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mercoledì 18 febbraio 2015
lunedì 22 dicembre 2014
A strina de Natala! Canzone popolare che unisce tutta la Calabria si cantava,si canta dal Pollino sino all'Aspromonte
"A strina": canzone popolare che unisce tutta la Calabria si cantava,si canta dal Pollino sino all'Aspromonte ,certo cambiando qualche parola ,qualche strofa il fiume tacina diventa un fiume cosentino ecc...ma il valore ,il significato rimane sempre lo stesso .Si cantava di buon augurio ai sposi novelli,ai cumpari "caru cumpari ca simu venuti ".rigorosamenti si iniziava a cantarla dopo la mezzanotte della vigilia,per terminare alla mezzanotte della befana .Per cantarla bene ci vuole un bravo solista ed un nutrito coro accompagnato da una fisarmonica .Guai ad aprire la porta prima che l'intera "strina" non fosse finita! ma sopratutto guai a far finta di non esserci o di non aver sentito..
a seguire la seconda parte della "Strina"
a seguire la seconda parte della "Strina"
sabato 6 dicembre 2014
L'anello di San Nicola. Riproposizione dell'antichissimo racconto sui saccheggi dei Saraceni nei paesi della presila
I saraceni dopo aver saccheggiato i paesi sulla costa calabrese non paghi iniziano ad entrare sempre di più nell'entroterra trovando sulle loro via paesi facilmente espugnabili.
SELLIA: Asilia, asilo luogo sicuro e difficile da espugnare resistette per molto tempo ai continui tentativi di saccheggio da parte dei Saraceni, ma sfortunatamente dopo aver resistito valorosamente anche Sellia fu espugnata, la rabbia dei saraceni fu tanta che subito bruciarono la parte bassa del paese che avevano appena conquistato "ecco infatti il nome del rione ruscia".
Per fortuna si faceva sera e vuoi per la stanchezza vuoi per l'astuzia dei Selliesi che tentavano di far rimandare l’intenzione del feroce capo dei saraceni, il quale voleva bruciare per vendetta nell' aver resistito così a lungo tutto il paese. Per fortuna, durante la notte, in aiuto di Sellia, viene il nostro amato Protettore S. NICOLA, il quale appare in sogno al capo saraceno, intimandolo di non torcere neanche un capello al popolo Selliese, e di andare subito via. Appena sveglio il capo saraceno infuriato voleva conoscere chi gli era apparso in sogno per ucciderlo per primo, ma non trovò nessuno che somigliasse all'uomo apparso in sogno. Per ultimo entrò in chiesa, dov’erano radunati in preghiera molta gente ma anche li nessuno, entrato di forza in sacrestia lì l’arciprete aveva nascosto le cose più sacre nella speranza che non venivano depredate. Sotto un lenzuolo c'era la statua di S. NICOLA. Togliendo il lenzuolo il ......
venerdì 6 dicembre 2013
Oggi San Nicola protettore di Sellia riproponiamo il racconto dal titolo: Il miracoloso intervento del nostro amato protettore San Nicola nel salvare gli abitanti di Sellia dal rovinoso alluvione del 1943
1943/2013 sono passati 70anni da quando il borgo di Sellia perse tanti reperti del suo glorioso passato.
Per la festa del Santo patrono riproponiamo il suggestivo racconto del suo miracoloso intervento verso la popolazione Selliese
Pioveva
da una settimana la mattina ti alzavi che pioveva ti coricavi ed ancora
pioveva per poi iniziare di nuovo
Non si poteva svolgere nessun lavoro
nei campi, la terra era inzuppata ,usciva acqua da tutte le parti. Il
centro storico(già fortemente provato dai vari cataclismi) iniziò a franare. Una grossa frana stava lesionando sempre più le case
rendendole di fatto pericolose anche se molte persone continuavano ad
abitarci perché non sapevano proprio dove andare. Passavano i giorni ma
pioveva sempre, così si decise di portare fuori in processione la statua
di San Nicola ,in Chiesa si radunò quasi l’intera popolazione ed in
processione sotto una pioggia sempre insistente girarono tutto il paese
ma non smise di piovere anzi a tratti sembrava che l’acqua “a jettavanu a
cati cati” ormai il corteo era arrivato in piazza la Statua di San
Nicola riparata con un tetto di tavole fatto per l’occasione era
anch’esso inzuppato , proprio all’entrata della chiesa si decise di fare
un canto in onore del Santo molti ancora speravano che spiovesse altri
rassegnati dicevano” puru santu Nicola nabbannunau”. Cantavano,
cantavano tutti incuranti, di essere zuppi d’acqua sino al midollo;
mentre giravano la statua per farla entrare ecco che un timido raggio di
sole uscì tra le nuvole dopo un po’ smise di piovere tutti gridarono al
miracolo intonando lodi e preghiere, si porto il tavolo per far
adagiare la statua fuori e così rimase per l’intera giornata. Non
pioveva più roba da non credere scendeva una foschia sul borgo ma non
pioveva più, neppure una goccia, le case erano state duramente colpite
molte presentavano visibilmente delle crepe ai muri nelle quali ci
potevi infilare una mano altre iniziavano con i primi cedimenti di
tegole o intonachi , la paura era tanta sembrava che tutte le case del
paese alla fine sarebbero franate, alcune case scivolarono “sutta u
castellu” . Una donna molto devota, e molto stimate del paese aveva avuto un
sogno dove vide chiaramente San Nicola mentre teneva con una mano
Sant'angelo e con l'altra Ruscia,avvisandola che molte case sarebbero
cadute ma nessuno neanche un animale sarebbe morto. Raccontò tutto
all'arciprete il quale conoscendola per la sua forte fede decise di
rendere pubblico il sogno, durante l'omelia Domenicale molti non
credettero al sogno disperati,scoraggiati che tutto il paese sarebbe
destinato a franare,addirittura il priore dalla congrega
dell'Immacolata propose di spostare le varie statue,paramenti sacri ecc..
