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giovedì 13 dicembre 2012

Sorpresi nel Parco della Sila in località "Carrozzino" di Zagarise, due cacciatori con fucili e cani segugio al seguito

Li hanno sorpresi con i loro fucili in località Carrozzino di Zagarise nel cuore del Parco nazionale della Sila i due cacciatori sono stati denunciati per introduzione di armi in area protetta
Li hanno sorpresi con i loro fucili semiautomatici e cani segugio al seguito a Carrozzino di Zagarise nel Parco nazionale della Sila: due cacciatori sono stati denunciati per introduzione di armi in area protetta dagli agenti del comando provinciale di Catanzaro del Corpo forestale dello Stato. Nell'ambito delle attività antibracconaggio ai due cacciatori sono stati...

venerdì 7 dicembre 2012

Simeri Crichi; Rosetta Ricelli e Luciano Corapi chiedono al responsabile della centrale Edison turbogas sita in località " Apostolello " meticolosi controlli ambientali



Al Responsabile della Centrale Edison spa
                                               Località San Francesco – Apostolello
                                                  88050 Simeri Crichi

Prot.___
del 7.12.2012

Oggetto: Controlli ambientali alla Centrale turbogas della località San Francesco


I sottoscritti, dott.ssa Rosetta Riccelli e cons. Luciano Corapi  -   rispettivamente consigliera delegata per l’ambiente e ufficiale di governo per la frazione Simeri Mare del Comune di Simeri Crichi  -  apprendono dalla stampa che l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (Arpacal) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) hanno concluso nei giorni scorsi la visita ispettiva sugli impianti della centrale termoelettrica di Altomonte (CS), soggetta ad Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) da parte dello Stato.
Poiché anche la nostra centrale è soggetta alla disciplina Ippc e ai controlli connessi (D.Lgs. 152/2006, come modificato dal D.Lgs. 128/2010, art. 29), è necessario il periodico monitoraggio del rispetto delle condizioni dell’autorizzazione integrata ambientale da parte del gestore dell’impianto, per un’adeguata tutela dell’ambiente e per evitare periodici allarmismi, ma anche legittime preoccupazioni da parte dei cittadini e degli operatori economici e turistici della zona, già preoccupati per la vicenda del percolato della discarica di Alli e per l’ipotesi che vi si possa realizzare un depuratore a servizio delle acque reflue della fognatura della città capoluogo. E’ altresì noto che l’area contigua segna la presenza dei pozzi dell’acquedotto catanzarese.
La nostra Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Marcello Barberio, è fortemente impegnata nel campo della tutela della salute e della salvaguardia ambientale e pertanto sollecita controlli su tutte le emissioni della centrale, in particolare per quanto attiene  alla qualità dell’aria, con valori delle polveri sottili (PM10 e del PM2,5) rigorosamente entro i limiti di legge.
La stessa solerzia è stata mostrata dal sindaco con l’apposizione dei vincoli a tutela dei pozzi dell’acqua e delle piattaforme di stoccaggio delle frazioni dei rifiuti della raccolta differenziata.  Confidiamo nella trasparenza d’azione dei Vostri tecnici e dei controlli delle Agenzie regionali e statali, in modo tale da avere dati sempre facilmente reperibili, unitamente a proposte di compensazione per ovviare alle (seppur contenute) emissioni.
Nel ringraziare per

mercoledì 5 dicembre 2012

Centrali Edison "ARPACAL" e "ISPRA" hanno concluso la prima visita ispettiva in Calabria

Il Gruppo Ispettivo composto da tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (ARPACAL) e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), ha concluso nei giorni scorsi la prima visita ispettiva in Calabria su un impianto sottoposto ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) di competenza statale. Si tratta della centrale termoelettrica a ciclo combinato alimentata a gas metano, gestita da EDISON S.p.A. e situata nel comune di Altomonte (CS), per la quale l’ISPRA ha programmato i controlli ispettivi, appunto, nel 2012.
Oltre alla centrale di Altomonte, gli altri impianti di competenza statale, attualmente autorizzati con decreto AIA ministeriale, presenti in Calabria sono: Centrale termoelettrica di Simeri Crichi (CZ); Centrale termoelettrica di Rizziconi (RC);  Centrale termoelettrica di Scandale (KR); Centrale termoelettrica di Rossano (CS).
L’AIA – provvedimento di autorizzazione per determinate tipologie di impianti industriali che tiene conto delle diverse linee di impatto sull’ambiente dell’attività da autorizzare – si inserisce nella più ampia normativa conosciuta con la terminologia di “Prevenzione e Limitazione Integrate dell’Inquinamento” – traduzione italiana dell’acronimo IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control), noto a livello internazionale come l’acronimo di una delle direttive UE più importanti in materia ambientale, la 96/61/CE poi codificata nella direttiva 2008/1/UE. La disciplina IPPC è stata recepita nell’ordinamento ambientale nazionale con il decreto legislativo n.59 del 2005, che regolamenta l’emanazione, appunto, dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e dei controlli connessi a tale autorizzazione.
Le competenze delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), in materia di Prevenzione e Limitazione Integrate dell’inquinamento, derivano infatti dal decreto legislativo n.

martedì 27 novembre 2012

Rivalutazione, salvaguardia, valorizzazione e utilizzo, dei siti di interesse storico-artistico-culturale-archeologico, presenti nei comuni di Albi e Magisano.



Visto l’ottimo e crescente interesse da parte dell’Amministrazione Regionale della Calabria verso una sana ed oculata valorizzazione delle aree caratterizzate da un patrimonio naturalistico e soprattutto di grande valenza culturale, le amministrazioni comunali di Albi e Magisano, nelle persone dei due sindaci Giovanni Piccoli e Antonio Lostumbo, presentano congiuntamente l’espressa volontà, anche utilizzando le competenze di tecnici, capaci ognuno attraverso la propria professionalità e competenza, di riportare alla luce i reperti presenti sul territorio e con essi la memoria storica delle civiltà che si sono succedute nel corso dei secoli nelle aree di competenza comunale. Le stesse, sono convinte, che solo una conoscenza piena della storia che interessa il proprio territorio, ancorchè inserita in un contesto di realtà vicine quali Taverna, Catanzaro, Sellia ecc. possa portare ad un progetto di continuità (che miri comunque alla salvaguardia di una memoria, di usi, costumi, delle tradizioni, e delle arti e mestieri), con la ripresa di risorse economiche che possano portare, in momento di grave crisi economico-finanziaria ad un ritorno a quelle attività che erano volano economico fino a trent’anni fa.
Si assiste ormai al continuo ritorno alle attività che hanno reso forte l’economia del paese Italia, artigianato, pastorizia e agricoltura sono i tre settori che inevitabilmente si spera possano essere ancore di salvataggio per le generazioni future. Il tutto arricchito da una ricerca, che possa portare competitività, in questo contesto e non in qualsiasi altro, ha senso la riqualificazione del territorio, e la sua bonifica, e dal punto di vista ambientale, e dal punto di vista di un turismo intelligente che riporti la gente in vere e proprie oasi di sapere, di conoscenza e di vivibilità. Ricreare e/o valorizzare quei siti, capaci di farci ritornare nel tempo passato, assaporandone gli odori, i sapori e respirandone l’aria ma nello stesso tempo vivendone l’essenza storica dal di dentro come se noi vivessimo in quelle epoche di valore epico, in un mondo ancora incontaminato e decontaminato dalla miopia dell’uomo. I comuni di Albi e Magisano hanno nel loro patrimonio, tutto questo. Scopo di questa “squadra” e mettere in pratica questa idea quanto meno affascinante, e di seguito si riportano le prime valutazioni generali:
Il territorio che congiunge i comuni di Albi, Taverna e Magisano conserva testimonianze di notevole valore artistico-culturale, alcune ancora da scoprire, altre che aspettano una buona e costante salvaguardia oltre ad una moderna promozione. L’area interessata, oltre a quanto già detto, è caratterizzata dalla presenza di una vegetazione rigogliosa che convive con ruscelli e corsi d’acqua e con una fauna da tutelare. Fra gli obiettivi da perseguire vi sono lo studio, la conservazione e la valorizzazione dei beni naturalistici e storico–culturali, delineando linee coerenti per lo sviluppo futuro. L’equipe di studio, formata da figure di professionisti in varie discipline, affronterà delle indagini specifiche capaci di riportare alla luce quelle che furono le vicende storiche, edilizie e i modi di vita delle popolazione che ci hanno preceduto. Successivamente si provvederà a trasmettere il proprio patrimonio, materiale ed immateriale, nel tempo e nello spazio attraverso nuovi ritrovati tecnici e scientifici.


sabato 17 novembre 2012

Per l'eventuale realizzazione della centrale a biomassa nel territorio di Sorbo San Basile nulla di scientifico ma solo un vero scempio per il bellissimo altopiano Silano

