Abitare stabilmente in campagna diveniva fondamentale per difendere il proprio terreno i propri raccolti dai molti furti. Giusto per fare un esempio quando era il periodo dei fichi i quali si sistemavano sopra dei cannizzi per farli essiccare venivano sempre vigilati, perché erano molto frequenti i furti dei fichi con tutti i cannizzi, mentre quando si ” mburnavano “ nel vicino forno a legno ( che molto spesso era costruito attaccato all’abitazione) venivano fatti tutti in un giorno controllati a vista durante la notte sino a che non si portavano al paese per barattarli oppure chiuderli in cassaforte, infatti un vecchio detto diceva che sino a San Nicola non si potevano toccare i ficu tosti. Ora il tutto potrebbe far sorridere.. ..rubare dei fichi secchi? Ma nel contesto dell’epoca dove la miseria la toccavi con mano,anzi la mangiavi sia a pranzo che a cena ogni prodotto della terra era una ricchezza. Nei vari terreni si coltivava di tutto mai la terra rimaneva incolta ogni bravo contadino aveva i suoi semi che erano veramente tanti, a Sellia sino alla fine del secondo conflitto mondiale si coltivava tra le altre cose: cacao,caffè,tabacco,anguria,orzo,granturco,lupini, bambagia, cotone ecc..:. Si conservano gelosamente i vari semi trattandoli come un bene prezioso scegliendo quelli più idonei nel garantire una buona resa.
La Befana, (termine che è corruzione di Epifania, cioè manifestazione) è nell'immaginario collettivo un mitico personaggio con l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio.
La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi.
L'iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po' di carbone (forse perché è nero come l'inferno o forse perché è simbolo dell'energia della terra), ma in fondo non è cattiva. Curioso personaggio, saldamente radicato nell'immaginario popolare e - seppure con una certa diffidenza - molto amato. Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine? Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia).