martedì 18 dicembre 2012

Padre Fedele; La Corte d'Appello di Catanzaro conferma la condanna per violenza sessuale

Il frate accusato di violenza sessuale finì in carcere nel gennaio del 2006
La Corte d’appello di Catanzaro ha confermato la sentenza di primo grado a carico di padre Fedele Bisceglia e del segretario di quest’ultimo, Antonio Gaudio, accusati di violenza sessuale ai danni di una suora. I giudici, accogliendo la richiesta fatta il 18 ottobre scorso dal sostituto procuratore generale di Catanzaro, Raffaela Sforza, hanno lasciato immutata la pronuncia emessa il 6 luglio 2011 dal tribunale collegiale di Cosenza, con la quale sono stati inflitti nove anni e tre mesi di reclusione a padre Fedele, e sei anni e tre mesi a Gaudio. Il frate accusato di violenza sessuale finì in carcere nel gennaio del 2006, e fu rinviato a giudizio assieme a Gaudio il 9 gennaio del 2008. “Sono un sacerdote di Gesù Cristo, hanno condannato lui e non potevano condannare me?”. Così padre Fedele Bisceglia ha commentato la sentenza con cui la corte d’appello di Catanzaro ha confermato la condanna inflittagli a nove anni e tre mesi di reclusione per violenza sessuale su una suora. “È stata scritta una pagina dolorosa - ha aggiunto uscendo dall’aula della Corte - dalla magistratura e dalla Chiesa cosentina. Adesso vado a raccogliere fondi per i bambini affamati e poi vado in Africa ad aiutare i bimbi che hanno bisogno”. “Le persone che mi hanno condannato - ha detto l’ex sacerdote - devono stare molto attente con Gesù Cristo. E la suora, in particolare, non può morire con questo macigno nel cuore e le altre suore, che con uno squallore squallido erano presenti qui oggi, non so che Natale vivranno. Io perdono tutti comunque perché sarebbe diametralmente opposti a quello che ho detto. Io sono un sacerdote di Cristo e questo peccano non l’ho neanche pensato. Lo sappia corte di Catanzaro. Ha fatto una grande ingiustizia. Debbono rendere...
conto anche loro a Dio e come dice il Papa attuale non si debbono sentire e considerare dei domini dio. Che squallore squallido. Io prego per loro”.

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