  Centrale a biomasse in Presila, Sel: non avrebbe nulla di scientifico
"Volerla realizzare è frutto di una visione distorta, superficiale, poco lungimirante, folle, subalterna a logiche arretrate "
La scienza non è neutrale’’.Questo ci  ha insegnato Marcello Cini, uno dei padri dell’ambientalismo scientifico e fisico di fama internazionale. Ma non serve essere fisici, basta avere un po’ di buon senso, per capire che il tentativo di costruire una centrale a biomasse (in realtà un inceneritore mascherato), nella pre-Sila catanzarese, nel cuore del nostro piccolo polmone verde, non ha nulla di scientifico, di razionale e neanche di conveniente dal punto di vista strettamente economico, se non per una ristretta cerchia di addetti ai lavori, ma non certo per la popolazione che vive nel territorio” Lo si  legge in una nota stampa del Circolo Catanzaro Centro di Sel.
In questo momento c’è una vera e propria battaglia in corso tra i pochi che vogliono la centrale ed i cittadini che si oppongono e che esprimono in maniera democratica il loro dissenso, anche attraverso raccolte di firme che hanno avuto un esito plebiscitario. Riteniamo che il volere una centrale a biomasse è frutto di una visione distorta, superficiale, poco lungimirante, folle, subalterna a logiche arretrate che non tengono conto di tutto il dibattito che si è svolto in questi ultimi decenni riguardo alle scelte da compiere in materia energetica e, soprattutto, riguardo alla compatibilità tra ambiente, territorio e distruzione degli eco-sistemi. Perché di questo si tratta. Costruire una centrale in un territorio così fragile come quello della Sila, già devastato da abusivismo e incendi e a pochi km dal parco nazionale della Sila, significa decretare una parabola di decadenza e distruzione del territorio, senza pensare, poi, alla salute dei cittadini che, sicuramente, ne verrebbe compromessa.  E il processo sarebbe, purtroppo, irreversibile. Lo dimostrano l’ILVA di Taranto, il Petrolchimico di Marghera, la raffineria a Falconara, la disperazione di migliaia di famiglie a Crotone, dove la stessa logica perversa che ora vuole avvelenare la Sila ed il lago Passante, impedendoci  persino di  utilizzare la terra e i suoi prodotti, e facendo così fallire le aziende, ha permesso che il cancro diventasse una tragedia diffusa e quotidiana.
Il diritto alla salute e ad un ambiente non inquinato vengono prima di qualsiasi  esigenza, o presunta tale, produttiva; non è un surplus di energia che ci serve, ma un’economia adeguata alle reali esigenze di chi vive in questa terra. Non ci sono più alibi per rimediare ai guasti di un modello economico distruttivo per la natura e l’umanità. Non vogliamo permettere che, per ingenuità o calcolo economico, la popolazione possa essere ricattata con la promessa di  qualche posto di lavoro che, contemporaneamente, tra l’altro,  annullerebbe la possibilità di crearne altri e di più, legati, invece, alla reale vocazione del nostro territorio, al turismo, all’agricoltura eco-sostenibile, ed a tutto un patrimonio di saperi, di intelligenze, esperienze presenti da sempre anche se inascoltate o non abbastanza valorizzate. Per tutti questi

giovedì 8 novembre 2012

Il suggestivo sito "Valli Cupe" diventerà presto un parco naturale regionale grazie a un apposita proposta di legge nata per preservare il variegato paesaggio che da Sersale arriva sino a Sellia Marina


Detto fatto per le “Valli Cupe”, ossia per quell’insieme di paesaggi eterogenei ed abitati da diverse specie di animali e vegetali della Presila catanzarese. Si è infatti giunti, dopo un mese dall’apertura del “tavolo tecnico” a Sersale promosso dal presidente della Commissione “Ambiente” del Consiglio regionale Alfonso Datolo  ed al quale ha partecipato una variegata rappresentanza di attori sociali e culturali, alla stesura di 14 articoli che compongono la proposta di legge regionale denominata “Istituzione del Parco naturale regionale delle Valli Cupe”. La proposta di legge  è stata  presentata ieri  nella Commissione consiliare competente e sarà trasferita al Dipartimento “Ambiente” della Regione per il previsto esame da parte del Comitato tecnico scientifico istituito proprio ieri dalla Giunta regionale. 
Obiettivo: trasformare le “Valli Cupe” in area naturale protetta e valorizzarne il potenziale turistico. Ha sostenuto il presidente della IV Commissione Alfonso Dattolo: “La Regione Calabria garantisce la conservazione e la valorizzazione del suo patrimonio naturale, rappresentato da formazioni fisiche, biologiche, geologiche e geomorfologiche, in un’ottica di gestione sostenibile delle risorse ambientali, di rispetto delle condizioni di equilibrio naturale e di conservazione del patrimonio genetico di tutte le specie vegetali e animali. Tali finalità sono perseguite, tra l’altro, attraverso l’istituzione di aree protette. In questo disegno organico rientrano perfettamente le Valli Cupe, un’area che identifica tre ambiti territoriali distinti geograficamente, ma tutti caratterizzati dalla presenza di comuni elementi naturalistici di grande valenza ecologica e paesaggistica, certamente tra i più rilevanti dell’intera regione calabrese”
L’area protetta si articolerebbe, pertanto, in un sistema costituito da tre corpi tra loro distinti, ma tutti gravitanti intorno al centro urbano di Sersale, ubicato in posizione baricentrica rispetto ai siti di seguito descritti: a) tratto del fosso Valli Cupe, con il Canyon Valli Cupe e l’acrocoro di monte Raga;  b)tratto del torrente Campanaro, con la Cascata Campanaro, la Cascata dell’Inferno, ecc.; c)tratto del fiume Crocchio, con le Gole e cascate del Crocchio, monolite di Pietraggìallu e alberi monumentali di Cavallopoli.
Soddisfazione ed apprezzamento “per l’impegno profuso dalla Commissione consiliare e l’attenzione riservata dalla Regione verso questa meravigliosa area naturalistica”,  hanno espresso i sindaci di Sersale e di Zagarise, rispettivamente Torchia e Raimondi.  Ha spiegato il presidente della Comunità montana della Presila catanzarese  Carmine Lupia: “Il Canyon Valli Cupe è una rara formazione geologica profondamente incassata in un substrato costituito da conglomerato poligenico – di straordinario effetto scenografico – originatasi a seguito della lenta azione di scavo esercitata dal torrente omonimo, che nasce a circa 700 m di altitudine alle pendici meridionali del Monte Crozze, con sulla vetta la splendida Chiesa votiva eretta sul finire degli anni Venti del secolo scorso e il cui versante settentrionale si sviluppa proprio dirimpetto il centro storico di Sersale. Fin dalla prima parte del suo corso il torrente Valli Cupe scorre in una profonda forra che assume  la caratteristica profonda incisione nota come Canyon delle Valli Cupe e, dopo un percorso di circa 15 km, si tuffa nelle acque del mar Jonio all’altezza di Sellia Marina.

