Audizione alla commissione Antimafia del reggente il Dicastero
dell’Interno. Confermato il radicamento al Nord dei clan calabresi
Dal 2009 ad oggi sono stati sequestrati 5.974 beni alla
criminalità organizzata nelle regioni del Nord, per un valore di circa
un miliardo e mezzo di euro. Le confische hanno invece riguardato 1.606
beni. I dati li ha forniti il ministro dell’Interno, Annamaria
Cancellieri, in audizione alla commissione Antimafia. La maggior parte
dei sequestri (2.798 per un valore di oltre un miliardo di euro) è stata
fatta in Lombardia; seguono Piemonte (1.658) e Liguria (804).
Cancellieri ha segnalato la “la difficoltà di intercettare il percorso
migratorio delle organizzazioni criminali verso altri contesti
ambientali per l’indubbia capacità di mimetizzare la loro presenza
affermandola, generalmente, con modalità incruente che non contemplano, o
non implicano, la commissione di atti di sopraffazione violenta,
riservati solo a casi estremi, quanto piuttosto di corruzione”. Il
ministro ha poi parlato della ‘ndrangheta. La ‘ndrangheta, ha
sottolineato, “ha salde radici anche nel Nord Italia e da questo punto
di vista conferma la diagnosi di organizzazione criminale oggi più
pericolosa tra quelle che hanno avuto origine nel nostro Paese”. La
mafia calabrese, ha aggiunto, “a differenza di altre consorterie,
costituisce proprie strutture nei territori di nuovo
insediamento,
collocandovi le cosiddette “locali”, organizzate secondo il modello
criminale che vige nelle stesse terre di provenienza”. “Una presenza
così ben articolata - ha evidenziato Cancellieri - autorizza l’ipotesi
che la migrazione di elementi ‘ndranghetisti verso le regioni del Nord
persegua il disegno di mettere a disposizione dell’imprenditoria locale,
naturale destinataria degli interessi criminali, servizi di protezione
extralegale. Rischia perciò di essere poco attuale e fuorviante
l’analisi secondo cui l’infiltrazione delle mafie al Nord sia ancora un
fenomeno esclusivamente confinato ad attività di riciclaggio o di
reinvestimento di capitali illeciti. Si scorgono invece - ha
sottolineato - segnali allarmanti di una aggressività che rivolge le
proprie mire espansive all’intero contesto, con l’intento di
accreditarsi come un interlocutore autorevole e imprescindibile delle
varie componenti della società civile e delle istituzioni”. “È quindi da
rivisitare seriamente - ha messo in guardia - la considerazione che il
trasferimento al Nord delle mafie, specie quella calabrese, non comporti
il rischio di uno stabile radicamento, in assenza di “controllo
militare” del territorio e di un brodo culturale favorevole”. “Il
pericolo maggiore....
secondo Cancellieri - è che la risalita delle mafie
verso i territori settentrionali venga ad essere percepita come mera
“questione criminale”, a cui si debba dare, di conseguenza, una risposta
prevalentemente repressiva. Essa invece evoca aspetti di tale
complessità sul piano sociale, culturale e soprattutto politico, da
richiedere un impegno, severo e profondo, di uguale complessità”. Sono
cinque gli scioglimenti per mafia di amministrazioni locali disposti nei
primi due mesi del 2012, a fronte di sei provvedimenti analoghi
adottati in tutto il 2011 e altrettanti nel 2010 ha detto il ministro
dell’Interno. I provvedimenti di scioglimento disposti poi per
collegamenti, diretti o indiretti, degli amministratori con la
criminalità organizzata o per forme di condizionamento, per i quali è in
atto la gestione commissariale, riguardano 16 enti di territori del
Sud: 13 in Calabria, due in Campania, uno in Sicilia. |