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martedì 28 novembre 2017

Tutti i particolari raccapriccianti del "Mostro di Gizzeria" La storia del 52enne accusato di violenze e maltrattamenti inumani verso la compagna di 29 anni

La storia di Francesco Giordano, dagli studi universitari alle terribili accuse di violenza. Il declino inesorabile per la sua famiglia costretta a vivere in un tugurio. Il tentativo di difendersi davanti al gip. Che lo considera «non credibile»

Non gli ha creduto il gip Emma Sonni, ritenendo la sua versione dei fatti «non credibile, perché intrinsecamente inverosimile, confusa e in parte contraddittoria». Francesco Rosario Aloisio Giordano, 52 anni, accusato di avere sottoposto a 10 anni di abusi e violenze la sua compagna 29enne di origini rumene, ha una lunga storia alle spalle, in parte raccontata nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice, assistito dai suoi legali, Salvatore e Simona Sisca del foro di Castrovillari. Sulla testa dell’uomo, figlio di una insegnante e con una sorella medico, pende l’accusa di essere un “mostro” di avere tenuta segregata la giovane e i loro due figli di 9 e 3 anni in un casolare di Gizzeria, in mezzo ai topi, alla sporcizia, senza servizi di alcun genere, costringendola a violenze e soprusi agghiaccianti.

I carabinieri che la sera del 9 novembre lo hanno fermato per eccesso di velocità hanno notato subito un’auto mal messa, sul sedile posteriore della quale dormiva un bambino. Il piccolo è uno dei due figli che Giordano ha avuto dalla 29enne. Ma in realtà l’uomo in tutto ha otto figli. Gli altri sei sono nati da precedenti relazioni. Una di queste, che ha portato all’unico matrimonio che l’uomo abbia contratto, è iniziata in giovane età, quando Francesco Rosario Aloisio Giordano, un diploma magistrale, frequentava l’università. Due anni di giurisprudenza e poi perde la testa per una ragazza marocchina che diventerà sua moglie. Il matrimonio naufraga e per Giordano, proveniente da una famiglia benestante, la vita si dirige verso un lento declino, non solo economico. In mezzo ci sarà anche il carcere: una pena di cinque anni, nel 1995, dopo un arresto per sequestro di persona, violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni nei confronti di una ragazza di 23 anni che avrebbe tenuto segregata in un attico tra Falerna e Gizzeria, costretta a subire violenze davanti alla moglie marocchina e ai due figlioletti nati da quel matrimonio.
È nel 1995 che Aloisio Giordano finisce per la prima volta sui giornali nazionali. La seconda sarà il 10 novembre scorso quando i militari entrano nel casolare nelle campagne di Gizzeria e trovano la 29enne rumena con la figlioletta di 3 anni. Davanti al gip l’uomo si difende, dice di avere vissuto durante l’estate con la donna e i figli in un residence di Nocera in cui ha lavorato come giardiniere. Dopo il lavoro stagionale le cose sarebbero andate male e i quattro si sarebbero trasferiti in un camper nel quale però avrebbero cominciato a stare stretti decidendo quindi di trasferirsi nel casolare. La versione che la donna fornisce agli inquirenti è completamente diversa, racconta di una ragazza che a 19 cerca un lavoro come badante e finisce nella casa di Giordano ad accudire la compagna malata di cancro. Qui avrebbe conosciuto le prime violenze, le percosse e le avrebbe viste subire anche alla compagna malata. Qui sarebbe iniziato il suo «inferno». Botte in testa suturate con ago e filo da pesca.
La versione di Giordano è che la compagna avrebbe sbattuto al cofano della macchina e lui l’avrebbe medicata ma senza suturarla. Lei parla dell’isolamento, dell’impossibilità di accompagnare i figli a scuola, di parlare con chicchessia. Lui dice al giudice che lei era sempre libera, che lui non l’ha mai violentata che il loro era un rapporto d’amore andato in crisi. Lei parla dei bambini, anche loro soggetti alle percosse, costretti ad assistere alle violenze contro di lei, costretti a picchiarla, insultarla, sputarle in faccia. Racconta dei topo che avrebbero rosicchiato lo zaino e i libri del figlio. Lui parla del figlio maggiore che va bene a scuola, che ha voti alti, tutti nove e dieci. Sono finiti in quel tugurio ma hanno anche vissuto in un appartamento in cui la madre di lui avrebbe pagato le utenze fino al giorno in cui avrebbe smesso di farlo. Lei dice di avere partorito in ospedale e di avere poi subito, per quei giorni di socialità, al ritorno a casa, la gelosia di lui che le avrebbe tolto personalmente i punti del cesareo con una pinzetta. Lui nega, dice che i punti glieli hanno tolti in ospedale.
I racconti di lei sono agghiaccianti, parlano di dita strette in una............

lunedì 27 novembre 2017

Terribile incidente stradale giovane deceduto una ragazza ferita gravemente e trasportata d’urgenza in elisoccorso all’ospedale di Catanzaro.

A bordo di una delle due auto che si sono scontrate c’era la vittima L’incidente mortale si è verificato al bivio di Sant’Angelo sulla strada che porta a Soriano


Il bilancio del terribile incidente stradale è di un giovane deceduto e di una ragazza ferita gravemente e trasportata d’urgenza in elisoccorso all’ospedale di Catanzaro. L’impatto si è verificato questa mattina, sulla Provinciale 73, nei pressi del bivio di Sant’Angelo sulla strada che porta a Soriano. Secondo i primi riscontri un ragazzo che era alla guida di un’auto è morto sul colpo mentre la ragazza che era con lui è rimasta gravemente ferita. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118. Ancora poco chiara la dinamica dell’incidente sulla quale hanno avviato accertamenti i carabinieri di..........

sabato 25 novembre 2017

Oggi 25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne 2 iniziative a Sersale e Vallefiorita con l'opera“T’amo da morire”



Stamattina presso la sala consiliare di Sersale  è andato in scena pièce l'opera“T’amo da morire”   della Compagnia degli Erranti di recentissima costituzione, in serata, si replica  alle 18 al teatro di Vallefiorita, . La compagnia teatrale, composta da donne e uomini uniti dal piacere della lettura e della scrittura, proporrà una serie di testi liberamente tratti dal libro “Ferite a morte”. Lo spettacolo è frutto di un lungo percorso di ricerca cominciato a marzo del 2014, che partendo dal testo della Dandini, si è via via universalizzato cercando di trovare l’anima dietro ognuna delle donne rappresentate. Un lavoro continuo che ruota attorno ai corpi, ai gesti, alle parole, svolto sotto l’attenta supervisione di Franco Procopio e Patrizia Fulciniti. Nel lavoro di predisposizione dello spettacolo un ruolo importante è svolto dalla ricerca che si è concentrata non solo sulle musiche da accompagnare ai testi ma anche sui timbri, sui colori e gli accenti, sui silenzi, i respiri e le grida delle donne rappresentate. Tutte le attrici e gli attori hanno fatto proprie quelle storie ricostruendone il passato e facendone vivere i luoghi, i tempi e le condizioni in cui quei delitti sono stati commessi. Le storie narrate non trascurano nessun aspetto della femminilità: si passa da racconti degni di personaggi dell’alta borghesia milanese o dell’estrema periferia romana,” a “cretinette” con tacco sei, strangolate con un foulard griffato o accoltellate ripetutamente; da Caltanissetta a Peshawàr. Nel cast fanno parte Stefania Anastasio, Rosa Cantaffa, Rosaria Catroppa, Emanuela Mercurio, Micaela Papa, Antonella Scarpino e anche due bambine, Benedetta Megna ed Oana Tot della Biblioteca Errante di Vallefiorita, Infine, la partecipazione di Gianni Paone, unico uomo nello spettacolo, a rappresentare la speranza che nessun uomo possa esercitare violenza e sopraffazione su una donna.
Da segnalare inoltre che allo spettacolo programmato stamattina a  Sersale parteciperanno anche Antonella Accorinti e Francesca Tucci del centro antiviolenza “Attivamente coinvolte” mentre a Vallefiorita ci sarà la partecipazione dei bambini della classe V della scuola primaria.
A conclusione dei due spettacoli di sabato 25, l’impegno della compagnia continuerà con la programmazione di spettacoli teatrali inediti in previsione anche del nuovo anno.
Sono 84 gli omicidi di donne nei primi nove mesi del 2017 in Italia, in calo rispetto ai 109 nello stesso periodo 2016: 61 si sono verificati in ambito familiare, 31 i casi di femminicidio. Nel 56% dei casi l’omicida è il partner o l’ex. Sono questi gli ultimi dati della Polizia diffusi alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che ricorre oggi, 25 novembre. Il capo della polizia, Franco Gabrielli, parla di crimine contro l’umanità. Tra le persone che nella.........

venerdì 24 novembre 2017

La Sila presenta l’elefante preistorico ritrovato nel lago dopo il ritiro delle acque causato dalla siccità che ha portato alla scoperta del fossile di un Elephas Antiquus e di una ‘fabbrica’ di armi dei Longobardi

 LA GRANDE siccità dell'estate in Calabria non ha solo portato solo roghi e problemi, ma anche un regalo Primo scheletro completo mai trovato in Italia di Elephas antiquus. Era alto 4 metri al garrese. Una scoperta fortuita, ma che potrebbe in parte riscrivere la storia della Calabria settentrionale

Il Lago Cecita ritorna nuovamente a confermare l’importanza che esso riveste, unitamente all’intero comprensorio montano e lacustre delle Sila Grande, per la conoscenza del patrimonio archeologico calabrese e delle dinamiche insediative che hanno interessato questi luoghi nel tempo, dalla Preistoria fino all’Alto Medioevo (cioè da diverse centinaia di migliaia di anni fa fino al VI secolo). In un contesto caratterizzato dalla singolare siccità dell’anno in corso, con il ritiro delle acque lacustri e la conseguente emersione di aree solitamente sommerse, ben si inseriscono infatti ilrinvenimento di un Elephas antiquus e di un’area destinata alla produzione di armi da parte dei Longobardi, sulla riva meridionale del Lago Cecita, in località Campo San Lorenzo, nel Comune di Spezzano della Sila.
 Le scoperte sono avvenute il 17 settembre scorso da parte di Funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, recatisi sul posto al fine di recuperare alcuni reperti metallici presenti sulla superficie emersa e abilmente identificati dal Soprintendente, dott. Mario Pagano, come armi pertinenti al popolo dei Longobardi, finora primi ed unici esemplari attestanti la loro presenza nel comprensorio della Sila Grande. Il ritrovamento dell’Elephas antiquus si caratterizza per la sua singolarità nel quadro delle evidenze note dell’Italia peninsulare e in particolare della Calabria. La sua parziale connessione anatomica, i meccanismi di conservazione e l’assenza, allo stato attuale, di ulteriori elementi associativi di natura antropica, farebbero pensare che l’elefante sia stato vittima di una morte naturale sulle rive del Lago 
Le porzioni anatomiche messe in luce evidenziano dei caratteri diagnostici che si riconoscono in Elephas antiquus, quali le zanne leggermente arcuate della lunghezza di 3 metri e frammenti diafisari che ricostruiscono un’altezza di 4 metri al garrese; una specie che ha abitato l’Europa a partire dai 700.000 anni fa o anche prima e che farebbe propendere per una datazione molto antica del contesto del Lago Cecita. Le operazioni di recupero dei reperti ritenuti asportabili hanno rilevato la ricchezza dell’area, che dovrà essere ulteriormente indagata al fine di fornire una più chiara e completa interpretazione archeologica. I materiali asportati saranno sottoposti a pulizia,
consolidamento e restauro presso il laboratorio archeologico dell’Università degli Studi del Molise, per essere poi nuovamente riconsegnati sul territorio silano per una loro debita valorizzazione.Considerate queste importanti scoperte e tenuto conto che molti resti dell’elefante sono ancora conservati all’interno dei sedimenti accumulati sulle sponde del Lago, è ferma intenzione degli studiosi che si sono occupati del contesto di effettuare nuove e più accurate indagini nel prossimo futuro. Fugaci ricognizioni lungo la riva del lago, a poca distanza dai resti dell’Elephas, hanno peraltro palesato la presenza di testimonianze d’interesse archeologico che rimandano a fasi di frequentazione del luogo, da parte dell’uomo, nel corso degli ultimi sei millenni da oggi. Pertanto si sta già lavorando ad un.......

