L'assessore allo Sviluppo economico e alla promozione delle Attività produttive della Regione Calabria, Carmen Barbalace,
si è dimessa. A comunicarlo è stato lo stesso assessore Barbalace indagata nella qualità di dipendente dell'ente regionale, nell'inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria che ha portato al fermo di 116 persone accusate di fare parte delle più importanti cosche del "mandamento" ionico.
I reati contestati a Barbalace si riferiscono ad un periodo precedente alla sua nomina assessorile e sono abuso d'ufficio truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Barbalace, esprime "profonda amarezza che nasce dalla consapevolezza dell'assoluta estraneità della mia persona rispetto ai contesti criminali che vengono descritti nel provvedimento" e sostiene di avere sempre agito con "correttezza trasparenza e onestà. Le mie dimissioni costituiscono un atto di assoluto ed incondizionato rispetto nei confronti della magistratura e, soprattutto, dei............
cittadini calabresi".
Oliverio: dimissioni confermano sua sensibilità
"Le dimissioni dell’assessore Barbalace dalla Giunta regionale sono la conferma della sua sensibilità e del suo rigore. Sensibilità e rigore che hanno contrassegnato la sua funzione di assessore regionale alle attività produttive nella mia giunta”. E’ quanto afferma, in una nota, il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio.
“Pur trattandosi di vicende giudiziarie che nulla hanno a che fare con la sua funzione di assessore regionale ma relative ad una fase precedente che la vedono indagata per il suo ruolo di dirigente della Regione –prosegue Oliverio- Carmen Barbalace ha assunto la decisione di dimettersi per un “atto di assoluto e d incondizionato rispetto nei confronti della magistratura e, soprattutto, dei cittadini calabresi”. Sento di dover ringraziare Carmen per l’impegno e la sobrietà che hanno caratterizzato il suo lavoro alla guida dell’assessorato”.
dichiarazioni di
Carlo Guccione
«Per me Barbalace doveva e poteva rimanere al suo posto. Io sono garantista tutti i giorni, non come Oliverio, che è un garantista con lo sterzo».
Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione, “cacciato” dalla giunta Oliverio nell’estate del 2015 per un avviso di garanzia rimediato nell’ambito dell’inchiesta Rimborsopoli, non vede affatto di buon occhio le dimissioni di Carmen Barbalace, finita nell’indagine “Mandamento” perché – secondo la Dda di Reggio Calabria – avrebbe favorito illeciti finanziamenti pubblici al tempo in cui era una dipendente del dipartimento Agricoltura.
Barbalace non doveva tirarsi indietro?
«Lo ripeto, io sono un garantista vero e credo che l'assessore non avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni. Credo anche che avrebbe dovuto essere Oliverio a prendere l’iniziativa perché non ci fossero due pesi e due misure. Avrebbe dovuto essere coerente con quanto fatto in passato, quando cacciò me e Ciconte dalla giunta per un semplice avviso di garanzia. Con una contraddizione evidente: quegli avvisi di garanzia non hanno influito minimamente sulla candidatura a sindaco di Ciconte a Catanzaro e mia a Cosenza, a soli tre giorni dalla presentazione delle liste e senza un programma. Credo che un punto di svolta sia necessario non per le vicende giudiziarie, ma perché non siamo all’altezza delle risposte che i calabresi si aspettavano. E parlo di cambiamento e discontinuità rispetto al passato. Aver aperto una conflittualità che dura da tre anni con Scura, con la speranza vana di Oliverio di essere nominato commissario alla Sanità, ad esempio, ha creato disservizi rispetto ai Livelli essenziali di assistenza e ha portato all’aumento del deficit, arrivato a oltre 90 milioni di euro. Ciò vuol dire che si allungheranno i tempi per l’uscita dal Piano di rientro».
Il governatore ha spiegato che toccava a Barbalace decidere sulle sue eventuali dimissioni, poi effettivamente consegnate; ma si è anche mostrato garantista rispetto all’indagine che la coinvolge.
«Il punto è che ci sono state diverse contraddizioni in questi mesi. Lo ripeto: è garantismo con lo sterzo, un modo di concepire le cose a convenienza».
Vuol dire che Guccione faceva ombra a Oliverio?
«Me lo dicono in molti: che alla fine sia stata questa la ragione vera. Anche perché non mi spiego come un avviso di garanzia possa precludere la permanenza in una giunta e non la candidatura a sindaco in una città come Cosenza».
Oliverio, evidentemente, si trova bene con i tecnici.
«A suo tempo feci una polemica con l’ex governatore Scopelliti, che tenne per sé quasi tutte le deleghe. La stessa cosa si può dire per Oliverio. Vedo un accentramento del potere nella persona del presidente che di certo non produce risultati positivi. E penso a turismo, cultura, fondi comunitari, difesa dal dissesto idrogeologico. È chiaro che si privilegiano personalità scelte sulla base di criteri che non sono quelli del voto popolare e non coloro che hanno autonomia e radicamento nel territorio».
