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venerdì 23 dicembre 2016

Le tradizioni di Natale in Calabria Quali sono le 13 portate che non devono mancare mai durante le Festività ?




Le strade dei paesi, tortuosi, acciottolate  e piuttosto buie, erano vivacizzate dagli zampognari, musicanti provenienti dalle vicine località montane, vestiti con lunghe calze di pecora, mantello scuro e cappello di velluto a forma di cono; essi, con il suono dolce e inconfondibile dei loro strumenti, le zampogne, andavano in giro per le strade del paese a suonare le nenie natalizie e a portare nelle case e nelle chiese l’augurio di prosperità e letizia. La zampogna, strumento tradizionale per eccellenza, era fatta con pelle di capra e canne lavorate da sapienti artigiani. Le famiglie accoglievano i suonatori con entusiasmo offrendo loro dolci e prodotti tipici locali in particolare salumi e formaggi oppure qualche piccola offerta in denaro. Il tipico canto di Natale intonato nelle Chiese era “Tu scendi dalle stelle” che la gente cantava con voce intensa e commossa. Gli inni, le orazioni e le giaculatorie rivolte all’unisono a Dio e alla Madonna , riflettevano il sentimento religioso dei fedeli, erano perciò intrisi di spontaneo entusiasmo e autentico slancio, caratterizzati da semplici intonazioni melodiche, talvolta alterati da espressioni linguistiche dialettali, comunque sempre appassionati. I suoni e i canti di Natale giungevano così alle orecchie degli abitanti del luogo in modo che tutti potessero partecipare all’emozione del Natale. Questi canti erano generalmente accompagnati da piccoli strumenti artigianali come tamburellisonagliflauti e organetti oltre che dalle suddette zampogne, dalle chitarre a corde battenti (catarra) e dal mandolino. Tali strumenti accompagnavano i vari eventi della vita nel lungo scorrere degli anni. Molto in uso presso la nostra gente era un particolare tipo di canto popolare: lastrenna (detta comunemente “strina”) il cui significato letterale è dono di buon augurio. La strenna, una delle tradizioni più vive e sentite della nostra provincia, era costituita da una serie di piccole strofe in rima, che esprimevano in versi dialettali locali un auspicio di felicità, di ricchezza e di buona salute per l’intera famiglia; essa era cantata e suonata al ritmo di un mortaio di bronzo con relativo pestello, da gruppi di ragazzi allegri e scanzonati che visitavano le varie case per portarvi il loro canto augurale. In cambio essi ricevevano dalle famiglie alcuni doni (per lo più dolci, frutta secca, vino e salumi fatti in casa) che andavano a depositare in un sacco di juta, detto comunemente “vertula” portato a spalla da uno dei componenti del gruppo. 
Vigilia di Natale: una tradizione particolarmente sentita in Calabria. Mentre al Nord il giorno di festa per eccellenza risulta essere il 25, al Sud la sera del 24 assume un valore importante, molto sentito e da trascorrere rigorosamente in famiglia, attorno alla tavola imbandita con i piatti della tradizione. Vigilia di Natale, dunque, richiama le pietanze a base di pesce e, da tradizione, le famose tredici portate. Un numero simbolico il 13, che assume significati religiosi che richiamano la tavola dell’ultima cena di Gesù, con i tredici Apostoli.
Quali sono le tipiche pietanze a base di pesce per la tradizionale cena della Vigilia di Natale calabrese?........

venerdì 3 aprile 2015

La settimana Santa nei paesi del nostro Comprensorio antichi rituali tra Sacro e profano che si perdono nella notte dei tempi.

Soveria Simeri
A Soveria Simeri la tenacia di don Giuseppe per far rivivere antiche tradizioni che duranti gli ultimi anni si erano un pò  messi nel dimenticatoio, grazie anche ai tanti ragazzi che hanno accolto l'invito di don Giuseppe "erano anni che non si celebrava la settimana Santa in questo modo"
A Sorbo San Basile "grancasciari no stop" dalla sera del giovedi Santo nelle vie del centro storico un mare di tamburi suonati da tantissime persone di ogni età mantengo viva questa suggestiva antica tradizione
Sorbo San Basile

A Taverna culla di Mattia Preti dove è in corso la mostra  ”Caravaggio e Mattia Preti " sono tante le tradizioni durante la settimana Santa dove la popolazione tutta partecipa in modo attivo.
A Sellia l'evento più emozionante dei vari riti durante la settimana  Santa è "A Cunfrunta" che si svolge dopo il "Gloria" della notte di sabato all'interno della bellissima chiesa Madre di San Nicola.
Sellia

A Magisano si chiudono i vari eventi religiosi 
Magisano

come ogni anno la domenica dopo Pasqua la comunità rinnova la bella processione della Madonna del Rosario " La Madonna delle Cuzzupe"per l’occasione vengono  preparati dei dolci tipici i"Cuzzupe" proprio a simboleggiare l’abbondanza, il pericolo scampato della carestia. vengono poi consumati dai fedeli vicino alla Cona in località Santa Caterina.