giovedì 23 novembre 2017

5 comuni Calabresi sciolti per infiltrazioni mafiose La " 'ndrangheta" è viva e vegeta



Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti  ha sciolto per infiltrazioni mafiose cinque comuni calabresi. Si tratta di Lamezia Terme, per la terza volta in 26 anni, Cassano allo Jonio, Isola Capo Rizzuto, Petronà e Marina di Gioiosa Jonica. Per tutti loro sono stati individuati “gravi condizionamenti da parte della criminalità organizzata”. Dopo gli scioglimenti del 1991 e del 2002, la Commissione d’accesso a Lamezia Terme era stata inviata dal prefetto Luisa Latella in seguito all’operazione “Crisalide” contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri nell’ambito della quale sono indagati il vicepresidente del consiglio comunale Giuseppe Paladino e il candidato a sindaco (non eletto) Pasqualino Ruberto che è stato sospeso da consigliere dopo il suo arresto nell’ambito dell’inchiesta “Robin Hood”. 

Nelle ultime settimane non erano mancate le proteste per lo scioglimento in particolare da parte del sindaco Paolo Mascaro che aveva anche iniziato lo sciopero della fame in quanto era stato ignorato dalla commissione d’accesso antimafia.

E' la terza volta (un record per i comuni oltre i 50.000 abitanti) che il consiglio comunale di Lamezia Terme viene sciolto per infiltrazioni mafiose. Prima era accaduto nel 1991 e poi nel 2002.
In 40 casi l’intervento del Governo è stato necessario per bloccare le infiltrazioni della criminalità organizzata. Destino che ha condiviso più recentemente anche Ostia, il X municipio di Roma, che con le elezioni di domenica scorsa è tornata alla normalità dopo due anni di commissariamento. E il trend è in aumento: quest’anno sono stati già 14 i comuni sciolti per mafia contro i 4 dell’anno scorso. Tra i più recenti, oltre ai 5 calabresi, c’è Valenzano in provincia di Bari dove il «buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale» ormai compromessi hanno portato il Viminale a richiedere la gestione commissariale con decreto del Presidente della Repubblica (il 20 ottobre scorso).
Oltre alla ..........

martedì 21 novembre 2017

Ubriaco sperona l’auto della polizia stradale impegnata in un soccorso, denunciato 66 enne di Botricello (CZ)

Era ubriaco l’uomo di 66 anni di Botricello alla guida dell’auto scontratasi con una pattuglia della polizia stradale che stava soccorrendo il conducente di un mezzo in avaria lungo la strada statale 280 tra Lamezia e Catanzaro.

L’incidente, in cui sono rimasti feriti uno dei due agenti e il conducente della vettura in avari, si è verificato poco dopo le 18 all’altezza di una galleria nei pressi di Marcellinara. È qui che gli agenti in servizio alla Sezione di Lamezia Terme erano intervenuti per prestare soccorso ad un automobilista rimasto in panne. Uno dei due è sceso dall’auto per sincerarsi delle condizioni dell’automobilista, quando la Bmw della polstrada è stata speronata da una Fiat Brava. Per la violenza dell’impatto l’auto della polizia sbalzata in avanti a urtato quella in avaria.
La ricostruzione. L’incidente si è verificato poco dopo le 18 all’altezza di una galleria nei pressi di Marcellinara. E’ qui che gli agenti in servizio alla Sezione di Lamezia Terme erano intervenuti per prestare soccorso ad un automobilista rimasto in panne. Uno dei due è sceso dall’auto per sincerarsi delle condizioni dell’automobilista ma ad un certo punto la Bmw della polstrada è stata speronata da una Fiat Brava. L’impatto è stato violento e l’altro agente presente all’interno dell’abitacolo è rimasto ferito insieme al conducente del mezzo in panne, colpito dall’auto della polizia sbalzata in avanti dopo il forte urto.
Soccorsi. Sul posto sono quindi giunti i sanitari del 118 che hanno provveduto a trasportare i due feriti all’ospedale Pugliese di Catanzaro. Il poliziotto ha riportato una.....

lunedì 20 novembre 2017

A Sellia nottetempo gira una bestia! Non è un cane ma un ex essere umano.

Sono rimasta traumatizzata...vedere dei cani soffrire in maniera atroce, con tremori, convulsioni, Pablo era stravolto dalla sofferenza e saltava in preda agli spasmi, mila non smetteva di avere le crisi e quando le ho asciugato la bava e cercavo inutilmente di accarezzarla, di abbracciarla per calmarla, cercare di allontanare tutta questa sofferenza, aveva le lacrime agli occhi!!!!! Dovranno pagare, non li perdonerò mai!!!! il tutto è successo in Piazza, in una Piazza pubblica vicino ad un Parco Giochi per bambini!!!! Mi vergogno di vivere in un paese così incivile dove c'è gente ignorante, troglodita che pensa di rimanere impunito con atti del genere!!!!!

