente
portate all’altare del Signore, dal Parroco, dal Sindaco, dal Comandante
dei Carabinieri, da un laico, per significare che solo lavorando
insieme le varie istituzioni religiose, civili e militari, guardando a
Cristo, si può garantire la crescita e la realizzazione della persona.
La
missione popolare avrà un occhio di attenzione e una mano tesa a tutti:
ai bambini e ai giovani, futuro e speranza della società, veri gioielli
di Cristo, agli adulti, in special modo alle coppie di sposi e ai
genitori che riceveranno la benedizione da parte del parroco e gli
anziani con gli ammalati che sono le colonne di saggezza di una
comunità.
CaraCalabria bellissima iniziativa con Legambiente sui terreni confiscati alla cosca Arena
Un’agricoltura etica, biologica e a basso impatto ambientale. È
stato il tema di “Caralabria”, l’iniziativa di Legambiente svoltasi in
località Cavaliere, su un terreno confiscato alla cosca Arena, dove ha
fatto tappa la carovana di Legambiente che ha scelto di approfondire
questo aspetto dell’inscindibile binomio tra ambiente e legalità.
“Partendo dalla incredibile esperienza che in provincia di Crotone sta
accomunando una rete di soggetti nella creazione di una cooperativa di
giovani incaricata di coltivare e gestire i terreni confiscati alla
‘ndrangheta, - si legge in una nota - la carovana ha voluto focalizzare
l’attenzione sulla necessità di ritornare ad un’agricoltura di tipo
tradizionale, utilizzando i campi sottratti alla criminalità organizzata
per produrre coltivazioni di qualità, nel pieno rispetto delle regole
ma anche della terra e dell’ambiente. Di qui la scelta di consegnare
simbolicamente una targa al coordinatore provinciale di “Libera” Antonio
Tata, in rappresentanza di tutti i soggetti che stanno lavorando
attivamente a questo progetto”. Alla tappa erano presenti il sindaco di
Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole, il presidente della commissione
regionale antimafia Salvatore Magarò, l’amministratore di Legambiente
nazionale Nunzio Cirino Groccia, il direttore di Legambiente Calabria
Franco Falcone, Antonio Tata e Umberto Ferrari per “Libera terra”.
Falcone ha brevemente riassunto lo spirito che ha animato la nascita di
“Caralabria”, un viaggio in sedici tappe “che - ha detto - vuole
attirare l’attenzione su alcuni tesori ambientali e territoriali, su
esperienze virtuose e di pregio scelte come esempi delle buone energie,
spesso poco conosciute, che ci sono nella nostra regione”. Al sindaco
Girasole, poi, il compito di ripercorrere brevemente i “due anni di
intenso lavoro, dai primi raccolti al bando per la cooperativa, che
stanno portando al compimento di un esperimento dal forte significato
simbolico. È stata dura - ha aggiunto il sindaco - ed è dura tuttora, ma
è uno sforzo di legalità e di educazione alla legalità che tutti
insieme abbiamo deciso di compiere”. Tata ha poi spostato l’accento sul
tema del giorno, sottolineando la necessità di “usare questi terreni
eticamente, proprio in virtù del simbolo che rappresentano. Dobbiamo
farlo - ha spiegato - producendo coltivazioni di qualità, coltivate nel
rispetto dell’ambiente e delle tradizioni”. Non più, dunque, scelte di
coltivazione dettate da incentivi economici o da un mercato
condizionato. Si deve tornare alle produzioni locali, per le quali questi terreni sono
naturalmente più adatti. E a metodi di coltivazione più naturali. “Dopo
gli sforzi - ha proseguito Tata - fatti per arrivare alla costituzione
della cooperativa, il prossimo obiettivo di Libera è quello creare una
rete perchè i prodotti coltivati in queste terre trovino il giusto
spazio sul mercato, agevolando così il lavoro dei giovani che hanno
scelto l’agricoltura etica, libera e naturale, condividendo con
Legambiente e Libera il valore del rispetto delle regole e della
Costituzione italiana”. “È strano e un pò complicato - ha poi
sottolineato - essere qui nella doppia veste di Legambiente Crotone e
Libera, ma è anche una cosa interessante, che mi permette di condividere
con.......
mercoledì 9 novembre 2011
Secondo compleanno del blog Selliaracconta.....Auguri!
BUON COMPLEANNO SELLIARACCONTA
Il blog selliaracconta….. si racconta
Il blog selliaracconta….. si racconta
Tempo di bilanci per il blog che proprio oggi
compie due anni di vita nato esattamente il 9.11.2009 con l’intento
primario di far conoscere la bellissima
storia,i tanti racconti riguardanti il nostro stupendo borgo. Dopo due anni
possiamo dire con un pizzico di orgoglio che l’obiettivo è stato raggiunto,
tante sono state le storie i racconti, le curiosità spesso sconosciute anche
agli anziani di Sellia, queste storie inserite sul blog hanno sicuramente aiutato
anche i più giovani nel riscoprire,riconoscere, riappropriarsi di quel fardello
culturale storico che durante i secoli a
portato il borgo di Sellia tra i paesi più importanti della Calabria,ma che in
questi ultimi decenni era diventata chissà perché una zavorra da dimenticare al
più presto . Per fortuna basta poco per riaccendere la curiosità,l’amore verso
la nostra storia, a tal riguardo proprio
due giovani quest’estate mentre dialogavano scherzosamente sui lupi
mammari riprendevano il bel racconto inserito sul blog dal titolo “ Portabella
penninu” per rimarcare il fatto "non è vero ma sotto sotto ci credo".Tanti
i racconti inseriti durante questi due anni ben oltre…. I quali sono tutti
ambientati a Sellia, tutti narrati dai nostri nonni tutti portatori sani della nostra identità
come comunità che si è sempre contraddistinta per
generosità,altruismo,laboriosità con una forte fede che era il cardine di ogni
iniziativa. Obiettivo raggiunto anche
per quanto concerne le visite giornaliere che sono ben oltre ogni più rosea
previsione, ovviamente il blog oltre a tenere come cardine centrale il borgo di
Sellia si proietta sempre di più nei vari paesi del comprensorio inserendone le
varie notizie, la storia,le curiosità ecc.. oltre ai paesi nel comprensorio un
occhio di riguardo alle varie problematiche della nostra regione ma anche tante
altre sezioni per mantenere il blog sempre attualmente aggiornato,sempre
appetibile ai vari utenti. Un lavoro da non poco conto inserire quotidianamente
nuovi articoli ma la stima,la quotidiana fiducia,le tante e-mail e non per ultimo il bellissimo riconoscimento
al sottoscritto con il premio ulivo d’oro 2011 con la seguente motivazione : Per l' impegno nella promozione delle tradizioni della
storia e della cultura selliese il tutto ci porta nel continuare
in questo importante lavoro di recupero verso la nostra storia,tradizione, e
tutto quello che riguarda il nostro stupendo, glorioso passato. Seguiteci
sempre con passione perché......
Il stretto legame tra i lupi e i Briganti raccontato nel nuovo libro di Giovanni Todaro
"Lupi & Briganti" di Giovanni Todaro
(Lulu com, Ebook €10.00),Il libro uscito in questi giorni affronta congiuntamente due tematiche storiche generalmente e genericamente affiancate fin nei detti più comuni, ma mai effettivamente approfondite nei dettagli e incrociando i dati pur disponibili. Difatti, al tema del brigantaggio viene spesso collegato quello del lupo, ma in effetti finora non erano mai state studiate e analizzate approfonditamente le tante correlazioni fra due realtà che convissero, praticamente negli stessi luoghi, per secoli. L’inusuale confronto metodologico dei dati storici sul popolare connubio “lupi e briganti” – entrambi ridotti a vivere ai margini della società umana e sempre al limite della sopravvivenza – ha evidenziato anche le totali analogie delle azioni delle autorità nei confronti sia del lupo sia del brigante. Il quadro che ne è emerso, soprattutto per quanto riguarda la repressione del brigantaggio nel XVIII-XIX secolo e in particolare dal 1861 da parte del Regno d’Italia è quello di una lotta di inaudita ferocia e poco conosciuta che vide autorità, briganti e lupi sullo stesso piano, sia vittime che carnefici in una situazione in cui la pietà era quasi sconosciuta. Un tempo i boschi italiani, dalle Alpi alla Sicilia, non mancavano né di lupi né di briganti. Questi ultimi, dalle autorità che li combattevano venivano anche chiamati banditi, che fossero comuni delinquenti, ribelli o