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mercoledì 18 luglio 2012

In Italia siamo sempre più poveri..... In Calabria? Ovviamente siamo nei primi posti

Nel 2011 l'11,1% delle famiglie è relativamente povero (per un totale di 8.173mila persone) e il 5,2% lo è in termini assoluti (3.415 mila). La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, è pari a 1.011,03 euro. Lo rileva l'Istat nel rapporto sulla povertà in Italia. La sostanziale stabilità della povertà relativa rispetto all'anno precedente deriva dal peggioramento del fenomeno per le famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà tra le famiglie di dirigenti/impiegati. Segnali di peggioramento si osservano, tuttavia, tra le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro, famiglie cioè senza alcun reddito proveniente da attività lavorative presenti o pregresse, per le quali l'incidenza della povertà, pari al 40,2% nel 2010, sale al 50,7% nel 2011. I tre quarti di queste famiglie risiedono nel Mezzogiorno, dove la relativa incidenza passa dal 44,7% al 60,7%. Un aumento della povertà si osserva anche per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro (dall'8,3% al 9,6%), che, in oltre il 90% dei casi, sono anziani soli e coppie di anziani; un leggero miglioramento, tra le famiglie in cui vi sono esclusivamente redditi da pensione, si osserva solo laddove la pensione percepita riesce ancora a sostenere il peso economico dei componenti che non lavorano, tanto da non indurli a cercare lavoro (dal 17,1% al 13,5%). Una dinamica negativa si osserva anche tra le famiglie con un figlio minore, in particolare coppie con un figlio (a seguito della diminuzione di quelle in cui entrambi i coniugi sono occupati e dell'aumento di quelle con uno solo e con nessun occupato), dove l'incidenza di povertà relativa dall'11,6% sale al 13,5%; la dinamica è particolarmente evidente nel Centro, dove l'incidenza tra le coppie con un figlio passa dal 4,6% al 7,3%. A Sud povera una famiglia su quattro. Quasi una famiglia su quattro pari al 23,3% risultata povera al Sud nel 2011. Tra queste l'8% è stata colpita da povertà assoluta vale a dire con un tenore di vita che non permette di conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. L'istituto nazionale di statistica evidenzia inoltre come a fronte della stabilità della povertà relativa al Nord e al Centro, nel Mezzogiorno si osserva un aumento dell'intensità della povertà relativa: dal 21,5% al 22,3%. In questa ripartizione la spesa media equivalente delle famiglie povere si attesta a 785,94 euro (contro gli 827,43 e 808,72 euro del Nord e del Centro. Ad eccezione dell'Abruzzo, dove il valore dell'incidenza di povertà non è statisticamente diverso dalla media nazionale, in tutte le altre regioni del Mezzogiorno la povertà è più diffusa rispetto al resto del Paese. Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Sicilia (27,3%) e Calabria (26,2%), dove sono povere oltre un quarto delle famiglie. Il 7,6% delle famiglie appena sopra la soglia. Il 7,6% delle famiglie italiane è appena sopra la soglia della povertà. Una spesa imprevista potrebbe portarle a diventare povere. Anche tra le famiglie non povere - spiega l'Istat - esistono gruppi a rischio di povertà; si tratta delle famiglie con spesa per consumi equivalente superiore, ma molto prossima, alla linea di povertà: il 3,7% delle famiglie residenti presenta valori di spesa superiori alla linea di povertà di non oltre il 10%, quota che sale al 6,5% nel Mezzogiorno. Le famiglie 'sicuramente' non povere, infine, sono l'81,4% del totale, con valori pari al 90,5% del Nord, all'87,5% del Centro e al 63,8% del Mezzogiorno.


Esaminando i gruppi di famiglie sotto la soglia di povertà standard, risultano 'sicuramente' povere, cioè quelle che hanno livelli di spesa mensile equivalente inferiori alla linea standard di oltre il 20%, circa 1 milione 272mila famiglie, il 5,1% del totale delle famiglie residenti. Il 6% delle famiglie residenti in Italia risulta 'appena' povero (ha una spesa inferiore alla linea di non oltre il 20%) e tra queste più della metà (cioè il 3,3% del totale delle famiglie) presenta livelli di spesa per consumi molto prossimi alla linea di povertà (inferiori di non oltre il 10%). Un "decreto anti-povertà, teso a salvare le famiglie riducendo il tasso di povertà, nella consapevolezza che per un paese civile contare 8 milioni di poveri è una vergogna e una infamia". A chiederlo al governo Monti è Carlo Rienzi, presidente del Codacons, secondo cui i dati diffusi oggi dall'Istat sono "estremamente preoccupanti" e "dimostrano come lo stato di povertà in cui versano ben 8 milioni di persone sia un vero e proprio 'allarme sociale'". "Oltre ai poveri 'ufficiali' e a chi sta poco sopra la soglia di povertà - denuncia Rienzi - ad aggravare la situazione del nostro paese è l'enorme numero di famiglie che presentano difficoltà nell'arrivare alla fine del mese, pari al 40% del totale".

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