A Simeri Crichi molto partecipata è la processione della "Naca" del venerdi Santo, dopo molti anni che non si svolgeva ultimamente grazie alla sensibilizzazione del parroco questa toccante processione è ritornata a riproporre per le vie del paese la Passione e la morte  di Nostro Signore Gesù Cristo.
Simeri Crichi

A Catanzaro un mare di fedeli ogni anno partecipa alla processione della la tradizionale "Naca,"  quest'anno avrà un sapore particolare. La processione partirà infatti dalla Chiesa del Rosario che è  chiusa da 7 anni. Un evento molto atteso soprattutto dalla confraternita guidata da Francesco Granato è affidata spiritualmente a Don Andrea Perrelli,che in questi giorni sta lavorando alla preparazione della Naca la cui Croce richiama alcuni antichi oggetti sacri del 600 conservati nella chiesa. l'evento sarà trasmesso anche in diretta tv.
Catanzaro

A Sersale Molto ricco il programma religioso durante la settimana Santa curato nei minimi particolari dal bravo don Fabio Rotella Le funzioni si svolgeranno  nelle 4 chiese principali del grande centro presilano
A Sellia Marina enorme lavoro per gli instancabili parroci anche durante la settimana Santa con tante funzioni nelle 4 principali chiese del vasto territorio marino
Quelli elencati sopra sono per difetto solo alcuni degli eventi più belli durante la settimana Santa nei vari paesi del Comprensorio il quale diventa il periodo più vivo di tradizioni che si tramandano dalla notte dei tempi dove grazie ai vari parroci e ai tanti fedeli si cerca di mantenerli vivi invogliando le generazioni future a essere fieri della genuina fede che anche con manifestazioni spesso al limite della religiosità ma sicuramente pieni di significati 

 Origini della Cunfrunta.Si può narrare la piega più riposta dell’anima dei calabresi, il loro tormento e quello della terra che li ha generati, attraverso i riti della “Settimana Santa”? In quel “farsi del sacro”, che è, come scriveva Rudolf Otto, “mistero tremendo e fascinoso”? Non solo si può, ma se ne scopre la profondità e la bellezza, allorché si vedono confluire in questi riti tutte le categorie antropologiche, oltre ad una simbologia teologico‐spirituale di notevole profondità. Queste modalità rituali teatralizzano i cicli della ..........

sabato 3 gennaio 2015

Oggi sabato 3 e domenica 4 gennaio a partite dalle ore 17,30 nelle vie del centro storico del paese l'associazione socio culturale “Ocriculum” di Simeri Crichi in collaborazione con la parrocchia S. Nicola di Bari e il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, si appresta a realizzare la quinta edizione del “Presepe Vivente”



SIMERI CRICHI 3 – 4 gennaio 2014

L’Associazione Socio- Culturale

“OCRICULUM”

Presenta

“IL PRESEPE VIVENTE A SIMERI CRICHI”

L’Associazione Socio Culturale “Ocriculum” di Simeri Crichi in collaborazione con la parrocchia S. Nicola di Bari e il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, si appresta a realizzare la quinta edizione del “Presepe Vivente”, che avrà luogo sabato 3 e domenica 4 gennaio a partite dalle ore 17,30 nelle vie del centro storico del paese.


Confortati dal successo ottenuto nelle passate edizioni, la manifestazione si svolgerà con le stesse peculiarità degli anni precedenti.
L’obiettivo rimane quello di rappresentare, nel modo più realistico, la sacralità della nascita di Cristo in un contesto di rappresentazione di antichi mestieri e vecchie tradizioni locali.
Oltre 150 figuranti in costume d’epoca daranno vita ad una comunità operante di molti anni fa in cui l’aspetto artistico si fonde con la storia locale.
Il visitatore sarà riportato indietro negli anni e coinvolto in uno squarcio di vita passata anche attraverso l’assaggio di ricette tradizionali quali le“crespelle”, i “turdilli”, oltre alle “frese”, ricotte e formaggio localee altro ancora.
Insomma un evento con la peculiarità di appassionare tutti, dai più piccoli con la visita alla fiera degli animali, agli adulti e gli anziani.
Il percorso, all’uopo allestito e reso suggestivo dalla ........

mercoledì 17 dicembre 2014

Antichi proverbi calabresi sul periodo natalizio. Riproposizione di detti calabresi sul natale


 

PROVERBI E DETTI POPOLARI CALABRESI


I
 proverbi e i detti popolari rappresentano, attraverso brevi espressioni
 lessicali, massime, pensieri, avvertimenti o consigli tratti
dall’esperienza collettiva. Hanno quasi sempre una struttura ritmica con
 precise rime e assonanze che ne facilitano la memorizzazione e che
denotano il loro carattere generalmente orale. I proverbi hanno
un’origine antica e popolare e vengono tramandati nel tempo dalle varie
generazioni; anche nella tradizione maranese persistono numerosi
proverbi espressi generalmente nel dialetto locale, comunemente chiamati
 “ditti antichi”.


