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lunedì 6 luglio 2020

"Quelle grotte non sono di Beato Paolo"Cropani il sindaco risponde alla Pro-Loco sulla riapertura delle grotte di Beato Paolo Forse non sono quelle dove il beato si recava a pregare

L’antefatto è che la locale Pro-loco, presidente Angelo Grano, ha annunciato, appena ieri, sabato 4 luglio 2020, la riapertura delle grotte dove il Beato Paolo da Cropani si recava in preghiera. Buona notizia per la comunità cropanese? Non proprio a sentire il primo cittadino cropanese che, nel confutare propositi e finalità, non solo parla di scelte estemporanee della Pro-loco, ma solleva dubbi sulla reale collocazione delle grotte indicata dall’associazione turistica cropanese.



Si legge in una nota stampa a firma del sindaco di Cropani: «Il sogno dei cropanesi senza i cropanesi e, forse, nelle grotte sbagliate… Attraverso i media locali – argomenta Raffaele Mercurio – sono venuto a conoscenza della notizia che il presidente della Pro-loco di Cropani si è mosso per far riattivare le grotte dove il Beato Paolo da Cropani si ritirava a vita eremitica in preghiera. Di fronte ad una notizia così importante per la mia comunità, ed avendo di recente approfondito la mia personale ricerca su tale argomento, ho ritenuto opportuno capire cosa stesse succedendo. In premessa è bene sottolineare che le grotte di cui parla il presidente della Pro-loco, ricadono nel territorio comunale di Cerva e si trovano in prossimità della strada che porta a Cuturella di Cropani. Se invece si approfondisce la ricerca sui “luoghi del Beato Paolo di Cropani” emerge chiaramente che le “grotte” nelle quali si ritirava il Beato Paolo ricadono in località Scavigna nel territorio comunale di Belcastro. Approfondendo ancora meglio tale ricerca i dubbi aumentano. Tanto è vero che tra il 1989 e il 1991, attraverso un’altra figura storico religiosa cropanese (Padre Remigio), si arrivò ad asserire che nelle grotte lungo la strada per Cuturella (quelle indicate dalla Proloco) c’era stato un eremita si ma non è dato sapere se fosse il Beato Paolo e che, invece, le grotte dove si ritirava in preghiera il nostro Beato erano appunto quelle in località Scavigna nel comune di Belcastro. Insomma da tutt’altra parte rispetto ai luoghi indicati dalla Pro-loco. Su tale questione è bene sottolineare che in occasione delle recenti ricerche effettuate, con professionisti del settore, per redigere la progettazione preliminare che ci ha permesso di partecipare al bando ministeriale sulla valorizzazione dei Borghi (presentato poi il 29 Giugno scorso), avevamo pensato alla realizzazione di un sentiero che collegasse Cropani alle grotte del Beato Paolo, ipotesi poi scartata proprio per l’eccessiva distanza dal borgo alle grotte stesse. Ciò che ritengo però essere grave in tutta questa vicenda, che offende me in qualità di primo cittadino e tutta la comunità cropanese, è il fatto di non essere stati coinvolti. Non è stato coinvolto il Sindaco nonché l’amministrazione comunale, cosi come non è stato coinvolto il parroco di Cropani nonché la Pia Unione che da decenni promuovono e valorizzano la figura del Beato Paolo. In ultimo, ma non meno importante, il coinvolgimento del sindaco di Cerva. Conosco Fabrizio Rizzuti e di lui ne conosco la serietà e il rispetto delle istituzioni, avendo tra l’altro avuto a che fare più volte proprio sull’attuale riqualificazione della strada per Cuturella. Ci siamo sentiti sulla vicenda e sostiene che l’unica disponibilità data, tra l’altro in un incontro occasionale e non programmato, è stata quella di verificare se il luogo indicato dal presidente della Pro-loco ricadesse o meno nel territorio di Cerva ed eventualmente farlo ripulire, come tra l’altro già avvenuto in passato, dagli operai del consorzio di bonifica. Tutta qui la disponibilità del Sindaco di Cerva. Alla luce di ciò emerge in maniera chiara e inequivocabile il tentativo del presidente della Pro-loco di avere agito in completa autonomia, lontano dalle istituzioni che, quando si parla del Beato Paolo di Cropani, vanno necessariamente coinvolte. Il fine? Quello di accalappiarsi le simpatie dei cropanesi che ovviamente, venerando e adorando il Beato Paolo, non potevano che essere propositive. Penso però che di............

lunedì 15 giugno 2020

Sellia Marina come da tradizione si è svolta la partecipata messa in onore di S. Antonio nella suggestiva chiesetta della famiglia "De Seta" Fotoracconto e storia




La chiesetta è di proprietà privata della famiglia De Seta. L'edificio infatti è inserito nel borgo del feudo. La statua di sant'Antonio è posta sull'altare sulle pareti della chiesetta ci sono 4 affreschi: 1) rappresenta Gesù che porta la croce, 2) Gesù e la samaritana 3) l'Immacolata 4) non c'è immagine. Meraviglioso è il portale d'ingresso del borgo. Da sempre è forte la devozione e la pietà popolare in località "Feudo De Seta" per S. Antonio il santo dei miracoli 
La facciata della chiesetta è semplice con il portone centrale ed il campanile. In pietra scolpita è il portale d'ingresso del borgo.