venerdì 2 novembre 2012

Antichi rituali Calabresi sui morti

cimitero di Sellia
Nelle campagne calabresi sono ancora vive le credenze che legano le comunità dei vivi al mondo dei trapassati, credenze di origine oscura, in cui il terrore verso il mondo dei morti, le antiche superstizioni si uniscono ai cicli agrari, ai simboli propri del mondo contadino. E’ una credenza diffusa che le anime dei defunti siano delle ombre che si aggirano intorno ai sepolcri che possono essere buone o cattive come i Lares e i Lemures dei Latini, prendendo forme diverse come scheletri, serpenti e lucertole. I più superstiziosi non uccidono mai gli animali in cui si crede possano prendere corpo i defunti: in alcuni villaggi silani si ha un rispetto sacro per le farfalle in cui albergano le anime del Purgatorio e si crede che quando una farfalla si aggira intorno al lume acceso sia un'anima in pena che va cercando pace, mentre nei topi che vagano per le campagne si crede che alberghino le anime dannate. Le ombre appaiono nei sogni cercando conforto per le loro anime rivelano segreti, annunciano eventi buoni o luttuosi; quando un'anima appare in sogno si ha il dovere di fornirla di un conforto, visitando la sua tomba, dicendo una messa, cucinando una pietanza particolarmente gradita all'estinto quand'era in vita. Sia i Greci che i Latini commemoravano i morti nel mese di febbraio, il mese delle purificazioni, celebrando le Antesterie e le Feriali, con offerte votive di cibo e vini sulle tombe, in questo periodo era credenza che i morti uscissero dalle dimore dell'Ade e vagassero ansiosi di cibo sulla terra; solo con offerte rituali, banchetti e danze, i vivi potevano placare quelle anime e rafforzare il loro legame con i morti. I calabresi conservano memoria di questo antico costume nei banchetti di carnevale dove, in molti paesi, si mangia e si beve in suffragio delle anime dei propri morti; a Lago si usava ergere un catafalco in ricordo dei trapassati intorno al quale venivano posti pane, vino, uova e legumi. Nei paesi di origine albanese ancora oggi si cuoce una focaccia di forma particolare, bucata al centro, la pizzàtuglit, simile per forma e funzione ai pani dei morti di cui parla Tucidide. I rituali funebri ricordano molto da vicino le usanze antiche. Quando una famiglia viene colpita da un lutto, si spegne il fuoco e le donne sciolgono i capelli, mentre gli uomini restano col cappello e non si rasano. La consuetudine del pianto delle prefiche era comune in tutti i paesi della Calabria e ancora perdura in alcuni villaggi: alcune donne erano chiamate per piangere intorno al catafalco del morto e svolgevano la loro funzione a pagamento. Anche fra i congiunti era importante che vi fossero delle aperte manifestazioni di dolore, tanto che nella tradizione popolare si tramandano vari canti funebri e lamentazioni che compiono le donne parenti del defunto accompagnate dagli altri conoscenti che partecipano al lutto. Il pianto rituale può avvenire solo di giorno e si sospende durante la notte, poiché si pensa che la notte appaia il demonio per godere del pianto delle anime cristiane, inoltre se il morto è un bambino, il pianto notturno gli sarebbe funesto perché gli angeli non lo accetterebbero in cielo. II morto viene posto con i piedi rivolti verso la porta di ingresso e secondo l'uso più antico deve avere i piedi nudi, se è un uomo, e la veste sciolta se è una donna; al momento in cui viene sistemato nella bara gli vengono posti accanto degli spiccioli, necessari per pagare il passaggio nell'aldilà sulla barca di Caronte. I calabresi credono che al momento di muoversi in viaggio verso il regno dei morti si abbia bisogno d’acqua e di pane: a Celico si usa porre accanto al catafalco un tozzo di pane e un boccale, ad Acri si lascia l'acqua accanto al letto di morte per tre giorni consecutivi, convinti che lo spettro si presenti a mezzanotte per berne. Nella città di Bisignano le famiglie più legate alla tradizione usano ancora porre accanto al cadavere un braciere in cui arde l'incenso, perpetuando un rituale di purificazione della casa e degli uomini contaminati dalla morte, simile in tutto alla suffitio dei Romani. Come presso gli antichi Greci, anche i calabresi danno una grande importanza agli onori funebri e hanno grande orrore della loro mancanza considerando che questo possa impedire la pace nel regno dei morti. Per favorire l'ultimo viaggio e sconfiggere gli spiriti maligni che erano nell'aria, gli antichi usavano percuotere con forza su dei vasi di rame. Ovidio ricorda come per compiere il rituale si dovessero percuotere l'uno contro l'altro dei bacili fabbricati a Temesa, l'antica città mineraria calabrese. Col Cristianesimo la tradizione originaria è stata sostituita dal suono delle campane che più è intenso e prolungato, più è utile al defunto. Ad Atene si usava tenere dei banchetti funebri il terzo, il nono e il trentesimo giorno dalla morte, reputando che i giorni multipli di tre potessero essere dei momenti di crisi e lo spettro potesse ritornare nella casa che aveva lasciato; il consumo di cibo rituale allontanava i pericoli di contaminazione con il regno delle ombre e assicurava ai vivi la protezione del defunto che diveniva un antenato benefico per la famiglia. La stessa consuetudine è viva in tutti i paesi della Calabria, ma i banchetti rituali sono stati sostituiti dalle funzioni religiose e dalla partecipazione all'Eucaristia. Durante

