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venerdì 16 novembre 2012

Madre e figlia Catanzaresi uccisi e sepolte orribilmente in una villetta di Castelvolturno (Caserta) genero indagato marito arrestato ma entrambi si dichiarano innocenti


Domenico Belmonte, l'ex direttore sanitario del carcere di Poggioreale di Napoli, è stato fermato per omicidio e occultamento di cadavere. I corpi delle donne, scomparse nel 2004, sono stati trovati a Castelvolturno


 Domenico Belmonte, l'ex direttore sanitario del carcere di Poggioreale di Napoli, fermato per la morte della moglie e della figlia, Elisabetta Grande e Maria Belmonte, di Catanzaro,
La villa degli orrori
Quando Elisabetta Grande e sua figlia Maria Belmonte sono morte ancora nessuno usava quell'orribile neologismo che unisce la parola femmina con la parola omicidio. Le donne venivano uccise ugualmente, ma statistiche e dibattiti sociologici erano meno puntuali di oggi. E comunque difficilmente la storia di Elisabetta e Maria, scomparse nel 2004, sarebbe potuta rientrare in una qualche catalogazione. I loro resti sono stati trovati dalla polizia l'altro giorno in una intercapedine nel garage della villetta di Castelvolturno (sul litorale domizio, in provincia di Caserta) dove era rimasto a vivere da solo Domenico Belmonte, marito e padre delle due donne, medico oggi settantatreenne che fu direttore del centro clinico del carcere napoletano di Poggioreale. Ieri notte Belmonte, dopo un interrogatorio durato molte ore in cui non ha saputo o voluto fornire nessuna spiegazione convincente, è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona, duplice omicidio e occultamento di cadavere. Resta indagato ma libero, invece, Salvatore Di Maiolo, marito separato di Maria Belmonte.
Per il pm della Procura di Santa Maria Capua Vetere Silvio Marco Guarriello e per la polizia i due uomini avrebbero ucciso le due donne e avrebbero fatto sparire i corpi seppellendoli in casa, e poi avrebbero continuato più o meno regolarmente la loro vita, frequentandosi quasi quotidianamente e condividendo l'inconfessabile segreto uniti da una inedita alleanza. Perché solitamente dove c'è un marito o ex marito omicida, c'è un padre della vittima che chiede giustizia, e dove c'è una donna scomparsa - in questo caso addirittura due - c'è un marito che si batte per ritrovarla, anche se i recenti casi di Roberta Ragusa e di Lucia Manca sfuggono a queste dinamiche. Nella storia di Elisabetta e Maria, invece, nessuno ha fiatato per anni. Non Belmonte, che non ha mai denunciato la sparizione di moglie e figlia e ora dice di non averlo fatto «perché si sono allontanate volontariamente e perché ritengo che ciò sia una cosa vergognosa per un uomo»; non Di Maiolo, che dice: «Dopo la separazione (nel 2001, ndr ) non ho mai avuto la curiosità di incontrare o di parlare con la mia ex suocera o con la mia ex moglie». E non hanno fiatato nemmeno i vicini, pure se da un giorno all'altro non hanno più visto quelle due donne che stavano aprendo in paese un negozio di detersivi e ne avevano parlato in giro per raccogliere un po' di clienti.
È una storia che si è consumata in un silenzio inspiegabile almeno dal 2004 - presumibilmente l'anno della scomparsa, perché dal mese di luglio non ci sono più stati prelievi dal conto corrente cointestato a mamma e figlia, sul quale è stata regolarmente accreditata la pensione della più anziana e che ora ha un saldo attivo di 140 mila euro - fino all'ottobre del 2009, quando Lorenzo Grande, fratello di Elisabetta, ne denuncia la scomparsa ai carabinieri. Tre anni di accertamenti che non hanno portato a niente, fino alla perquisizione di martedì, dopo che della vicenda si era occupata la trasmissione Chi l'ha visto? . E ora, a fatica, la ricomposizione da parte degli investigatori di un mosaico con le tessere consumate dal quale compare la vita dolente di due donne che in tempi diversi hanno tentato entrambe il suicidio (con relativo ricovero in ospedale accertato dagli investigatori), anche se Belmonte dice «lo escludo», e liquida con un «lei si sbaglia» il pm che chiaramente non gli crede.

Non c'è alcun apparente dolore in questi due uomini, e nessuna emozione di fronte ai corpi scheletriti di quelle che furono le loro donne. Si appassionano solo a parlare l'uno dell'altro. «Sono legato a Salvatore perché è bravo figlio, forse un po' taciturno, ma è una brava persona», dice il medico dell'ex genero, al quale trovò un lavoro da infermiere a Poggioreale, come del resto alla figlia, anche se lei poi decise di lasciarlo. E Di Maiolo: «Devo essere grato al dottor Belmonte». Perciò gli faceva da autista quando l'altro era ancora in servizio, e poi lo aiutò a sgomberare dai detersivi il negozio mai aperto di Elisabetta e Maria, e ogni giorno gli portava a casa i giornali perché l'ex suocero non usciva più, ma giura di non essere mai andato oltre il giardino e quindi di non aver mai visto lo stato di abbandono al quale Belmonte si era ridotto.
Figurarsi se da chi parla così può venire una indicazione sul movente dell'omicidio. Sempre che di omicidio si tratti. E non invece di doppio suicidio gestito poi con follia dal medico e, «per gratitudine», magari anche da suo genero.

4 commenti:

  1. ma dico come si può continuare la propria vita come se nulla fosse
    Teresa

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  2. si capisce subito chi sono i colpevoli
    ma dico come sono potuti passare tutti questi anni?

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  3. se i corpi non uscivano fuori da questa intercapedine del muro la storia sarebbe rimasta chiusa senza alcun colpevole

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  4. spesso la ferocia dell'uomo sulla donna è molto peggio della più tremenda delle bestie
    MARIA

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