Nel viaggio tra le devastazioni del paesaggio, l'inchiesta in onda su Rai Tre ha fatto tappa a Zumpano e Catanzaro.
E la Calabria cosa c'entra? Nel grand tour degli scempi ambientali, Iannacone si è fermato in riva al Crati. La sua tappa bruzia inizia con una visita nel centro storico di Cosenza («un posto che sta morendo, dove i negozi chiudono e la gente se ne va»), dal quale si vede benissimo l'area industriale di Zumpano, con un multisala nuovo di zecca costruito dove, poco più di un anno fa, una frana non ha fatto vittime solo perché non c'era nessuno nei dintorni. Dal costone che sovrasta il nuovo cinema – e diverse attività commerciali, tutte costruite in zona ad alto rischio – l'inchiesta si sposta nelle stanze dell'Autorità di bacino regionale. E qui il segretario generale dell'organo che dovrebbe sorvegliare sul territorio, incalzato dall'inviato, ammette che il pericolo insiste sulla zona. E che i documenti più aggiornati sui quali può basarsi l'Autorità risalgono al 2001.
Un quadretto poco edificante, nel quale la Calabria è in buona (si fa per dire) compagnia. “Presa diretta”, infatti, racconterà anche gli scempi di Ischia («c'è di tutto: dai condoni agli abbattimenti che non si fanno, tutto completato da un potentissimo partito del cemento») e i compromessi delle giunte di centrosinistra dell'Emilia Romagna con le speculazioni edilizie delle cooperative rosse. Al centro del viaggio, Iannacone tornerà un po' a casa, nel suo Molise, per raccontare la storia di un auditorium che sarebbe dovuto costare 4,5 milioni di euro e poi, dopo essere stato inserito nelle opere destinate a celebrare il 150° dell'Unità d'Italia, ne è costato 55 (sempre milioni di euro).
Un pachiderma in cemento voluto dalla “cricca” dei grandi eventi, che fa il paio con un museo del preistorico che, «pur essendo un posto fantastico», resta in cerca d'autore da 30 anni. Lo avessero riempito di cemento armato, sarebbe andata certamente meglio.