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martedì 2 novembre 2021

Sersale, Storia di Giacomino l'eremita che girava con la sua curiosa bisaccia dove non mancava mai la Bibbia. Oggi un altare nel cimitero per ricordare questa persona umile che dedicò la sua vita alla preghiera.

 Giacomino l’ eremita per la sua bontà, umiltà e per l’amore verso Dio

in occasione della giornata dei defunti presso il cimitero, verrà inaugurato il nuovo altare del camposanto dedicato a Giacomo Talarico, cittadino sersalese che vivere in contemplazione nei boschi della Sila piccola.


Giacomino l’eremita della Sila Molti forse non ne hanno mai sentito parlare, ma chi ha una certa età si ricorderà dell’eremita della Sila detto Giacomino. Il suo nome era Giacomo Talarico, ma tutti lo conoscevano come Giacomino. Era nato nel 1907 nel paese di Sersale (CZ) sulle pendici del Monte Gariglione posto sul lato orientale dell’altopiano silano. Sin da ragazzo si dedicò alla preghiera e alla penitenza ritirandosi in solitudine nelle foreste e campagne della Sila. Portava in spalla una curiosa bisaccia contenente tutti i suoi pochissimi beni tra cui una Bibbia che per acquistarla, si dice, andò a Roma a piedi. Morì nel 1976. Non conosceva la...........

giovedì 26 agosto 2021

La “Grangia di Sant’Anna” a Montauro un vero tesoro dimenticato che si affaccia sul Golfo di Squillace . L' antico possedimento appartenuto ai monaci certosini,

 


L’apertura del primo museo del paese riporta l’attenzione sulla Grangia di Sant’Anna, l’antica azienda agricola situata nel borgo di Montauro su un pianoro di circa 400 metri che si affaccia sul golfo di Squillace. ( Come riporta il sito della Gazzetta del Sud) Un antico possedimento appartenuto ai monaci certosini, oggi sito di interesse storico, al centro di un’opera di recupero passata dalla messa in sicurezza dei resti della grangia, parzialmente distrutta dal terremoto del 1783. Evento sismico che ha però risparmiato parte dei magazzini della struttura di cui gli archeologi attestano un intero piano sotterraneo esistente e mai portato alla luce, capace di conferire al sito storico ancora più importanza. Lo sa bene il sindaco Giancarlo Cerullo che conferma l’ambizione di riaprire la campagna di scavi che, però, il suo Comune non ha attualmente i fondi per affrontare. A quantificare le possibili spese è l’archeologa Chiara Raimondo, guida d’eccezione dell’itinerario montaurese nelle giornate Fai di primavera. La sua ricostruzione parte dal rinvenimento di un arco emerso nella prima campagna di scavi, testimonianza dell’esistenza di un .......

sabato 21 agosto 2021

Sellia Marina; importante scoperta archeologica Sulla via della gloriosa "Trischene". Riemerge un’antica strada di epoca magnogreca

 La Soprintendenza Abap di Catanzo e Crotone ha confermato la scoperta, avvenuta alcune settimane fa, di una antica arteria stradale, probabile collegamento tra l’antica Kroton e Skylletion. Una conferma giunta dopo i lavori di scavo, supervisionati da Ernesto Salerno, Florinda Tortorici, Federica Caputo, Pietro Chimenti e Maria Stella Principe e sotto la direzione scientifica di Paola Caruso.


L’antico sentiero è emerso a seguito di alcuni lavori relativi alla realizzazione della rete fognaria. Fortunatamente, gli operai impegnati negli scavi, notando il ciottolato, anziché proseguire si sono fermati allertando le autorità preposte, permettendo così la scoperta di un “patrimonio di inestimabile valore”. Si tratterebbe dunque di un antico tracciato utilizzato, secondo le prime stime, almeno dalla fine del V secolo a.C. e per tutto il IV secolo a.C., che emerge in una zona dove sono già state rinvenute due fornaci di forma rettangolare risalenti verosimilmente al III secolo a.C.. Elementi che fanno propendere gli archeologi, assieme ad altri ritrovamenti ceramici, che si tratti di un antico sentiero che collegava le due colonie magnogreche. Il territorio di Sellia Marina si conferma, dunque, ricco di reperti da valorizzare. Vista l’importante scoperta, si valuterà ora una pulizia generale di tutta l’area nota come Chiaro, dove insiste anche una necropoli, al fine di renderla fruibile a turisti e.........



sabato 7 agosto 2021

Sellia; per il suo futuro bisogna recuperare e valorizzare il suo passato

 

Sellia è un comune italiano di 498 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria.

Diventa importantissimo salvare, recuperare, salvaguardare l'antico borgo. Non serve a nulla avere tantissimi musei, tante attrattive, non serve a nulla creare scritte frasi a effetto se poi una sola casetta una sola viuzza rischia di scomparire per sempre. L'unico vero tesoro la vera attrattiva è il centro storico altrimenti oltre a perdere il sul suo passato Sellia perderà anche il suo futuro.


segue foto racconto

sabato 26 giugno 2021

Storia del particolare clima di Tiriolo dove anche in questi giorni di fuoco la temperatura non supera mai i 29 gradi

  Tiriolo si trova al centro dell'istmo di Catanzaro o gola di Marcellinara. Grazie a questa posizione, gode della vista simultanea dei due mari, Ionio e Tirreno e delle isole Eolie, Stromboli e nelle giornate di sereno anche l'Etna.



