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domenica 27 novembre 2011

Policnico di Germaneto CZ quando la buona sanità è di casa

Quella calabrese non è solo mala sanità. È’ questo il messaggio che il direttore del centro cardiologico dell’Università “Magna Grecia” di Ciro Indolfi ha voluto lanciare durante una conferenza stampa. «La nostra regione – ha affermato – è balzata agli onori della cronaca soprattutto negli ultimi tempi per casi di mala sanità. Mentre si parla meno delle eccellenze raggiunte in campo medico e delle strutture all’avanguardia di cui è dotato il nostro territorio, tra cui bisogna annoverare il Policlinico di Germaneto. È importante che i mezzi di comunicazione diffondano queste notizie affinché gli utenti acquistino sempre più fiducia e scelgano sempre meno di andare fuori per curarsi». Non a caso la struttura catanzarese è stata selezionata, insieme ad un solo altro ospedale di Milano, come centro pilota per un importante studio, che viene condotto a livello

internazionale, denominato “Absorb Extend”. Questo ha come obiettivo quello di analizzare in maniera più approfondita le prestazioni della tecnologia vascolare bioassorbibile. Il primo paziente in tutto il Centro-Sud ad essere trattato con questa innovativa tecnologia è stato un 56enne, con familiarità positiva per patologie cardiovascolari, che  ha accusato una sindrome coronarica acuta, con necessità di impianto di stent, avendo evidenziato all’esame coronarografico una stenosi subocclusiva. L’incontro è stata dunque l’occasione per illustrare nei dettagli i vantaggi che questa rivoluzionaria tecnologia cardiovascolare ha apportato alle tecniche fino ad ora utilizzate per risolvere le patologie cardiache. «Innumerevoli sono i progressi che sono stati fati negli ultimi decenni in questo campo - ha aggiunto -: fino agli anni settanta la mortalità per infarto era del 50%. Questo dato si è ridotto con l’introduzione dell’angioplastica con catetere a palloncino.....
Questo determina qualche problematica perché l’organismo riconosce il corpo estraneo e opera delle reazioni di rigetto. Una complicazione che è stata risolta con le nuove protesi costruite in materiale biodegradabile». Come hanno precisato Carmen Spaccarotella e Annalisa Mongiardo dell’equipe del professore Indolfi, i vantaggi di questa nuova tecnica sono da ricondurre alla capacità del materiale  della protesi di degradarsi in breve tempo. «I risultati generati dal precedente studio Absorb si sono rilevati davvero notevoli – ha concluso Indolfi – e ha destato l’interesse dei medici e dei pazienti».
Articolo tratto dal quotidiano "Calabria Ora "