costodite nelle due Chiese portandole in qualche posto più sicuro perché temevano
che anche le Chiese potessero franare. Si viveva nel terrore, nella paura
che ....
venerdì 18 ottobre 2013
Cadiu u Castellu! Seconda parte.Un piccolo ricordo di tanti anni fa dedicato al mai dimenticato Mimmo Zicchinella. Episodio che rispecchia anche la situazione attuale di Sellia.
Seconda parte del ricordo su un giorno di tanti anni fa che avrebbe potuto cambiare le sorti di Sellia invece le cose andarono come non sarebbero dovute andare
Ramuscellu d’olivu o ramuscellu e caciaru? Voi quale scegliete?
Avevamo perso eppure dove ti giravi vedevi gente che aveva votato per il Castello, vedevi tanti ragazzi “incazzati”, furibondi, increduli, delusi. Un spaurito corteo di persone con degli alberi di ulivo ( increduli più di noi) inneggiavano timidamente cori per l’inaspettata vittoria. Tanti ragazzi infuriati salirono proprio in direzione del castello. Mimmo che osservava ogni cosa rimanendo a rincuorare tutti noi che ci buttavamo sulle sue larghe spalle mentre come un bravo dottore ci ridava gioia, speranza.Fece salire 2 casse di birra per i ragazziche si erano diretti verso il castello i quali dopo il giusto momentaneo avvilimento (forse anche per l’effetto della birra) iniziarono un festoso corteo di macchine con tanti rami di caciari. Subito si accodarono altre auto cosi un lungo serpentone andava giù verso le palazzine suonando festosamente. Tante persone uscirono fuori, una in modo particolare la ricordo ancora ora; appena mi vide con preoccupazione mi disse ma u medicu u’nperdiu? Io risposti deciso U medicu u perda mai! Mentre Mi avvio tristemente togliendo lo sguardo dal castello vedo in tutto il suo tetro splendore il cavalcavia autostradale emblema dell’amministrazione che si vantò di aver fatto cadere il castello, ma soprattutto vesillo di chi ancora oggi cerca nel moderno il futuro di Sellia quando l’unico futuro è il vecchio borgo, anch’esso come il castello diroccato, miseramente abbandonato. Ciao Mimmo con...
venerdì 11 ottobre 2013
"C’era una volta nel paese dell’anarchia e della fantasia". Sellia: I consiglieri dimissionari di minoranza fanno un loro resoconto sull'attivita del comune tra ieri e oggi
Riceviamo e pubblichiamo
ora c’è l’ingiunzione di pagamento di 17 mila euro circa
-
____________
Amministrazione Folino
____________ Amministrazione Zicchinella
La strada per il quartiere S. Angelo e la Chiesa del Rosario…
ora non ci sono nè la strada nè i soldi
-
L’illuminazione della Portabella e Ruscia...
Folino Antonella ex capogruppo di minoranza |
-
Il progetto per l’eolico che avrebbe reso al comune 225 mila euro
all’anno oltre ai fitti per i proprietari dei terreni…
ora abbiamo la teleferica con un costo di 154 mila euro a carico del
comune, senza alcun finanziamento ed un mutuo fino al 2031 con un a rata annua
di circa 12 mila euro oltre ai 14 mila
euro circa spesi quest’anno per la gestione e la pubblicità
-
La raccolta differenziata “porta a porta” quotidiana per il 75% …
ora, per il 35%, abbiamo spazzatura davanti alle porte di casa per più
giorni
-
Il diritto di gettare rifiuti
ingombranti…
dall’agosto 2011 il sindaco, con propria ordinanza, proibì di gettare
tali rifiuti provocando così l’aumento di discariche abusive
-
La volontà di vivere in un paese il più possibile ecologista…
a villa Venere siamo passati dal legno al cemento;
all’inizio del paese, vicino il piccolo parco giochi, è stato tutto
cementato;
il parco giochi antistante la Chiesa dell’Immacolata è stato completamente
abbandonato;
il depuratore di “Trinchieri” è passato dalla fitodepurazione alla
depurazione tradizionale;
però abbiamo il cartello della “Città del Bio” senza che sia stata mai
fatta una riunione con i cittadini, con gli agricoltori, con gli amministratori
(solo interviste);
le vie del paese sono sporche e sono trascurate anche le vie
interpoderali
-
La promessa che non sarebbero state messe più antenne a tutela
della nostra salute… ora abbiamo anche quella della SELEX
-
Il Centro Sociale con una biblioteca, una videoteca, una sala ludica
per i bambini e la cucina ed il salone per permettere alle famiglie di avere un
punto di ritrovo…
-
Il finanziamento per il servizio navetta da e per Catanzaro via
Arsanise, servizio per le terme ed eventuali altre esigenze…
ora abbiamo un pulmino da 8 posti che ci costa assicurazione, bollo e
carburante
-
I soldi accantonati per il rimborso della depurazione…
l’ultimo sindaco non ha neanche risposto alle richieste di rimborso dei
cittadini rischiando così che il comune debba pagare anche le spese legali
-
La procedura per la redazione del PSC (ex Piano Regolatore)…
ora, dopo quasi cinque anni, che fine ha fatto?