 "Su’ Calabrisi e Calabrisi sugnu, su’ canusciutu pe’ tuttu lu
regnu, tandu nemicu miu, tandu m’arrendu, quandu la testa mia sàgghja a
la ‘ntinna""




 Tra questi ne riportiamo alcuni relativi al periodo
natalizio:



  • -          “Prima e Natala ‘nu passu e cana, de Natale in poi ‘nu passu e voi”  (prima
     di Natale un passo di cane, dopo Natale un passo di bue, cioè passato
    il Natale, la natura si rinnova e le giornate cominciano ad allungarsi)


  • A Santu Nicola ogni cavuna sona ( Per il giorno di san Nicola ogni valle risuona dal rumore dei ruscielli d'acqua)

  • -          “Natale curi toi e a Pasqua cu chi voi” ( Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi)

  • -          “Prima
     di Natale né friddu né fame, doppu Natale friddu e fame (nei giorni
    prima del Natale non si sente né il freddo né la fame, successivamente
    si avvertono i patimenti della fame e della fredda stagione)


  • Natala a ru sula, Pasqua a ru focu (Natale al sole, Pasqua davanti al fuoco).

  • -          Mo
     vene natale e nun tegnu dinari mi pigliu ‘na pipa e mi mintu a
    fumari (ora che arriva Natale non possiedo denaro e quindi prendo una
    pipa e mi metto a fumare)

  • Cu no dijuna a viglija e natali mora de scornu comu nu cani


giovedì 18 settembre 2014

Sellia racconta presenta ..... Magisano il video dei festeggiamenti dell'Assunzione della Beata Vergine Maria video racconto

 Nella comunità di Magisano la devozione verso la Madonna è molto sentita La festa solenne che riunisce tutti anche i tanti emigranti che arrivano nel borgo presilano durante il periodo estivo si svolge il giorno di ferragosto dove per le vie del paese si snoda la partecipata processione della Beata Vergine Maria Assunta in cielo.
La processione, nei tempi passati veniva svolta l'8 dicembre. Successivamente a causa delle condizioni del tempo e per agevolare gli emigrati che ritornavo a Magisano ogni estate, si é deciso di spostarla il 15 agosto, festa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria. La festa molto sentita dalla comunità viene preceduta da 9 giorni di novena, invitando anche altri sacerdoti delle varie parrocchie. La festa civile si svolge durante il 13-14-15 agosto con cover band e gruppi etnici che intrattengono la gente fino a tarda sera.
Un grazie per le foto va a Manuela Lia, Salvatore Tozzo e Salvatore Pupo i quali con i

martedì 25 febbraio 2014

La festa degli incontri. Uomini, donne e bambini nel Paese delle Idee virtuose “Pentonello”.


 

La festa degli incontri

estatepentonese
Estate pentonellese – Turisti visitano le mostre e acquistano i prodotti con i sapori della Calabria
L’assessore alla Bellezza è in piazza in compagnia di un gruppetto di nostri concittadini, sta parlando di un certo Antony Gormley uomo che sa come stupire.
Oltre ad essere un architetto , racconta Fiore, è un archeologo, ed è l’inventore di un nuovo linguaggio artistico  che ha posto come principale campo d’indagine le diverse relazioni fra il corpo e lo spazio architettonico che lo circonda.
Gormley utilizza il calco grezzo del proprio corpo come matrice  della sua opera, strumento e materia della sua ricerca, qualcuno potrebbe definirlo  un megalomane perché usa sé stesso per le sue opere.
Nel gruppetto sono tutti meravigliati, non solo per la cultura di Fiore ma anche per l’amore che mette nel raccontare e per l’entusiasmo che manifesta. Fiore sa entrare nella vita delle persone, nella vita degli artisti, nelle loro opere, con grande emozione, dopo un po’ ne fa parte, ci vive dentro e ne parla come se fossero vecchi amici.
Le sue opere, continua Fiore riferendosi a Antony, vengono così inserite nei contesti più disparati divenendo veicolo e simbolo di quell’eterna riflessione dell’uomo sulla mutevole realtà circostante: le sue sculture sono esposte a testa in giù e sospese a un filo, in piedi a vegliare pensose in cima agli edifici dei centri cittadini, su promontori innevati, semi-immerse nell’acqua del mare o nel bel mezzo di campi coltivati.
Fiore ha saputo creare grande interesse anche senza parlare sempre di Pizzello, Paparano, da’ fiumara o di Cafarda o de’ Colle Colle. La curiosità per questo artista un po’ strampalato è grande tant’è che qualcuno vorrebbe saperne di più e  incuriosito chiede una foto o un’immagine di queste opere, ed ecco che Fiore apre la portiera della macchina e invita i suoi amici a Catanzaro per un caffè al bar Moniaci, offre lui.
Prima tappa però è il Parco della biodiversità mediterranea, da tanti conosciuto  come Parco della scuola Agraria. Scesi dalla macchina e fatti quei pochi passi necessari per essere immersi nel parco, tutti rimangono a bocca aperta davanti… ad Antony in persona! E non solo perché  senza mutande.
Espposizione di Antony Gormley  al Parco delle biodiversita mediterranee
Esposizione di Antony Gormley nel Parco della biodiversità mediterranea – Catanzaro
Non potevano pensare che la bellezza fosse così vicina e soprattutto gratis. In passato hanno fatto decine di gite, sono partiti con i trolley per andare a Roma, San Giovanni Rotondo, Bologna, Pisa, Venezia. Tanti ricordi e tante foto… con i gladiatori,  sulla scalinata di Padre Pio, vicino alla torre degli Asinelli a Bologna, con le gondole a Venezia.
In ogni viaggio la cosa più importante da fare sembrava quella di portare a casa e ai nipotini le bellissime palle con la neve da tutte le città d’Italia insieme a tanti monili, chincaglierie, reliquiario vario,  per decorare la propria casa, dell’utilità è meglio non parlarne, ma non sempre dobbiamo trovare assolutamente un’utilità pratica nelle cose.
Anche Carmela aveva i cassetti pieni, da ogni gita le figlie le portavano o una palla o una ceramica
Anche Carmela aveva i cassetti pieni, da ogni gita le figlie le portavano o una palla o una ceramica da appendere
Adesso si rendono conto che anche il turismo può essere consapevole e le gite possono arricchire. Si può viaggiare, fotografare, conoscere altra gente e tornare con la testa piena di idee, di belle amicizie, di scambi culturali e non solo col trolley pieno di cianfrusaglie e il problema di come smaltire pantagrueliche e bellissime mangiate. L’assessore Fiore con semplicità ha fatto capire che tutti dobbiamo sentirci protagonisti, dobbiamo informarci e interagire con le altre città, le altre culture.
Vedere nuovi posti, scoprire le bellezze dei paesi che si visitano e al ritorno cercare di applicarle nei luoghi dove si vive. In questo Fiore è perfettamente d’accordo con le parole di Peppino Impastato, e le applica tutti i giorni nel suo lavoro.
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore” (Peppino Impastato)
Anche l’assessore del paese vicino è …..

venerdì 21 febbraio 2014

Sersale ricorda 21 Febbraio 1929 - 21 Febbraio 2014 - 85 Anniversario del Sacrificio della Madre Eroica Carmela Borelli


IL MATTINO ILLUSTRATO JPG-001(1)L’immagine  ritrae la prima pagina del "Mattino Illustrato" nell'anno 1929,  dedicata al sacrificio di Carmela Borelli
Sersale celebra, tra le ricorrenze più sentite, la memoria di una nobile figura di donna, divenuta esempio sublime di amore materno e che ancora oggi rappresenta un esempio insuperabile di dedizione estrema: Carmela Borelli. Nella piazza che porta il suo nome, un monumento (ora iBOZZETTO CARMELA BORELLI JPG-001n ristrutturazione ed in attesa di essere riposizionato non appena saranno ultimati i lavori di riqualificazione della piazza), costituito da una colonna mozza, donato alla comunità sersalese dalle Piccole Italiane, ricorda il sacrificio di questa contadina che il 21 febbraio del 1929, investita da una bufera di neve mentre tornava dalla campagna, per salvare i figli in tenera età che portava con sé, non esitò a coprirli con i propri vestiti morendo, così, assiderata, ma assicurando loro la vita.
La storia commuovente della madre coraggio Carmela Borelli
Carmela Borelli, l’umile contadina di Sersale, che immolò la sua vita per salvare quella di due piccoli suoi figli da una ……

giovedì 20 febbraio 2014

Arriva a Catanzaro l’attesa seconda edizione di “Gusto del Cioccolato”Dal 21 al 23 febbraio in Piazza Prefettura si potranno gustare tante golosità per la gioia di grandi e piccini.

Manca pochissimo alla seconda edizione a Catanzaro di “GUSTO DEL CIOCCOLATO” evento che sta avvolgendo tutta l'Italia approderà nuovamente nel capoluogo calabrese.image

Dopo il grande successo della prima edizione, torna infatti la golosa Kermesse dedicata al cioccolato ed al gusto, arricchita di sorprese e novità per grandi e piccini.La grande festa del cioccolato artigianale verrà inaugurata venerdì 21 Febbraio in Piazza della Prefettura a Catanzaro che, per un intero week end, si vestirà di tutti i colori del cioccolato diventando la cornice perfetta di un evento unico che punta tanto al gusto quanto all’eleganza, come avviene ormai da tempo in altre città italiane. “Il Gusto del Cioccolato”, organizzato dalla Craun&Crest, è infatti un 'iniziativa che si svolge ormai da anni anche in altre regioni Italiane e dallo scorso anno è approdata anche in Calabria, nelle due tappe di Catanzaro e Reggio Calabria, grazie alla volontà ed alla sensibilità delle rispettive amministrazioni comunali. Questo “contenitore” gustoso, dalla formula innovativa e vincente, ha in questi anni accolto gustose creazioni di artigiani cioccolatieri ed un ricco programma di appuntamenti dedicati ad un pubblico variegato, esigente ma soprattutto attento alla qualità ed al gusto.