sabato 27 ottobre 2012

Le numerose proprietà benifiche e curative delle castagne

L'albero delle castagne appartiene alla famiglia delle Fagacee, è una pianta molto longeva e può tranquillamente raggiungere i 30-35 metri di altezza; le castagne vengono comunemente chiamate frutto ma in realtà il vero frutto è costituito dal riccio che le contiene, le castagne ne sono il seme. Non più tardi di qualche decennio fa le castagne rappresentavano la base dell'alimentazione quotidiana delle popolazioni di montagna, in seguito il loro utilizzo è stato ridotto di molto a favore di prodotti più raffinati.

Le castagne sono un alimento molto versatile e possono essere consumate in svariati modi: arrostite sul fuoco, bollite, cotte al forno e secche.

E' un frutto composto per circa il 50% da acqua, da carboidrati 45%, proteine, grassi, fibre e ceneri; discreta la presenza di minerali tra cui sodio, glicina, calcio, fosforo, magnesio, ferro, potassio, zinco, rame e manganese. Per quanto riguarda le vitamine troviamo: vitamina A, B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (niacina), B5, B6, B9 (acido folico), B12, C e D. Tra gli aminoacidi presenti citiamo l'acido aspartico, l'acido glutammico, arginina, alanina, glicina, leucinina, prolina, serina e treonina.

Abbiamo varie tipologie, ma le più conosciute sono i Marradi di Montella in provincia di Avellino e del Mugello. Molti li chiamano marroni, altri castagne, ma c'è una differenza tra questi due frutti o rappresentano la stessa cosa? In genere, parliamo di castagna quando questa deriva dalla pianta spontanea, selvatica; si parla di marroni, se il frutto deriva da alberi coltivati.

Il periodo migliore per le castagne va da inizio ottobre a inizio dicembre e novembre rappresenta il momento di massimo splendore per questo frutto dal momento che si trovano in giro sia i marroni, ovvero i frutti dei castagni coltivati, che le castagne vere e proprie, ovvero i frutti dell'albero selvatico.

La castagna non è un frutto leggero ma è indicato per chi soffre di anemia, inappetenza e magrezza. Chi ha problemi di digestione e intestinali può integrare la dieta con le castagne per via del loro potere lassativo. La farina di castagne è utilissima per i malati di celiachia. Il modo migliore per consumarle è come portata principale del pasto. Sono ottime sia bollite con l'aggiunta di cannella e zenzero, oppure di qualche erba aromatica, sia saltate sulla fiamma (le caldarroste). Possono essere accompagnate da verdure crude e cotte di stagione, mentre è meglio evitare altri carboidrati nello stesso pasto, come il pane o un cereale cotto.

Diverse persone sostengono di non poterle mangiare perché gonfiano la pancia e irritano l'intestino. Questo è vero perché vengono sempre consumate nei momenti sbagliati, a merenda oppure a fine pasto. Così facendo, le castagne facilmente fermenteranno nello stomaco dando origine a gas e gonfiori.