Tiriolo e tutto l'istmo in generale, è importante rotta per la migrazione degli uccelli. In primavera a partire da febbraio, si possono osservare le prime Gru, che sostano nella piana di Lamezia per poi ripartire verso nord, passando per Tiriolo. In aprile maggio, l'istmo è attraversato da migliaia di rapaci soprattutto il Falco pecchiaiolo.
Parliamo della particolarità del suo microclima:
Le correnti da nord ovest sono favorevoli alla migrazione degli uccelli, un po' meno quando le correnti sono da sud Est.Come riporta la pagina social  Stazione Meteorologica Sant'Elia di Catanzaro. 
Riguardo il clima è particolarmente freddo ed umido, a causa delle correnti tirreniche che incontrano i rilievi del Reventino. Qui si formano venti forti e fitte nebbie.
Nelle giornate appena trascorse di sabato e domenica (19-20 giugno ) , in questa zona imperversava un forte vento che dava l'impressione di essere in autunno o inverno. In tutto il circondario le temperature erano over 30° mentre a Tiriolo si registravano appena 22°C.
Ma anche qui il cambiamento climatico ha dato i suoi effetti. Le vere nevicate risalgono ormai a 50 anni fa, l'ultima vera nevicata degna di nota risale al 1970, nevicó per una settimana e raggiunse circa due metri. É questo il ricordo della gente del luogo, che continua con le stalattiti di ghiaccio penzolare dai tetti. Riguardo la nebbia, si formava a febbraio e durava fino ad aprile, molto molto fitta. Infatti i viaggiatori del passato come il geologo Lovisato, descriveva la nebbia di Tiriolo come una aria che rendeva tristi gli abitanti.
Ringraziamo per questa descrizione e racconto il dott. Mimmo Bevacqua
Fin da adolescente appassionato di ornitologia, ora ornitologo professionista. Si occupa di monitoraggi faunistici e ambientali. Ha collaborato con ISPRA, e partecipa a progetti di conservazione soprattutto per quanto riguarda i rapaci minacciati (avvoltoio Capovaccaio, Nibbio reale, falco Lanario ecc. Unico ornitologo per la provincia di Catanzaro. Si occupa anche del monitoraggio dell avifauna presso l'aeroporto di Lamezia Terme, ricerca sulla popolazione di uccelli per la prevenzione del Bird Strike (impatto di uccelli con aeromobili)
Di seguito troverete un video girato domenica 20 giugno proprio sul monte Tiriolo a 848mt slm...........

venerdì 18 giugno 2021

TH SIMERI/ Mare, storia e sapori da godere fino a fine settembre

 Della trentina di resorts del gruppo TH, quello di Simeri (nel territorio comunale di Simeri Crichi, 4500 abitanti, provincia di Catanzaro) è stato il primo sullo start della nuova stagione estiva. Il villaggio ha riaperto già lo scorso 2 giugno, forte di una copertura di prenotazioni partita alla grande. Simeri è un angolo di Calabria che offre mare cristallino e lunghissime distese di sabbia (adattissime per famiglie con bambini anche piccoli): il villaggio affaccia sulla costa ionica, circondato da ulivi e giardini di palme e fiori, la spiaggia è riservata per i suoi ospiti, le 265 camere sono interamente rinnovate e dotate di ogni comfort, e quelle “garden” sono immerse nel verde, con terrazza e giardino. “Primi a riaprire e forse gli ultimi a chiudere: rispetto alla data prevista di metà settembre probabilmente slitteremo un po’ avanti, viste le prenotazioni che arrivano anche per quelle date. E a fine settembre è vero che le giornate sono un po’ più corte, ma è anche vero che qui i colori diventano strepitosi, il clima si addolcisce e il mare conserva tutto il calore di agosto. È davvero un periodo bellissimo”. Ne è convinto Nicola Dettorino, il manager TH cui è affidato il resort.  Direttore, il TH Simeri sembra essere una vera calamìta…


Beh, per il nostro gruppo è ormai un villaggio “storico”, con una grande notorietà e un’altrettanto grande reputazione, dimostrata anche dagli indici di gradimento espressi dagli ospiti, stagione dopo stagione in costante crescita. Adesso la voglia di ripartire, sia per noi addetti ai lavori, sia per i clienti, è quasi tangibile: traspare dagli sguardi delle persone che stiamo incrociando in questi giorni. Io stesso mi sono quasi commosso quando, qualche giorno fa, ho rivisto i ragazzi dell’animazione ballare e cantare la nostra sigla, che non sentivo da tanti mesi…

Una ripartenza che però ha bisogno ancora di qualche prudenza?

Sicuramente non è il caso di abbassare la guardia, e infatti a Simeri, come in tutti i villaggi TH, i protocolli di sanificazione sono sempre attivi e scrupolosi, nel giusto equilibrio tra precauzioni, sicurezza e vacanza. L’anno scorso abbiamo chiuso la stagione estiva senza registrare un solo caso Covid in tutte le nostre strutture.

LA LOCATION

Territorio & storia

Nel medioevo la cittadina prosperò per mano bizantina, con la fortificazione della città. Nel 1541 il territorio di Simeri Crichi era di proprietà di Ignazio Barretta del Ducato di Simeri. Simeri appartenne poi ai Borgia fino al 1622. Simeri è borgo d’origine medievale: in questa zona sono stati portati alla luce una serie di reperti della prima metà del ferro e del periodo magnogreco. Crichi, invece, fu fondato nella seconda metà del XVIII secolo, pare da..............

lunedì 14 giugno 2021

Simeri Crichi: storia di un (non) Eroe ma neppure traditore

 


Il 25 aprile del 2012, alla presenza delle massime autorità regionali e comprensoriali e di una rilevante rappresentanza delle diverse armi dell’esercito italiano, in una cornice di popolo commosso e partecipe, venivano scoperte in piazza Martiri 1809 tre lapidi marmoree, poste sulle facce del piedistallo del Fante all’attacco di Giuseppe Ciocchetti, contenenti l’elenco dei figli di Simeri Crichi caduti in guerra. Il luogotenente Critelli si era fatto carico della ricerca dei fogli matricolari dei soldati caduti in guerra (non soltanto morti in guerra o per causa di guerra). Particolare, questo, che sollevò un vero e proprio tormentone, perché dall’elenco dei soldati dell’ultimo conflitto mondiale manca il nome di un nostro fante, morto all’età di 27 anni, nel corso della famosa Operazione Barbarossa, cioè dell’invasione tedesca dell’Unione Sovietica del 1941. Era stato fucilato al palo il 1.6.1942 da un plotone di esecuzione italiano e sepolto nel cimitero della Divisione “Pavia”, a 1,5 Km dalla rotonda della strada dei Nogai, dove una delle 4 bocche del fiume Saghiz si mescola nel Mar Caspio. La fucilazione al palo, e non al petto o alla nuca, era prevista dal codice penale militare di guerra (Riforma Lamarmora) per i militari che si macchiavano del reato di alto tradimento. Dato che risultò imprescindibile nella decisione di non includere il nominativo sulla lapide commemorativa dei caduti in guerra.                                                                         Il nostro giovane compaesano era stato richiamato e inquadrato nel Corpo di Spedizione  Italiano in Russia (CSIR), poi incorporato nell’8a Armata dell’ARMIR, forte di 229.000 uomini, sostanzialmente con funzioni di rincalzo alla Wehrmacht, sul fronte centrale del Don, dove comunque il controllo del territorio si andava appalesando sempre più difficoltoso, per via della pressione partigiana, del generale inverno di napoleonica memoria, della inadeguatezza dell’equipaggiamento da combattimento (le “pezze da piede” e le mollettiere al posto delle calze di lana e degli stivali, i muli e non i carrarmati delle divisioni corazzate russe e tedesche, il fucile 91 contro il Moisin-Nagat dei Russi e il Mauser K98K dei tedeschi). Per non dire delle condizioni generali di salute e di vita delle truppe. Ancora oggi l’espressione “pezza da piede” esprime estensivamente tutto il suo significato negativo. I nostri soldati meridionali erano per lo più giovani contadini analfabeti, con una conoscenza approssimativa della stessa lingua nazionale, parlata quasi esclusivamente dagli ufficiali di tradizione piemontese e papalina, come risulta chiaramente dalle diverse inchieste parlamentari del tempo. La leva obbligatoria e gratuita li aveva sradicati dai campi e dai loro paesini malarici. Analfabetismo (oltre il 90% in Calabria, Sicilia e Sardegna, contro una media nazionale del 37,9%), denutrizione, pellagra e consapevolezza del danno economico familiare causato dalla leva, spiegano in qualche modo il diffuso sentimento di ostilità e di protesta, che si poteva concretizzare nella renitenza alla leva e in atti di autolesionismo per eludere il servizio coercitivo della leva militare. Mussolini aveva voluto partecipare all’invasione, nonostante la scarsa convinzione del Fuhrer, col pensiero alle allettanti trattative postbelliche. In quel clima la propaganda russa trovava terreno fertile, come confermano i massicci rastrellamenti nell’uno e nell’altro fronte. La storia ci consegna un dato emblematico: a Stalingrado i Sovietici giustiziarono 13.550 soldati della stessa Armata Rossa, su relazione del proprio servizio di controspionaggio militare, mentre 50.000 Russi risultavano inquadrati in uniformi tedesche e utilizzati nel lungo accerchiamento della città baltica. Nelle condizioni date, quale consapevolezza poteva avere un giovane contadino nella gestione di un qualsiasi dato riservato, quando cadeva nella trappola  di un’operazione di guerra psicologica (PSYOP) con i “mezzi di disseminazione di propaganda al nemico per la conquista delle menti “, come i sofisticati messaggi di sconforto e la strumentale accoglienza di alcune compiacenti famiglie del kolchoz dei territori occupati, che debordavano dalla sua esperienza e dal livello di permeabilità della sua personalità?             

Reparti italiani sul fronte orientale.

Fanti italiani in Russia

Le sue radici affondavano nel drammatico immobilismo della vita grama del piccolo mondo dei paesini calabresi, angariati dal potere e avvezzi all’ingiustizia, alla disillusione e alla perpetuazione di modelli sociali antiquati, tanto che Antonio Alvaro ha potuto scrivere:                                           “No ndaju ‘nsordu mai, dormu a lu scuru,                                                                                          / e strazzati di supra aju li panni”.                                                                                                         Nel ’46, degli 80.000 dispersi in Russia, tornarono solo 21.000 uomini dai ............

venerdì 4 giugno 2021

Cropani spiragli di luce per il Duomo chiuso da circa 4 anni, lavori sempre a rilento ma si lavora.

 



Cropani per l'apertura del bellissimo Duomo quanto bisogna ancora aspettare? I lavori erano iniziati circa 4 anni fa poi per varie vicissitudini sono da prima rallentatati poi completamente fermi ora sono finalmente ripresi con la sostituzione di alcune travi malandate speriamo di vederlo presto di nuovo fruibile perché si tratta di un varo patrimonio storico poco valorizzato nel contesto della cittadina Pre silana che trasuda storia in.....

martedì 1 giugno 2021

Catanzaro; Saranno ricordati anche 2 soldati di Cropani e uno di Magisano nella cerimonia solenne di domani a Piazza Matteotti.