C'è una BESTIA a Sellia che sta avvelenando i cani, si diverte ad ucciderli buttandogli delle esche avvelenate con del diserbante agricolo, infliggendogli delle violenze inaudite......il cucciolotto Pablo e la dolcissima Mila sono morti così, tra atroci ed indicibili sofferenze!!! La storia si ripete come a settembre e a marzo, Pablo e Mila, altre due vite innocenti spezzate violentemente come gli altri!!! Eppure non erano cani aggressivi, Pablo e Mila, proprio come tutti gli altri prima di loro!!! Ma la violenza non può e non deve essere giustificata anche quando il cane non risulta "simpatico"!!!Pablo un cucciolotto di soli sette mesi che scondinzolava a tutti, e si avvicinava alle persone in cerca di coccole, tradito dalla mano da cui si aspettava probabilmente carezze! Pablo aspettava solo la sua mamma per una vita migliore!!! Mila invece avevo deciso di tenerla io, dolcissima e bellissima, nemmeno la morte violenta ne ha stravolto la bellezza; docile, buonissima con tutti, tranquilla, affettuosa, non abbaiava nemmeno !!! Anche lei tradita dalla fiducia che aveva verso gli umani!!! Ma qui non si parla di umanità, si parla di BESTIE, ignoranti, beceri, che hanno agito con brutale violenza e sprezzo della vita e delle regole del vivere civile, confidando nell'impunità generale!!! VERGOGNATEVI!!!! Vi risparmio, per crudeltà, le immagini di Mila e Pablo che si contorcono in preda a spasmi violentissimi, sono immagini forti che fanno male agli occhi e al cuore, immagini che dovrebbero far riflettere e scuotere le coscienze di chi si dice civile ed un cuore ce l'ha!!! Immagini da cui traspare solo tanta tanta crudeltà!!!! VERGOGNATEVI!!!! Non potrò nemmeno mai dimenticare Zara, che aveva trovato in Mila, una nuova sorellina che, abbaiando per destare la mia attenzione, cercava di rianimarla con il musino!!!Ancora una volta gli animali si mostrano superiori a noi e ci danno lezioni di umanità!!!! Cercavano amore ed affetto, hanno dato tanto amore e sono stati ripagati con tanto odio e crudeltà!!! Può il fastidio verso i cani generare tanta crudeltà? generale!!! Tutta questa violenza è assolutamente ingiustificata, non va tollerata e deve essere assolutamente condannata e non restare impunita!!! Mila e Pablo e tutti gli altri non hanno colpe se qualcuno li ha abbandonati!!! Dovremmo vergognarci tutti, i Selliesi civili e con cuore non dovrebbero permettere che il paese diventi un luogo in cui sono perpetrati questi atti di inciviltà e di barbarie!!! Sellia non deve diventare un altro caso nazionale come quello in cui fu ucciso il povero Angelo!!! "Nessuno dovrebbe tollerare che vengano inflitte agli animali delle sofferenze e neppure declinare le proprie responsabilità!!! Nessuno dovrebbe starsene tranquillo pensando che altrimenti si immischierebbe in affari che non lo riguardano!!!Quando gli animali subiscono la malvagità umana, quando essi agonizzano per colpa di uomini senza cuore e sono oggetto di ferocia e crudeltà, siamo tutti colpevoli!!!!" VERGOGNIAMOCI TUTTI!!! È davvero inconcepibile quello che è successo in paese, nel giro di due giorni, due poveri cani uccisi uno dietro l'altro!!!!Ci vogliono pene severe per chi abbandona, maltratta ed uccide gli animali !!! Le.....

sabato 18 novembre 2017

Il Parco Nazionale della Sila dopo la prestigiosa Bandiera Verde ora punta a sito Patrimonio dell’Umanità Unesco.

Il Parco Nazionale della Sila sta rilanciando in questi giorni la sua candidatura a Sito Patrimonio dell’Umanità Unesco. 
A questo proposito il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha voluto assicurare il suo appoggio rimarcando come «il fatto che il Parco Nazionale della Sila sia uno dei gioielli della nostra splendida regione noi calabresi già lo sappiamo. Ma questa conoscenza va diffusa nel resto del mondo e, con questo in mente, per il Parco riuscire ad ottenere il riconoscimento come Sito Patrimonio dell’Umanità Unesco sarebbe l’equivalente di una ‘promozione’ in serie A. Questo richiede un lavoro di squadra e la Presidenza della Regione Calabria è pronta a scendere in campo».

Ha proseguito poi notando come «bisogna riconoscere in questo senso l’ottimo lavoro svolto dalla Dirigenza del Parco in termini sia di conservazione delle aree naturali protette che di comunicazione. Ma bisogna continuare a lavorare in questo solco per poter ulteriormente incentivare lo sviluppo del turismo e per far crescere in maniera sempre più ecosostenibile un territorio che, a differenza di altre aree protette, è ancora ‘vivo’ e vissuto, con una vasta popolazione residente all’interno dei suoi confini».«In questo senso, il riconoscimento rappresenterebbe un tassello importante.

Con votazione unanime del comitato esaminatore, il Parco Nazionale della Sila è stato scelto come vincitore della XVaedizione della ‘Bandiera Verde Agricoltura’ della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori).
Il prestigioso premio nazionale è stato assegnato giorno 10 novembre scorso nel corso di una cerimonia tenutasi a Roma in Campidoglio, nell’ambito delle iniziative strategiche “extra-aziendali”, sezione “Agri-park”, ossia quelle “riferibili al settore delle aree naturali protette”.
È un ulteriore riconoscimento del valore delle tante iniziative intraprese dal Parco: basta ricordare anche solo il lavoro fatto finora per il Bio-Distretto; il monitoraggio delle specie selvatiche; le azioni nell’ambito del progetto europeo ‘Let’s clean up’; l’Arboreto del Parco; il supporto a ‘Fattorie Aperte’; il PLL ‘SiLavoro’; l’aver portato ad esporre in fiere internazionali B2B come la Biofach di Norimberga o TuttoFood di Milano i produttori locali; l’aver redatto un Piano di Marketing Integrato per le aree protette dell’intera Calabria.Ora il Parco, nelle parole del suo Direttore f.f., il dott. Giuseppe Luzzi, sta anche «rilanciando la candidatura a ‘Sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO’. Abbiamo lavorato per superare le criticità riscontrate in sede di valutazione e siamo ora pronti a riprendere il percorso. Siamo grati alla CIA per l’appoggio che ci ha garantito a questo proposito e siamo certi che il riconoscimento porterebbe benefici incommensurabili al nostro territorio, sia in termini di sviluppo ecosostenibile che di protezione della natura e dei paesaggi».
La ‘Bandiera Verde’ è un marchio di riconoscimento, nato nel 2003, attraverso il quale si intendono premiare aziende agricole, enti locali, associazioni, comuni, scuole e personalità che si sono particolarmente distinti nelle azioni e politiche svolte a favore dell’agricoltura, dell’ambiente, dello sviluppo territoriale, nonché di........