Con le castagne secche si può...

domenica 21 ottobre 2012

Salvare la castanicultura Calabrese al più presto il grido d'allarme lanciato da Giuseppe Mangone presidente dell'ANPA

 Lettera che il presidente dell’ANPA Calabria Giuseppe Mangone, ha inviato al presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti e all’assessore regionale all’agricoltura, Michele Trematerra per sollecitare un intervento urgente per salvare la castanicoltura calabrese dall’attacco dell’insetto parassita “Cinipide Galligeno” che dal 2009 ad oggi sta arrecando gravissimi danni alle piante di castagno in tutta la regione.
“Egr. Presidente, Egr. Assessore,
sulla base delle segnalazioni fatte dai nostri associati castanicoltori, abbiamo provveduto ad effettuare una verifica sul territorio, nelle aree a maggiore presenza di castagneti, per verificare la situazione dopo l’attacco alle piante dell’insetto parassita “CINIPIDE GALLIGENO”, iniziato nel 2009. Abbiamo potuto accertare sia direttamente, sia attraverso la consultazione dei dati elaborati dai tecnici dell’ARSSA che la situazione, in poco meno di tre anni, si è fortemente aggravata tanto da mettere in serio pericolo la sopravvivenza del settore, considerato che ormai l’attacco si è esteso ai castagneti presenti sull’intero territorio regionale. L’attacco del “CINIPIDE” si colloca in una fase di grosse difficoltà per il settore che registra una progressiva riduzione sia dell’estensione, sia della produzione dovuta, da una parte, ai prezzi all’origine poco remunerativi che generano l’abbandono e, dall’altra, agli incendi che l’estate distruggono i nostri boschi. Il Ministero dell’agricoltura ha varato il programma nazionale per il controllo biologico contro il “CINIPIDE” stanziando, per il 2012, un milione di euro. Una cifra assolutamente insufficiente per combattere il parassita considerato che per la Calabria sono state assegnate soltanto trentanovemila euro, finalizzate all’allestimento di un centro di moltiplicazione dell’ insetto antagonista “TORINUS FINENSIS”, allevato e distribuito dall’università di Torino.

giovedì 18 ottobre 2012

Boccata d'ossigeno per le comunità montane calabresi la regione stanzia oltre un milione di euro per sopravvivere sino a fine dicembre


Si è svolta nel pomeriggio di martedi a Palazzo Alemanni una riunione  per affrontare la problematica relativa alla vertenza dei lavoratori delle Comunità Montane Calabresi. All’incontro con le organizzazione sindacali hanno preso parte il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, l’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra e il direttore generale della Presidenza della Giunta Franco Zoccali.
Le parti, dopo un’ampia e approfondita discussione, hanno sottoscritto un verbale d’intesa. L’assessore Trematerra ha comunicato l’avvenuta decretazione per il trasferimento alle Comunità Montane della somma complessiva già prevista nel bilancio 2012, pari a un milione e centomila euro. La Giunta Regionale, inoltre, si impegnerà, nei tempi strettamente necessari, a deliberare una variazione di bilancio per la copertura del fabbisogno finanziario al fine di soddisfare il pagamento dei salari sino alla data del 31 dicembre prossimo. Infine il bilancio di previsione del 2013 dovrà prevedere la quantificazione della somma necessaria per il pagamento delle retribuzioni contrattuali dei dipendenti del personale della Comunità Montane Calabresi.
Il verbale d’accordo è stato siglato, per la parte istituzionale, dal Presidente Scopelliti, dall’assessore Trematerra e dal direttore generale Zoccali, mentre per la parte sindacale, dalla FP Cgil, dalla FP Cisl e dalla Uil Fpl. n.l. Il Presidente della Regione Scopelliti ha espresso il proprio compiacimento per l’avvenuta intesa con le sigle sindacali: “Io e l’assessore Trematerra, nonostante la crisi economica che ha colpito l’Italia, cerchiamo sempre di venire incontro alle esigenze dei lavoratori. Quello delle Comunità Montane è un comparto importante che va seguito con grande attenzione. Ho accolto poi con soddisfazione gli applausi dei lavoratori che si trovavano all’esterno di Palazzo Alemanni, a conferma che noi non abbandoniamo nessuno”.
 Intanto durante la mattinata   si erano registrati momenti di...

giovedì 11 ottobre 2012

La diga sul Melito tra i comuni di Gimigliano, Sorbo San Basile e Fossato Serralta un sogno che dura da 40 anni di quello che doveva divenire l'invaso più grande d'Europa

Diga sul Melito      
 
 