Anche il successo delle prime edizioni delle due tappe calabresi sono state una evidente dimostrazione della volontà dell'organizzatore, degli Enti ospitanti, dei partner ma soprattutto dei cittadini calabresi di contribuire positivamente all'immagine ed allo sviluppo del proprio territorio valorizzandolo grazie ad iniziative gastronomico-culturali di particolare pregio. Anche quest'anno, la città di Catanzaro, dal venerdì alla domenica, ospiterà abili maestri cioccolatieri provenienti da tutta Italia che proporranno in esclusiva le loro prelibatezze, vere e proprie creazioni artistiche per offrire ai visitatori un vero e proprio percorso nel gusto, tra le infinite declinazioni del cioccolato. Praline assortite, frutta fresca tuffata in golosissime creme di cioccolato, lastre di nocciolato, al latte e fondente, ma anche deliziose creme spalmabili e cremini venduti al taglio. E ancora, cioccolate calde aromatizzate ai gusti più fantasiosi e i soggetti più particolari, tra cui gli antichi attrezzi del mestiere, sfiziosi accessori make up e moda, strumenti tecnologici e tante altre stravaganti forme di leccornie in purissimo cioccolato fondente, spolverati da finissimo cacao.

Quello che più ci farà godere anche ….


venerdì 1 novembre 2013

Cosa si festeggia il primo novembre ? Le origini della festa di OgniSSanti con la commemorazione dei defunti nella tradizione calabrese



Le origini risalgono all’anno 835, quando papa Gregorio II, visto che la chiesa cattolica non riusciva a sradicare gli antichi culti pagani legati alla tradizione celtica (il cui calendario indicava nel 31 ottobre l’ultimo giorno dell’anno), spostò la festa di “Tutti i Santi” dal 13 maggio al primo novembre con la speranza di riuscire, così, a dare un nuovo significato ai riti profani. Secondo l’anno druidico, il 1 novembre era il Samhain, letteralmente “tutte le anime” fine dell’anno pastorale e primo giorno d’inverno, in cui la notte era più lunga del giorno. Questa particolarità permetteva al principe delle tenebre di chiamare a sé tutti gli spiriti e poter passare da un mondo all’altro. L’intento del papa di sradicare questo mito non riuscì. La chiesa aggiunse quindi, nel X secolo, la “Festa dei Morti” il 2 novembre, in memoria delle anime degli scomparsi. I festeggiamenti avvenivano tramite offerta di cibo, mascheramenti e falò, le usanze profane così giustificate.

In quasi tutte le regioni possiamo trovare pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza. Una delle più diffuse era l'approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con delle vivande, dedicato ai morti.
In Calabria nelle comunità italo-albanesi, ci si avviava praticamente in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare.

I dolci dei morti simboleggiano i doni che i defunti portano dal cielo e contemporaneamente l’offerta di ristoro dei vivi per il loro viaggio. Un modo per esorcizzare la paura dell’ignoto e della morte.
Ogni regione ha i suoi dolci tipici che, già dal nome, richiamano la celebrazione, anche se le varie tipologie sono tra loro molto simili. Oltre al grano cotto appena ricordato, i dolci più usati sono biscotti di consistenza più o meno dura, in genere a base di mandorle, pinoli, albumi e talvolta cioccolato. In Calabria abbiamo le " Dita degli apostoli", dolci tpici della zona di Reggio Calabria!

Le fave Nell’antichità le fave erano il cibo rituale dedicato ai defunti e venivano servite come piatto principale nei banchetti funebri. I Romani le consideravano sacre ai morti e ritenevano che ne contenessero le anime, molto probabilmente questa credenza era legata ai caratteri botanici della pianta: le sue lunghe radici che affondano in profondità nel terreno; il suo lungo stelo cavo, secondo le credenze popolari faceva da tramite tra il mondodei morti e quello dei vivi, ma erano soprattutto i suoi fiori bianchi con sfumature violacee e con una caratteristica macchia nera, a ricordare la lettera greca theta, lettera iniziale della parola greca thànatos che significa morte. In seguito con l’avvento del Cristianesimo la tradizione popolare muto’ dal mondo Romano questo uso delle fave, e cosi’ a seguire nel X secolo le fave divennero cibo di precetto nei monasteri durante le veglie di preghiera per la Commemorazione dei Defunti. Per la stessa ricorrenza vennero usate come cibo da distribuire ai poveri o da cuocere insieme ai ceci e lasciare a disposizione dei passanti agli angoli delle strade. In Toscana, in Veneto e in Calabria era tradizione recarsi al cimitero e mangiare fave sulle tombe dei propri cari.
L’altro importante cibo tradizionale presente sulle tavole il Giorno dei Defunti è il grano. In tutte le culture e le religioni il grano è il simbolo stesso della vita e della fertilità. Ma per raccogliere il chicco di grano bisogna recidere la spiga - ucciderla - e il chicco solo dopo essere morto a sua volta sottoterra rinascerà in una nuova spiga. Il grano dunque viene associato nello stesso tempo anche alla morte e alla resurrezione e diviene il simbolo del continuo e incessante ciclo di ....

