Giuseppe Valentino, segretario generale della Cgil
di Catanzaro, fa il punto sullo stato dei lavori della diga sul fiume
Melito. “È aberrante - dichiara - quanto ha affermato il direttore
tecnico del Consorzio di Bonifica Jonio - catanzarese, Flavio Talarico,
nell’intervista al TG2, sulla vicenda della Diga del Melito. Senza
alcuna vergogna ed il minimo senso del pudore, evidentemente, lo stesso
affermava che basterebbe il ri-finanziamento del Ministero ai Lavori
Pubblici per vedere l’Opera, in soli 5 anni, realizzata. Ci chiediamo
perché non ha approfittato del tempo a disposizione per spiegare ai
cittadini calabresi che fine hanno fatto i soldi pubblici che dovevano
servire già 40 anni fa a realizzare il più grande invaso d’Europa”.
“Finanze investite dallo Stato - dice Valentino - per portare benessere e
sviluppo ai cittadini e che invece sono finite in clientele,
deturpamento del territorio ed in qualche bizzarra campagna
pubblicitaria con gigantografie e fotomontaggi su un’opera
(virtualmente) già realizzata. Con quale faccia, - dichiara ancora - chi
conosce davvero gli intrecci politici, gli interessi che hanno mosso le
scelte, le questioni tecniche che hanno impedito che la Diga si
realizzasse può affermare che sull’Opera insiste una “maledizione”?”.
Per Valentino “i lavoratori ingiustamente licenziati per far posto ai
tanti “figli di papà” che ancora lavorano al Consorzio, i cittadini di
Sorbo San Basile, Gimigliano e Fossato Serralta, questo sindacato che ha
denunciato alle autorità competenti e continua a denunciare
pubblicamente quanto si è consumato intorno a questa vicenda, sanno che
l’unica maledizione esistente che ha impedito che la Diga del Melito si
realizzasse è l’ente che Talarico rappresenta. Parlare di “maledizione” -
dice - è un modo per negare che vi siano precise responsabilità. La
maledizione è qualcosa che appartiene al mondo spirituale, che proviene
dall’alto. Non esiste nessuna maledizione che impedisce alla Calabria di
riscattarsi, di poter crescere, di potersi sviluppare ed offrire lavoro
e pane ai propri cittadini. Esistono uomini che, maledettamente,
occupano i posti chiave della gestione del potere e che nell’esercizio
delle proprie funzioni, anziché assolvere al proprio dovere, rispondono
ad altre logiche.
Coloro che dovevano occuparsi del cantiere Diga, -
aggiunge - di progetti, appalti, problemi tecnici hanno occupato il
tempo ad assumere amici e parenti influenti, fregandosene del fatto che
per l’ennesima volta, con il loro comportamento hanno ucciso la speranza
del cambiamento, la speranza per intere generazioni che nella nostra
terra sia possibile guadagnarsi da vivere lavorando”. |
una storia tutta calabrese di sperpero di denaro pubblico
RispondiEliminaio aggiungo anche l'incompetenza dei nostri amministratori che creano un sacco di enti che non servono a niente i quali dovevano vigilare i vari lavori iniziati negli anni 70
RispondiEliminaFILIPPO COSTA