C’erano una
volta anche i servizi:
-
La scuola …
chiusa completamente nell’anno 2012
-
La Posta … aperta
ormai solo tre giorni a settimana senza neanche il sabato, giorno in cui coloro
che lavorano potrebbero usufruirne (che però è stata riaperta a S. Pietro)
-
Il gruppo di Protezione civile organizzato per intervenire in caso
di incendi…
-
La corsa pomeridiana del pullman da e per Catanzaro…
-
L’assistenza agli anziani organizzata in due diversi progetti … ormai scomparsa
-
La Sagra dell’Olio d’oliva e le altre manifestazioni (es.
giovedì 10 ottobre 2013
“ Cadiu u Castellu “ Un piccolo ricordo di tanti anni fa dedicato al mai dimenticato Mimmo Zicchinella. Episodio che rispecchia anche la situazione attuale di Sellia.
Premessa
Piccola parentesi su queste 2 storie molto coinvolgenti (la prima la leggeremo tra poco). Postate come commenti da un lettore anonimo sull’articolo dedicato al Memorial Mimmo Zicchinella. Appena letti mi sono apparsi troppo intensi, troppo belli per lasciarli tra i commenti. Cosi sperando di fare cosa gradita all’autore ecco qui il primo dei 2 episodi dedicati al nostro amico Mimmo.
In questi giorni che con un memorial si è voluto commemorare i 20 anni della scomparsa del grande Mimmo Zicchinella mi trovano a passeggiare per Sellia. Era di sera e osservavo malinconicamente il Castello, anche lui triste, totalmente al buio. Cosi mi sono venuti come dei piccoli flash alcuni ricordi, due in modo particolare voglio illustrarveli a voi che avrete la pazienza di leggere queste due brevi storie. (Ecco la prima) Ci troviamo sotto il comune vecchio dove era allestito il seggio n1 per le consultazioni comunali. Mimmo capeggiava la lista denominata “Castello” erano momenti febbrili che avrebbero potuto cambiare il destino di tante cose successe poi dopo. Io mi trovavo vicino lo spoglio delle schede, si respirava un aria elettrica un aria di cambiamento, avevamo la vittoria in pugno, Sellia stava svoltando tra il vecchio e il nuovo quel nuovo rappresentato da tanti giovani che credevano a Mimmo, si Mimmo aveva anche questa qualità attirava i giovani,attirava anche quei pochi giovani che non l’avrebbero votato. Tutti o quasi sappiamo come andò a finire quel maledetto pomeriggio, la lista del Castello perse per pochi voti. Sento ancora le grida di chi con sfottò gridava Cadiu u castellu!!!…. Cadiu u castellu! Ecco penso che il castello sia l’emblema, il simbolo della Sellia attuale,depredata,abbandonata, lasciata al buio, ma malgrado le tempeste rimane li ancora in piedi non si sa come ma in piedi. Noi spesso lo vediamo quasi come un estraneo lasciandolo al buio più totale (come si trova attualmente) Illuminato solo per la sagra, giusto per metterlo in esposizione per una serata; ma lui malgrado tutto si trova sempre li! Baluardo della nostra antica storia, rudere si ma orgoglioso di esserlo, no non cade, malgrado noi facciamo di tutto per finirlo, di distruggerlo rimane li, quei 2 muri rimangono ancora li a indicarci la strada da seguire, la ...
sabato 5 ottobre 2013
venerdì 31 maggio 2013
"Sutta u mantu da Madonna" (seconda parte) Racconto inedito ambientato nell'antico borgo di Sellia
La piccola era più sorridente che mai, il suo visino da angelo fece commuovere il prete che prendendola in braccio la strinse forte a se notò subito che non aveva più la febbre, mentre i suoi occhi rossi contornati di un nero malaticcio erano divenuti splendidi di una luce bella, nuova. Molti senza pensarci due volte gridarono al miracolo, essendo certi che la piccola era guarita grazie alla intercessione della Madonna. Dopo che il manto fu risistemato la processione ripartì, tutti cantavano inni di lode verso la Madonna che vedevano nel fatto appena accaduto come un qualcosa di inspiegabile, di Miracoloso.Un gesto d'amore della Madonna che voleva ringraziare la forte tenacia della piccola bimba facendola guarire. La processione fini verso le 23 non prima che l’Arciprete con il sorriso sulle labbra volle che tutti i bambini, uno alla volta si inserivano (letteralmente) sotto il manto della Madonna, come un gesto di rifugio, di protezione, di integrità della loro purezza, cercando soprattutto di preservarli dalle troppe, dalle tante morti che colpivano proprio i bambini ( infatti molto spesso “A campana janca” ( la più piccola delle campane del campanile della chiesa ) annunciava con il suo triste rintocco la morte di qualche bambino, morte il più delle volte causata da malattie oggi ritenute banali come una semplice infezione, una banale appendicite, ecc .. o come nel caso della bambina la malaria; ora debellata ma all’epoca era una vera tragedia. Questo particolare rito fu riproposto ogni anno l’ultimo giorno del mese di maggio dove dopo la processione con la statua della Madonna sistemata ai piedi dell'altare principale, l’arciprete avvolgeva ogni bambino sotto il manto della Madonna, benedicendolo affinché l’aiutasse nel crescere forte non solo nel corpo ma anche nello spirito. La bambina guarì del tutto conservando integro il ricordo nel suo cuore di quel particolare episodio che cambiò la sua vita. Ricordo rimasto integro anche in molti anziani che dopo molti ...
giovedì 30 maggio 2013
" Sutta u mantu da Madonna " ( Prima parte) Racconto inedito ambientato nell'antico borgo di Sellia
Abbiamo avuto modo di raccontare del forte attaccamento, del smisurato amore che il popolo Selliese da sempre porta verso la Madonna, il quale nell’antico borgo durante i vari secoli si è espresso con le chiese dedicate all’Immacolata del S.S. Rosario alla Madonna della Neve e del convento della Madonna delle Grazie. Il racconto che andrò a narrarvi è successo nel secolo scorso proprio nel mese di Maggio mese dedicato alla Madonna. In quei tempi le processioni erano due una la prima domenica di maggio l’altra ultimo giorno del mese la quale si svolgeva di sera con una bella fiaccolata. Il nuovo Arciprete era da poco arrivato a Sellia conoscendo ben poco delle tante tradizioni che organizzavano soprattutto le due congreghe. Dopo la Messa la processione tardava causa un forte vento che ne impediva la partenza. I tantissimi bambini erano già pronti su due file i maschietti da un lato le femminucce dall’altro. Erano veramente tanti; tra di loro vi era una minuscola bambina che causa la malaria (malattia molto comune all’epoca) piano piano la stava spegnendo. Aveva quasi sempre la febbre è quella sera bruciava ancora di più. Dopo un bel po’ che si aspettava che il vento diminuisse il suo impeto, l’Arciprete rivolgendosi ai tantissimi fedeli disse che la processione per quell’anno non si sarebbe svolta, ormai passate le 9 di sera ne tantomeno si poteva rimandare al giorno dopo perche non avrebbe avuto più senso. I tantissimi fedeli presenti mugugnarono un bel po’ invitando il giovane prete di aspettare ancora un po’ Verso le 10 di sera il vento sembrava un po’ meno violento la processione stava per partire ma il giovane prete avendo notato le precarie condizioni di salute della piccola con la malaria invito la madre di portarla subito a casa, la madre quasi offesa con un gesto di stizza si mise “U Maccaturu” nero in testa (segno dei vari lutti) girandosi di spalle si allontanò lasciando la piccoletta al suo posto in fila, il giovane prete stava per reagire quando il priore avvicinandosi le disse all’orecchio: “Arciprè sta battella forsi nun arriva mancu a domana, lassatila ma si fa sa prucessiona, u viditi puru vui comu è tutta cuntenta ma sta vicina a ra Madonna” il giovane prete ancora un po’ contrariato ma vedendo come la piccola ci teneva a farsi la processione fece partire il lungo corteo, le tantissime luminarie facevano brillare il volto della Madonna, il vento anche se molto diminuito si faceva spesso sentire con delle volate furiose, in una di questa il bellissimo manto della Madonna si staccò volteggiando nel cielo stellato, tutti l’osservavano preoccupati con il serio rischio che ...
sabato 30 marzo 2013
La storia della Cunfrunta antichissimo rituale molto sentito dai Selliesi che puntualmente ogni anno commuove tutti i partecipanti
A Cunfrunta appuntamento molto sentito da parte dei Selliesi, durante i vari secoli mai si è rinunciato a questo momento, neanche in quelli più bui di guerre o carestie,anzi anticamente venivano svolte due cufrunte, la sera alla Chiesa del Rosario, il giorno di Pasqua alla Chiesa di San Nicola, successivamente le due confraternite fecero un accordo:" a Mmaculata" usciva dalla Chiesa di San Nicola “u Signura Risortu” da quella del Rosario (o viceversa) per incontrasi per la cufrunta vicino l’ex bar di Giginu ,Durante il periodo pasquale le due congreghe “I Rosarianti” e I Mmaculatisi davano sfoggio a chi parava meglio la chiesa, la sana competizione, la rivalità,il segno di appartenenza ad una o all’altra diveniva in questo periodo più marcato. Pensate tutte le funzioni venivano ripetute due volte una alla chiesa del Rosario poi all’Immacolta; anche la Gloria “Sparava” il sabato santo al Rosario e la domenica alla chiesa dell’Immacolta, ma c’era una funzione (L’unica funzione che riuniva le due congreghe) ed era “A Cunfrunta” la quale si svolgeva di giorno dopo la Santa Messa di Pasqua, la statua del Gesù Risorto usciva dalla chiesa dell’Immacolata mentre la statua della Madonna del Rosario usciva dalla chiesa omonima, le due distinte processioni si univano vicino l’ex bar di “Gigino” dove i due priori delle congreghe si scambiavano gli auguri, dopo i spari di alcuni mortaretti iniziava la “cunfrunta” con la Madonna del Rosario che al terzo incontro con Gesù Risorto gli cadeva il manto nero con sotto il bellissimo manto rosso di festa. La processione continuava con la Madonna che entrava nella chiesa dell’Immacolata ( era l’unica occasione che la statua della Madonna del Rosario entrava nella chiesa Madre)
Ovviamente l’anno successivo si cambiava; la Messa si
celebrava nella chiesa dell’Immacolata con la statua dell’Immacolata mentre
la statua di Gesù Risorto usciva da quella del Rosario.
