L’orco non aspettò molto; l’uomo, come al solito, venne e raccolse frutta e fiori. Stava per andarsene quando a caso vide l’orecchio dell’orco rosso per il sole e credutolo un fungo tentò di strapparlo dal suolo. L’orco allora balzò in piedi, pronto ad ucciderlo, ma l’uomo si prostrò ai suoi piedi e a mani giunte lo supplicò di risparmiarlo, e raccontò tutto dei casi suoi, della moglie incinta e del figlio che doveva nascere. E alla fine promise all’orco che glielo avrebbe fatto tenere a battesimo. L’orco si calmò ed accettò volentieri di fare da compare, ma si fece promettere che se una bambina fosse nata, all’età di nove anni sarebbe stata sua.
Destino volle che proprio una bimba nacque pochi mesi dopo e che venne bella come un fiore. Già aveva compiuto i nove anni quando ignara di tutto un giorno andando a scuola incontrò l’orco che l’aspettava e le raccomandò di ricordare alla mamma la promessa. La bambina tornò a casa e fece l’ambasciata, ma la madre le rispose che, incontrando l’orco la prossima volta, fingesse dimenticanza. La bambina incontrò l’orco molte volte e disse sempre di aver dimenticato di dire alla mamma della promessa. Alla fine l’orco accompagnò le parole con un morso al dito mignolo della fanciulla. Ormai non c’era più niente da fare e la fanciulla dovette andare a vivere con l’orco.
I primi giorni furono tristi per la ragazza, ma l’orco, con tenerezza e carezze seppe confortarla. Poi la fece andare a scuola dalle fate che le insegnarono a cucire, a ricamare d’oro e quant’altro rende avvenente una fanciulla. Divenne così una creatura bella e perfetta. L’orco aveva tutte le attenzioni di padre e quando rincasava nel suo castello da sotto il balcone fiorito perché le porgesse le chiome nere e lunghissime su per le quali arrampicandosi toccava il davanzale.
Accanto al castello dell’orco era il palazzo del re e da una terrazza un pavone, affacciandosi e rimirando la giovinetta, le dicea in tono scherzoso che crescesse pura in bellezza perché doveva essere divorata dall’orco.
La bella fanciulla rattristata e con le lagrime agli occhi raccontava tutto all’orco che le consigliò di rispondere che se cresceva in bellezza era per diventare un giorno la moglie del re suo padrone e che allora avrebbe fatto delle penne sue un piumino e della sua carne un gustoso manicaretto. Quando il pavone sentì le parole della figlia dell’orco ebbe un fremito e gettò gran parte delle penne. Il re come vide il suo caro pavone così ridotto, ebbe dolore e cercando la causa venne a conoscere lo strano dialogo e vide la giovinetta affascinante e graziosa. Se ne innamorò pazzamente e in sposa la richiese all’orco e questi acconsentì. Ma, prima che si celebrassero le nozze, l’orco volle che la giovinetta lo uccidesse e poi lo facesse in tanti pezzi. La giovane prima non acconsentì, poi cedette. I pezzi si ricomposero in un magnifico letto; gli arti divennero quattro colonne di avorio intarsiate d’oro, il tronco diventò il piano del letto e la testa un grosso brillante risplendente sul capezzale. L’orco buono amorevole aveva donato alla donna che era come sua figlia così tutta la vita