 Giuseppe Valentino, segretario generale della Cgil di Catanzaro, fa il punto sullo stato dei lavori della diga sul fiume Melito. “È aberrante - dichiara - quanto ha affermato il direttore tecnico del Consorzio di Bonifica Jonio - catanzarese, Flavio Talarico, nell’intervista al TG2, sulla vicenda della Diga del Melito. Senza alcuna vergogna ed il minimo senso del pudore, evidentemente, lo stesso affermava che basterebbe il ri-finanziamento del Ministero ai Lavori Pubblici per vedere l’Opera, in soli 5 anni, realizzata. Ci chiediamo perché non ha approfittato del tempo a disposizione per spiegare ai cittadini calabresi che fine hanno fatto i soldi pubblici che dovevano servire già 40 anni fa a realizzare il più grande invaso d’Europa”. “Finanze investite dallo Stato - dice Valentino - per portare benessere e sviluppo ai cittadini e che invece sono finite in clientele, deturpamento del territorio ed in qualche bizzarra campagna pubblicitaria con gigantografie e fotomontaggi su un’opera (virtualmente) già realizzata. Con quale faccia, - dichiara ancora - chi conosce davvero gli intrecci politici, gli interessi che hanno mosso le scelte, le questioni tecniche che hanno impedito che la Diga si realizzasse può affermare che sull’Opera insiste una “maledizione”?”. Per Valentino “i lavoratori ingiustamente licenziati per far posto ai tanti “figli di papà” che ancora lavorano al Consorzio, i cittadini di Sorbo San Basile, Gimigliano e Fossato Serralta, questo sindacato che ha denunciato alle autorità competenti e continua a denunciare pubblicamente quanto si è consumato intorno a questa vicenda, sanno che l’unica maledizione esistente che ha impedito che la Diga del Melito si realizzasse è l’ente che Talarico rappresenta. Parlare di “maledizione” - dice - è un modo per negare che vi siano precise responsabilità. La maledizione è qualcosa che appartiene al mondo spirituale, che proviene dall’alto. Non esiste nessuna maledizione che impedisce alla Calabria di riscattarsi, di poter crescere, di potersi sviluppare ed offrire lavoro e pane ai propri cittadini. Esistono uomini che, maledettamente, occupano i posti chiave della gestione del potere e che nell’esercizio delle proprie funzioni, anziché assolvere al proprio dovere, rispondono ad altre logiche.

martedì 2 ottobre 2012

Sersale, istituito un tavolo tecnico per valorizzare il suggestivo sito naturalistico delle Valli Cupe

Istituto un ‘tavolo tecnico’ sulle Valli Cupe della Presila catanzarese. Come trasformare - questo l’impegno dei tanti soggetti istituzionali, politici e dell’associazionismo che sono intervenuti - un contesto ambientale di eccezionale pregio storico e culturale come le Valli Cupe, tra i più affascinanti e suggestivi siti naturalistici del Mezzogiorno italiano”   definito dal naturalista belga John Bouquet il mistero più custodito d’Europa, in Parco regionale.
All’incontro - svoltosi nella sala consiliare del Comune di Sersale in provincia di Catanzaro - hanno partecipato il presidente della IV Commissione regionale ‘Assetto e utilizzazione del territorio, Protezione dell’ambiente” Alfonso Dattolo, il sindaco Salvatore Torchia (assieme al suo vice Michele Berlingò, all’ assessore alle politiche agricole Franco Ardimentoso ed all’ assessore all’ambiente Giuseppe Perri) ed il presidente della Comunità Montana Presila catanzarese Carmine Lupia.
Numerosi gli attori sociali che non hanno voluto mancare l’appuntamento: il presidente ed il vice della Pro Loco Sersale, rispettivamente Luigi Logozzo e Carlo Bianco (dirigente quest’ultimo della As Sersale 1975 (la squadra che milita nel massimo campionato regionale); Salvatore Taverna per il Gal ‘Valle del Crocchio’, il presidente del Circolo ‘I sempre Verdi’ Giuseppe Zungrone, Franco Talarico in rappresentanza del gruppo “Amici del Teatro” e Pasquale De Fazio per la Cooperativa ‘Segreti Mediterranei’ e il ‘Centro Studi Arocha’.
Ad avviso del sindaco di Sersale, Torchia: “L’incontro vuole rappresentare, grazie alla presenza dell’onorevole Dattolo, uno ‘start’ che ha come obiettivo ultimo l’istituzione dell’Area protetta delle Valli Cupe, attraverso un processo dal basso che porti, in sinergia con le istituzioni a noi contigue e con la Regione e l’Unione europea, alla creazione di un sistema armonico tra ambiente, cultura e sviluppo locale”.
A rappresentare, attraverso materiale proiettato e commentato, la ricchezza dei luoghi (il canyon ‘Valli Cupe’ è uno dei più suggestivi in Europa) ci ha pensato il presidente della Comunità montana della Presila catanzarese Lupia (tra l’altro uno dei più appassionati scopritori e valorizzatori dell’area):

domenica 30 settembre 2012

Il parco archeologico di di Skylletion continua a offrire tesori nascosti come il grandissimo anfiteatro Romano