 Il prossimo mercoledì 2 giugno, sarà celebrato il 75° anniversario della Fondazione della Repubblica Italiana.


Anche quest’anno la cerimonia celebrativa, che si svolgerà alle ore 10.00, presso il Monumento ai Caduti di Piazza Matteotti del Capoluogo, nel rispetto delle stringenti misure di contenimento impartite in materia di contrasto alla pandemia, prevedrà un programma sobrio ma solenne.
La manifestazione- si legge in un comunicato della Prefettura –  si aprirà con la cerimonia dell’Alzabandiera, proseguirà con la deposizione della corona da parte del Prefetto di Catanzaro, dr.ssa Maria Teresa Cucinotta, accompagnata dal Comandante della Legione Carabinieri Calabria, Gen. B. Andrea Paterna e si concluderà con la lettura del messaggio del Capo dello Stato da parte dello stesso Prefetto.

Inoltre, in occasione delle celebrazioni della Festa della Repubblica, nella mattinata di martedì 1 giugno, alle ore 11.00, si svolgerà presso la “Sala del Tricolore” della Prefettura di Catanzaro, nel rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza dettati dalla normativa anticontagio, la cerimonia di consegna di quattro Medaglie d’Onore, concesse dal Presidente della Repubblica a “cittadini italiani, militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto e per l’economia di guerra” , di cui tre alla memoria, ai congiunti dei seguenti militari:
Antonio CANNISTRÀ di Catanzaro
Antonio DE MARE di Magisano
Massimino GUZZETTI e  Sebastiano LIGARÒ, entrambi di Cropani.

eguirà la consegna delle onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a diciassette nuovi insigniti della provincia di Catanzaro che si sono distinti “nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari”, di seguito i nomi..............

martedì 20 aprile 2021

Una strada e una targa per i partigiani sersalesi. elenco dei nomi e alcune schede dei partigiani nati o residenti a Sersale

 Verso il 25aprile: una strada e una targa per i partigiani sersalesi.


In occasione dei 400 anni di Sersale e per il 70° della Liberazione, l'anno scorso, alcuni compagni hanno fatto una ricerca informale tra i sersalesi e negli archivi di Organizzazioni Partigiane italiane riportando alla luce almeno una decina di partigiani. Anche se ancora mancano i dati di diverse Commissioni regionali tra cui la Lombardia, questi archivi sono ora consultabili online (https://www.partigianiditalia.beniculturali.it/), perché interamente digitalizzati dalla Fondazione Ferruccio Parri col patrocinio del Ministero dei Beni Culturali.
Qualche settimana fa Rifondazione Comunista Sersale ha inviato i risultati di questa ricerca a
Città di Sersale
e all'
Anpi Comitato Provinciale Catanzaro
per chiedere l'intitolazione di una "via dei partigiani sersalesi", nella nuova toponomastica, e la posa di una targa commemorativa.
Questa ricerca ha riempito d'orgoglio chi l'ha condotta. E' stato sorprendente scoprire quanti sersalesi hanno avuto un ruolo riconosciuto dallo Stato nella #Resistenza, abituati ad una narrazione che vede il meridione d'Italia poco partecipe alla lotta di Liberazione dal nazifascismo.
Ma soprattutto, man mano che abbiamo scoperto i nomi di nostri compaesani, abbiamo coinvolto i loro discendenti, chiedendo conferme o storie. In alcuni casi, i nipoti ci hanno detto che neanche loro conoscevano il passato partigiano dei loro nonni. Spesso, come ci hanno raccontato i figli, le atrocità della guerra, gli eccidi e le sofferenze cui hanno assistito, hanno spinto molti di questi protagonisti della storia a custodirne privatamente il ricordo.
Gli accenni dati ai figli o le scatole coi ricordi di guerra sono rimasti solo confidenze, senza il prezioso lavoro di ricostruzione e di memoria che altrove hanno compiuto l'ANPI e le altre associazioni di reduci, ma grazie a questa ricerca possiamo ora riaprirle e destare la curiosità di altri che vorranno ricercare, in primis le scuole sersalesi a cui regaliamo questi spunti (http://rifondasersale.ning.com/.../400-anni-di-sersale-75...).
Proprio per queste ragioni - orgoglio e memoria - riteniamo sia doveroso rendere omaggio ai propri compaesani che si sono distinti e sono stati protagonisti della lotta al nazifascismo. Abbiamo trasmesso al Comune le schede di riconoscimento di questi partigiani, ritrovate negli archivi o donateci dagli eredi e le loro storie, insieme alla richiesta di intitolazione di una strada e alla posa di una targa ricordo.
Vogliamo che tutti sappiano che Carmine Antonio, militare in Grecia, non è finito in un campo di prigionia tedesco solo grazie a delle forbici con cui si è ferito e all'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia cui si unì; oppure di Giuseppe, curato dai partigiani di Tito a cui si era aggregato dopo lo sbando dell'esercito italiano; o di Salvatore, unico di tre fratelli ad essere sopravvissuto alla guerra, rientrato a Sersale ben oltre la fine delle ostilità quando tutti lo credevano morto; oppure di Tommaso, il cui nome è su una lapide commemorativa dei caduti della resistenza ad Agliano Terme (AT), membro della stessa colonna del mitico comandante Nord (quello del libro Il Partigiano Johnny); di Antonio, catturato e torturato dall'OVRA a Torino, e poi illustre cittadino impegnato e storico presidente ANPI a Grugliasco; o Binda, Teresina, Franco, nomi di battaglia di altri Sersalesi, con ruoli attivi e di responsabilità nelle brigate partigiane piemontesi; e ancora Lino, studente/operaio e partigiano a soli 17 anni!
Vogliamo ricordare Antonio, che non ha mai voluto raccontare molto al figlio della sua esperienza nella resistenza del Canavese. Oppure di Vincenzo, neanche riconosciuto partigiano, ma testimone dell'esperimento di Repubblica Partigiana dell'Ossola (cui prese parte Terracini), ma così disgustato dalla guerra che abbandonò l'Arma per un posto in fabbrica.
Vogliamo ricordare, attraverso i loro nomi e una via, cosa fu la #Liberazione: una fucina di valori e ideali, trascritti nella Costituzione repubblicana che garantisce oggi pace, diritti e sicurezza. Un esperienza collettiva che ha forgiato una nazione umiliata e fustigata da un ventennio di dittatura.
Riteniamo che la memoria sia dovere civico di chiunque, ma lo è ancor di più il riconoscimento a chi ha lottato e ha trasmesso i valori della giustizia e della libertà ai propri figli, credendo che mai più toccasse a nessuno imbracciare un fucile per uccidere i suoi simili, i suoi fratelli.
In questi tempi di facile revisionismo o di 'disinteresse' verso una pagina viva della storia italiana è opportuno riscoprire storie e uomini che ne furono protagonisti. Il nostro obiettivo non è semplice commemorazione ma trasmissione di un testimone alle generazioni future che vorranno ricostruire, ricercare e ripercorrere l'impegno civile di questi sersalesi. La curiosità che abbiamo involontariamente acceso negli eredi, ci ha portato nel tempo ad allargare il numero dei partigiani sersalesi a una quindicina, ma molti altri saranno presenti negli archivi non ancora digitalizzati, nei fascicoli matricolari conservati al comune o al Distretto Militare, nei cassetti delle case dei sersalesi.
Perciò oltre ad essere certi che l'Amministrazione Comunale non perderà l'occasione di omaggiare questi illustri cittadini, cogliamo l'occasione per rivolgere un appello alla istituzioni scolastiche di Sersale, all'ANPI e ai sersalesi tutti di approfondire queste ricerche.
Lo dobbiamo ai nostri nonni, lo dobbiamo a questi uomini che hanno fatto l'Italia. Lo dobbiamo alla Resistenza!
Buon #25Aprile
Qui di seguito i nomi e alcune schede dei partigiani nati o residenti a Sersale all’epoca del loro riconoscimento:

sabato 13 febbraio 2021

IL terribile terremoto del 1783 in Calabria Percorso storico del Prof. Marcello Barberio di prossima pubblicazione.

                                                            Stato Feudale di Simeri e dintorni                                                                                                    

                                     LA CHIESA E IL TERREMOTO DEL 1783                                                    

Portale della chiesa collegiata di Simeri con lapide del 1751

“L’orribile e inaspettata carestia del 1764 aveva ridotto il Regno presso a morir di fame e fatto ripiombare la Calabria in uno stato di anarchia e di inquietudine”, annotava nelle sue “Memorie” Domenico Grimaldi. Tre anni dopo, esattamente il 19 dicembre del 1737, il vescovo di Catanzaro, monsignor Ottavio da Pozzo (1736-1751), giungeva a Simeri per la prevista visita pastorale (1), accolto da una gran folla di fedeli, dalla nobiltà locale e dall’intero Capitolo della Chiesa Collegiata, intitolata alla Beata Maria Vergine Assunta in Cielo o di Santa Maria dell’Itria (2). “L’arciprete attende alla cura delle anime di tutti gli abitanti di questa Terra Superiore. Nella Terra Inferiore sono attive quattro parrocchie, aventi parroci separati e limiti distinti”. Qualche anno più tardi, però, in attuazione del piano diocesano di riordino, le parrocchie della Terra di Simeri venivano ridotte a due: quella della Collegiata nel Vaglio e quella di S. Infantino alla Grecia.

Nel “Regesto Vaticano per la Calabria” di padre Francesco Russo è precisato che alla Grecìa era attivo un ospizio di mendicità e degli ammalati, dedicato a San Giacomo, mentre la più grande delle7 chiese di Simeri, quella di Santa Maria dell’Itria o Odigitria (Colei che indica il cammino) era stata la prima, in Calabria, ad essere elevata a insigne collegiata, con bolla di papa Eugenio IV, nel 1440, ancor prima di quelle di Cropani e di Taverna.

Negli “Atti delle visita in anno Domini 1555” del vescovo di Catanzaro, monsignor Ascanio Gilardino, l’arciprete d. Pietro Arnone conferma che la Chiesa parrocchiale sotto il titolo di Santa Maria Cattolica, era di jus patronatus del feudatario di Simeri. Quindi accompagna il presule nell’ispezione delle altre Chiese: di San Nicola, di S. Angelo, dello Spirito Santo, dell’Annunciazione, di Santa Domenica, di S. Giacomo (con relativa confraternita e hospitale pauperum, diretti da d. Pietro Lucà), di S. Maria di Calisto, di S. Filogonio, dei Santi Cosma e Damiano, di S. Luca, di S. Donato, di Sant’Infantino. 