La devozione a S. Antonio

Il 13 di giugno si è celebrato la S. Messa con benedizione del pane e dei bambini in onore di S. Antonio, il santo dei miracoli, l'insigne predicatore (il Vangelo), il semplice e puro di cuore (Gesù Bambino e il giglio) l'uomo di Carità (i panini).




 a seguire altre foto




martedì 31 marzo 2020

La meravigliosa storia del Miracoloso SS. Crocefisso in Urbe

Il Centro Studi Theotokos e il miracoloso SS. Crocifisso in Urbe

 

In occasione della preghiera di Papa Francesco dello scorso 27 marzo per la pandemia che in questo momento affligge l’umanità, il Centro Studi Teothokos Religiosità Popolare, che ha sede a Catanzaro,  sottolinea l’importanza dell’evento straordinario che pone al centro dell’attenzione il miracoloso simulacro del SS. Crocifisso in Urbe, noto a Roma come il Crocifisso dei Miracoli. Si tratta di una meravigliosa scultura lignea del XV secolo (attribuita ad uno scultore senese) per la cui intercessione fu sconfitta la “Grande Peste” del 1500 che mise in ginocchio la Capitale. Il magnifico simulacro e l’Arciconfraternita del Crocefisso in Urbe, sottolineano Anna Rotundo e Martino Battaglia, fondatori del Centro Studi Theotokos, sono un patrimonio mondiale dell’umanità che va salvaguardato e custodito con particolare cura e attenzione da parte di chierici e laici, e dalle confraternite, come quella di San Marcello, che operano nella Chiesa prestando volontariamente e gratuitamente il loro servizio benefico verso la Chiesa e  verso il prossimo. Diverse confraternite calabresi sono state erette nel tempo in onore del Santissimo Crocefisso. Questo è uno dei motivi principali per il quale il Centro Theotokos è particolarmente interessato a questo evento durante il quale il Crocefisso dell’Urbe squarciava le tenebre di una serata piovosa in cui il pontefice pregava per l’umanità intera. Il Cristo Crocifisso è il libro della vita in cui prima o poi ci si deve specchiare. La croce è metafora della vita, sinonimo della tribolazione con cui ogni uomo dovrà fare i conti. A tal proposito, il domenicano Cavalca Domenico di Pisa scrive:

«Perho che Cristo crucifixo  ne mostra et insegna ogni perfectione et ogni scientia utile, possiamo veramente dire ch’egli è libro di vita nel quale ogni seculare idiota e d’ogni altra conditione può leggere e vedere la legge tutta abbraviata».

Il  Centro Theotokos indirizza particolarmente la sua attenzione verso la chiesa di San Marcello al Corso, una delle prime chiese cristiane a Roma (418). L’antica chiesa aveva un impianto opposto a quello attuale con l’ingresso a oriente, verso il Quirinale. Dal 1368 la chiesa è custodita dall’Ordine dei Servi di Maria. Distrutta da un incendio nella notte del 22 maggio 1519 fu ricostruita, per volere di papa Leone X. Le fiamme risparmiarono  miracolosamente il crocefisso ligneo invocato oggi più che mai dai fedeli di tutto il mondo. Al Crocefisso di San Marcello fu attribuito il prodigio di aver fermato il flagello della peste nel 1522. Perciò fu prelevato dal cortile del convento dei Servi di Maria e portato in processione per le vie di Roma verso la Basilica di San Pietro dal 4 al 20 agosto del 1522. Quando il Crocefisso rientrò a San Marcello la peste era cessata definitivamente. A causa di  questo prodigio venne eretta l’Arciconfraternita del Crocefisso in Urbe su cui sta concentrando  i suoi studi innovativi José Luis Alonso Ponga, antropologo museale di fama mondiale e grande sostenitore e ispiratore del Centro Studi Theotokos. Tale confraternita, approvata nel 1526 da papa Clemente VII, istituzionalmente si dedicava all’assistenza e alla carità ai poveri e ai pellegrini e si riuniva proprio nella cappella dedicata al Crocefisso miracoloso nella chiesa di San Marcello. Lo spazio si rivelò ben presto troppo ristretto: perciò fu decisa, per volere del cardinale Alessandro Farnese, la costruzione di un Oratorio del Crocefisso terminato nel 1568. L’Arciconfraternita tra l’altro, aveva il compito di organizzare le processioni del Giovedì Santo durante le quali il Crocefisso ligneo veniva portato in San Pietro. La processione non aveva solo il compito di ricordare il prodigio, ma aveva anche un valore bene augurale allontanando ogni male dalla città.

Ricordiamo che il “ Centro Theotokos Studi Religiosità Popolare”, fondato da Martino Michele Battaglia (docente di antropologia culturale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Reggio Calabria) e Anna Rotundo (docente e saggista), è un progetto laico, culturale, internazionale e itinerante, un percorso che si gloria di studiare la profondità e la bellezza della religiosità popolare, con l’apporto di tutte le scienze umane, attraverso la

martedì 31 dicembre 2019

955 km 44 tappe questi i numeri del Cammino Basiliano che percorre la Calabria nella fede. Nell'itinerario anche Catanzaro, Sellia, Sersale e Zagarise

Quarantaquattro tappe o 56 con le varianti per 955 chilometri. Sono i numeri del Cammino basiliano che percorre la Calabria da nord a sud.

Un Cammino di fede, arte, storia, minoranze linguistiche greche e albanesi, foreste, natura incontaminata e paesaggi tra mare e monti. È quanto ha annunciato in un lungo post su Facebook Carmine Lupia, ex direttore della Riserva Valli cupe, e responsabile del progetto.
È lo stesso Lupia a ripercorrere l’iter per l’istituzione del cammino che si preannuncia più lungo del Cammino di Santiago, “dopo quattordici anni di studio, otto anni di cammino e di revisione delle tracce Gps, finalmente è stato ultimato dalla associazione Camminatori Basiliani, il Cammino Basiliano, che percorre la Calabria da nord a sud per 955 Km, soprattutto su sentieri e piste”.
Il lungo cammino, che inizia a Rocca Imperiale e finisce a Reggio Calabria, impegna circa una giornata di cammino per tappa e in ogni luogo di arrivo sarà possibile dormire e mangiare.
a seguire tutti i comuni interessati dal percorso 

sabato 27 luglio 2019

San Elia CZ; FESTA DELLA MADRE DI DIO Località "Visconte" domenica 28 luglio. Un papiro del Il-IlI secolo, scoperto all'inizio del Novecento, ci trasmette in greco la prima preghiera a Maria da parte di una comunità


Un papiro del Il-IlI secolo, scoperto all'inizio del Novecento, ci trasmette in greco la prima preghiera a Maria da parte di una comunità  piro del Il-IlI secolo, scoperto all'inizio del Novecento, ci trasmette in greco la prima preghiera a Maria da parte di una comunità egiziana in un'ora di persecuzione:

Statua della Madre di Dio a Visconte


protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che
siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, oh Vergine gloriosa e benedetta! ». Siamo
probabilmente di fronte ad un'antifona liturgica, concisa e scandita dal noi comunitario, che
invoca Maria con il suo più bel titolo: "Theotokos", cioè "Madre di Dio' (titolo che sarà definito
dogmaticamente nel 431 dal Concilio di Efeso) e la riconosce Madre santa, misericordiosa e
potente nel soccorrere e liberare. Qui scorgiamo una fonte importante del culto di Maria: l'esperienza del suo aiuto, che spinge noi, ancora oggi, a continuare rivolgersi a lei con fiducia.
E' quello che vive in questi giorni la comunità di Visconte, in comunione a tutta la parrocchia
del quartiere S.Elia (CZ), guidata dal parroco don Pino Fiorenza,  preparandosi a celebrare la festa della  Madre di Dio, raffigurata in una bellissima statua conservata nella locale cappella
intitolata , appunto, alla "Madre di Dio". Infatti, lungo la strada che da Sant' Elia porta alla
contrada Visconte, si trova un targa che indica la direzione e recita "Cappella Madre di
Dio". Suggestiva la storia della statua della Madonna ivi custodita , donata da una coppia di
sposi deI luogo, come voto per aver ricevuto una grazia dal sapore miracoloso: la signora era in gravidanza,
 una gravidanza difficile, quando inaspettatamente partorì al quinto mese: i
medici avevano già tolto ogni speranza per la sopravvivenza delta neonata bambina. Ma la
fede e le preghiere della coppia commossero Il cuore della Madre deIla  Maternità ( questo era
in origine il nome scelto  dagli sposi per la statua donata alla cappella di Visconte) e  portarono
alla grazia: oggi Claudia è una bellissima ragazza e i fedeli di Visconte celebrano annualmente
una festa che si radica nella gioia cristiana e non è soltanto svago, superficialità, evasione.
Nella partecipata processione per le vie della contrada, davvero si sente che una donna
speciale cammina con la gente... è Maria! La bellissima statua in legno della Madre di Dio  proviene da Ortisei (Trentino) e fu scelta, dal padre di Claudia, su catalogo: egli cercava una statua di Maria con bambino e fu colpita proprio da quella: arrivò nella cappellina di Visconte, con grande tripudio della comunità,  nel 1998. Certamente le feste religiose hanno anche un grande significato antropologico: già ad Atene le grandi  feste panatenaiche  erano il momento di auto-identità della città, tant'è che quando vennero  re-istituite durante la guerra del   Peloponneso, Atene rllanciò se stessa come immagine. Così è per le processioni: quell'avanzare lento della statua, tra i canti sacri, in mezzo alle case della gente, significa
aggregazione della comunità, ribadisce la propria appartenenza a un territorio, mette in
contatto col soprannaturale attraverso il gesto sacro, ha forte incidenza psicologica con la
preghiera in movimento e fa prendere coscienza del proprio essere pellegrini su questa terra,
nella quale si è di passaggio.

A Visconte, lungo il percorso processionale, caratterizzato dai suggestivi scorci offerti dalle
montagne pre-silane, Ia banda inonda lo spazio con le melodie dei suoi ottoni a tutto spiano e
gli occhi dei fedeli si volgono alla statua della Madre di Dio. Sappiamo che molto prima del
cristianesimo, fin dall'età della pietra, si sono ritrovati templi dedicati a Grandi Madri con
centinaia di ex voto: l' antropologia culturale ci dice che quando il cristianesimo arriva in
ambienti in cui Ia religione della Madre aveva già radici antichissime, Maria diventa
automaticamente Madre di Dio molto prima dell'approvazione dei vescovi al Concilio di Efeso;
e per secoli Maria è la taumaturga, la buona madre, Ia dispensatrice di grazie impossibili. Le
sue apparizioni fra le bisognose genti si fanno frequenti e ricorrenti,  specie in
epoche di grandi difficoltà. E'  così bello vedere come piccoli  santuari in onore a Maria
siano presenti ovunque nel nostro territorio calabrese: lungo i fiumi, vicino ad uno stagno,
negli anfratti di un caverna, alle radici di una grossa quercia, nei pressi di una sorgente, su una collina dominante una valle. Spesso, ereditati da secoli. Le.........

lunedì 15 luglio 2019

Catanzaro possibile allerta? Meteo festa del Santo patrono San Vitaliano rinviata a giovedi e venerdi.