Continua a riservare sorprese su sorprese grazie alla stratificazione della città magno greca di Skylletion (che leggenda vuole fondata da Ulisse) e di quella romana di Scolacium (patria di Magno Aurelio Cassiodoro). La grande mole dell’anfiteatro romano ora è persino visibile dall’alto grazie a “google maps” (il primo cerchio a sinistra a lato della foto seguente).
scolacium maps
Un vero e proprio gioiello da valorizzare e custodire insieme agli altri monumenti del parco archeologico Catanzarese (il teatro, il foro, le terme, la basilica, le statue e i reperti custoditi all’interno del museo archeologico del parco). L'edificio sorge in un settore marginale della colonia romana di Scolacium ed è probabile che il luogo scelto sfrutti una depressione naturale, ampliata e riadattata con l'impianto di muraglioni radiali in opera incerta con ammorsature e cinte di mattoni, integrati da strutture curvilinee, basate su uno schema ellittico. L’anfiteatro scolacense (con asse maggiore di circa 85,50 metri e asse minore all’incirca di 65 mt, arena con assi di circa 45 mt e 32 mt) fu realizzato impiantando nel settore collinare strutture radiali che si innestano sul muro perimetrale, creando vani trapezoidali allungati privi di finestre, in parte agibili, ed in parte costruendo cassoni sotterranei (come per esempio nell’anfiteatro di Saintes), coperti in alcuni casi da volte a botte, su cui si impiantavano le gradinate della cavea. Lungo il settore orientale, ove venne sbarrata una gola di dimensioni ridotte, originata dallo scolo delle acque pluviali, si edificò invece un settore “a struttura cava”, della quale sono stati portati alla luce significativi elementi superstiti, relativi ad almeno due livelli con arcate e volte in concrezione di laterizi e pietrame. Quella più bassa, che si sviluppa sull’asse maggiore dell’anfiteatro, fungeva quasi sicuramente anche da entrata all’arena (vomitorio). Della facciata esterna si conservano parti in opera incerta e opera testacea, con robusti contrafforti in punti strutturalmente significativi. Riguardo alle gradinate per gli spettatori erano costituite da elementi in pietra locale (calcarenite bianca) accuratamente sbozzati, mentre in altri settori probabilmente  dovevano essere lignee, secondo modalità riscontrate in altri anfiteatri di tutto il mondo romano.
scolacium antiteatro
Tra fine III e IV secolo un settore abbandonato dell’edificio fu occupato da una sontuosa dimora posta su varie terrazze (in gran parte distrutta, come i resti dell’anfiteatro, dai lavori agricoli tra XIX e XX secolo), su cui si sovrappose tra V e VI secolo un’altra costruzione con poderose fondazioni che tagliano le preesistenze e sfruttano in parte i resti dell’anfiteatro.
Ma potrebbero essere ancora tante le scoperte che potrebbe riservare Scolacium, la grande città costiera, che si estende fin dentro il territorio di Catanzaro, lungo la valle del Corace, visto che nella zona della costruenda cittadella regionale, sono venuti alla luce numerosi reperti. Un caso non isolato, in quanto nei pressi della cabina Enel “Catanzaro 2” - e ancora - di fronte la nuova stazione ferroviaria, ma anche lungo il corso della....

sabato 29 settembre 2012

Simeri Crichi; l'Assessorato regionale ai lavori pubblici stanzia circa 162 mila euro per la messa in sicurezza di alcune zone del comune mentre si valorizzerà la figura di San Bartolomeo da Simeri



La statua di San Bartolomeo
 da Simeri

L’assessorato ai lavori pubblici con una nota inviata al comune di Simeri Crichi ha stanziato con una somma pari a euro 162.740 per la messa in sicurezza dei vari edifici ricadenti nel territorio. Si tratta di un secondo lotto per la prevenzione e la riduzione dei rischi dovuti alla vulnerabilità degli edifici pubblici. In tempo di forte crisi dove le varie risorse vengono sempre diminuite anche  questo specifico finanziamento che era partito con un totale stanziato dal ministero delle infrastrutture di ben 53 milioni di euro si è poi man mano ridotto sino a 34,5 riuscendo a coprire solo 240 edifici su tutto il territorio Calabrese. L’attenta programmazione dopo il primo lotto già attuato a permesso alla giunta guidata dal sindaco Barberio di non perdere il secondo lotto, dove con un apposita delibera sono state approvate lavori di recupero sulle strade rurali comunali per un importo di circa 100mila euri lavori che saranno ultimati entro l’anno corrente. Infine è stata approvata una precisa delibera nel recupero e la valorizzazione della figura storica di San Bartolomeo da Simeri avvalendosi della legge regionale 19/2009 articolo 4 dove si prevede la realizzazione di una  pala d’altare nella chiesa di Santa Maria Assunta di Simeri ( previa autorizzazione della curia) con una serie di manifestazioni e di