venerdì 17 novembre 2017

I sospetti di Manno sulla diga sul Melito finiscono sulla scrivania del procuratore Gratteri. 1000 posti di lavoro e 550 milioni di euro

La denuncia del presidente del Consorzio di Bonifica dello Ionio Catanzarese : «C’è qualcuno che tenta di togliere l'opera a noi per farla realizzare ad altri. Parliamo di 1000 posti di lavoro e 550 milioni di euro» 

Grazioso Manno non demorde, anzi rilancia e adombra qualche sospetto sui motivi per cui l’ormai nota vicenda della diga sul Melito non si sblocca.
Dopo la protesta, clamorosa, dei giorni scorsi in cui il presidente del Consorzio di Bonifica dello Ionio Catanzarese aveva avviato lo sciopero della fame e soprattutto dei farmaci salvavita di cui fa uso, Manno accusa: «Non ci sono più ostacoli al rifinanziamento, quindi la verità è che c’è qualcuno che tenta di togliere l'opera a noi per farla realizzare ad altri. Parliamo di 1000 persone a cui dare lavoro, 550 milioni di euro oltre le opere complementari: un’opera che fa gola a parecchi. Con questi numeri, è facile capire quali interessi possano celarsi dietro quest’opera. Su questo argomento, nei prossimi giorni porterò al procuratore Nicola Gratteri un dossier molto approfondito affinché venga fatta luce sull’intera vicenda della diga, cioè su trentacinque anni di storia».
Manno, dal canto suo, però, non ha dubbi: «La diga sarà realizzata, anche grazie alla disponibilità di alcuni deputati che si sono messi a lavoro e si stanno battendo affinché venga rifinanziata».
Convitato di pietra al tavolo operativo è invece, secondo Manno, proprio la Regione: «È assente - ha detto -, al netto di quella che doveva essere una riunione tecnica ma che non ha portato a nulla: dev’esserci la volontà politica, con un atto scritto del presidente Oliverio, in cui si dice che quest’opera verrà realizzata. Così come Oliverio ha detto per la sanità, anche io dico che questa situazione è intollerabile e chiedo un atto formale a lui e a Delrio sul rifinanziamento di questa opera».
Un’opera che, ha sottolineato Manno, sarebbe a costo zero per la..........

giovedì 16 novembre 2017

Sulla controversia tra il Comune di Sellia Marina e un stabilimento balneare si esprime il TAR che da ragione al stabilimento balneare

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Calabria si è pronunciato nei giorni scorsi a Catanzaro, in materia edilizia, sulla illegittimità del pagamento dei costi di costruzione su area demaniale.
La vicenda nasce dalla richiesta da parte del Comune di Sellia Marina del pagamento dei costi di costruzione per la realizzazione di uno stabilimento balneare. L'impugnativa dell'atto, grazie al patrocinio legale dell'avvocato Emilia Tolomeo, del Foro di Catanzaro, ha consentito l'accertamento dell'illegittimità della pretesa contributiva.
L'avvocato Tolomeo ha così commentato il provvedimento: “Una sentenza apripista. Trattasi di una controversia che si pone a metà strada tra la materia urbanistica ed il diritto demaniale”.
La decisione del TAR mette per la prima volta in luce l'illegittimità di tutte le richieste di pagamento effettuate, anche nel corso degli anni precedenti, dagli Enti locali per la realizzazione degli stabilimenti balneari.
Tenuto conto del numero delle strutture realizzate sulle coste italiane, non solo calabresi, si apprezza l'incidenza che la sentenza del Giudice amministrativo può assumere su tutto il territorio nazionale. Il TAR di Catanzaro giunge alla conclusione che “il contributo di costruzione non è dovuto su opere che sorgono in area demaniale, atteso che la quota di contributo commisurata al costo di costruzione integra una prestazione di natura paratributaria, determinata tenendo conto della produzione di ricchezza generata dallo sfruttamento del territorio, che non è ravvisabile nelle costruzioni su area demaniale, in quanto insuscettibili di commercializzazione e destinate a ricadere, alla...

mercoledì 15 novembre 2017

Sersale importanti decisioni durante l'ultimo consiglio comunale del 13.11.2017

Variazione bilancioNel consiglio comunale del 13 novembre c'era un solo punto all'ordine del giorno, ma prima di discuterne il presidente del consiglio ha anticipato che le nostre mozioni d'ordine e i quesiti a risposta scritta saranno discussi in un apposito consiglio convocato ad hoc nei prossimi giorni. Allo stesso modo il consigliere Colosimo ha informato il consiglio sull'evoluzione degli incontri intercorsi col direttore del polo sanitario di Sersale e col direttore generale ASP in merito al potenziamento di alcuni servizi: anche questo punto potrebbe essere oggetto di approfondimento al prossimo consiglio.
Qui di seguito la diretta streaming dei lavori:
Nello specifico, la maggioranza portava in consiglio la ratifica della variazione di bilancio adottata dalla giunta lo scorso 14 settembre 2017. Ovvero:
  1. un finanziamento regionale per la riserva Valli Cupe di 100.000€;
  2. un finanziamento regionale per eventi culturali di 4.000€;
  3. un'anticipazione per i comuni in dissesto di 1.000.0000€;
  4. una variazione di costi tra diversi capitoli.
Il nostro gruppo si è detto disponibile a votare i primi due importi (leggi la dichiarazione), poiché si tratta di interventi necessari. Ma sicuramente non avrebbe mai potuto votare un indebitamento ventennale per 1 milione di euro per coprire il risanamento dovuto al dissesto finanziario dichiarato dalla giunta Torchia.
Infatti il ministero ha accordato un prestito di 1 mln di euro da trasferire all'OSL da utilizzare per pagare i creditori del comune di Sersale. Tra questi ci sono gli speculatori che hanno fatto causa al camune (Sentenza Palazzo Colosimo e altre), ma anche i debiti contratti da Progetto Sersale nel corso delle sue amministrazioni prima che la Corte dei Conti obbligasse la giunta Torchia a dichiarare il dissesto.
Questo prestito andrebbe restituito in 20 anni gravando sulle tasse dei cittadini di Sersale: ovviamente né i cittadini né noi abbiamo responsabilità nei danni e nelle gestioni finanziarie allegre che hanno portato al dissesto, quindi non riteniamo giusto che a pagare siano sempre e soltanto i cittadini.
L'assessore Rizzo, nel suo intervento, ha chiarito che di questo milione di euro il comune ne restituirebbe circa 700.000, perché nel frattempo all'OSL sono state fornite altre risorse per coprire gli oltre 2 milioni di debiti. Comunque risorse sottratte ai cittadini.
Di questa preziosa informazione abbiamo avuto notizia solo ed esclusivamente al consiglio comunale, cioé la richiesta di restituire parzialmente al ministero l'aniticipazione non è stata fornita per tempo ai nostri consiglieri comunali. Tuttavia abbiamo chiesto che al prossimo consiglio ci vengano trasmessi dettagli che ci permettano di capire nello specifico quali movimenti finanziari vengono posti in essere.
L'occasione sarà propizia anche per discutere di dissesto e risanamento, e anche della mozione per chiedere al consiglio comunale di costituirsi in giudizio per accertare le effettive responsabilità di chi ha causato il dissesto. Una mozione collegata al punto all'odg che però non è stata portata in discussione...
2017-11-10 Mozione su Dissesto
Oltre alla mozione sul dissesto, il Presidente del Consiglio ha preso l'impegno di discutere anche delle altre nostre proposte: la..........