patrioti. Molti briganti in effetti furono feroci assassini e in alcuni casi, una volta morti – come avvenne nel caso di Stefano Pelloni, detto il Passatore, ucciso in Romagna nel 1851 – i loro cadaveri furono posti dalle autorità su carretti e portati di paese in paese a dimostrazione del cessato pericolo. Come si faceva anche con i lupi. Molti altri briganti invece furono vittime loro stessi della miseria, dei soprusi delle autorità e di diffuse condizioni di vita che gli stessi, stupiti soldati italiani – che pure li combattevano – definivano bestiali e inumane. Una larga parte dei cosiddetti briganti, infine, furono sostenitori del regno borbonico. Dal 1861, la repressione militare del brigantaggio, poi supportata da leggi speciali, arrivò ad attuare migliaia di fucilazioni sommarie, immediate e senza alcun processo, oltre che comminare pesantissime pene detentive per i fiancheggiatori. Alcuni reparti militari si macchiarono di stragi, torture e stupri. Interi paesi furono dati alle fiamme. Non rare furono la decapitazione dei briganti e il pagamento di taglie “vivo o morto”. Del resto, per le autorità italiane i briganti erano come lupi: evitavano i pericoli, attaccavano all’improvviso e poi fuggivano, razziavano, uccidevano e scomparivano nel folto dei boschi, vivendo come animali selvaggi......
(Lulu com, Ebook €10.00),Il libro uscito in questi giorni affronta congiuntamente due tematiche storiche generalmente e genericamente affiancate fin nei detti più comuni, ma mai effettivamente approfondite nei dettagli e incrociando i dati pur disponibili. Difatti, al tema del brigantaggio viene spesso collegato quello del lupo, ma in effetti finora non erano mai state studiate e analizzate approfonditamente le tante correlazioni fra due realtà che convissero, praticamente negli stessi luoghi, per secoli. L’inusuale confronto metodologico dei dati storici sul popolare connubio “lupi e briganti” – entrambi ridotti a vivere ai margini della società umana e sempre al limite della sopravvivenza – ha evidenziato anche le totali analogie delle azioni delle autorità nei confronti sia del lupo sia del brigante. Il quadro che ne è emerso, soprattutto per quanto riguarda la repressione del brigantaggio nel XVIII-XIX secolo e in particolare dal 1861 da parte del Regno d’Italia è quello di una lotta di inaudita ferocia e poco conosciuta che vide autorità, briganti e lupi sullo stesso piano, sia vittime che carnefici in una situazione in cui la pietà era quasi sconosciuta. Un tempo i boschi italiani, dalle Alpi alla Sicilia, non mancavano né di lupi né di briganti. Questi ultimi, dalle autorità che li combattevano venivano anche chiamati banditi, che fossero comuni delinquenti, ribelli o patrioti. Molti briganti in effetti furono feroci assassini e in alcuni casi, una volta morti – come avvenne nel caso di Stefano Pelloni, detto il Passatore, ucciso in Romagna nel 1851 – i loro cadaveri furono posti dalle autorità su carretti e portati di paese in paese a dimostrazione del cessato pericolo. Come si faceva anche con i lupi. Molti altri briganti invece furono vittime loro stessi della miseria, dei soprusi delle autorità e di diffuse condizioni di vita che gli stessi, stupiti soldati italiani – che pure li combattevano – definivano bestiali e inumane. Una larga parte dei cosiddetti briganti, infine, furono sostenitori del regno borbonico. Dal 1861, la repressione militare del brigantaggio, poi supportata da leggi speciali, arrivò ad attuare migliaia di fucilazioni sommarie, immediate e senza alcun processo, oltre che comminare pesantissime pene detentive per i fiancheggiatori. Alcuni reparti militari si macchiarono di stragi, torture e stupri. Interi paesi furono dati alle fiamme. Non rare furono la decapitazione dei briganti e il pagamento di taglie “vivo o morto”. Del resto, per le autorità italiane i briganti erano come lupi: evitavano i pericoli, attaccavano all’improvviso e poi fuggivano, razziavano, uccidevano e scomparivano nel folto dei boschi, vivendo come animali selvaggi......
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