giovedì 9 febbraio 2012

Secondo la relazione annuale della procura nazionale antimafia "la 'ndrangheta si e infiltrata dappertutto potente,ricchissima insomma una forte presente istituzionale della quale molti politici non ne possono fare a meno.


La relazione annuale della Procura nazionale antimafia fotografa lo status della malavita calabrese.


È una «presenza istituzionale strutturale nella società calabrese
interlocutore indefettibile di ogni potere politico ed amministrativo, partner necessario di ogni impresa nazionale o multinazionale che abbia ottenuto l'aggiudicazione di lavori pubblici sul territorio regionale». Il concetto non sarà inedito, ma leggerlo nelle pagine della relazione annuale della Direzione nazionale antimafia fa comunque impressione. Perché l'idea restituisce, di anno in anno, la sensazione che il potere delle cosche non accenni a diminuire. Secondo gli analisti, i clan puntano a consolidare la propria supremazia «con immutata arroganza», forti di una disponibilità finanziaria praticamente «illimitata» (frutto per lo piu' del traffico di stupefacenti e di lucrosi investimenti immobiliari e di imprese) e di una «diffusione territoriale che non conosce confini». Infatti, le indagini degli ultimi anni hanno mostrato una «presenza massiccia nel territorio che non trova riscontro nelle altre organizzazioni mafiose», visto che l'organizzazione «si avvale di migliaia di affiliati che costituiscono presenze militari diffuse e capillari ed, al contempo, strumento di acquisizione di consenso, radicamento e controllo sociale».
 Un quadro inquietante, che si è formato dopo qualche sottovalutazione. Per i magistrati, infatti la presenza della 'ndrangheta in Lombardia era «intuibile» da almeno 20 anni, e si materializzava attraverso la pratica, nei confronti di imprenditori, politici e pubblici amministratori, «dell'avvicinamento-assoggettamento (spesso cosciente e consenziente) di soggetti legati negli stessi luoghi da comunanze di interessi». In proposito, il rapporto osserva che nella regione c'è stato, da parte della malavita calabrese, un «vero e proprio fenomeno di 'colonizzazione'» e non la semplice riproduzione da parte di gruppi delinquenziali autoctoni di modelli di azione dei gruppi mafiosi. In pratica, la 'ndrangheta si è espansa in Lombardia come se fosse «un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso». Tuttavia i clan che operano nella regione non sono autonomi, ma rispondono ad «una struttura di coordinamento chiamata 'La Provincia' o 'Il Crimine' attiva in Calabria».
 Il processo di internazionalizzazione, d'altra parte è sempre più avanzato: alla presenza all'estero di immigrati calabresi «fedeli alla casa madre si è aggiunta una strutturale presenza (militare e strategica) di soggetti affiliati a “locali” formati ed operanti stabilmente in Germania, Svizzera, Canada ed Australia che, fermo restando il doveroso ossequio alla “casa madre”, agiscono autonomamente secondo i modelli propri dei locali calabresi autoctoni».
Risultato: la 'ndrangheta, da fenomeno disconosciuto (o, per meglio dire sottovalutato), può oggi essere considerata una vera e propria «holding mondiale del crimine».
E il “merito” è anche della “nuova generazione” di ndranghetisti che, «pur conservando il formale rispetto per le arcaiche regole di affiliazione, oggi non sono solo in grado di interloquire con altre categorie sociali, ma anche di mettere a frutto le loro conoscenze informatiche, finanziarie e gli studi intrapresi»; ecco che gli «inquietanti rapporti intrattenuti con rappresentanti delle istituzioni, con politici di alto rango, con imprenditori di rilevanza nazionale non sono soltanto frutto esclusivo del clima di intimidazione e della forza intrinseca del consorzio associativo, bensì il risultato di una progettualità strategica di espansione e di occupazione economico-territoriale, che, oramai, si svolge su un piano assolutamente paritario», anche in realtà come quelle del nord Italia dove le 'ndrine operano «in sinergia con imprese autoctone o, in talune occasioni, dietro lo schermo di esse».


LA TNT INFILTRATA Le indagini degli ultimi anni sono la rappresentazione plastica di questa evoluzione. Ad esempio la 'ndrangheta, in Lombardia, si era infiltrata anche nella società di trasporto espresso di merci “Tnt global express spa”, costola italiana appartenente alla casamadre “Tnt Nv” con sede nei Paesi Bassi, procurandosi commesse per circa tre milioni di euro. A capo di questo business, sul quale ha indagato la Procura di Milano, c'era soprattutto, ma non solo, la famiglia dei Flachi aiutata da altre famiglie calabresi originarie di Africo.

I DEFICIT SANITARI E L'ESPOSIZIONE MAFIOSA Il cuore della 'ndrangheta, nonostante le ramificazioni mondiali, batte sempre a Reggio Calabria, che «costituisce il  fulcro dell'organizzazione, dove ciclicamente anche gli affiliati dall'estero giungono per prendere ordini e direttive». Per la Dna guidata da Piero Grasso «la peculiarità della pressione mafiosa della 'ndrangheta è leggibile nell'inquinamento di settori della pubblica amministrazione locale, con particolare  riguardo all'utilizzo di raffinati sistemi intrusivi della sfera politico-amministrativa in enti territoriali caratterizzati da esigua popolazione e bassa densità abitativa». Ma anche la sanità in Calabria «continua a  costituire uno dei settori maggiormente esposti al condizionamento mafioso, al punto di essere considerata in permanente emergenza anche in ragione degli elevati deficit finanziari che l'affliggono». Per la Dna, inoltre, «l'analisi dei meccanismi di accumulazione finanziaria illecita dei sodalizi calabresi mette in luce non solo un crescente mimetismo, con l'interposizione di prestanome al fine di celare la radice delittuosa dei patrimoni, ma anche uno spostamento degli interessi economici, dall'acquisizione di beni immobili ad una sempre più estesa attività di impresa, per altro funzionale alle infiltrazioni nell'economia legale».