Nella Relatione ad Limina Apostolorum della sua visita del 1786/7, il vescovo di Catanzaro e presidente della Giunta di Cassa Sacra, barone d. Salvatore Spinelli, annota in italiano (e non in latino, come nel resto della relazione), a proposito della Collegiata: “Ritrovandosi intieramente rovinata, non si può affatto officiare. Ella è di Patronato dell’illustre barone di questa Terra di Simeri […] Interinamente si officia dai canonici in una Baracca destinata per uso di Chiesa […] L’intiero Capitolo è composto da tre Dignità e otto semplici Canonici”. Era Convisitatore e Vicario pro-tempore il teologo e abbate della Collegiata di Cropani, d. Giovanni Vincenzo La Monica, coadiuvato dall’arciprete d. Giuseppe Marino, dal cantore e vicario foraneo d. Filippo Governa e dal tesoriere d. Sebastiano Tiriolo. Risultano presenti, inoltre, i religiosi: padre Rosario Costanzo e frate Domenico Palaia dell’ordine dei Predicatori nonché il frate cappuccino Bernardo della Terra di Miglierina. La Relazione   –  pervenutaci incompleta -  fa riferimento alla visita a una “chiesa filiale sotto il titolo dei Sette Dolori di Santa Maria” e precisa che “nihil fuit mandatum [ …] et laudavit omnia”.                                                                                                                                Nell’inverno del 1788 un terribile morbo epidemico (tifo delle acque putride o delle carceri) infuriò nel casale di Crichi, provocando la morte di oltre 40 persone.                                                        L’anno dopo, il parroco della parrocchia di Sant’Infantino, d. Filisterno Vecchi, chiedeva alla Regia Giunta di Cassa Sacra la liquidazione della congrua stabilita da S.M, Dio guardi.

Una ulteriore conferma della natura giuspatronale della principale Chiesa del Vaglio è contenuta in un altro documento dell’Archivio di Stato di CZ, Regia Udienza (3): una lettera dell’avvocato fiscale, Saverio Del Vecchio, alla regia corte, datata Soveria 24 agosto 1775, con la quale si fornivano favorevoli referenze su d. Bruno Grande di Soveria, candidato alla carica di suddiacono. “Riguardo al numero de’ Prejti appurai ancora che sono 16 comprese le tre Dignità […] quattro parrocchie […] a Simeri non vi sono altri che possono ascendere al subdiaconato. […] D. Bruno giovane di 25 anni dotato di un ottimo costume e di molta capacità, tiene un altro fratello laico e due sorelle […]”. (4)  

Nel Catasto Onciario del 1741 (5), lo stato delle anime delle parrocchie risulta così distribuito:       a) Parrocchia della Collegiata, 223 anime affidate alle cure di 6 religiosi e 3 Dignità (l’arciprete d. Antonino Elia, il cantore d. Giuseppe Mercurio, il tesoriere d. Gaetano Vento), b) Parrocchia di S. Infantino, 195 anime (parroco d. Domenico Tropeano), c) Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano, 81 anime (parroco d. Pietro Sciumbata), d) Parrocchia di S. Leone 110 anime (parroco d. Giovanni De Errico) (6).                                                                                                                                      La popolazione della Terra di Simeri rimaneva pressoché costante durante tutto il Settecento, nonostante le pestilenze e i frequenti terremoti, come quello del 1744, che compromise fortemente la Collegiata, come risulta dalla lapide marmorea del 1751, che recita: “  Eclesiam Collegialem insignem de iure patronatus illustrium Marchionum terre Simari Sebastiani martiri dicatum ob flagelli terremotus de anno 1744 collapsam in partem…..restauravit eccellentissimus marchio dn Xaverius Barretta e ducibus Simari… anno DNS 1751”

La cappella più importante dell’insigne Collegiata era quella del patrono San Sebastiano, che ...............................

lunedì 4 gennaio 2021

Sellia il borgo dei "benefattori" ha stregato anche gli Americani

 James Smith  medico reumatologovorrebbe trasferirsi in Italia assieme al fratello geriatra e alla moglie pediatra (tutti e 3 in pensione) per offrire in maniera gratuita assistenza sanitaria agli anziani.



Forse non tutti sanno che in Italia c’è un borgo dove è vietato morire. La storia risale al 2015, cioè a quando il sindaco di Sellia, piccolo comune di appena 500 abitanti nel cuore della Presila catanzarese in Calabria, ha provocatoriamente imposto questo particolare divieto con un’ordinanza finalizzata a contenere lo spopolamento del paese e a invitare i cittadini ad avere cura della propria salute.Cinque anni dopo si torna a parlare di Sellia (nella foto una veduta del paese, pubblicata dal Comune di Sellia). L’iniziativa del sindaco del piccolo borgo calabrese ha infatti fatto il giro del mondo: grazie alla pubblicazione della notizia sul giornale ‘The Local’, l’eco è arrivata fino agli Stati Uniti d’America, catturando l’attenzione del medico reumatologo James SmithProprio Smith vorrebbe trasferirsi in Italia assieme al fratello geriatra e alla moglie pediatra (tutti e 3 in pensione) per offrire in maniera gratuita assistenza sanitaria agli anziani. James Smith ha così scritto su ‘Facebook’ al sindaco di Sellia Davide Zicchinella, anche lui medico (pediatra). A ‘Il Fatto Quotidiano’, Smith ha raccontato: “Mentre cercavo notizie sui borghi in Italia e approfondimenti sull’assistenza sanitaria nelle aree rurali del vostro Paese, mi sono imbattuto in questo articolo e ho tentato subito di mettermi in contatto con il sindaco per complimentarmi per l’impegno verso il benessere dei suoi concittadini, soprattutto degli anziani”. Il medico americano ha anche detto: “Io e mio fratello abbiamo una grande esperienza nella cura dei pazienti anziani e ci terremmo molto a incoraggiare prevenzione e buone abitudini. Stiamo cercando di approfondire, attraverso riviste mediche italiane e il supporto di Zicchinella, il sistema sanitario italiano e i servizi previsti per questa fascia di età. Speriamo di venire al più presto, nei primi mesi del 2021 dovremmo essere vaccinati contro il Covid e poter affrontare il viaggio in aereo per conoscere questa splendida realtà in Calabria”.