E invece, che dovrebbe fare il governatore? Un rimpasto?
«Deve riaffermare le ragioni che ci permisero di vincere le primarie e le elezioni».
Significa che Guccione deve tornare in giunta?
«Magari fosse così semplice. Significa avere il coraggio, lo stesso del 2014, di mettere al centro prima di tutto la Calabria. E di costruire una squadra larga che non galleggi, ma sia in grado di avviare questo processo».
Il governatore, però, ha anche detto che il rimpasto è una specie di invenzione dei giornali…
«È un sintomo della difficoltà di intravedere una soluzione per riprendere il cammino di una regione che vuole risposte concrete. Risposte che al momento non ha».
Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione, “cacciato” dalla giunta Oliverio nell’estate del 2015 per un avviso di garanzia rimediato nell’ambito dell’inchiesta Rimborsopoli, non vede affatto di buon occhio le dimissioni di Carmen Barbalace, finita nell’indagine “Mandamento” perché – secondo la Dda di Reggio Calabria – avrebbe favorito illeciti finanziamenti pubblici al tempo in cui era una dipendente del dipartimento Agricoltura.
Barbalace non doveva tirarsi indietro?
«Lo ripeto, io sono un garantista vero e credo che l'assessore non avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni. Credo anche che avrebbe dovuto essere Oliverio a prendere l’iniziativa perché non ci fossero due pesi e due misure. Avrebbe dovuto essere coerente con quanto fatto in passato, quando cacciò me e Ciconte dalla giunta per un semplice avviso di garanzia. Con una contraddizione evidente: quegli avvisi di garanzia non hanno influito minimamente sulla candidatura a sindaco di Ciconte a Catanzaro e mia a Cosenza, a soli tre giorni dalla presentazione delle liste e senza un programma. Credo che un punto di svolta sia necessario non per le vicende giudiziarie, ma perché non siamo all’altezza delle risposte che i calabresi si aspettavano. E parlo di cambiamento e discontinuità rispetto al passato. Aver aperto una conflittualità che dura da tre anni con Scura, con la speranza vana di Oliverio di essere nominato commissario alla Sanità, ad esempio, ha creato disservizi rispetto ai Livelli essenziali di assistenza e ha portato all’aumento del deficit, arrivato a oltre 90 milioni di euro. Ciò vuol dire che si allungheranno i tempi per l’uscita dal Piano di rientro».
Il governatore ha spiegato che toccava a Barbalace decidere sulle sue eventuali dimissioni, poi effettivamente consegnate; ma si è anche mostrato garantista rispetto all’indagine che la coinvolge.
«Il punto è che ci sono state diverse contraddizioni in questi mesi. Lo ripeto: è garantismo con lo sterzo, un modo di concepire le cose a convenienza».
Vuol dire che Guccione faceva ombra a Oliverio?
«Me lo dicono in molti: che alla fine sia stata questa la ragione vera. Anche perché non mi spiego come un avviso di garanzia possa precludere la permanenza in una giunta e non la candidatura a sindaco in una città come Cosenza».
Oliverio, evidentemente, si trova bene con i tecnici.
«A suo tempo feci una polemica con l’ex governatore Scopelliti, che tenne per sé quasi tutte le deleghe. La stessa cosa si può dire per Oliverio. Vedo un accentramento del potere nella persona del presidente che di certo non produce risultati positivi. E penso a turismo, cultura, fondi comunitari, difesa dal dissesto idrogeologico. È chiaro che si privilegiano personalità scelte sulla base di criteri che non sono quelli del voto popolare e non coloro che hanno autonomia e radicamento nel territorio».
E invece, che dovrebbe fare il governatore? Un rimpasto?
«Deve riaffermare le ragioni che ci permisero di vincere le primarie e le elezioni».
Significa che Guccione deve tornare in giunta?
«Magari fosse così semplice. Significa avere il coraggio, lo stesso del 2014, di mettere al centro prima di tutto la Calabria. E di costruire una squadra larga che non galleggi, ma sia in grado di avviare questo processo».
Il governatore, però, ha anche detto che il rimpasto è una specie di invenzione dei giornali…
«È un sintomo della difficoltà di intravedere una soluzione per riprendere il cammino di una regione che vuole risposte concrete. Risposte che al momento non ha».
Sellia racconta il Comprensorio
Quando sono scoperti sono tutti innocenti!!!!!!!
RispondiEliminaTutti bravi personaggi!!! La Calabria sprofonda in ogni senso e loro continuano a proclamarsi innocenti!!!!!
Tutto l'esecutivo dovrebbe trovare il coraggio di andare a casa perchè hanno fatto solo danni!!!! E voi cittadini non votateli più!!!