ma la forte rivalità che veniva accentuata in ogni manifestazione religiosa tra le due confraternite ( Si sentiva molto, l’appartenenza ,l’essere o Mmaculatisi o Rosarianti ) riportò tutto come prima. In epoca più recente la statua della Madonna veniva posizionatavenerdì 29 marzo 2013
A Naca Origini,tradizioni di un antichissimo rito che si rinnova ogni anno durante la processione del venerdi Santo
A Naca: annacara=
cullare Infatti questa parola dialettale diffusa sopratutto nel catanzarese
deriva dal greco che significa appunto culla. Questo antichissimi rito trae
radici nel periodo della dominazione spagnola, ma sicuramente si rifà alle
sacre rappresentazioni medioevali. Dopo il Concilio di Trento, infatti fu
vietato tenere queste rappresentazioni nelle Chiese, per questo motivo i membri
delle varie confraternite, portarono tra le strade e le piazze delle proprie
città, queste manifestazioni di fede, arricchendole di segni e simboli nuovi.
Certamente questa tradizione anche dopo molti secoli, si è mantenuta viva più o
meno nei vari paesi del catanzarese sopratutto nella città capoluogo dove
la Naca, è la processione che più di ogni altra, viene seguita dai cittadini.
Molti però pur seguendola con passione e fede, conoscono poco la storia, i
significati ed i simboli che la caratterizzano. Partendo proprio dal
significato, quindi dal termine dialettale Naca, che come abbiamo visto deriva
dall'etimologia della parola viene dal greco e significa Culla, in pratica la
portantina dove Gesù è deposto. La Naca è ornata di damasco raso e seta, di
fiori, lumi ed angioletti di cartapesta, uno dei quali porta i simboli della
Passione: il calice, i chiodi ed il martello. Questa veniva portata a spalla
dai rappresentati delle varie confraternite dove durante la processione il
corpo esanime del Cristo veniva come cullato come se dormisse in attesa del suo
risveglio. A Sellia anticamente erano ben due le processioni del venerdi santo
organizzato minuziosamente dalle due congreghe del Rosario e dell'Immacolata.
la lunga processione aveva una sua meticolosa composizione con i vari gonfaloni
ai due lati i bambini con i lumini mentre nel centro una rappresentazione della
passione di Gesù con la pesante croce la corona di spina al capo di un
figurante ai lati i soldati romani
mentre i tamburi echeggiavano malinconicamente il passaggio del corteo; subito
dopo le statue dell'Ecce Homo ( HacciOmu)
quella triste di Gesù crocifisso Poi la
pesante Naca mentre per ultima la
suggestiva statua
domenica 24 marzo 2013
"A Parma" della Domenica delle Palme. Ricordi, rievocazioni dei tempi che furono
A Parma ( da non confondere con la città dell'Emilia Romagna ) nel nostro dialetto è la
Palma che si porta a benedire la domenica delle Palme Sino a non molti anni fa
era solo è rigorosamente di ulivo tra gli anziani si faceva quasi a gara per
chi riusciva a portarla più alta più rigogliosa esponendola a mo di vanto,
mentre noi bambini ne avevamo un bel rametto con delle caramelle appese e
qualche piccolo cioccolatino. Vi era una forte è sentita devozione verso questa
festa dove la chiesa si riempiva sino alle due navate. Una volta benedette a
Parma grande essa veniva divisa in tante Parme" una piccolina veniva sistemata dietro la porta
d'ingresso di ogni abitazione mentre i rami più alti venivano portate nei vari
terreni come augurio, l'auspicio di un annata abbondate delle olive affinché
"a carrica" poteva divenire veramente fruttuosa, un desiderio che era
poi di tutti perché l'economia di Sellia si basava principalmente con l'oro
giallo dell'olivo extra vergine molto prelibato e rinomato . Le vecchie "Parme" venivano
raccolte per essere poi bruciate e la loro cenere veniva poi sparsa vicino le
piante d'ulivo più rigogliose. Oggi invece "a parma" d'ulivo è stata
quasi soppiantata da quella delle originali palme finemente lavorate ma piccole sempre
più piccole come se quasi si prova vergogna a volerla esibirla, sventolarla
come una
martedì 19 marzo 2013
A conicella di San Giuseppe da " Cona du Casu " Riproposizione dei più bei racconti
San Giuseppe
Oggi festa di San Giuseppe, festa del papà una volta era un giorno segnato di rosso sul calendario solennamente festeggiato dalla chiesa ripropongo questo particolare racconto sulla statua di San Giuseppe callocata nella "cona du casu"
Dopo i vari cataclismi che avevano sconvolto il territorio di Sellia con l’ultimo devastante alluvione del 1943 delle 5 chiese più il convento rimanevano solo quella del Rosario e di San Nicola (Immacolata) Soprattutto la chiesa Madre si era riempita delle varie statue che si erano salvate durante queste terribili calamità ( nel spaventoso terremoto del 1793 ben due chiese furono completamente distrutte). Erano talmente tante le varie statue, alcune anche doppie, che diveniva sempre più difficile anche camminare all’interno della chiesa stessa, soprattutto quando c’èrano funzioni religiosi importanti che richiamavano tutta la popolazione. Un giorno l’arciprete prese una decisione drastica la mattina presto dopo la consueta messa dell’aurora che richiamava sempre moltissima gente, (quasi tutti infatti prima di iniziare i propri lavori nei campi o nelle bottega si recavano a messa.) Chiamo il sacrestano e gli ordinò di portare fuori tutte le statue che erano dei doppioni oppure dei busti di santi malconci che necessitavano di restauro, ma visto il periodo di scarsità di fondi difficilmente sarebbero state restaurate. Così suo malgrado il povero sacrestano iniziò nel portare fuori alcune statue di santi, intantto l’arciprete aveva preso una grossa "gaccia" scure iniziando l’opera di demolizione riducendole a pezzettini sotto lo sguardo incredulo dei passanti che non capivano bene cosa stesse facendo, e poi anche se l’avrebbero capito non avrebbero osato contraddire l’arciprete perché era forte il senso di rispetto. Dopo un po’ toccò alla statua malandata a mezzo busto di San Giuseppe non appena tirò il primo colpo con la scure, una scheggia gli si conficcò nell’occhio, il dolore era tremendo, alcune persone (anche se controvoglia per quello che aveva fatto) corsero ad aiutarlo riuscendo nel togliere la piccola scheggia che per un niente non aveva rischiato di farlo diventare cieco.Per fortuna questa scheggia lo fece ricredere di ciò che stava facendo, con le lacrime corse verso la statua di San Giuseppe inginocchiandosi iniziò a pregare e lodare il Signore. La statua fu restaurata e con una funzione solenne fu............
Dopo i vari cataclismi che avevano sconvolto il territorio di Sellia con l’ultimo devastante alluvione del 1943 delle 5 chiese più il convento rimanevano solo quella del Rosario e di San Nicola (Immacolata) Soprattutto la chiesa Madre si era riempita delle varie statue che si erano salvate durante queste terribili calamità ( nel spaventoso terremoto del 1793 ben due chiese furono completamente distrutte). Erano talmente tante le varie statue, alcune anche doppie, che diveniva sempre più difficile anche camminare all’interno della chiesa stessa, soprattutto quando c’èrano funzioni religiosi importanti che richiamavano tutta la popolazione. Un giorno l’arciprete prese una decisione drastica la mattina presto dopo la consueta messa dell’aurora che richiamava sempre moltissima gente, (quasi tutti infatti prima di iniziare i propri lavori nei campi o nelle bottega si recavano a messa.) Chiamo il sacrestano e gli ordinò di portare fuori tutte le statue che erano dei doppioni oppure dei busti di santi malconci che necessitavano di restauro, ma visto il periodo di scarsità di fondi difficilmente sarebbero state restaurate. Così suo malgrado il povero sacrestano iniziò nel portare fuori alcune statue di santi, intantto l’arciprete aveva preso una grossa "gaccia" scure iniziando l’opera di demolizione riducendole a pezzettini sotto lo sguardo incredulo dei passanti che non capivano bene cosa stesse facendo, e poi anche se l’avrebbero capito non avrebbero osato contraddire l’arciprete perché era forte il senso di rispetto. Dopo un po’ toccò alla statua malandata a mezzo busto di San Giuseppe non appena tirò il primo colpo con la scure, una scheggia gli si conficcò nell’occhio, il dolore era tremendo, alcune persone (anche se controvoglia per quello che aveva fatto) corsero ad aiutarlo riuscendo nel togliere la piccola scheggia che per un niente non aveva rischiato di farlo diventare cieco.Per fortuna questa scheggia lo fece ricredere di ciò che stava facendo, con le lacrime corse verso la statua di San Giuseppe inginocchiandosi iniziò a pregare e lodare il Signore. La statua fu restaurata e con una funzione solenne fu............
giovedì 7 marzo 2013
" U Pustellu " Ricordi, rievocazioni dei tempi che furono
U Pustellu
un marchio
indelebile di un intera generazione. Oggi i bambini sin dai primi giorni di
vita vengono sottoposti in continui vaccini ormai si ci vaccina per ogni cosa. Quando eravamo piccoli noi quelli della
generazione che ormai hanno superato da un bel po’ gli … anta se un compagno aveva
la varicella ti facevano stare vicino a lui cosi la prendevamo pure noi
per farci rinforzare le difese immunitarie, evitando cosi di prenderla in età
adulta. Oggi invece si ci vaccina su tutto sin da subito,appena nati! Con tanto
di cartellino da timbrare man mano che il bimbo cresce. Per chi come me ha
superato gli anta invece l’unico vaccino era “U Pustellu” che ti segnava nel
vero senso della parola per tutta la vita. Mi ricordo quando mi fu fatta la
seconda dose, tutti in fila all'aperto in piazza" Coppoletta" (
Io altruista come non mai) facevo di tutto per evitare il mio turno facendo
passare avanti più bambini possibile. Entrando più nel fattore medico scientifico
di questo vaccino veniva somministrato sino alla metà degli anni 70 fatto al braccio in due dosi, uno dopo nati
l’altro verso il primo anno di scuola elementare. La seconda dose rimaneva in
modo più visibile, indelebile a forma di cerchio. Era la vaccinazione
antivaiolosa, che non si eseguiva con una siringa, ma con una piccola
scarificazione sulla cute,un graffio che si faceva con una specie di pennino.
Questa vaccinazione è stata eliminata dal programma del sistema sanitario
nazionale, in quanto l'agente patogeno è stato debellato in modo definitivo nel
1977
Oggi
ci si vanta tanto dei tatuaggi che vanno molto di moda Noi possiamo
essere fieri di
mercoledì 13 febbraio 2013
" A Freva e Criscimognu " Ricordi, rievocazioni dei tempi che furono
Neppure la febbre è come quella di una volta! Oggi appena i
nostri figli hanno qualche decimo di febbre subito la tachipirina o antibiotici
vari, febbre causata da batteri, da germi o più normalmente dall’influenza
annuale che si presenta puntualmente con i primi freddi sempre con un nome
diverso. Chi di voi si ricorda la salutare Freva e criscimognu ? quella
particolare febbre che serviva per far crescere il corpo di noi ragazzi, una
febbre che arrivava anche a 40 gradi ti faceva delirare ma era salutare,
serviva alla tua crescita. Mi ricordo un particolare episodio quando per
diversi giorni non andai a scuola con mia nonna che mi portava come cura un
caldissimo brodo di gallina dicendomi “ Figliarellu meu nnun ti preoccupara
cchista è nna freva e criscimognu, quannu ti passa diventi cchiù bellu, chiù atu” Effettivamente sembrava vero
dopo che passava la febbre mi sentivo
più alto più in salute così quando qualche parente ti vedeva fuori dopo la malattia dicendoti : “ figliarè
mamma mia comu stai diventannu atu ...
sabato 8 dicembre 2012
A Lenza dà Mmaculta (riproposizioni di racconti già inseriti )
La Chiesa possedeva diverse terre, frutto di molte donazioni ;addirittura nel comune di Sersale possedeva un grande castagneto dato per una grazia ricevuta, a Marina di Sellia ettari ed ettari di terreni dove si seminava il grano,dopo trasformati in uliveti e pescheti. Nel paese erano tanti l’appezzamenti di terreni possedute dalla Chiesa dove l’arciprete e il prete più giovani curavano o davano in fitto Infatti la mattina presto dopo la prima messa dell’alba, il prete si metteva la zappa sulle spalle per andare ai vari terreni .C’era un terreno in particolare che veniva e viene chiamato “a lenza d’Ammaculata”il quale ogni anno “da carrica de l’olivi” veniva dato in fitto con un rito molto particolare.
Dopo la messa della Domenica l’ Arciprete usciva fuori e si sistemava dal lato sinistro sopra il garage della Chiesa .Il sacrestano portava una mezza candela e la sistemava sopra il parapetto, una volta accesa iniziavano le offerte che gli uomini interessati avendo già fatto visita al terreno .Avevano stimando più o meno quant’olio potevano ricavarne. Iniziava l’asta. “Io offro 50 litri” diceva Peppino, “io 70” ribatteva Gianni, e si continuava così sino a che la candela non si consumava; ma se durante le varie offerte ,anche durante la prima per un colpo di vento la candela si spegneva ,la raccolta veniva aggiudicata all’ultima offerta .Dunque le persone interessate, oltre ad iniziare con un offerta bassa, seguivano anche ogni piccolo movimento della fiammella della candela ,alzando subito la posta appena si accorgevano che un colpo di vento la stava spegnendo. Quest’usanza si
lunedì 3 dicembre 2012
L’antico borgo di Sellia durante il mese di dicembre …. Sellia si racconta
Sellia ... si racconta
Il mese di dicembre il mese più suggestivo più magico
dell’anno anche per il borgo di Sellia che non di rado proprio la sera del 24
faceva la sua timida comparsa la neve trasformandolo in un vero presepe. Tante le solennità che iniziavano già dal 6 con la
festa grandiosa del Santo patrono, la
via principale si adornava con tante luminarie, la chiesa veniva addobbata in
maniera sontuosa; durante la funzione
una famiglia si proponeva a dare l’olio per accendere il lumino perpetuo ai
piedi dell’altare dove di solito visto le numerose richieste si sceglieva
quella che aveva un voto per una grazie ricevuta. Sino alla fine degli
anni 40 quando Sellia Marina faceva unico comune con Sellia si faceva ad anni
alterni perché erano tanti quelli della zona Marina che per l’occasione
salivano al paese fortemente devoti verso la Statua di San Nicola. Ultimamente
si preferiva festeggiare sia la festa del santo Patrono che dell’Immacolata in
un unico giorno, ma una volta non si poteva neppure pensare tale ipotesi tanto
era la fede, il culto che sia San Nicola che L’Immacolata ricoprivano verso la
popolazione Selliese che volevano sempre
organizzare due bellissime feste. Il giorno dell’Immacolata per tradizione era
anche il giorno in cui si poteva iniziare a fare il presepe che dal più piccolo
al più grande non mancava in nessuna casa,albero di natale arriverà dopo molto dopo. In seguito alla processione della
Madonna si svolgeva un asta molto particolare dove veniva data alla migliore
offerta la raccolta delle olive della “Lenza da Mmacculata” di questa particole
asta ne abbiamo parlato QUI. Quanti sapori nelle vie del borgo per le festività
natalizie tante prelibatezze tutte che per le festività Natalizie
diventavano rigorosamente uguali dalla casa più nobile sino a quella più
povera. Dopo la Santa messa della
vigilia tutti intorno al fuoco di Natale che “spissilliava” anche grazie ai
vari piccoli “zucchi” che ogni bambino portava per far riscaldare il piccolo
Gesù Bambino appena nato. Dopo iniziava “a Strina” che si poteva cantare sino
alla notte dell’Epifania si sceglieva dettagliatamente la casa dove cantare preferendo
per primi le coppie che si erano sposate da poco.