Previsioni tra lunedi 15 e martedi 16- I modelli matematici ad alta risoluzione più precisa evidenziano alcune zone d'Italia dove piogge e temporali potrebbero essere più forti, ovvero tra il basso Piemonte e la Liguria sudoccidentale, in Calabria e in Sicilia. Più forti significa che localmente potrebbero scapparci dei nubifragi, occhio anche alle grandinate.  Nello specifico a Catanzaro oggi cieli molto nuvolosi o coperti con deboli piogge, in assorbimento dalla sera con schiarite, sono previsti 26.2mm di pioggia. Durante la giornata di oggi la temperatura massima registrata sarà di 25.3°C, la minima di 20°C, lo zero termico si attesterà a 3700m. I venti saranno al mattino deboli e proverranno da Nordest, al pomeriggio deboli e proverranno da Est. Allerte meteo previste: pioggia.
Le due giornate di festa in onore del Patrono S.Vitaliano previsti per oggi e domani sono stati rinviati a giovedì 18 luglio e venerdì 19 luglio. Il nuovo programma , secondo quanto riferito l'assessore Alessandra Lobello, prevede giovedì 18 luglio Rosso Food con degustazione di morzello e dintorni in isola pedonale. Ci sarà la banda musicale dell'istituto Rossi, corteo storico e sua maestà morzello.  Venerdì 19 spazio ad ..........

venerdì 10 maggio 2019

Pentone: Nel Santuario illuminato di Luce nuova maggio è intriso di preghiere e profumi verso la SS. Vergine della Madonna di Termine con 7 giorni di eventi.


Maggio, mese intriso di preghiera, mese profumato 
                   dell'amore della SS. Vergine Maria.                

Maggio via di antiche memorie... Sentieri di luce all'ombra della fede in Maria. Il mese di Maggio, come ogni anno ritorna col suo sapore di devozione anche fra i colli silani, li, dove sorge il sole della fede ai piedi della SS. Vergine della Madonna di Termine - (Cz). Infatti proprio al Santuario di Temine, come di consueto anche quest'anno avrà luogo "La Settimana Mariana", sette giorni di cammino sul percorso della fede... Ben nutrito il programma di questa "Settimana Mariana 2019", fra i tanti appuntamenti previsti in questa settimana contenuta nel mese delle rose alla Madonna vi sarà, il martedì 14 alle 19.00, l'appuntamento con la catechesi "A Tu per Tu con la Parola" a cura di don Gaetano Rocca, Parroco di Pentone e Rettore del Santuario di Termine ed il venerdì la proiezione di un film ("Oh mi Dio", un film di Giorgio Amato, 2018. Un progetto bizzarro ma efficace per fotografare un paese votato all'egoismo come religione e regola di vita.). Evento importante dei sette giorni al Santuario anche la "Giornata della fraternità" momento di solidarietà e fraternità insieme a tutti i fratelli della Comunità e ospiti delle strutture di assistenza anziani del circondario e non solo. Settimana imperdibile di nutrimento per lo spirito nel cammino della fede da percorrere insieme e la possibilità di godere di un........


venerdì 19 aprile 2019

Canti di donne nella Settimana Santa in Calabria: teologia e antropologia.


È, questo, un libro (a quattro mani) di insolita compattezza. Ne sono autori due studiosi calabresi che hanno già dato prova del loro acume e della serietà dei loro studi antropologici: non rimasticano (inutilmente) il già detto ma, come i ricercatori di razza, danno interpretazioni originali (documentate e convincenti) dei materiali esistenti, aggiungendo tasselli di verità nei campi sterminati del sapere. Giustamente, José Luis Alonso Ponga, «antropologo museale di fama internazionale», rileva, nella sua limpida Prefazione al libro,  che il «punto di  vista» dei due ricercatori «si completa».
D’altra parte, secondo le più recenti acquisizioni dell’ermeneutica applicata ai testi letterari (si pensi a Jauss), il lettore che dialoga con il testo («lettore attivo») e ne individua qualcuno dei sensi riposti va considerato addirittura coautore effettivo del testo stesso, dacché contribuisce efficacemente alla semiosi, cioè al «processo di significazione».
Ebbene, Anna Rotundo è una lettrice attiva, attivissima, se è vero che, nel Capitolo I del libro (Donne di Calabria e canti di Passione), rilegge alcuni dei più famosi canti di donne, rievocanti la passione di Cristo durante la Settimana Santa in Calabria, secondo un’inedita ottica femminile, e ridà vita, di fatto, a testi che apparivano consunti, come tutti quelli consegnati alla serialità delle feste popolari.
La studiosa si muove chiaramente sulla scia della teologia femminile (e femminista) che ha in Adriana Zarri una delle sue punte di eccellenza, rivelando, in maniera molto diretta e senza forzature, la componente femminile, appunto, di tali canti, che era stata obliterata sotto il velo opaco del maschilismo cattolico (e non solo).
Epperò, nella Sira di li treniri (Sera dei tremori), la Madonna si rivela «profeta per una presa di coscienza collettiva di liberazione»; nel Rosario per le Quarant’ore, le donne appaiono, sulla scorta di Edith Stein, «più capaci di empatia»; in E piangiti sorelli c’amurti Gesuna (Piangete sorelle ch’è morto Gesù), traspare il tema della sorellanza, «caro ai movimenti delle donne»; in U Tummulieri, si evidenzia la capacità femminile di «creare linguaggio» magari trasformando arbitrariamente l’originale – oramai incomprensibile – teste latino (Tu in mulieribus). E così via … cantando.
L’auspicio, sotteso alla ricognizione puntuale di Anna Rotundo, che si fa apprezzare anche per la limpidezza della scrittura, è l’avvento, sul terreno religioso, «di un linguaggio inclusivo che sappia accogliere in sé tanto la ricchezza del maschile, quanto »quella del femminile».
Martino Battaglia, nel Capitolo II del libro, Dalla lauda al canto popolare nel sud Italia, comprova, da par suo, con impeccabile contrappunto di citazioni scientifiche e di riferimenti testuali, la tesi di una netta correlazione tra le laudi drammatiche medievali e i canti popolari della Settimana Santa in Calabria e in altre regioni dell’Italia attraverso il comune tramite della spettacolarizzazione barocca, convalidando peraltro, sul terreno antropologico, una notazione esposta dal sottoscritto in un articolo letterario su La Passione di Cristo da Iacopone a Pasolini e Turoldo.
La passione euristica di Battaglia si riversa sulla pagina, sottoponendo la struttura del discorso a torsioni improvvise, a fulminei sbalzi, a clamorose deviazioni perfino: non ci sono spazi vuoti che non vengano prontamente saturati dall’incessante, febbrile impegno documentario dell’autore, anche a scapito della ..........

martedì 9 aprile 2019

Papa Francesco ha proclamato la Catanzarese "Nuccia" Gaetana Tolomeo tra i venerabili e Servi di Dio. Ecco la sua toccante storia.


Nel mese in cui finalmente per  Mamma Natuzza inizia il rapido processo per diventare Beata
La Chiesa cattolica proclama un beato e sette nuovi Venerabili Servi di Dio, tra cui due laici: un bambino brasiliano di nome Nelson Santana (1955-1964), e la catanzarese Gaetana Tolomeo, chiamata “Nuccia”. Papa Francesco, dopo aver ricevuto sabato scorso il cardinale prefetto Angelo Becciu, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgarne i decreti. Nella lista dei nuovi venerabili figura anche il nome del piccolo Nelson che visse un’infanzia all’insegna della malattia. Ovvero l’osteosarcoma che lo costrinse a lancinanti dolori al braccio e continui ricoveri. Sofferenze che il bimbo visse con fede fino alla morte, avvenuta a 9 anni, alla vigilia del Natale del 1964. Ancora più difficile la vita di “Nuccia” che fu costretta all’immobilità per circa 60 anni da una paralisi progressiva. Trasformò il dolore in preghiera e la sofferenza in speranza. La stessa che diffondeva a tutti coloro che, dalla Calabria e non solo, si recavano a trovarla considerandola già “santa”. Gli altri nuovi venerabili sono: Carlo Cavina, sacerdote diocesano fondatore della Congregazione delle Figlie di San Francesco di Sales; Raffaele da Sant’Elia a Pianisi (al secolo Domenico Petruccelli), sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini; Damiano da Bozzano (al secolo Pio Giannotti), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; il francese Vittorino Nymphas Arnaud Page's (al secolo Agostino), professo dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane; Consolata Betrone (al secolo Pierina Lorenzina Giovanna), monaca professa delle Clarisse Cappuccine.
La Storia di Nuccia Tolomeo
Gaetania Tolomeo, da tutti conosciuta come Nuccia, è nata il 19 aprile 1936 a Catanzaro Sala (il 19 è la data anagrafica, in realtà è nata il 10 aprile di venerdì santo), ed ha vissuto per 60 anni, fino alla morte avvenuta il 24/01/1997, una vita semplice, ordinaria, costretta a una forzata immobilità per una paralisi progressiva e deformante fin dalla nascita. E’ stata sempre su .........

martedì 12 marzo 2019

Domenica riapre al culto il Santuario della Madonna di Termine Rivestito di luce nuova nel suo intenso splendore Foto racconto


Nuova luce per il santuario di Termine (Cz) piccola perla preziosa incastonato sulla via della fede per le strade montuose che portano verso la nostra bellissima Sila. Antica è la storia di questo luogo sempre attuale che continua a richiamare i fedeli di passaggio e pellegrini assidui in ogni tempo. Seguito di diversi lavori di ristrutturazione ecco la nuova luce della quale oggi si riveste questo luogo di culto che richiama il cuore fra i rintocchi della sua straordinaria pace nel quale si avvolge fra il Santo manto della S.S. Vergine delle Grazie e del Suo Gesù... Straordinarie presenze che accolgono i cuori, lo spirito dei fedeli in un abbraccio di preghiera che attraversa il cuore dei secoli.






La Chiesa della Madonna di Termine o delle Trache si trova nelle vicinanze di Pentone, un paese che dista all’incirca 16 km da Catanzaro, il cui nome deriverebbe dall’unione di due parole greche panta (tutto) e oinos (vigna). Le fonti documentano con certezza l’esistenza del centro dal 1276, quando i monaci basiliani vi trapiantarono il culto di San Nicola, vescovo di Mira, edificando una Chiesa. Il Santuario di Termine è legato ad una leggenda popolare, che racconta come la giovane Maria Madiaavesse assistito all’apparizione della Madonna. Quest’ultima, vista la ragazza in difficoltà, le avrebbe offerto del pane per sfamarsi e un panno per asciugarsi il sudore. Al termine dell’evento miracoloso, Maria trovò un dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino. Prontamente decise di consegnarlo al parroco, che lo espose nella Chiesa di Pentone, dalla quale scomparve inspiegabilmente il giorno dopo. A ritrovalo fu la stessa giovane che, ritornata sul luogo dell’apparizione, ricevette nuovamente la visita dell’Immacolata. Secondo la leggenda in quell’occasione le furono dette queste parole «Qui è la mia dimora, qui dovrà rimanere la mia Immagine», indicando il luogo dove oggi sorge il Santuario.

L’edificio religioso nel tempo ha subito diverse modifiche, che ne hanno alterato l’aspetto originario. Le fonti in nostro possesso confermano l’esistenza della Chiesa nell’anno 1759, quando venne «riedificata e rifatta» fino al 1762. L’uso di ............

giovedì 17 gennaio 2019

Cropani; Foto raccapriccianti Un Crocefisso con testa e piedi spezzate.Storia Sacra e millenaria buttata al vento come spazzatura



Il cristo del 1600 con i piedi, braccia e testa staccate, tabernacoli rotti, quadri sgualciti. UNA CHIESA CONSACRATA AL CULTO. Lo spettacolo è RACCAPRICCIANTE 
La cacca dei colombi fa da padrone, chi di competenza non ha avuto nemmeno la decenza di cambiare i vetri e mettere una rete per non fare entrare i colombi che la stanno distruggendo.
I nostri antenati li hanno realizzato queste opere  con sudore trasportando le pietre sulla testa e ora ci stanno crollando davanti mentre noi restiamo inermi 


La chiesa è chiusa da 12 anni in quanto pericolante è del 1500 in stile barocco. Contiene un altare marmoreo in stile napoletano di Silvestro Troccoli. Tele del 1500 e due altari privilegiati uno raffigurante San Giuseppe e l altro San Michele. La statua di Santa Caterina in foglia di oro zecchino troneggia sul altare tra gli escrementi dei colombi. Ad oggi tutti sono a conoscenza dello scempio curia, comune sovrintendenza ad oggi non è stato fatto nulla. i colombi che entrano stanno deturpando la chiesa hanno ridotto.in mille pezzi un crocifisso ligneo del 1600 , tabernacoli e quadri sgualciti in modo vergognoso
A seguire altre foto di questo vergognoso scempio che tutti conoscono, tutti ne sono consapevolmente colpevoli

martedì 8 gennaio 2019

Storia del Beato Paolo di Cropani CZ. Un Taumaturgo poco conosciuto ma che ha compiuto molti miracoli in Calabria



Il B. Paolo degli Ambrosi, di buona famiglia di Cropani, nacque il mercoledì 24 gennaio del 1432. Fu educato dai genitori nella pratica delle virtù cristiane e nella formazione culturale, sicché divenne ben presto un modello di vita santa per tutti gli adolescenti suoi contemporanei, i quali lo additavano con l'appellativo di Angelo. Era particolarmente dedito alla preghiera e alle pratiche di pietà in vigore nel suo paese. Il 20 marzo del 1450, a 18 anni, entrò nel convento del Terz'Ordine Regolare, dedicato al SS. Salvatore, nella sua città natale, dove fece il suo noviziato, in spirito di umiltà, di obbedienza e fervente orazione, praticando per di più una mortificazione, piuttosto accentuata. Nel 1458 accettò per ubbidienza di essere ordinato sacerdote. Benché avesse inclinazione alla penitenza e alla contemplazione, nondimeno si rese utile ai fratelli, che numerosi accorrevano a lui per consiglio e per conforto. Si adoperava in modo particolare a confortare le anime afflitte e a riconciliare le famiglie, che tanto spesso erano in conflitto tra loro in quei tempi. Si afferma che avesse da Dio il dono di scrutare i cuori, per cui conosceva in anticipo i bisogni e i desideri di quelli che venivano a lui prima che glieli manifestassero. Preposto al governo del suo convento a più riprese, si adoperò a farvi fiorire la disciplina regolare e l'osservanza, più con l'esempio che con la parola. Nella primavera del 1488 partecipò al Capitolo Generale dell'Ordine, tenuto a Montebello in Lombardia. Di ritorno fece una sosta a Roma. Quì, celebrando una mattina la S. Messa nella chiesa di S. Maria della Consolazione, si notò che al Memento dei morti sostò in silenzio e raccoglimento molto più a lungo di quanto fosse solito fare, con grande ammirazione dei presenti, che non sapevano rendersene ragione. Dopo la celebrazione della Messa egli confidò al Provinciale che durante la celebrazione del S. Sacrificio, il Signore gli aveva rivelato la morte di suo padre e che egli aveva in spirito assistito ai suoi funerali. Al ritorno dal Capitolo di Montebello, egli visitò la Santa Casa di Loreto e i santuari della Verna e di Assisi, attingendo alla fonte il vero spirito di S. Francesco. Durante questo viaggio egli predisse prossima la sua fine. Ritornato a Cropani, egli si ritirò nell'eremo di Scavigna a breve distanza dalla sua città, dove si diede tutto alla preghiera, alla contemplazione e alla penitenza. Quì fu assalito da una persistente febbre, che lo tormentava da diversi giorni. Chiese che gli fossero somministrati i Sacramenti e che si recitassero dai confratelli le preghiere dei moribondi. Li esortò ad essere fedeli all'osservanza regolare e camminare sulle orme del Santo Fondatore in spirito di povertà e di amore. Atteggiando quindi le labbra ad un dolce sorriso, come se fosse ricreato da una visione di Angeli, se ne volò serenamente al cielo il 24 gennaio del 1489, a 57 anni di età, di cui 39 di religione come Terziario Regolare. Gli furono tributati solenni funerali col concorso dei Religiosi, del Clero e di una immensa folla. Non pochi prodigi accompagnarono le sue esequie; per cui il popolo lo
acclamò subito Santo e incominciò a venerarlo e a ricorrere alla sua intercessione per implorare da Dio grazie e favori. Sintomatico il fatto che un suo concittadino, conosciuto come Francesco l'orbo, per essere cieco di un occhio, ne scrisse la vita a pochissimi anni, una diecina, dalla sua scomparsa. Si tratta di un poema in vernacolo calabrese, andato purtroppo perduto. Alla sua scomparsa il corpo fu conteso tra Cropani e Belcastro, che lo voleva nella propria Cattedrale. Le ragioni di Cropani prevalsero: perciò il clero e il popolo corsero a Scavigna per rilevare le sue spoglie mortali. Quivi giunti, si accorsero che la cassa da morto, fatta apprestare in tutta fretta e senza aver preso le dovute misure, non era adatta ad accogliere il suo corpo. Si racconta che essi fecero ricorso con fiducia all'intercessione del Beato, il quale esaudì le loro preghiere e rese la cassa adatta alle proporzioni del suo corpo. A Cropani nuova contesa tra il Capitolo della Matrice e i Religiosi del Convento del SS. Salvatore per la custodia del sacro deposito. Ma prevalsero le .......

mercoledì 28 marzo 2018

A Cropani (CZ)sin dal 1600 Si rinnova puntualmente ogni anno la tradizionale e suggestiva processione della "Naka" appuntamento venerdì 30 marzo con la diretta video su RTI canale 12 del digitale terreste

L' appuntamento è per venerdi 30 marzo ore 21:00 chiesa di san Giovanni, la processione sarà trasmessa sull' emittente televisiva RTI canale 12


LA STORICA NAKA DI CROPANI . La prima uscita della Naka è datata intorno ai primi anni del 1600 per volontà della regia confraternita di San Giovanni della terra di Cropani che era stata istituita nel 1580 in suddetta chiesa. La naka era illuminata interamente con candele che ogni anno la confraternita si impegnava ad acquistare , insieme alle candele venivano raccolte nei campi le " candelore" che immerse nel gasolio venivano poi accese per illuminare il percorso. La processione è accompagnata da sempre dalla storica banda di Cropani ; la confraternita pagava la banda e nel contempo veniva offerto del vino dopo la processione come è riportato nel libro della congrega. La naka veniva allestita da un addetto ... in tempi più recenti 1930 si riporta il Nome di Caracciolo Antonio famoso per allestire le nake di cropani ( anche quella di santa Caterina) poi successivamente la mansione passò alle suore che abitavano l' attiguo convento e ricordiamo anche Mario colucci che dava il proprio contributo. Nella chiesa di santu janni dove viene allestito il sepolcro , il giovedì santo le anzianr del rione ( ruga) facevano a santa nottata portandosi le sedie da casa e " i vrasceri" per riscaldarsi tra le qualo spiccava " zarafina a nannuna" che cantava tutte le vicende della morte di cristo nella chiesa di san giovanni fino a quando la Naka non vi faceva ritorno. Una figura che oggi purtroppo è scomparsa nella processione erano gli " incappucciati" esponenti della confraternita vestiti tutti di bianco ed un cappuccio in testa , dal quale si vedevano solo gli occhi.
Nel 1930 pasquale Femia affetto da una grave malattia fu miracolato e da allora fece voto di portare la croce e che tale voto sarebbe stato mantenuto da tutti i suoi discendenti. La croce , una volta piena di sabbia, contiene due lettera una indicante il voto fatto dal Femia ed una del falegname che fece la croce Luigi rodolà ( Gigi la rocca). Il figlio vincenzo Femia la portò per 32 anni , e ricorda processioni con freddo ed acqua , ma nonostante tutto non ha mai avuto un raffreddore o influenza legato al fatto che camminava scalzo per tutto il tragitto. Negli anni 70 fu fatto il.primo impianto elettrico ad opera di Tommaso Gigliotti dove ogni angioletto portava una batteria; Nel 1990 con il restauro da parte di lauretta Flecca monterosso la naka ritornò a splendere poichè era stata danneggiata sia dall usura del tempo e sia dal fatto che era stata portata in processione sotto un temporale che le arrecò danni. La statua di san giovanni è quella più amata dai cropanesi , nel 1980 venne comprata una nuova statua in gesso ma la popolazione affezionata alla statua antica non la volle ribattezzandola san giovanni " u marocchinu". La statua di san Giovanni ha i capelli veri appartenuti ad Angela Falbo , una ragazza morta il secolo scorso che aveva fatto voto di lasciarli al santo. Anche i cepelli drll' addolorata sono veri donati da un anziana chiamata " a salinara" morta qualche secolo fa. Oltre alla banda musicale la processione è accompagnata dai canti del venerdi santo , canti secolare provenienti dalla tradizione dei padri redentoristi , missionari in calabria nei secolo scorsi. Nessuno dimentica la............

martedì 20 marzo 2018

Città di Sersale; domani tutte le scuole resteranno chiuse per partecipare numerosi all'antica e tradizionale processione al Monte Crozze in onore della Beata Vergine del Monte Carmelo.