martedì 14 novembre 2017

Arrestato 60 enne nel Catanzarese aveva ben nascosto in casa 1,4 Kg di marijuana.



È stato beccato con 1,4 chili di marijuana, per questo motivo un uomo si 60 anni è stato arrestato dai carabinieri di Girifalco per il reato di detenzione illegale ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante una perquisizione eseguita a casa del 60enne, i militari hanno trovato una busta con all'interno 1,4 chilogrammi di marijuana, materiale per il confezionamento e 110 euro in banconote di vario taglio ritenute provento dello spaccioIl materiale è posto sotto sequestro e la sostanza stupefacente verrà inviata nei prossimi giorni presso il......

lunedì 13 novembre 2017

La Calabria una regione di assenteisti tra permessi, ferie, malattie e congedi: Cosenza al primo posto in Italia Reggio al quinto Catanzaro? Ecco l'elenco completo di tutti i capoluoghi di provincia.

Non è un bel primato per la città di Cosenza e di Reggio Calabria  che si trovano al primo e al quinto posto in Italia per numero di assenze dei propri dipendenti comunali.


A Locri, cittadina del reggino di circa 12mila abitanti sulla costa ionica della provincia di Reggio Calabria, malattie, congedi, permessi e ferie hanno tenuto lontano in media i dipendenti del Comune per 99,4 giorni in un anno. Ma tra le città Capoluogo di provincia, al primo posto per assenze su 121 comuni, c’è proprio la città dei Bruzi con una media di 65,1 giorni di assenza. I dati sono stati pubblicati oggi da Il Sole24ore.
Le altre città capoluogo non sono messe meglio, tranne Vibo Valentia, che si trova al penultimo posto (dato però positivo in tal caso) con 23 giorni in media di assenza dei suoi dipendenti comunali. Trend alto anche per Reggio Calabria, al 5° posto della classifica degli assenti, con una media di 59,3 giorni. Catanzaro è al 56° posto con 51,8 giorni e Crotone all’85° con 46, 6 giorni d’assenza in un anno dei suoi dipendenti comunali dal posto di lavoro.
Alla Maddalena, in Sardegna, la media parla di 87,3 giorni fuori ufficio mentre a Condofuri, ancora Reggio Calabria, ci si ferma a 86,1. Ma, almeno stando ai dati ufficiali, non mancano casi-limite al contrario, da Biassono (Monza e Brianza; 14 giorni di assenza medi a testa, meno delle ferie) a Mussomeli (Caltanissetta; 18,1 giorni).
L’Italia dell’assenteismo vede uffici ‘meno affollati’ in Calabria e Sicilia mentre Campania e Molise si spingono tra le aree “virtuose” insieme a Lombardia, Veneto e Toscana. Oltre a essere grave, quindi, il fenomeno nella pubblica amministrazione è parecchio diversificato.
I numeri messi in fila dal centro di ricerca Ermes nel suo primo Rapporto sui Comuni, ed elaborati sulla base dell’ultimo conto annuale della Ragioneria generale, offrono il quadro strutturale del problema, più dei censimenti mensili che sono pubblicati nella sezione dell’«amministrazione trasparente» di ogni ente pubblico ma sono ovviamente soggetti a fluttuazioni congiunturali. E danno anche un’indicazione di sistema interessante: nei Comuni piccoli, dove gli organici sono più ridotti e c’è in genere più spirito di squadra ma anche più controllo reciproco, le assenze sono minori (46,1 giorni in media, ferie comprese), mentre l’indice sale al crescere delle amministrazioni fino a raggiungere il massimo (51,4 giorni) dove i dipendenti sono più di mille. Palermo, Cagliari, Catania e Torino spingono in alto il dato delle città, mentre a Napoli, Rimini, Milano e Salerno le assenze sono più basse.