Durante il mese ...
martedì 27 novembre 2012
"Ccu a Cappa o senza?" Racconto del mese di novembre di Sellia si... racconta
Sino all’inizio del secolo scorso la morte era di casa in
ogni abitazione, si moriva con una facilità incredibile, si moriva delle più
svariate malattie che oggi fanno sorridere verso le quali si guarisce con un banale antibiotico. La campana suonava quasi ogni
giorno, la natura faceva una selezione minuziosa solo i più sani, i più forti
riuscivano a sopravvivere. Le natalità erano altissime ma erano veramente tanti
i bambini che morivano, la campanella piccola che suonava solo quando moriva un
bambino suonava molto spesso. Le condizioni igieniche erano molto precari o
proprio assenti. Una banale influenza
come la temuta malaria o il vaiolo spesso
portava alla morte di bambini e anziani soggetti più deboli. Gianni era un
povero contadino del borgo di Sellia nella sua umile abitazione la morte aveva
fatto visita più di una volta. Ultimamente il padre che abitava con lui si era gravemente
ammalato dopo un po’ mori, cosi Gianni si recò dall’arciprete per far celebrare
la messa di compianto, anche se era molto povero ordino dei fiori, il parato a
lutto e il corteo funebre con i chierichetti . L’arciprete alla fine le domandò
con la Cappa o senza? Il povero Gianni non sapeva di cosa si trattava ma per
non sembrare ignorante ma soprattutto per non far mancare niente all’ultimo
saluto verso il caro padre disse senza pensarci due volte “ Ccu a Cappa… ccu a
cappa” La funzione si svolse in un freddo pomeriggio d’inverno con le massime
onorificenze che la chiesa poteva offrire luci, parato, chierichetti ecc… Il
giorno dopo la Messa mattutina Gianni si recò in sacrestia per pagare con una
lauta offerta i vari servigi offerti durante il funerale. Gianni lasciò cosi la
sua offerta sul tavolo della Sacrestia sicuro che l’arciprete ne sarebbe
rimasto più che contento ma invece mentre stava per uscire il sacerdote lo
richiamo dicendogli: “mancano i soldi
per la cappa” Gianni rimase un po’ sorpreso era sicuro che i soldi sarebbero
stati più che sufficienti per pagare tutto soldi racimolati con grandi
sacrifici. Ma per non fare brutte figure non sapendo che cosa fosse questa
benedetta “Cappa”in modo rassicurante rispose: “Nun vi preoccupati Arcipre….. i
sordi ppè a Cappa vi portu domana” Cosi il povero Gianni fu costretto a
racimolare altri soldi per saldare il debito. Dopo qualche anno mori la suocera
di Gianni e come per la buonanima del padre si recò dall’arciprete per chiedere
il massimo anche per la funzione della suocera; mentre stava per andare via
l’arciprete le disse: Gianni ccu a Cappa o senza?” subito lui ..
lunedì 5 novembre 2012
L’antico borgo di Sellia durante il mese di Novembre
Sellia quadro delle anime dl Purgatorio |
Tra gli antichi vicoli di Sellia durante il mese di Novembre
Novembre mese dove si commemorano i cari defunti; si dai
primi giorni la chiesa si presentava a lutto con i lunghi drappi neri (U Paratu
a luttu) mentre al centro della chiesa veniva sistemato il grande tappeto nero
con decorazioni funebri che aumentava quel clima di tristezza ma anche di timore verso i bambini, al lato sinistro dell’altare il bel quadro delle anime
del purgatorio dava quel tocco finale di malinconia ma anche di speranza, di fiducia su cio che
rappresenta la morte per la fede Cattolica. Nel cimitero era un continuo via
vai di gente tanti colorati fiori
venivano sistemati sui vari loculi;
fiori che si coltivavano nei campi
con le varie sementi che venivano conservati di anno in anno. Ogni
giorno venivano celebrate due messe una quella dell’aurora verso le 5 del
mattino una la sera verso 5 di sera tutte per ricordare i vari parenti deceduti
affidando la loro anima alla Misericordia di Dio. Per i tanti del paese che non si potevano
permettere di pagare una messa in suffragio dei loro cari veniva sistemato un
grande recipiente con un imbuto dove ognuno a secondo delle proprie agiatezze
vi versava dell’olio il quale serviva per dire le messe comunitarie. Il girono
di tutti i Santi invece il prete con due chierichetti piu il sacrestano che
portava sulle spalle una “Vertula” giravano per le vie del paese suonando una
campanella, al loro passaggio le varie persone inserivano nella “Vertula” dei “ficu tosti” mentre altro chierichetto
gli dava un immaginetta una volta..
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