sabato 14 luglio 2012

Il clan Arena aveva le mani anche sul parco eolico di Isola Capo Rizzuto........Chissa perchè ma quando si tratta di pale eoliche le uniche cose che girano sono tanti soldi nelle mani della "Ndrangheta"

 Operazione dei finanzieri del Gico di Catanzaro con l’ausilio dei Carabinieri del Comando provinciale di Crotone. Sequestrati beni per 350 milioni di euro.
 Indagate trentuno persone
Sono in tutto 31 le persone indagate a vario titolo nell’ambito dell’operazione dei finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia tributaria di Catanzaro, che, con l’ausilio dei militari del Comando provinciale di Crotone, hanno eseguito un sequestro di beni del valore di circa 350 milioni di euro. Il sequestro ha interessato, in particolare, il parco eolico denominato “Wind farm Isola Capo Rizzuto” (da cui il nome dell’operazione eseguita dai militari tra ieri ed oggi) situato nell’omonimo comune del crotonese, dotato di 48 aerogeneratori e considerato fra i più grandi d’Europa per estensione e potenza erogata. L’operazione è stata eseguita in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nell’ambito di un’inchiesta relativa alla presunta totale gestione della realizzazione e del successivo funzionamento del parco eolico da parte della cosca Arena, dominante sul territorio di Isola Capo Rizzuto, nonché a presunte irregolarità connesse al rilascio da parte della Regione Calabria delle autorizzazioni necessarie per la costruzione della struttura. Trentuno le persone al momento indagate per contestazioni che, a vario titolo, vanno da reati contro la pubblica amministrazione all’interposizione fiduciaria nella titolarità di beni, a violazioni urbanistiche, con l’aggravante della “mafiosità” per aver “agito - ritengono gli inquirenti - al fine di agevolare le illecite attività consortili facenti capo alla cosca Arena”. I particolari dell’indagine sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa a cui erano presenti il procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, il comandante provinciale della Guardi di finanza di Catanzaro, generale Salvatore Tatta, il comandante del Gico, Giuseppe Furciniti, il comandante del Nucleo di Polizia tributaria, tenente colonnello Fabio Canziani, il comandante della sezione criminalità organizzata del Gico, maggiore Domenico Frustagli. Dalle indagini, condotte con la collaborazione del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) di Roma, “è emersa - è stato spiegato - la gestione dell’intera operazione economico-finanziaria relativa alla realizzazione del parco eolico da parte della cosca Arena”, soprattutto per il tramite di Pasquale Arena classe ‘53, dirigente del Comune di Isola Capo Rizzuto, fratello di Carmine - morto nell’ottobre 2004 in un agguato di stampo mafioso - nonché nipote diretto del vecchio capo clan, Nicola Arena classe ‘37. “Una paternità, quella dell’iniziale dominus Pasquale Arena, poi contrastata dal boss storico Nicola il quale, uscito di galera, rivendica con fermezza la gestione dell’intera operazione avviata mentre lui era dentro” hanno aggiunto gli investigatori. Il dato, che conferma come l’affare eolico rientrerebbe a pieno titolo nelle attività della cosca e non sarebbe legato all’iniziativa autonoma di Pasquale Arena, è emerso da intercettazioni di conversazioni grazie alla quali è stato possibile accertare che il boss Nicola Arena, non appena uscito dal carcere dopo un lungo periodo di detenzione a regime di 41-bis, non solo “chiedeva conto” allo stesso Pasquale dell’iniziativa economica intrapresa durante la sua assenza (evidentemente per conoscerne nel dettaglio le dinamiche e gli interessi economici sottesi), ma manifestava in modo palese l’intenzione di riappropriarsi del suo controllo. Sarebbe stato comunque di fatto Pasquale Arena a gestire tutto, in qualità di referente e gestore occulto degli affari della cosca, avvalendosi di terzi prestanome interposti nella titolarità delle quote sociali e delle attività economiche, e attraverso un articolato sistema di interposizioni fittizie e reali, avrebbe avviato e realizzato il parco eolico formalmente di proprietà della “Vent1 Capo Rizzuto srl”, occultando poi la riconducibilità della struttura agli Arena grazie ad una rete di società estere cui passare di volta in volta la titolarità delle quote in modo da non farle risultare di proprietà della “famiglia”. Non a caso l’attività investigativa è stata caratterizzata da complessi profili internazionali che hanno portato all’interessamento di numerose autorità giudiziarie straniere.
“Attendere gli esiti delle rogatorie ha richiesto molto tempo - ha spiegato il procuratore aggiunto -, ma non appena li abbiamo avuti abbiamo compiuto questo primo passo del sequestro preventivo che si è reso necessario per l’urgenza di impedire il trasferimento della titolarità del parco ad un acquirente, risultato del tutto estraneo alle indagini, che stava per avvenire e che ci avrebbe impedito di apporre i sigilli alla struttura. Dovevamo quindi muoverci in tempi rapidissimi, considerati i risultati di un’attività investigativa che non lascia dubbi, perché appurata la riconducibilità del Parco agli Arena, e verificato che essa non emerge dalla titolarità delle quote societarie, ne consegue che gli ufficiali proprietari di quelle quote abbiano agito come interposti fiduciari per consentire ai primi di occultare la propria reale attività”.

3 commenti:

  1. le pal..e girano anche a noi ma quando si capirà che queste opere non servono a nulla se non per loschi profitti

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  2. queste pale hanno rovinato il bel paesaggio della nostra bella terra sapete dove saranno costruite tra poco?

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  3. Si a simeri crichi con dose di omerta' da parte di tutta la comunita' eccezionale.

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