Finora, l’assenteismo pubblico ha dominato la cronaca con le sue manifestazioni estreme, su cui si sono concentrate anche le risposte della politica a suon di licenziamenti “sprint” in 30 giorni e sanzioni per danno all’immagine per chi timbra l’entrata e imbocca subito l’uscita.
L’assenteismo che scava sotto la macchina pubblica ed erode performance e servizi è però quello ordinario, fatto di malattie certificate con generosità, di permessi ad ampio raggio e congedi concessi senza troppi controlli. A scardinarlo dovrebbero ora pensare i nuovi contratti nazionali del pubblico impiego, che stanno entrando nel vivo del confronto dopo la pausa pre-manovra e sono chiamati a far valere un binomio semplice nei principi ma complicato nella sua......

sabato 11 novembre 2017

17enne denuncia stupro. Il prete su Facebook. “Il minimo che potesse accaderti”Per le frasi choc la curia lo obbliga a rettificare




Una giovane di quasi 18 anni aveva denunciato nei giorni scorsi di essere stata stuprata in un vagone della stazione di Bologna e poi rapinata. Indaga la polizia, la ragazza si è presentata all'ospedale Maggiore venerdì scorso, il 3 novembre. 
La minore ha riferito di aver passato la serata nella zona di piazza Verdi con alcuni amici e di aver bevuto molti alcolici. Ad un certo punto si è accorta di non aver più il cellulare e un giovane magrebino si sarebbe offerto di aiutarla, dicendole di seguirlo. I due sarebbero quindi arrivati in stazione, dove la giovane sostiene di aver subito la violenza sessuale. Si sarebbe svegliata solo la mattina dopo, seminuda e senza più la borsa con sé.
Le frasi choc di don Lorenzo Guidotti. “Ma dovrei provare pietà? No!". 
E dopo la cavolata di ubriacarti - scrive il sacerdote - con chi ti allontani? Con un Magrebino?!? Notoriamente (soprattutto quelli in Piazza Verdi) veri gentlemen, tutti liberi professionisti, insegnanti, gente di cultura, perbene... Adesso capisci che oltre agli alcolici ti eri già bevuta tutta la tiritera ideologica sull’accogliamoli tutti? ... tesoro ... a questo punto, svegliarti seminuda direi che è il MINIMO che potesse accaderti».
Queste le parole choc del sacerdote di Bologna, don Lorenzo Guidotti con le quali ha commentato sulla sua pagina Facebook (che non ha profilo pubblico) lo scorso 6 novembre la notizia della 17enne che il 3 novembre ha denunciato di essere stata violentata in un vagone della stazione, dopo una serata in cui si era ubriacata. È il sito di Radio Città del Capo a riportare il post di Guidotti, parroco della chiesa di San Domenico Savio, pubblicando lo screenshot del messaggio, apparso la sera del 6 novembre.

“Mi spiace ma... Se nuoti nella vasca dei piranha non puoi lamentarti se quando esci ti manca un arto... cioè... A me sembra di sognare! Ma dovrei provare pietà? No! Quella la tengo per chi è veramente Vittima di una città amministrata di ..., non per chi vive da barbara con i barbari e poi si lamenta perché scopre di non essere oggetto di modi civili. Chi sceglie la cultura dello sballo lasci che si ‘divertano’ anche gli altri...?”.
"Il mio non è un attacco alla ragazza, ci mancherebbe, ma un tentativo di far PENSARE gli altri ragazzi e i loro genitori... e, magari, anche chi amministra la cosa pubblica. Chissà forse proprio grazie alle PAROLE FORTI e a QUESTO ARTICOLO, il messaggio arriva a chi altrimenti non avrei mai raggiunto. Vogliamo aspettare la seconda vittima, la terza, la quarta, ecc? IO NO!". Così don Guidotti ritorna su Facebook sulle parole scritte il 6 novembre, commentandone la diffusione sui siti. E così ho avuto anche io il mio quarto d'ora di notorietà (ne avrei fatto anche a meno perché non la cerco)", dice.
La retromarcia del parroco: "Chiedo scusa"
Quanto al caso della ragazzina che ha denunciato uno stupro alla fine di una serata in cui ha detto di essersi ubriacata, il sacerdote scrive: "Sapevo benissimo di.....................

venerdì 10 novembre 2017

Rubavano le offerte per San Francesco che arrivavano da tutto il mondo. Condannati 6 persone per appropriazione di oltre un milione e mezzo di euro destinati al Santo di Paola protettore della Calabria

Un milione e mezzo di euro erano stati ‘girati’ con dei bonifici a parenti ed amici del promotore finanziario



 Il Tribunale di Paola, presieduto da Paola Del Giudice, ha condannato un consulente finanziario, Massimiliano Cedolia, a cinque anni di reclusione per avere truffato, tra il 2007 e il 2012, l'Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, appropriandosi di oltre un milione di euro. Il collegio ha anche condannato cinque presunti complici di Cedolia, Francesca Vidiri, Francesco Vidiri, Ofelia Vidiri, Grazia Magurno e Salvatore Magurno. Il primo a 3 anni e 6 mesi di reclusione e gli altri quattro a 3 anni e 3 mesi. I cinque avrebbero ricevuto da Cedolia e riciclato oltre 280 mila euro.
    Il Tribunale ha anche disposto la confisca di tutti i beni, anche eventualmente intestati a terzi, degli imputati, che sono stati anche condannati al risarcimento del danno in favore dell'economo e dell'Ordine dei Minimi, oltre al pagamento di una provvisionale che ammonta complessivamente a più di un milione e duecentomila euro.

A gestirlo era lo stesso Cedolia, sulla base di accordo ‘a voce’, il quale pare fosse l’unico in possesso della password necessaria per compiere qualsiasi operazione. Quando però al termine dei festeggiamenti l’economo chiese di chiudere il conto corrente Cedolia afferma di aver investito i fondi in borsa in investimenti non andati a buon fine. In realtà dopo qualche accertamento i frati si accorgono che il promotore finanziario aveva trasferito 850mila euro su conti correnti di persone sconosciute all’Ordine dei frati minimi. Si trattava infatti di amici e parenti di Cedolia. Tra questi spiccavano i nomi della moglie, della zia, del padre e della madre del promotore finanziario: Maria Rosaria Punzo, Preite Carmelina, Attilio Cedolia e Adua Preite. Nei confronti dei quattro il Tribunale di Paola ha oggi ordinato il sequestro di beni mobili e immobili per un totale di 1 milione e 254mila euro. La restante parte del denaro dei fedeli scivolato nelle tasche degli ‘amici’ di Cedolia, 286mila euro dovrà essere prelevata dai conti correnti di Francesco Vidiri, Grazia Magurno, Ofelia Vidiri, Salvatore Magurno e Francesca Paola Vidiri. I cinque sono.......

mercoledì 8 novembre 2017

Sersale il premio ‘Carmela Borelli madre eroica’ a Nicole Orlando, l’atleta paralimpica cinque volte sul podio.