mercoledì 11 settembre 2013

Storia della realizzazione della corona per la venerata statua dell'Immacolata Patrona di Magisano "Con Fotoracconto"

 

STORIA E PROGETTO ARTISTICO
Descrizione dell'opera. La corona artistica di valore immenso, realizzata con scienza e coscienza da Domenico Raione, orafo in Catanzaro, a titolo del tutto gratuito, per devozione alla Vergine Immacolata, reca i simboli tradizionali del Dogma. Don Rosario Spanò ha pensato, progettato e disegnato il "Corpus" della corona e tutte le indicazioni storico - mariane dell'opera.
1. Il Giglio riferentesi alle parole "tutta sei bella amica mia, in te nessuna macchia" dal libro il Cantico dei Cantici, il tradizionale "specchio", simbolo con cui Maria viene qualificata dalla devozione della Chiesa quale " Speculum Iustitiae". 


2. Il mistico Triangolo che sovrasta il Divin Capo della Colomba e rappresenta lo Spirito Santo Paraclito.
3. Sulla parte alta della guglia centrale si trova la mista "M" mariana, monogramma ideato dalla Vergine Immacolata stessa nel'apparizione della Medaglia Miracolosa. 


4. Su questa "M" spicca la Santa Croce del Signore Nostro Gesù Cristo, causa attiva, efficiente, e terminante di tutti i privilegi mariani. Sulla punta della guglia dello Spirito Santo, l'orafo Raione, sapientemente, ha collocato un preziosissimo zaffiro di color giallo, rappresentante la Divinità dello Spirito Santo.
5. Sulle restanti otto punte il maestro Raione, in alto ha posto dei topazi di colore azzurro, che richiamano il tenue colore del manto della Madonna. Sulla parte bassa delle punte vi sono dei topazi di colore azzurro, incastonati nelle nove stelle.
6. All'interno degli undici Gigli in oro, troviamo ancora delle pietre tipo corindone, varietà rubini di colore rosso, che richiamano il Sacrificio di Gesù sulla Croce, che ha "Pre - Redento" l'Immacolata nella sua Concezione.
7. La corona è formata da 9 punte che si snodano lungo la circonferenza della base, con altezza variabile, dando così un'armonia tale al gioiello da farlo sembrare quasi un diadema. 


8. Il numero 9 è stato fortemente voluto in ricordo della .... 

lunedì 4 marzo 2013

Antichi Proverbi Calabresi (Quinta e ultima parte)

  • Un c’è chiesa senza campana, un c’è paisa senza puttana;

  • Quannu ‘a gatta un c’è ‘u suricia abballa;

  • China ‘u risica ‘u rusica;

  • Dimma ccu china vai ca ti dicu chillu chi fai;

  • ‘U lignu stortu ‘u focu l’addirizza e llu malu ferru su leva lla mola;

  • ‘U piscia bonu ‘u nescia de Tarantu;

  • Chine va chianu va sanu e va luntanu;

  • Eu me speragnu ‘a mugghiera intra ‘u lettu e l’atru sa goda sutta ‘u ruvettu;

  • A guccia a guccia s’inchia lla vutta e a guccia a guccia si divaca;

  • Quannu chiova e nnu ffa zanchi, pagamu a tutti quanti;

  • Sutta ‘a vutta ‘a mamma se vutta e sutta ‘a vutta ‘a mamma se futta;

  • Chine parra d’arretu e’ tenutu allu culu;

  • ‘U bbena llu male ppe nocere ma vena ppe d’aggiuvari;

  • ‘A chiazza e ‘a fera unn’aperira tabaccheria;

  • ‘E cose longhe diventanu serpi;

lunedì 18 febbraio 2013

Antichi Proverbi Calabresi (Quarta Parte)

  • Petrusinu ogni minestra;

  • Sta friscu;

  • Petru tira e Mmaria mmutta;

  • Tenire ‘a cannila;

  • Pigghiara alla pontificale;

  • Pigghiara ‘a manu ccu tuttu ‘u vrazzu;

  • Pigghiara ‘a serra e giru;

  • Pigghiara ‘na pelliccia;

  • Fare ‘u fissa ppe dumma jire alla guerra;

  • Fare ‘u diavolu a quattru;

  • Chimma te viju santu;

  • Fare ‘u leva e porta;

  • Chine a vo’ cotta e china a vo’ cruda;

lunedì 11 febbraio 2013

Antichi Proverbi Calabresi (Parte terza )

    • Aria chiara ‘u sse spagna di troni;

    • I foresteri frustali e mannanneli;

    • Palummu mutu ‘un pò essere servutu;

    • Si’ voi n’gannare u toi vicinu curcate prestu e lavati e matinu;

    • Quannu parra llu toi nimicu illu ‘u parra e tu ‘u sta’ citu;

    • Chine stà ccu lla speranza e l’atru e nun cucina, lla sera se recojjia murmurannu;

    • A cavulu jurutu chillu chi ce fai è tuttu perdutu;

    • Alla larga ‘du cezu ranne domma patimu comu tannu;

    • I munnizzari jureru e lli jardini spampinaru;

    • Allargate munnizza ca passa lla fammazza;

    • Recojjiata serpe ca ‘a vernu diventanu cille;
     

lunedì 4 febbraio 2013

Antichi Proverbi Calabresi ( Parte seconda )

    Proverbi Calabresi
  • Proverbi Calabresi
    • Mazza e panella fanu i figghi belli;

    • ‘Ppe llu pilu vinnu pilu;

    • China ‘a vo’ cotta e china ‘a vo’ cruda;

    • Jennu jennu cuttuna cogghiennu;

    • All’ortu ‘e ddiu ane manciare tutti;

    • Ad ogni spuntune c’è sta nn’oricchiune;

    • ‘A parola e’ strumentu;

    • ‘U medicu pietusu fa lli piaghi verminusi ;

    • Na vota l’unu n cavallu u ciucciu;

    • Ogni petra aza llu muru;

    • Na vota ppe unu ‘u ffa male a nessunu;

    • Meju oja l’ovu ca domani ‘a gallina;

    • Fa’ chillu chi t’è fattu cunn’è peccatu;

    • Quannu ‘u ciucciu ‘unne vo’ abbaca ca u tiri da capizza;

    • L’ominu è cacciatura;

sabato 22 dicembre 2012

Il Natale negli antichi borghi Calabresi tra suoni, tradizioni,magie, canti .... come a Strina

Le strade dei paesi, tortuosi, acciottolate  e piuttosto buie, erano vivacizzate dagli zampognari, musicanti provenienti dalle vicine località montane, vestiti con lunghe calze di pecora, mantello scuro e cappello di velluto a forma di cono; essi, con il suono dolce e inconfondibile dei loro strumenti, le zampogne, andavano in giro per le strade del paese a suonare le nenie natalizie e a portare nelle case e nelle chiese l’augurio di prosperità e letizia. La zampogna, strumento tradizionale per eccellenza, era fatta con pelle di capra e canne lavorate da sapienti artigiani. Le famiglie accoglievano i suonatori con entusiasmo offrendo loro dolci e prodotti tipici locali in particolare salumi e formaggi oppure qualche piccola offerta in denaro. Il tipico canto di Natale intonato nelle Chiese era “Tu scendi dalle stelle” che la gente cantava con voce intensa e commossa. Gli inni, le orazioni e le giaculatorie rivolte all’unisono a Dio e alla Madonna , riflettevano il sentimento religioso dei fedeli, erano perciò intrisi di spontaneo entusiasmo e autentico slancio, caratterizzati da semplici intonazioni melodiche, talvolta alterati da espressioni linguistiche dialettali, comunque sempre appassionati. I suoni e i canti di Natale giungevano così alle orecchie degli abitanti del luogo in modo che tutti potessero partecipare all’emozione del Natale. Questi canti erano generalmente accompagnati da piccoli strumenti artigianali come tamburelli, sonagli, flauti e organetti oltre che dalle suddette zampogne, dalle chitarre a corde battenti (catarra) e dal mandolino. Tali strumenti accompagnavano i vari eventi della vita nel lungo scorrere degli anni.  Molto in uso presso la nostra gente era un particolare tipo di canto popolare: la strenna (detta comunemente “strina”) il cui significato letterale è dono di buon augurio. La strenna, una delle tradizioni più vive e sentite della nostra provincia, era costituita da una serie di piccole strofe in rima, che esprimevano in versi dialettali locali un auspicio di felicità, di ricchezza e di buona salute per l’intera famiglia; essa era cantata e suonata al ritmo di un mortaio di bronzo con relativo pestello, da gruppi di ragazzi allegri e scanzonati che visitavano le varie case per portarvi il loro canto augurale. In cambio essi ricevevano dalle famiglie alcuni doni (per lo più dolci, frutta secca, vino e salumi fatti in casa) che andavano a depositare in un sacco di juta, detto comunemente “vertula” portato a spalla da uno dei componenti del gruppo. Ogni

