“Con le aziende che annaspano (la maggior parte chiudono) e la disoccupazione superiore al 30 percento sarei tentato di scrivere una lettera al presidente della Repubblica e dirgli che in Calabria c’è poco da festeggiare per il Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia”. È quanto ha dichiarato il presidente regionale della Confapi, Mario Petramale. “Penso che più che commemorare l’Unità d’Italia, - aggiunge - ci sia da ricordare, invece, cos’era la Calabria preunitaria e il mio pensiero corre ad esempio alla cannoniera di Mongiana (della quale spero sia riesumata la tragica storia) e delle tante altre realtà produttive del regno Borbonico. Nel senso che forse, non per essere antiunitari, ma per lanciare una provocazione, si stava meglio quando secondo la storia che s’insegna a scuola si dice che si stava peggio.
In effetti con l’Unità d’Italia la Calabria, ma non solo essa, il Sud in generale, ha conosciuto solo disagi e in particolare l’emigrazione: prima quella della forza lavoro, poi quella delle intelligenze (quella che i media definiscono fuga dei cervelli) e non è escluso che nell’immediato possa anche determinare l’emigrazione dei pochi imprenditori, perchè - ha sottolineato Petramale - non ce la fanno più a operare in Calabria, terra marginale rispetto ai mercati che contano, terra in cui il sistema d’accesso al credito è antico, antidiluviano, impossibile. Terra in cui, infine - rimarca il presidente regionale della Confapi - ci sarebbe bisogno di una classe politica capace di difendere, tutelare e lanciare (non rilanciare come solitamente dicono loro i politici che non hanno mai lanciato nulla) il territorio, soprattutto una classe politica che non si faccia zittire per logiche di partito.
E in ultimo solo in ordine di elenco: questa terra avrebbe bisogno di un sistema infrastrutturale capace di non penalizzare i trasporti. Spero - ha aggiunto Petramale - che il ministro Tremonti che con questo suo viaggio a Reggio Calabria e ritorno abbia potuto constatare di persona che ferrovie e autostrada sono lontane dagli standards dei paesi evoluti”.