Con ordinanza n. 06/2018 il Sindaco della Città di Sersale Salvatore Torchia ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado di Sersale per la sola giornata di domani mercoledì 21 Marzo (meteo permettendo). 

Ciò al fine di consentire a tutti, bambini e ragazzi in particolare, di rinnovare la devozione alla Beata vergine Maria del Monte Carmelo con la partecipazione alla tradizionale processione al Monte Crozze.
La processione del 21 di marzo, coincidendo con l’arrivo della primavera, è stata sempre accompagnata dalla gioia e dalla allegria dei bambini sersalesi di ogni epoca che rinnovavano ogni anno la tradizione di mangiare nei prati circostanti la Chiesa del Monte Crozze. Il ricordo di quei momenti è per molti di noi che li abbiamo vissuti, motivo di struggente nostalgia.
Preghiamo la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo affinché ci riservi una......

lunedì 26 febbraio 2018

Itinerari turistici della Pre – Sila : SAN PIETRO MAGISANO

  SAN PIETRO MAGISANO




La Sila è affascinante da qualsiasi angolo si visita, perché presenta visioni di naturale bellezza sempre nuove e interessanti in un meraviglioso quadro di lussureggiante vegetazione.
Questa volta la nostra tappa è San Pietro a Magisano che si adagia su un pittoresco sperone tra due fiumi sul versante jonico della presila a m. 565 s.m. Esso, con Vincolise, fa parte del Comune di Magisano fin dal 1820. La sua storia si fonde con l’antica Taverna alla quale apparteneva. San Pietro è il più importante centro del comune e possiede una Chiesa parrocchiale molto interessante dal punto di vista artistico e storico. Nonostante i recenti rifacimenti, conserva un portale rinascimentale (sec. XVII). Vi si ammira pure un’acquasantiere, una tela secentesca, sculture lignee del 700, arredi di argento e paramenti del sec. XVI, XVII e XVIII. In detta Chiesa si venera una statua di S. Maria della Luce, che vanta un’origine gloriosa di cui diamo brevi cenni.
L’origine della “Madonna della Luce” viene così narrata da Galasso, il più antico e accreditato cronista locale:
“ Quando si stava costruendo la chiesa di Pèsaca, i due eremiti videro una quantità di lumi e una fiaccola più luminosa indicante proprio un’immagine della Beata Vergine. A tal miracolo, la città tutta, benchè occupata alle fabbriche proprie, non mancò di edificare una Chiesa e con i voti e le elemosine ed eredità otto anni appreso farne convento. Che alla continua comparsa dei lumi ogni notte si erano portati con molta gente ad osservarli da vicino, che ritrovata l’immagine vi lasciarono la loro roba e ivi da romiti si ritirarono e poi da monaci basiliani morirono. Fra lo spazio di questi pochi anni avevano accumulato tanto che l’Abbazia fu creata Archimandrita l’anno 1110”.
Dalla cronaca citata si rileva che gli eremiti, Basilio Painticchio e Conone Zonatores, greci italioti, ambedue benestanti, dando i loro beni per la costruzione di una chiesa, incoraggiarono il popolo tavernese, accorso sul luogo, a costruire la chiesa con l’Abbazia di Pèsaca.
Nella stessa cronaca difatti si rileva pure che l’anno di fondazione dell’Abbazia fu il 988, proprio nel periodo in cui si costruiva l’attuale Taverna, quando le incursioni saracene (frequentissime dal sec. IX in poi) costrinsero le popolazioni rivieresche, fiorenti specialmente nel periodo magno greco, a disertare i litorali, per rifugiarsi sugli acrocori inaccessibili, sulle impervie pendici, sui recessi montani, ed ivi munirsi di propugnacoli, torri, bastioni e fortilizzi d’ogni genere. Quindi, dopo la distruzione dell’antica Trischines (sec. X), anche i Basiliani si trovarono rifugiati nel nuovo paese. Dopo il prodigio della Madonna, che venne chiamata della Luce, non tanto per quella fisica osservata da molti; ma per significare l’immensa luce spirituale che la Madre di Dio riversa su l’umanità.
I detti Basiliani superstiti della distrutta città di Uria, convinti che fosse volontà di Dio, si recarono pur essi nella località di Pèsaca, a mille metri sul mare, tra Taverna e Albi, e, accanto alla Chiesa vi costruirono l’Abbazia di Pèsaca. Detta Abbazia prese considerevole incremento da diventare “ricca di molti monumenti letterari della civiltà bizantina, sede di uno scriptorium abbastanza noto donde uscì la “Cronica Pesacense” ma soprattutto in continui rapporti con Taverna”. (1)
Da ciò appare l’importanza di questo monastero nei secoli ormai divenuto un centro di cultura e un cenacolo di santità. Crebbe in pochi anni di numero e di attività da essere dichiarato ben presto Abbazia, e l’Abate ebbe il titolo di Archimandrita, cioè “capo degli altri Abati Basiliani. (2)
L’Abbazia, insomma, divenne un faro di luce e di civiltà che si diffondeva dalle balze silane per la Calabria, come ci riferiscono gli antichi cronisti. E la devozione alla “Madonna della Luce” crebbe tanto da essere considerata quella Chiesa un vero Santuario. La Madonna della Luce non cessava di far scendere una incessante pioggia di grazie sulla povera umanità, dalla quale.............