L’operatore umanitario di Emergency era stato sequestrato in Sud
Darfur in agosto. Grande festa a Motta San Giovanni paese del Reggino
dove il giovane vive con i suoi familiari
È stato liberato il cooperante italiano che
era stato sequestrato in Darfur: lo ha reso noto il Sudan Media Centre,
un’agenzia indipendente vicina ai servizi di sicurezza di Khartoum.
L’agenzia non cita il nome dell’ostaggio, ma l’unico italiano rapito
nella regione sudanese di cui si sia avuta notizia è l’operatore di
Emergency, il calabrese Francesco Azzarà, 34 anni, sequestrato ad agosto
a Nyala mentre si recava in aeroporto con alcuni colleghi. “Le autorità
del Darfur occidentale sono riuscite a liberare l’ostaggio italiano”,
si legge nel dispaccio. Emergency ha poi confermato la notizia.
“Francesco è libero!” si legge sul sito dell’Organizzazione. Appresa la
notizia della liberazione di Francesco si è scatenata una grande festa e
una massiccia mobilitazione a Motta San Giovanni, il paese del reggino
dove Azzarà vive con i suoi familiari. Il sindaco, Paolo Laganà, ha
subito affermato che si tratta di “un grande regalo per Natale”.
All’esultanza del sindaco sono poi seguite anche quelle di moltissimi
amici di Francesco che già dal suo rapimento si erano mobilitati con
fiaccolate e iniziative pubbliche. Adesso ci vorranno 3-4 giorni per il
rientro in Italia di Francesco, ha proseguito il sindaco. Stiamo
preparando un momento di gioia collettiva. Ma per il rientro in Italia
di Francesco, secondo le notizie che abbiamo appreso, ci vorranno almeno
3-4 giorni. Devo esprimere tutto il mio ringraziamento alle tante
istituzioni italiane che, in questi mesi, ci sono state vicine chiedendo
con forza che Francesco venisse liberato”. Laganà è visibilmente
soddisfatto e sorride mentre guarda la foto di Azzarà esposta dal
municipio. “L’esperienza di questo ragazzo - ha aggiunto - ha davvero
colpito tutti. E la sua liberazione è una notizia che corona le nostre
aspettative e ripaga l’impegno e la mobilitazione di tutti”. “siamo
felicissimi - affermano alcuni amici di Francesco - perché questo è un
grande momento di gioia. Le nostre voci sono state ascoltate ed ora
speriamo di poter riabbracciare presto Francesco”. E comunque già
immediatamente dopo il rapimento in Calabria si è scatenata una grande
mobilitazione per sensibilizzare le istituzioni per ottenere la sua
liberazione. Nel corso dell’estate a Motta San Giovanni, ma anche in
altri comuni della Calabria, si sono svolte numerosissime
manifestazioni, fiaccolate e marce in favore della liberazione del
giovane cooperante di Emergency. Il 29 agosto, in una manifestazione dei
Comuni organizzata a Milano, è stato letto pubblicamente un messaggio,
chiedendo la liberazione di Azzarà. Subito dopo, su proposta di
Emergency, le foto di Francesco sono state esposti sulle facciate dei
palazzi delle istituzioni. In Calabria, dopo il comune di Motta San
Giovanni, hanno immediatamente aderito all’iniziativa la Presidenza
della Giunta e del Consiglio regionali. Con il passare delle settimane
il rapimento di Francesco è diventato un caso seguito da tutti. Anche il
Papa, Benedetto XVI, in occasione della sua visita a Lamezia Terme,
aveva rivolto una preghiera in favore della sua liberazione. In questi
mesi non sono mancate le iniziative promosse dal Comune di Motta San
Giovanni e dagli amici di Azzarà. E così sempre più spesso, nelle
manifestazioni pubbliche, spuntava un manifesto oppure una foto che
ricordava il rapimento del giovane cooperante calabrese.
“La liberazione
di Francesco Azzarà è una notizia che ci riempie di gioia. Speriamo di
riabbracciare presto nella nostra terra il giovane volontario di
Emergency rapito ad agosto”. Lo dichiara - informa una nota dell’Ufficio
stampa della Giunta regionale - il Presidente della Regione Calabria,
Giuseppe Scopelliti. “A nome di tutti i calabresi - aggiunge - voglio
esprimere un sentito ringraziamento alle autorità italiane che hanno
operato con grande professionalità e discrezione per raggiungere questo
importante obiettivo. Il mio pensiero va anche ai familiari di
Francesco, alla comunità di Motta San Giovanni ed a tutti coloro i quali
sono stati vicini al giovane volontario”.
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