Riconoscimento a Nicole Orlando, l’atleta paralimpica originaria di San Giovanni in Fiore che ai mondiali 2015 di Bloemfontein in Sudafrica – alla prima apparizione in un campionato del mondo – e’ salita cinque volte sul podio. Nicole, 23 anni, cresciuta in Piemonte, ha ricevuto il premio ‘Carmela Borelli madre eroica’Organizzato dalla ProLoco con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Sersale, giunto all’ottava edizione. . L’opera, una scultura in ferro che ritrae una mamma nell’abbraccio coi figli dell’artista Pino Campise, le è stata consegnata dal sindaco del comune della presila catanzare, Salvatore Torchia, alla presenza del delegato comunale alla Cultura Tommaso Stanizzi e del presidente della locale Proloco Alessandro Galeano. Sono intervenuti il vice presidente della Regione Antonio Viscomi, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace mons. Domenico Bertolone e il reggente del Comitato paralimpico regionale Giovanni Giarmaleo. “Mi alleno tre volte a settimana seguendo un mia idea: vietato dire non ce la faccio! Il cromosoma in piu’ mi spinge a non mollare mai”. Nicole Orlando, nella chiesa dell’Immacolata di Sersale gremita di persone, soprattutto giovani, ha raccontato il suo amore per l’atletica, ricordando l’importanza che hanno avuto i suoi genitori per i successi conseguiti.  “La famiglia e’ fondamentale in tutto cio’ che faccio. Sono orgogliosa di essere italiana”. E ancora: “Mi piacerebbe provare a.....................

lunedì 6 novembre 2017

Sellia; scoperto giro di droga nel rione Madonna della Neve ?




Sellia tranquillo e ridente paesino ai pieni della Sila dove il tempo sembra che si sia fermato non solo metaforicamente ma anche realmente (vedi orologio del campanile) dove tutto sembra scorrere tranquillamente non passano certamente inosservati dei movimenti molto sospetti da parte di un cittadino nel rione Madonna della Neve il quale insospettito  da alcuni strani movimenti dopo un controllo accurato trovava ben custodite circa 1,5 gr di  marijuana già pronta per il consumo Il solerte cittadino Selliese non ha perso tempo è senza esitazione ha chiamato le forze dell'ordine che giunti prontamente sul posto hanno posto sotto sequestro la droga avviando subito le indagini per  poter risalire a chi ha nascosto la marijuana cercando di capire se si tratta di un caso isolato oppure esiste un giro più vasto con.........

sabato 4 novembre 2017

Replica da parte della Famiglia Arcuri proprietaria da oltre 20 anni del Grande Albergo delle Fate su eventuali iniziative reclamizzate in questi giorni




In merito a quanto appreso dai social e da un articolo di giornale, aventi ad oggetto delle manifestazioni organizzate dalla Sign.ra Sveva Mancuso nei pressi della
struttura alberghiera "Grande Albergo Parco delle Fate", 
SI RENDE NOTO CHE quest'ultima, in qualità di promotrice della costituenda Associazione Culturale "Eventi Fate" è già stata diffidata a NON utilizzare per qualsiasi motivo il nome della struttura, tantomeno gli spazi antistanti, poiché il Grande Albergo delle Fate è di proprietà ormai da tantissimi anni della famiglia Arcuri. L'eventuale violazione sarà denunciata alle competenti autorità, già avvisate per mezzo di un telegramma ed invitate eventualmente anche ad intervenire ad avvenuta violazione. 
Nell'arco degli anni, gli eventi avuti luogo dentro e fuori la struttura, per conto di Enti ed Associazioni, sono sempre stati autorizzati dalla suddetta proprietà.
Ci si meraviglia come, nella società odierna, si possa dare adito e concedere spazi comunali ad una persona che, un bel giorno si ricorda che la famiglia che negli anni d'oro ha dato origine all'attuale Villaggio Mancuso, ma ha dimenticato che l'omonima famiglia ha venduto le precedenti proprietà seguendo l'iter previsto dalla legge. Non risulta infatti ad oggi, nessuna proprietà riguardante il Grande Albergo Parco delle Fate, intestate alla Sign.ra Mancuso che sta arbitrariamente abusando di titoli che non possiede in quanto non risulta essere ereditiera delle aree in questione. 
Non esistono ne "strade contese" ne "strutture contese" poichè l'attuale proprietà ha avuto il piacere di contrattare direttamente con i Mancuso, oltre 20 anni fa. 
Ad oggi, ciò che risulta appartenere alla Mancuso, è l'eccessiva voglia di mettersi in mostra, auspicando ad un misero momento di gloria. La questione che, vede menzionata la figura della famiglia Arcuri, è già stata affidata ai legali di fiducia.
La famiglia Arcuri, che opera nel commercio e gestisce le aziende di famiglia da oltre 40 anni, ha portato (successivamente all'acquisto) in alto il nome della struttura e quindi del Villaggio stesso, investendo anni di sacrifici e schierandosi in prima persona ad affrontare il lavoro da albergatori e ristoratori, nonchè investendo fiorenti economie. Grazie alla determinazione e all'impegno, si è ottenuto un importante riconoscimento che ha ancor più valorizzato l'immobile, in quanto, nel 2007 venne riconosciuto dal MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI, tramite D.M. (vedi allegato)

Per anni si è portato avanti un progetto seguito contestualmente dalla Regione Calabria, che aveva manifestato interesse a far divenire un Museo Culturale l'antica struttura ma, purtroppo, a progettazione ultimata la precedente Amministrazione Regionale ha taciuto sulla questione e, quindi, il grande progetto non si è concretizzato. 
Siamo ancora in attesa di risposte, tenendo in serbo quelle che sono le nostre intenzioni, ovvero di far rinascere la struttura, interessando gli Enti competenti e avvalendoci di quelle che sono le attestazioni ministeriali ottenute.
In conclusione si precisa ulteriormente che la..........