Quella calabrese non è solo mala sanità. È’ questo il messaggio che il
direttore del centro cardiologico dell’Università “Magna Grecia” di
Ciro Indolfi ha voluto lanciare durante una conferenza stampa. «La
nostra regione – ha affermato – è balzata agli onori della cronaca
soprattutto negli ultimi tempi per casi di mala sanità. Mentre si parla meno delle eccellenze raggiunte in campo medico e delle
strutture all’avanguardia di cui è dotato il nostro territorio, tra cui
bisogna annoverare il Policlinico di Germaneto. È importante che i mezzi
di comunicazione diffondano queste notizie affinché gli utenti
acquistino sempre più fiducia e scelgano sempre meno di andare fuori per
curarsi». Non a caso la struttura catanzarese è stata selezionata,
insieme ad un solo altro ospedale di Milano, come centro pilota per un
importante studio, che viene condotto a livello
internazionale,
denominato “Absorb Extend”. Questo ha come obiettivo quello di
analizzare in maniera più approfondita le prestazioni della tecnologia
vascolare bioassorbibile. Il primo paziente in tutto il Centro-Sud ad
essere trattato con questa innovativa tecnologia è stato un 56enne, con
familiarità positiva per patologie cardiovascolari, che ha accusato una
sindrome coronarica acuta, con necessità di impianto di stent, avendo
evidenziato all’esame coronarografico una stenosi subocclusiva.
L’incontro è stata dunque l’occasione per illustrare nei dettagli i
vantaggi che questa rivoluzionaria tecnologia cardiovascolare ha
apportato alle tecniche fino ad ora utilizzate per risolvere le
patologie cardiache. «Innumerevoli sono i progressi che sono stati fati
negli ultimi decenni in questo campo - ha aggiunto -: fino agli anni
settanta la mortalità per infarto era del 50%. Questo dato si è ridotto
con l’introduzione dell’angioplastica con catetere a palloncino.....
Questo
determina qualche problematica perché l’organismo riconosce il corpo
estraneo e opera delle reazioni di rigetto. Una complicazione che è
stata risolta con le nuove protesi costruite in materiale
biodegradabile». Come hanno precisato Carmen Spaccarotella e Annalisa
Mongiardo dell’equipe del professore Indolfi, i vantaggi di questa nuova
tecnica sono da ricondurre alla capacità del materiale della protesi
di degradarsi in breve tempo. «I risultati generati dal precedente
studio Absorb si sono rilevati davvero notevoli – ha concluso Indolfi – e
ha destato l’interesse dei medici e dei pazienti».
Articolo tratto dal quotidiano "Calabria Ora "