Alla scoperta di Sellia in Calabria

Sellia, in provincia di Catanzaro, in Calabria, è un piccolo borgo caratterizzato da un centro storico formato da numerosi vicoli in stile medievale. Il centro è collegato alla parte inferiore del paese tramite la Porta Bella, una scalinata costruita su un antico tracciato medievale. Nel comune di Sellia sono presenti tre chiese: la chiesa di San Nicola di Bari, la chiesa del SS. Rosario e la chiesa della Madonna della Neve. Tra le altre attrazioni spiccano gli antichi frantoi e i resti del castello medievale, costruito per volontà del normanno Roberto detto il Guiscardo. Sellia è anche noto come il “borgo della cultura”, grazie alla presenza nel comune calabrese dello SMOSS, cioè il Sistema dei Musei e degli Opifici storici di Sellia. La rete museale, nello specifico, è formata dal ..............

venerdì 18 dicembre 2020

San Pietro Magisano ritorna nel suo antico splendore l'antichissimo S.S. Crocifisso custodito nel Santuario Madonna della Luce

 E' tornato all'originario splendore l'antichissimo SS. Crocifisso, di autore ignoto, scolpito in legno di pero e custodito da secoli all'interno del Santuario della Madonna della Luce a San Pietro di Magisano.




    L'opera, la cui fattura era stata attribuita ad un periodo più recente, intorno al 1800, mentre in realtà sarebbe databile in un periodo che va dalla fine del Quattrocento agli albori del Cinquecento, è da tempo collocata nella prima arcata laterale sinistra del santuario, edificato pochi decenni dopo l'anno Mille (1064), proprio laddove vi era un altare ligneo poi rimosso negli anni Cinquanta.
    A restituire l'originaria bellezza alla scultura è stato il restauro effettuato nell'ambito del progetto "RestauriAmo", realizzato in collaborazione con l'Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Catanzaro-Squillace diretto da don Maurizio Franconieri e sotto l'egida della Soprintendenza di Cosenza. Il lavoro di recupero del manufatto, che a breve sarà riposizionato nella sua sede naturale, è stato attuato per volontà di don Franconiere e del parroco di San Pietro Magisano don Simone Marchese, con l'apporto gratuito del restauratore Giuseppe Mantella coadiuvato da Dante Palmerini, ricercatore e operatore della Diocesi di Catanzaro-Squillace.
    Una scoperta, la nuova datazione, avvenuta poco a poco.

    Il Crocifisso per secoli, infatti, è rimasto avvolto da una sorta di corazza di stucco ridipinto che ne aveva celato la condizione naturale. Sono stati necessari sei mesi di meticoloso lavoro al restauratore Mantella per riuscire ad avere ragione di un intervento attuato anche grazie a moderne indagini diagnostiche che hanno consentito di portare alla luce la particolare tecnica esecutiva. Il manufatto è stato realizzato all'epoca in legno mediante assemblaggio delle varie parti del corpo: testa, tronco (fino all'altezza delle ginocchia), arti superiori, gambe e porzioni di legno applicate anche nella realizzazione del perizoma. "Non c'è un chiodo di ferro in questa scultura - ha spiegato Mantella - ma tutto è stato realizzato con particolare maestria in legno di pero stagionato perfettamente, al punto che il materiale è privo di tarli. Il restauro dell'opera - ha aggiunto - è stato condiviso ed è questo il sistema con il quale in sinergia dobbiamo guardare al nostro patrimonio artistico per valorizzarlo nel migliore modo possibile".
    Non si hanno notizie certe sull'autore dell'opera, anche se è presumibile che la fattura sia da collegare al contesto produttivo di un'ignota bottega presente nel territorio di Taverna, di cui San Pietro Magisano all'epoca era casale.
    Elemento questo sottolineato da Palmerini e suffragato dalla ricca presenza di sculture molto simili distribuite in tutte o quasi le chiese della zona presilana.
    Il Santuario della Madonna della Luce di San Pietro Magisano, meta di un pellegrinaggio religioso che si rinnova da secoli il 7 e l'8 settembre di ogni anno con la processione del quadro e della statua della Vergine originariamente custoditi nell'Abbazia basiliana di Peseca, oltre che luogo di autentica spiritualità per tutta la ..........

realtà presilana catanzarese, si conferma scrigno di tracce di un passato storico artistico di grande importanza, come ha dimostrato anche la presenza di una Croce Astile, anche questa riscoperta e catalogata da qualche anno, che ricorda i manufatti delle botteghe napoletane.

di Clemente Angotti Fonte ANSA

mercoledì 30 settembre 2020

L'affascinante percorso religioso della città di Cropani storia millenaria dove la fede si fonde radicalmente con il territorio Qui sono nati 2 famosi frati Cappuccini che hanno fatto la storia della Calabria.

 

 Cropani:Processione di San Francesco

Cropani ha dato anche i natali a due grandi frati cappuccini che fecero la storia della Calabria Padre giovanni Fiore storico del '700 e autore della Calabria illustrata E padre Arturo Lattanzio che tenne due prediche alla partenza della flotta italiana per la battaglia di Lepanto E al ritorno vittorioso della flotta

Padre Giovanni Fiore storiografico

Cropani da sempre è dotato di una forte e bellissima anima religiosa che ha contribuito a rendere l' ambiente paesano civile ed evoluto.E ha contribuire a ciò sono stati i francescani che sin da tempi remoti hanno abitato questa terra Devota Nella terra di Cropani vi erano ben quattro conventi Quello di san Salvatore posto nell' omonima località nel quale soggiornò anche il Beato Paolo d' Ambrosio santo cropanese e nel quale fu sepolto dopo la sua morte divenendo meta di Pellegrinaggi.
Soppresso il convento di san salvatore i frati si trasferirono nel convento di Santa Maria delle grazie posto all' interno dell'abitato all' intento del quale vennero traslate le spoglie del Beato che dopo la soppressione del convento delle grazie vennero collocate all'interno di un busto reliquiario in foglia d' oro e trasferite nel Duomo.
Altro convento era quello di san Rocco con annessa chiesa dedicata al santo che fu costruita come ringraziamento per aver salvato il popolo di Cropani dalla Peste nera. I tre conventi vennero poi soppressi e andarono incontro a rovina di questi rimangono solo alcuni ruderi. Nel 1600 venne poi costruito il convento dei frati cappuccini nonostante le ripetute lamentele dei padri "osservanti" che abitavano il convento di Santa Maria delle grazie Il convento dei cappuccini è dedicato a Santa Maria degli angeli e fu costruito su uh terreno di proprietà di un certo Scipione Ricca con il contributo dei nobili della zona. Il convento fu chiuso e riaperto ripetute volte a casa del terremoto del 1800 che lo rese in agibile, a causa della legge napoleonica e a causa della soppressione degli ordini religiosi. Importante punto di riferimento per i cropanesi e per i paesi limitrofi.. i frati cappuccini hanno sempre svolto la loro missione con umiltà è povertà occupandosi della cura delle anime, degli ammalati, di dire messa e di predicare la parola di Dio I cropanesi si affezionarono subito ai padri cappuccini... il convento viveva di elemosina e tra le case del paese solevano passare "i monacidi" di cerca... con la bisaccia (a virtula) e "i pignatidi che venivano riempiti dalle famiglie con la roba del maiale (" frittuli", "jelatina", "resimugghi") o di quellk di cui una famiglia povera di un tempo disponeva
I più benestanti donavank offerte in denaro che poi i frati solevano distribuire tra i bisognosi del paese Era tradizione tra le famiglie di Cropani allorquando si faceva il pane farne uno per i cappuccini con una croce impressa al di sopra a devozione di sant Antonio di Padova di cui il popolo è molto devoto
Il convento è dotato di un ampio terreno che i monaci sono soliti coltivare; un antico refettorio, venti celle, un antichissimo chiostro con pozzo (un tempo ai lati del chiostro vi erano le celle del carcere mandamentale).
La chiesa è dedicata a Santa Maria degli angeli ma per devozione i cropanesi la chiamano la chiesa di sant'Antonio.
All'interno vi è una preziosissima tela del '700 raffigurante i santi franceso e Bonaventura e la Madonna degli Angeli.. quest' ultima è incastonata in uno splendido altare in legno in cima al quale vi è una tela pregiata raffigurante l' addolorata Ai lati si aprono le nicchie all'interno delle quali vi sono i santi francescani: Sant' Antonio di Padova, il serafico padre san Francesco, santa Elisabetta, santa Chiara d' Assisi, Padre Pio da Pietralcina. La comunità francescana comprende oltre ai monaci anche il terz'ordine francescano secolare ( terziarie francescane). Il terzordine è un' antica organizzazione di laici Molte giovani cropanesi entravano a far parte del terz'ordine sin da piccole E vestivano di cordone e scapolare Erano dette le " cordigene"
"Le cordigene"
Tra le terziarie francescane spicco Peppina Curcio mistica dell'eucarestia morta alla tenera età di 24 anni, ella era innamorata dell'ideale francescano ed ogni giorno si recava nella chiesa del convento a pregare ed ascoltare la santa messa; visse da buona cristiana tanto che ebbe la visione della croce e della madonna.



Nella chiesa dei Cappuccini si svolgono annualmente molte funzioni religiose tra le quali spicca la solenne e molto partecipata tredicina predicata in onore di sant' Antonio di Padova e la novena di San Francesco fondatore dell' ordine.

Proprio in questi giorni si sta svolgendo la novena in preparazione alla festa del serafico padre san Francesco; ogni sera dopo il rosario ha luogo la novena cantata e la santa messa predicata dai padri cappuccini che inducono i presenti a meditare e riflettere sulla vita dell'umile fraticello d' Assisi e di imitarne le orme e gli insegnamenti

La novena condurrà alla festa del 4 ottobre.. festa della comunità francescana.
Un tempo oltre la ...
Peppina Curcio mistica e terziaria francescana
novena si faceva anche la processione di san Francesco per le vie del paese
La chiesa addobbata per la festa del serafico padre san Francesco.


 

 

 

Per il servizio si ringrazia la pagina Facebook di Naca Cropani