mercoledì 19 dicembre 2012

L'attesa del Natale nelle case Calabresi

Nel Meridione, ed in particolare in Calabria, la festa del Natale veniva celebrata con profondo senso religioso e con sentita partecipazione da parte di tutto il popolo. Dall’analisi degli atteggiamenti ritualizzati legati al periodo natalizio emergono elementi che sono da inserire in quello che viene comunemente chiamato folklore, ma che, in effetti, era ed è comportamento e costume delle culture popolari. Il tempo e lo spazio assumono, con l’avvicinarsi del Natale, una diversità, diventano luoghi e tempi speciali. La quotidianità veniva abbandonata, si costruivano spazi sacri, diversi, dove tutto si trasformava e si circondava di un alone di mistero e d’irripetibilità. Il paese stesso cambiava aspetto, o meglio, diventava un altro paese, si rinnovava nell’attesa della Santa Notte. Tutto veniva organizzato in funzione della notte straordinaria della Nascita Santa e del giorno di Natale, e i giorni che seguivano erano di attesa del Capodanno, del capo di misi e d’annu novu, ma anche di ritorno graduale, attraverso il Capodanno prima e l’Epifania dopo, alla normalità, alla fine della sacralità dello spazio e del tempo speciale. Una soglia immaginaria apriva le feste con la novena, un punto di entrata che si percepiva al suono delle zampogne, delle pipitule e delle nenie dei suonatori della novena presenti sulle strade di tutti i paesi e che annunciavano ogni sera l’approssimarsi del Natale. Nelle case, nelle chiese e per le strade venivano allestiti presepi con occhi di canne, muschi e casette di cartone, pastori di taju e creta e fondali di cieli stellati. Presepi che si rinnovavano nella tradizione di ogni anno. La sera, davanti a questi paesaggi pieni di luci di lumini, di frutta e di pastori, ma incompleti per l’assenza di Gesù Bambino nella grotta, venivano intonati canti e lodi.Le famiglie riunite cercavano di rinsaldare vecchie amicizie, eliminando rancori, odio e inimicizie, sforzandosi di costruire pace, aprendosi al perdono e alla fratellanza. Tutti si riunivano per trascorrere insieme le feste. Gli anziani vivevano giorni felici in compagnia dei propri cari, degli emigrati che tornavano da lontano per le feste, se potevano tornare. I poveri venivano anche da altri paesi nella speranza di ricevere qualcosa, dei fichi secchi, delle zeppole, delle castagne, o per essere ospitati per un piatto di minestra calda ed un bicchiere di vino. Ma a proposito del pranzo natalizio c’è da dire che l’abbondanza alimentare, sognata tutto l’anno diveniva il punto da realizzare a tutti i costi. Il cenone di Natale era un rito vero e proprio, durante il quale si dovevano portare a tavola e mangiare, o quantomeno assaggiare, tredici pietanze diverse. In alcune zone della Calabria tredici dovevano essere i tipi di frutta da presentare sulla tavola. Una curiosità: molti presepi venivano allestiti con pittejare (pale di fichidindia) con i frutti più grossi attaccati, rami di arancio con arance sanguigne o dolci, fasci di mirtilli e corbezzoli, melograni, mandarini e qualche frutto fuori stagione, fuori tempo. Questi frutti servivano..

sabato 15 dicembre 2012

Antichi proverbi popolari Calabresi sul periodo di Natale

 
PROVERBI E DETTI POPOLARI CALABRESI
I proverbi e i detti popolari rappresentano, attraverso brevi espressioni lessicali, massime, pensieri, avvertimenti o consigli tratti dall’esperienza collettiva. Hanno quasi sempre una struttura ritmica con precise rime e assonanze che ne facilitano la memorizzazione e che denotano il loro carattere generalmente orale. I proverbi hanno un’origine antica e popolare e vengono tramandati nel tempo dalle varie generazioni; anche nella tradizione maranese persistono numerosi proverbi espressi generalmente nel dialetto locale, comunemente chiamati “ditti antichi”.
 "Su’ Calabrisi e Calabrisi sugnu, su’ canusciutu pe’ tuttu lu regnu, tandu nemicu miu, tandu m’arrendu, quandu la testa mia sàgghja a la ‘ntinna""

 Tra questi ne riportiamo alcuni relativi al periodo natalizio:
  • -          “Prima e Natala ‘nu passu e cana, de Natale in poi ‘nu passu e voi”  (prima di Natale un passo di cane, dopo Natale un passo di bue, cioè passato il Natale, la natura si rinnova e le giornate cominciano ad allungarsi)
  •   A Santu Nicola ogni cavuna sona ( Per il giorno di san Nicola ogni valle risuona dal rumore dei ruscielli d'acqua)
  • -          “Natale curi toi e a Pasqua cu chi voi” ( Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi)
  • -          “Prima di Natale né friddu né fame, doppu Natale friddu e fame (nei giorni prima del Natale non si sente né il freddo né la fame, successivamente si avvertono i patimenti della fame e della fredda stagione)
  • Natala a ru sula, Pasqua a ru focu (Natale al sole, Pasqua davanti al fuoco).
  • -          Mo vene natale e nun tegnu dinari mi pigliu ‘na pipa e mi mintu a fumari (ora che arriva Natale non possiedo denaro e quindi prendo una pipa e mi metto a fumare)
  • Cu no dijuna a viglija e natali mora de scornu comu nu cani

domenica 25 dicembre 2011

A strina e natala ( La strenna di Natale)

"A strina": canzone popolare che unisce tutta la Calabria si cantava,si canta dal Pollino sino all'Aspromonte ,certo cambiando qualche parola ,qualche strofa il fiume tacina diventa un fiume cosentino ecc...ma il valore ,il significato rimane sempre lo stesso .Si cantava di buon augurio ai sposi novelli,ai cumpari "caru cumpari ca simu venuti ".rigorosamenti si iniziava a cantarla dopo la mezzanotte della vigilia,per terminare alla mezzanotte della befana .Per cantarla bene ci vuole un bravo solista ed un nutrito coro accompagnato da una fisarmonica .Guai ad aprire la porta prima che l'intera "strina" non fosse finita! ma sopratutto guai a far finta di non esserci o di non aver sentito..